La dislessia
La dislessia è riconosciuta, dalla legge 8 ottobre 2010, n. 170, come un disturbo dell’ apprendimento insieme alla disgrafia, disortografia e la discalculia ossia: difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel calcolo.
La dislessia rende difficile leggere in modo rapido e corretto “è originata da uno specifico assetto neurobiologico […]”. Essa non è né una malattia e né una patologia.
Tanto per farci un’idea ricordiamo alcuni dislessici famosi: Einstein, Galileo Galilei, John F. Newton, John Fitzgerald Kennedy, Hans Christian Andersen, Steve Jobs, Guglielmo Marconi, Agatha Christie, Tom Cruise e Mika, per citare qualcuno conosciutissimo dalle nuove generazioni.
Conosciamola più da vicino!
La dislessia, come per gli altri disturbi specifici dell’apprendimento(DSA), si manifesta, in presenza di abilità cognitive adeguate all’ età anagrafica, spesso è associata ad altri disturbi (comorbidità), può causare disagi relazionali ed emozionali, generare poca autostima e fiducia nelle proprie capacità e determinare insuccesso scolastico.
In passato, spesso, i bambini con problemi nella lettura venivano etichettati come svogliati, pigri, poco attenti. Queste considerazioni generavano in loro un basso livello di stima nelle proprie capacità e una demotivazione ad apprendere, che li portava ad abbandonare la scuola. Ed è proprio alla scuola, di ogni ordine e grado, che la legge 170 attribuisce il compito di individuare precocemente casi di dislessia.
È fondamentale favorire una diagnosi tempestiva proprio per:
• Ridurre insuccessi e abbandoni scolastici;
• attuare piani di studio adeguati e flessibili;
• utilizzare strumenti compensativi;
• attuare misure dispensative;
• garantire adeguate forme di verifica e valutazione durante il ciclo scolastico;
• Favorire una piena integrazione.
Per l’identificazione dei dislessici, cosi come per gli altri disturbi, si segue un iter particolare:
-individuazione degli alunni che presentano difficoltà significative di lettura, scrittura o calcolo;
– attivazione di percorsi didattici mirati al recupero di tali difficoltà;
– segnalazione dei soggetti “resistenti” all’intervento didattico”.
L’ identificazione di questo disturbo avviene attraverso l’osservazione sistematica delle abilita linguistiche e quindi della lettura durante la normale azione didattica. (Linee guida allegate alla Legge 170, luglio 2011: punto 2.1).
In caso di difficoltà l’insegnante, dopo aver attuato specifici percorsi di recupero e potenziamento e dopo aver constatato il permanere delle atipie, informerà la famiglia che dovrà rivolgersi agli enti preposti per la diagnosi certa di questo disturbo di apprendimento. È importante stabilire con i genitori un rapporto di collaborazione per attuare procedure idonee e corrette sia in ambito scolastico che in famiglia.
Ricordiamo che la dislessia può essere diagnosticata solo al termine del secondo anno della scuola primaria, tuttavia vi sono dei segnali detti “predittivi” da osservare in età prescolare che possono prevenire e ridurre i casi di dislessia.
Il compito di prevenire questi segnali è affidato alla scuola dell’infanzia che in forma ludica, attraverso i racconti, l’attività motoria, i giochi di manipolazione, i giochi percettivi e la memorizzazione di filastrocche, di poesie e conte, dovrà osservare e prevenire questo disturbo dell’apprendimento.
Conosciamo un po’ da vicino i segnali predittivi:
• Ritardo del linguaggio
• Problemi e difficoltà nei giochi fonologici
• Difficolta a discriminare suoni e lettere simili s/z, r/l…
• Omissione o inversione di sillabe o lettere
• Difficolta a percepire rime
• Vocabolario ridotto rispetto all’età anagrafica
• Difficoltà nel prestare attenzione
• Difficoltà nella motricità fine
• Difficoltà nello spazio grafico
• Motricità grossolana
Quali attività proporre?
• Ascolto di storielle
• Invenzioni di una storia
• Giochi di percezione e discriminazione di suoni
• Giochi di riconoscimento di rime
• Riproduzione di rime
• Riconoscimento di parole corte/lunghe
• Giochi di discriminazione dei fonemi
• Ricerca di fonemi uguali
• Giochi sillabici
• Giochi di memoria visiva.
Ecco un esempio di gioco con le rime: i bambini riconoscono e indicano l’immagine che fa rima con il target.


Ti potrebbero interessare :
Canti
Like this:
Like Loading...
You must be logged in to post a comment.