Invito per la festa di fine anno da stampare liberamente cliccando qui


E’ ormai consuetudine salutare l’anno scolastico con una piccola recitina.
La manifestazione ha trattato temi inerenti il progetto“IO SONO COSI'”che ha coinvolto i bambini durante tutto l’anno scolastico.
Con il progetto si è cercato di adempiere ad uno dei compiti previsti dalla scuola dell’infanzia, ossia:
“Sviluppare la identità vuol dire vivere serenamente tutte le dimensioni del proprio io, stare bene…,imparare a conoscersi e a sentirsi riconosciuti come persona unica e irripetibile…, e sicuri nell’affrontare nuove esperienze in contesti diversi.”
Le finalità hanno riguardato tutti i campi di esperienza in particolare:
Dal progetto “IO SONO COSI’” e dalle risorse utilizzate (canti,poesie,ballo) è nato un piccolo copione che i bambini hanno dedicato a tutti i presenti.
Tutti i piccoli sono stati coinvolti, tutti hanno affrontato la paura del microfono, tutti hanno avuto fiducia in se stessi e nelle proprie capacità , tutti hanno partecipato con interesse e tutti ,compreso i presenti ,si sono diverteti molto.
Sono stati bravi, hanno fatto emozionare noi e i genitori !
Qualche lacrimuccia è scappata!
Tra applausi, saluti e ringraziamenti i bambini hanno ricevuto una piccola dedica da noi insegnanti, con la promessa di essere sempre presenti nei nostri cuori!
A TE……
TI ABBIAMO CRESCIUTI PER TRE ANNI
ADESSO VOLA IN ALTO COME UN AQUILONE
E GUARDA IL MONDO CON OCCHI NUOVI.
OGNI TANTO PERO’,
PENSA A NOI
CHE TI ABBIAMO SEMPRE
NEL NOSTRO CUORE.
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Altre risorse per la fine dell’anno scolastico
Si avvicina la fine dell’anno scolastico, i bambini eccitati e pieni di allegria preparano lo spettacolo:imparano canti , poesie e piccoli balli da condividere con amici e parenti.
Cosa fare per invitare le persone care alla festa?
Beh,un invito pieno ,pieno di bambini che si tengono per mano è proprio gradito!
Clicca sull’immagine e potrai stampare l’invito nelle due versioni :da colorare e colorato e…
Buona FESTA di fine anno!
Altri inviti qui
Anche quest’anno tutti i bambini di 5 anni del nostro plesso, hanno salutato la scuola dell’ infanzia, pronti ad affrontare ansie e paure per il prossimo ciclo di studi, con una bellissima festa. Pe questa occasione, la scuola si è aperta al territorio con le miniolimpiadi,momento conclusivo del progetto motorio”Gioco e Imparo” che li ha visti […]
Diploma , inviti e saluti alla maestra
Mirò editori( Emma Valli)
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Mirò editori( Emma Valli)
IN UN PRATO PIENO DI COLORI
OGGI HO COLTO DEI BELLISSIMI FIORI
A TE MAESTRA MIA, LI VOGLIO DONARE
PER AVERMI SAPUTO TANTO TANTO AMARE.
IN UN BOSCO TUTTO INCANTATO
OGGI HO COLTO LE MAGIE DEL CREATO
A TE MAESTRA MIA LE VOGLIO DONARE
PER AVERMI SEMPRE INSEGNATO A SOGNARE.
IN UN CAMPO TUTTO FIORITO
OGGI HO COLTO LA GIOIA DI UN SORRISO
A TE MAESTRA MIA LO VOGLIO DONARE
PER AVERMI SAPUTO SOPPORTARE.
NELLA FAVOLA DELLA NATURA
OGGI HO SMARRITO LA MIA PAURA
A TE MASETRA MIA VOGLIO RINGRAZIARE
PER AVERMI SAPUTO INSEGNARE A VOLARE.
NELLA FIABA CHE MI HAI RACCONTATO
NON MI AVEVI DETTO CHE TI AVREI LASCIATO
NEL MONDO OGNI COSA HA UN SUO PERCHE’
ED IO COME FARO’ SENZA UNA MAESTRA COME TE.
ALLORA , DOPO LE FAVOLE VIENE LA VITA VERA
DA TE VOLERO’ VIA IN MONGOLFIERA
NEL CUORICINO MIO SEMPRE TU SARAI
MAESTRA MIA DI ME NON TI SCORDARE MAI.
Giusy Staropoli Calafati
Grande soddisfazione per la buona riuscita della manifestazione organizzata per i bambini di 5 anni che lasciano la scuola dell’ infanzia.
I piccoli erano emozionati e hanno dimostrato tutto il loro impegno facendo commuovere genitori e parenti.
Le esigenze organizzative prefissate sono state due:
La manifestazione si è aperta con una piccola panoramica su questi tesori, dando poi, risalto ad ognuno separatamente.
I dialoghi hanno preso spunto dalle poesie e filastrocche che i bambini hanno memorizzato nel corso dell’anno scolastico e dalle possibilità offerte dai sensi di scoprire il mondo e la realtà che ci circonda.
Al termine hanno ricevuto un attestato di partecipazione al progetto, i libricini sui sensi tutto il lavoro da loro realizzato
La manifestazione è iniziata così:
BAMBINO:Buonasera a tutti! Finalmente siamo arrivati alla fine di questo progetto ,tanto interessante e divertente. In questi lunghi mesi, abbiamo imparato tante cose sul nostro corpo... segue
Il progetto ha avuto carattere operativo e ha dato ai bambini la possibilità di scoprire, attraverso esperienze di manipolazione,di giochi, attività grafico –pittoriche , l’ ambiente circostante nei suoi molteplici aspetti. I bambini,infatti ,hanno riconosciuto,discriminato,selezionato, classificato e interiorizzato tutti i dati percepiti attraverso i sensi.
Il lavoro si è aperto con la lettura dei “Cinque servitori”ed è proseguito ,di volta in volta, con storie, conte,conversazioni ,giochi e filastrocche che richiamavano l’ organo di senso considerato .
Cinque servitori tesori
Mammina, chiese una volta una bambina, perché mai non abbiamo la domestica?
Perché non siamo ricchi, rispose la mamma, Però abbiamo cinque servitori ciascuno.
La bambina si mise a ridere; Non ho mai visto un servitore a casa nostra.
Eppure ci sono, replicò la mamma. Quando prendi una mela ti servi di qualcosa che sceglie la più rossa, la più bella, più matura. Sai che cos’e?
La vista!, gridò la bambina.
Ed ecco che dopo la vista, arriva un altro servitore; prende la mela, ne sente la buccia liscia, la polpa per sentire se è veramente matura . . .
Ho capito; disse la bambina, sono le mani, dove c’e il tatto. Me l’ha detto a scuola la maestra.
La mela è dolce, zuccherina, squisita. Chi ti fa sentire questi sapori?
Il gusto, rispose la bambina
E sono già tre servitori. Ma prima del gusto c’è stato qualcuno che ha voluto ficcare il naso nelle tue faccende e ti ha detto se quella mela mandava un buon profumo di mela matura o no.
Lo so: disse la bambina, è l’olfatto..
Poi c’è un altro servitore . . . E serve per sentire le mie sgridate, se tu hai preso la mela senza il mio permesso.
La bambina si mise a ridere. Essa sapeva chi era il quinto servitore. E voi lo sapete?
Programmare come ( Cameli Rosaria – Maurizi Patrizia) Nuova scuola Italia
Libricino- schede sui Cinque Sensi
La vista
Abbiamo iniziato questo percorso spiegando che la vista è uno dei cinque tesori posseduti dai bambini e che grazie agli occhi, organi fondamentali di tale senso,possiamo vedere e scoprire tante cose………..
IL GUSTO
Cosa ci fa distinguere i sapori?
Cosa ci fa dire: “questo mi piace e questo no’?
siamo partite da queste domande per spiegare ai bambini che sulla lingua,organo fondamentale del gusto , esistono dei piccolissimi puntini(papille gustative) che ci permettono di distinguere i vari sapori facendoci scegliere quelli che più ci piace
L’ UDITO
ATTIVITA ’-Perché sentiamo?
-Lettura testo:Un dolce suono nella notte -conversazione
-Rappresentazione del testo-
Ascolto di musica-
Giochi vari – Attivita ‘ di routine
Laboratorio fonologico
Giochi
-Gioco dei suoni e dei rumori: riconoscere vari suoni e rumori e riprodurli
-Gioco del silenzio(classico)…..
L’ OLFATTO
CON IL NASINO
Ho un naso tondo e birichino
lo guardo e penso: “Com’è carino|!”
Questo nasino mi permette di annusare
i biscotti che la mamma sa preparare
Mentre salgo gli scalini
annuso i profumini:
“Che bello, ci sono i pasticcini!”
ALBERO AZZURRO
Laboratori:
Alla scoperta dei CINQUE TESORI
Tatto
da mettere tatto
Biglietti per alunni e maestre per la fine dell’ anno scolastico
Trovare le parole per ringraziare e salutare i bambini al termine di un anno o ciclo scolastico, può esser molto difficile.
I piccoli crescono con noi maestre, ci accompagnano per un tratto della nostra vita e diventano pezzi del nostro cuore .
E’ veramente difficile trovare le parole per lasciarli e salutarli, per fortuna ci sono le poesie che ci aiutano ad esprimere i nostri sentimenti ….
.
E adesso non sono più la tua maestra,
ma rimarrai qui, dentro la testa,
dentro il mio cuore e in mezzo ai miei pensieri
anche quando io sarò per te già ieri.
Per me sei ieri, oggi e anche domani,
sei stato il bimbo dato alle mie mani
per diventare ragazzo e uomo vero,
per fare cose di cui puoi andare fiero.
Ma in fondo io so già quello che resta
sarò per te per sempre la maestra
e tu per me non…
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Il tuo cuore lo porto con me.
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
tu sei quel che luna sempre fu
e quel che un sole sempre canterà sei tu
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.
Edward Estlin Cummings
………………………………
A VOI I BAMBINI
VI ABBIAMO CRESCIUTI PER TRE ANNI
ADESSO VOLATE IN ALTO COME AQUILONI
E GUARDATE IL MONDO CON OCCHI NUOVI.
OGNI TANTO PERO’,
PENSATE A NOI
CHE VI ABBIAMO SEMPRE
NEI NOSTRI CUORI.
Maestramaria
………………………………………
GRAZIE
GRAZIE
PER AVERCI REGALATO
MOMENTI DI GIOIA
E PER AVERCI RIPAGATO
CON SODDISFAZIONE DI TUTTO
IL LAVORO SVOLTO!
LE MAESTRE…..
Maestramaria
Altro materiale qui
INSEGNERAI A VOLARE
Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.
Insegnerai a Sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.
Insegnerai a Vivere, ma non vivranno la Tua Vita.
Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita,
rimarrà per sempre l’impronta dell’ insegnamento ricevuto.
Addio!
Scoletta mia, di cuore ti saluto
saluto i cartelloni e la lavagna,
i banchi, le finestre,… e vo in campagna.
lo ti saluto e me ne vado via
allegramente, sai, scoletta mia!
Ma ti ringrazio, veh! Perché ho goduto
qui dentro molte belle e buone cose;
racconti lieti, lezioni amorose,
e il piacer d’imparare.
Ora vo via,
ma non ti scorderò, scoletta mia.
Camilla Del Soldato
………………………………………….
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Trovare le parole per ringraziare e salutare i bambini al termine di un anno o ciclo scolastico, può esser molto difficile.
I piccoli crescono con noi maestre, ci accompagnano per un tratto della nostra vita e diventano pezzi del nostro cuore .
E’ veramente difficile trovare le parole per lasciarli e salutarli, per fortuna ci sono le poesie che ci aiutano ad esprimere i nostri sentimenti ….
.
E adesso non sono più la tua maestra,
ma rimarrai qui, dentro la testa,
dentro il mio cuore e in mezzo ai miei pensieri
anche quando io sarò per te già ieri.
Per me sei ieri, oggi e anche domani,
sei stato il bimbo dato alle mie mani
per diventare ragazzo e uomo vero,
per fare cose di cui puoi andare fiero.
Ma in fondo io so già quello che resta
sarò per te per sempre la maestra
e tu per me non uno dei tanti,
ma il più importante, come tutti quanti.
di Germana Bruno
Anche le maestre meritano un pensiero speciale e allora ecco un biglietto di ringraziamento da stampare e regalare con affetto.
A te,
mia cara maestra,
un forte bacio voglio donare
insieme a un sorriso grande come il mare
e a un grazie per avermi
saputo amare.
Tante coccole e abbracci
mi hanno consolato,
quando alla mamma ho pensato
e baci in quantità son volati
ad ogni ora della giornata.
Alla scoperta delle cose
mi hai guidato
e insieme a me hai gioito
quando ho imparato
che è bello scoprire le cose del creato
Giocoliereitaly
Il tuo cuore lo porto con me.
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
tu sei quel che luna sempre fu
e quel che un sole sempre canterà sei tu
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.
Edward Estlin Cummings
………………………………
A VOI I BAMBINI
VI ABBIAMO CRESCIUTI PER TRE ANNI
ADESSO VOLATE IN ALTO COME AQUILONI
E GUARDATE IL MONDO CON OCCHI NUOVI.
OGNI TANTO PERO’,
PENSATE A NOI
CHE VI ABBIAMO SEMPRE
NEI NOSTRI CUORI.
Maestramaria
………………………………………
GRAZIE
GRAZIE
PER AVERCI REGALATO
MOMENTI DI GIOIA
E PER AVERCI RIPAGATO
CON SODDISFAZIONE DI TUTTO
IL LAVORO SVOLTO!
LE MAESTRE…..
Maestramaria
Canti per la festa di fine anno
Ecco alcune canzoncine utili per salutare la scuola .
Sulle Ali Del Mondo
Volerò sulle ali del mondo,
nel cielo infinito volerò,
resterò per sempre bambino,
è questo il destino che incontrerò.
Volerò sulle ali del mondo,
nel cielo infinito volerò,
resterò per sempre bambino,
è questo il destino che incontrerò,
volerò tra sogno e reale
e mi farò male quando cadrò,
ma tu, poi, mi resterai accanto,
nel riso e nel pianto, e mi rialzerò.
Volerò sulle ali del mondo,
nel cielo infinito volerò,
resterò per sempre bambino,
è questo il destino che incontrerò,
volerò… volerò… volerò
Uno dietro l’altro
segnando bene il passo
In ordine perfetto
arrivano i remigini
Salutano gli amici
si sentono importanti
ormai sono grandi
la scuola lasceranno.
Ritornello:
Hanno imparato tante cose
a cantare, a disegnare
a contare fino a cento
tante cose si…un bastimento!
Uno in fianco all’altro
si prendono per mano
Non sbagliano il passo
e bravi i remigini
fanno un inchino
salutano gli amici
che battono le mani
a chi se ne va.
Ritornello:
Hanno imparato tante cose
a cantare, a disegnare
a contare fino a cento
tante cose si…un bastimento!
Segnando bene il passo
fanno il girotondo
intorno alle maestre
evviva e remigini
Cantano in coro
per salutare tutti
Sono pronti ad andare
in prima elementare.
Ritornello:
Hanno imparato tante cose
a cantare, a disegnare
a contare fino a cento
tante cose si… un bastimento!
——————————
Come un pittore
Ciao, semplicemente ciao
difficile trovar parole molto serie, tenterò di disegnare come un pittore
e farò in modo di arrivare fino al cuore con la forza del colore
guarda, senza parlare
Azzurro come te, come il cielo e il mare
giallo come luce del sole
rosso come le cose che mi fai provare.
Ciao, semplicemente ciao,
disegno l’erba, verde come la speranza, come frutta ancora acerba
e adesso un po’ di blu, come la notte
bianco come le sue stelle, con le sfumature gialle
l’aria puoi solo respirarla
Azzurro come te, come il cielo e il mare
giallo come luce del sole
rosso come le cose che mi fai provare.
Per le tempeste non ho il colore
con quel che resta disegno un fiore
ora che è estate, ora che è amore
Azzurro come te, come il cielo e il mare
giallo come luce del sole
rosso come le cose che mi fai provare.
Dal web
Ci parliamo da grandi
Prendi ora il più lungo respiro
punta gli occhi nei miei
ci parliamo da grandi davvero
se vuoi
C’è un dolore che è un viaggio da fare
che come viene andrà
ci soffio ma non può bastare
per ora resta qua…con me
C’è una cura che è fatta di bene
ma il bene cos’è?
e’ la fatica di un passo indietro
per fare spazio a te
Vale una vita quest’istante segreto
che piega tutti e due
che di un silenzio fa un saluto
e da una fa due vie
Tu vai
tu corri io sto
tu chiedi io do
siamo grandi o no?!
Perchè tutto l’amore che prendi
un giorno lo ridai
quel giorno si diventa grandi
o grandi non si è mai
Tu vai
tu corri io sto
tu hai chiesto io do
siamo grandi o no?!
Tu corri io sto
se la vita lo chiede
siamo grandi o no?!
C’è un cammino che è l’unica scelta
che domani farai
ci parliamo da grandi stavolta
sei pronta allora vai…se vuoi
A modo tuo
Sarà difficile diventar grande
prima che lo diventi anche tu
tu che farai tutte quelle domande
io fingerò di saperne di più
sarà difficile
ma sarà come deve essere
metterò via i giochi
proverò a crescere
Sarà difficile chiederti scusa
per un mondo che è quel che è
io nel mio piccolo tento qualcosa
ma cambiarlo è difficile
sarà difficile
dire tanti auguri a te
a ogni compleanno
vai un po’ più via da me
A modo tuo
andrai
a modo tuo
camminerai e cadrai, ti alzerai
sempre a modo tuo
A modo tuo
vedrai
a modo tuo
dondolerai, salterai, cambierai
sempre a modo tuo
Sarà difficile vederti da dietro
sulla strada che imboccherai
tutti i semafori
tutti i divieti
e le code che eviterai
sarà difficile
mentre piano ti allontanerai
a cercar da sola
quella che sarai
A modo tuo
andrai
a modo tuo
camminerai e cadrai, ti alzerai
sempre a modo tuo
A modo tuo
vedrai
a modo tuo
dondolerai, salterai, cambierai
sempre a modo tuo
Sarà difficile
lasciarti al mondo
e tenere un pezzetto per me
e nel bel mezzo del
tuo girotondo
non poterti proteggere
sarà difficile
ma sarà fin troppo semplice
mentre tu ti giri
e continui a ridere
A modo tuo
andrai
a modo tuo
camminerai e cadrai, ti alzerai
sempre a modo tuo
A modo tuo
vedrai
a modo tuo
dondolerai, salterai, cambierai
sempre a modo tuo
Buon viaggio
Che sia un’andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
Che sia per sempre o un secondo
L’incanto sarà godersi un po’ la strada
Amore mio comunque vada
Fai le valigie e chiudi le luci di casa
Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che non c’è niente di più vero
Di un miraggio
E per quanta strada ancora c’è da fare
Amerai il finale
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Chi ha detto
Che tutto quello che cerchiamo
Non è sul palmo di una mano
E che le stelle puoi guardarle
Solo da lontano
Ti aspetto
Dove la mia città scompare
E l’orizzonte è verticale
Ma nelle foto hai gli occhi rossi
E vieni male
Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che se ci pensi siamo solo di passaggio
E per quanta strada ancora c’è da fare
Amerai il finale
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QUANDO
Quando saremo grandi
e capiremo un po’ di più
tutti saremo vicini e mai
mai, nemici
quando saremo ricchi
di sentimenti e di umanità
tutti sapremo vincere
o perdere ma con umiltà
Quando saremo più saggi
e questo millennio passato sarà
tutti fratelli nell’anima, liberi
e vedrai così sarà
Giorni che gira male (gira male)
e c’è poco da pregare (uh, uh)
ma c’è ancora da sperare
che domani cambierà…
quando…
saremo grandi (Un po’ più grandi)
e capiremo (E capiremo)
un po’ di più (Sì, un po’ di più)
tutti, saremo vicini… vicini, vicini, vicini, sì!!
mai nemici mai
quando (uh)
saremo più saggi (Quando)
e questo millennio (E questo millennio)
passato sarà (No, no, no)
tutti, fratelli nell’anima
Liberi, e vedrai
così sarà !!
e così… sarà!!
quando…
quando…
sarà
Crescerai
Cantata dai Nomadi
Per giocare un aquilone un gesso bianco,
il vecchio muro bastava un niente
per sorridere una bugia
per esser grande.
Crescerai, imparerai
crescerai, arriverai
crescerai, tu amerai.
Bastava un niente un campo verde
una corsa e poi a pescar sul fiume
bastava un niente per sorridere
una bugia per esser grande.
Crescerai, imparerai
crescerai, arriverai
crescerai, tu amerai
il rimpianto rimarrà
di quell’età, di quell’età.
Crescerai, imparerai,
crescerai, arriverai
crescerai, tu amerai
Crescerai, imparerai,
crescerai, tu arriverai
crescerai, amerai
crescerai, tu imparerai.
Dal web
Meglio cominciare da quello che mi viene
Più semplice da poterti raccontare
La vita ci consegna le chiavi di una porta
E prati verdi sopra i quali camminare
Puoi correre o fermarti
Puoi scegliere tra i frutti
Quali cogliere o lasciare maturare
Vietato abbandonare il sogno di volare
Ma per quello c’èogno dell’amore
Io posso solo dirti
Non temere di sbagliare
Perché aiuta le persone ad imparare
E sappi che tra il bene e il male
Alla fine vince il bene
Amore fai tesoro di ogni tuo respiro
E difendi la bellezza del perdono
Ricorda che un sorriso è il gesto più prezioso
Per piacere e farsi ricordare
Ricorda che l’amore a volte può far male
Ma del mio tu non ti devi preoccupare
Perché non può finire
Come l’acqua dentro il mare
Amore ascolta bene, non smetter di sognare
Perché i sogni sono le ali per volare
Se vuoi porta qualcuno in viaggio
Ma a nessuno dai modo di potertele spezzare
Accetta le sconfitte, l’invidia e l’impotenza
Di chi osserva e perde il tempo a giudicare
E abbi sempre la coscienza, la pazienza, la prudenza
E ricordati che è sempre meglio dare
Ma non dimenticare, anche se l’ho già detto
Se avrai un dubbio, che tra il bene e il male
Vince sempre il bene
Te lo posso giurare
Amore fai tesoro di ogni tuo respiro
E difendi la bellezza del perdono
Ricorda che un sorriso è il gesto più prezioso
Per piacere e farsi ricordare
Ricorda che l’amore a volte può far male
Ma del mio tu non ti devi preoccupare
Perché non può finire come l’acqua dentro il mare
Amore fai tesoro di ogni tuo respiro
E difendi la bellezza del perdono
Ricorda che un sorriso è il gesto più prezioso
Per piacere e farsi ricordare
Ricorda che l’amore a volte può far male
Ma del mio tu non ti devi preoccupare
Perché non può finire
Come l’acqua dentro il mare
Cantata dai Moda
dal web
Cantata da Alex Lunati
Dal web
L’AMORE ESISTE
Può nascere dovunque
Anche dove non ti aspetti
Dove non lo avresti detto
Dove non lo cercheresti
Può crescere dal nulla
Sbocciare in un secondo
Può bastagli un solo sguardo per capirti fino in fondo
Può invadere i pensieri
Andare dritto al cuore
Sederti alle scale
E lasciarti senza parole
L’amore mille steli
L’amore un solo fiore
Può crescere da solo
E svanire come niente
Perché nulla lo trattiene
O lo lega a te per sempre
Può nascere su terre dove non arriva il sole
Apre il pugno di una mano
Cambia il senso alle parole
L’amore non ha un senso
L’amore non ha un nome
L’amore bagna gli occhi
L’amore scalda il cuore
L’amore batte i denti
L’amore non ha ragione
Grande da sembrarti indefinito
Può lasciarti senza fiato
E il suo braccio ti allontanerà per sempre dal passato
L’amore mio sei tu
L’amore mio sei
L’amore non ha senso
L’amore non ha un nome
L’amore non ha torto
L’amore non ha ragione
L’amore batte i denti
L’amore scalda il cuore
Può renderti migliore
Cambiarti lentamente
Ti da tutto ciò che vuole
E in cambio non ti chiede niente
Può nascere da un gesto
Da un accenno di sorriso
Da un saluto o da uno sbaglio
Da un percorso condiviso
L’amore non ha un senso
L’amore non ha un nome
L’amore bagna gli occhi
L’amore scalda il cuore
L’amore batte i denti
L’amore non ha ragione
L’amore non ha un senso
L’amore non ha un nome
L’amore bagna gli occhi
L’amore scalda il cuore
L’amore batte i denti
L’amore non ha ragione
L’amore mio sei tu
L’amore mio sei
L’amore mio sei tu
L’amore mio sei
Dal web
Aereoplano
Aeroplano che te ne vai lontano da qui chissà cosa vedrai
le luci immense di quelle città quanto grandi non si sa
Aeroplano raccontano che ci sono delle macchine più grandi di te
e delle strade che se sveglio non sei mai più le attraverserai
Ma non so se crederci o no
non ci sono stata mai
tante cose io non vedrò
ma tu me le racconterai
Se capirà che passerai per questo grigio cielo
tu lasciami un po’ di tutta quell’imensità
Se capiterà che passerai ancora in questo cielo
regalerai almeno un po’ di libertà
Aeroplano dimmi un po’ se ci sono dei laghi tanto grandi che
se da una riva io guarderò l’altra sponda non vedrò
E dei boschi che chiunque ci va deve stare attento perchè incontrerà
un orso che come per magia in un attimo lo porta via
Ma non so se crederci o no
non ci sono stata mai
tante cose io non vedrò
ma tu me le racconterai
Se capirà che passerai per questo grigio cielo
tu lasciami un po’ di tutta quell’imensità
Se capiterà che passerai ancora in questo cielo
regalerai almeno un po’ di libertà
Aeroplano che te ne vai lontano da qui chissà cosa vedrai
le luci della sua città
forse lui mi penserà
ma non so se crederci o no
forse non l’ho avuto mai e chissà se lo rivedrò ma tu me lo racconterai
Se capiterà che passerai per questo grigio cielo tu
riportami lui se non vorrà gli parlerai
Se capiterà tu gli dirai
lo rivvorei accanto
seduti qui sognando di volare via
volare via
volare via
via via via via
volare via
Max Pezzali
dal web
Il maestro
Il maestro è qua ti benedirà puoi esibirti
Sbizzarrirti
È il momento tuo
Lanciati così
Butta fuori il meglio adesso sì
L’anima ce l’hai
Conta su di lei
Puoi sfidare il mondo adesso, o mai!
La mia vita scorre mentre guardo te
Quella voglia di riscatto so cos’è
E nessuno può comprenderti di più
Nessun’altro prova ciò che provi tu
Io ti guardo e sento che puoi farcela…
Maledetta sorte puoi sconfiggerla
Non ti lascerò
Senz’alibi io no
Punta in alto credi a me… guarda avanti!
Ti trasformerai
Tu ti evolverai
Sulla scena il segno lascerai
Mentre io vivrò silenziosa scia
Tu seme della mia pazzia
Prenditi i segreti questa eredità
Altrimenti il mio lavoro sfumerà
C’è bisogno di talenti come te
Troppa volontà che resta lì dov’è… muta
Nuovi stimoli si aspettano da noi
Non possiamo né dobbiamo indietreggiare mai
Ascolta il tuo maestro il mondo è questo
Prima l’arte, la passione e dopo il resto…
Premiami se puoi
Un bel saggio e poi
Un applauso a tutti noi
Che impariamo…
Renato Zero
dal web
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INSEGNERAI A VOLARE
Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.
Insegnerai a Sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.
Insegnerai a Vivere, ma non vivranno la Tua Vita.
Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita,
rimarrà per sempre l’impronta dell’ insegnamento ricevuto.
Addio!
Scoletta mia, di cuore ti saluto
saluto i cartelloni e la lavagna,
i banchi, le finestre,… e vo in campagna.
lo ti saluto e me ne vado via
allegramente, sai, scoletta mia!
Ma ti ringrazio, veh! Perché ho goduto
qui dentro molte belle e buone cose;
racconti lieti, lezioni amorose,
e il piacer d’imparare.
Ora vo via,
ma non ti scorderò, scoletta mia.
Camilla Del Soldato
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se . . . . ogni viso è per te un’anima da amare;
se . . . . tu riprendi con gioia il dialogo sospeso;
se . . . . ogni tua ora passata è troppo presto fuggita;
se . . . . tu ami meglio il tuo lavoro a ogni anno che passa;
se . . . . la tua opera ti sembra incompleta;
se . . . . Dio è in ogni giorno il tuo grande confidente;
se . . . . le dita irrequiete e i piedi rumorosi ti sono sinfonia;
se . . . . le tue punizioni sono rare come le piogge in luglio;
se . . . . le inevitabili difficoltà ti trovano sorridente;
se . . . . i queruli genitori e i fanciulli ti riconoscono gentile;
se . . . . la tua giustizia sa fasciarsi di comprensione;
se . . . . combatti il male, ma non il peccatore;
se . . . . tu predichi la virtù e la sai praticare;
se . . . . ogni giorno che passa ti trova migliore;
se . . . . senza essere schiavo, tu segui un metodo;
se . . . . sapendo tante cose, tu non ti credi sapiente;
se . . . . tu sai ristudiare ciò che credevi di sapere;
se . . . . al posto di interrogare, tu sai soprattutto rispondere;
se . . . . tu sai essere fanciullo pur restando maestro;
se . . . . davanti alla bellezza tu sai meravigliarti;
se . . . . la tua vita è lezione e le tue parole silenzio;
se . . . . la tua vita è preghiera e la tua fede splendente;
e se . . . . i tuoi allievi vogliono assomigliarti
allora tu sei maestro!
da A. Gille, “Bulletin des écoles”.
Ormai siete grandi
Ormai siete grandi
la vita vi aspetta,
vivetela piano
non andate di fretta!
I passi da fare son tanti
ma giorno per giorno
andate avanti.
Tenete con voi
la vostra allegria
nessuno dovrà mai
portarvela via.
Siate voi stessi
in ogni momento
e il vostro cuore
sarà contento.
L’augurio che vi vogliamo fare
è che dagli sbagli possiate imparare
e così costruire la vostra vita,
rendetela unica e … saporita.
E adesso non sono più la tua maestra,
ma rimarrai qui, dentro la testa,
dentro il mio cuore e in mezzo ai miei pensieri
anche quando io sarò per te già ieri.
Per me sei ieri, oggi e anche domani,
sei stato il bimbo dato alle mie mani
per diventare ragazzo e uomo vero,
per fare cose di cui puoi andare fiero.
Ma in fondo io so già quello che resta
sarò per te per sempre la maestra
e tu per me non uno dei tanti,
ma il più importante, come tutti quanti.
di Germana Bruno
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CHIAMAMI MAESTRA
Sono orgogliosa di essere maestra
che dottrina o disciplina non professa,
non insegna in licei o università,
ma ai piccini con pazienza tanto dà.
E per mano li accompagna ogni giorno
sostenendoli nel passo ancora incerto,
preparandoli ad affrontare il mondo
superando mari, monti e anche il deserto.
Chiamami allora soltanto maestra,
non professore e nemmeno insegnante,
perché davvero è quel che mi resta
di un compito tanto grande e importante.
Germana Bruno
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Invito manifestazione fine anno scolastico
Cari genitori ,
cari parenti,
un invito sorprendente vi voglio fare:
“Alla festa di fine anno vi voglio invitare,
con tutti gli amici vi voglio salutare ,
e quello che ho imparato vi voglio mostrare”.
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A TE MAESTRA MIA
IN UN PRATO PIENO DI COLORI
OGGI HO COLTO DEI BELLISSIMI FIORI
A TE MAESTRA MIA, LI VOGLIO DONARE
PER AVERMI SAPUTO TANTO TANTO AMARE.
IN UN BOSCO TUTTO INCANTATO
OGGI HO COLTO LE MAGIE DEL CREATO
A TE MAESTRA MIA LE VOGLIO DONARE
PER AVERMI SEMPRE INSEGNATO A SOGNARE.
IN UN CAMPO TUTTO FIORITO
OGGI HO COLTO LA GIOIA DI UN SORRISO
A TE MAESTRA MIA LO VOGLIO DONARE
PER AVERMI SAPUTO SOPPORTARE.
NELLA FAVOLA DELLA NATURA
OGGI HO SMARRITO LA MIA PAURA
A TE MASETRA MIA VOGLIO RINGRAZIARE
PER AVERMI SAPUTO INSEGNARE A VOLARE.
NELLA FIABA CHE MI HAI RACCONTATO
NON MI AVEVI DETTO CHE TI AVREI LASCIATO
NEL MONDO OGNI COSA HA UN SUO PERCHE’
ED IO COME FARO’ SENZA UNA MAESTRA COME TE.
ALLORA , DOPO LE FAVOLE VIENE LA VITA VERA
DA TE VOLERO’ VIA IN MONGOLFIERA
NEL CUORICINO MIO SEMPRE TU SARAI
MAESTRA MIA DI ME NON TI SCORDARE MAI.
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Ai nostri cuccioli
Visi impauriti, sguardi nel vuoto,
pensiero fisso verso la mamma,
e ore a chiedere del suo arrivo.
Giorno dopo giorno
lo sguardo si è acceso ,
gli occhi si sono illuminati
e tanti giochi sono stati inventati.
Tanti amici avete trovato,
E mille sorrisi sgargianti
hanno sostituito le lacrime
sul vostro viso.
Al mattino
con un bacetto salutate la mamma
e a capofitto vi immergete nei giochi.
Siete cresciuti!
Con noi, dei piccoli ometti
e signorine
siete diventati,
adesso però, vi dobbiamo lasciare.
Vi auguriamo ogni bene e vi promettiamo
di rimanere sempre nel nostro cuore.
Che i vostri sogni possano avere ali grandi!
Le vostre maestre
126maestramaria
FILASTROCCA DELLE BUONE MAESTRE
Maestra,insegnami il fiore ed il frutto
“Col tempo, ti insegnerò tutto!”
Insegnami fino al profondo dei mari
“Ti insegno fin dove tu impari”:
Insegnami il cielo, più su che si può
“Ti insegno fin dove io so”.
E dove non sai?
“Da lì andiamo insieme
Maestra e scolaro, dall’ albero al seme.
Insegno ed imparo, insieme perchè
Io insegno se imparo con te!”.
Bruno Tognolini
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Filastrocca di fine scuola,
quando la maestra si sente un pò sola.
Compila scartoffie, sposta materiale,
ma ripensa ancora al lungo abbraccio finale.
Guarda le aule, vuote e senza vita;
sorride, ricordando tutta la fatica!
E quando davvero il lavoro sarà finito,
anzichè dedicarsi al suo hobby preferito;
ai armerà di quaderni e matite,
fogli, libri e penne colorate,
per progettare gioiosa un nuovo anno
che a tutti i suoi alunni LASCERA’ IL SEGNO!
Maestri attivi fra le nuvole
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Estate
Dopo un anno di fatica e impegno,
di andare in vacanza forse son degno!
E’ tempo di giochi, mare e solleone
e allegra mene sto sotto l’ ombrellone.
questa stagione era quella che aspettavo
e che finisse la scuola tanto speravo:
ora, assai mi voglio divertire
perché tra poco si dovrà ripartire!
Il trenino delle stagioni
V. Contaldo- G .Ortolani
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Saluto alla maestra
Addio alla Scuola dell’ Infanzia
Cara maestra ti dobbiamo salutare
ormai passiamo in prima elementare!
Ma non vedi come siamo cresciuti?
È arrivato il momento dei saluti…
Siamo felici di essere promossi
e davvero siamo tutti un po’ commossi
ma questo è giorno di gioia, e in effetti,
basta lacrime! basta fazzoletti!
Simona Maiozzi
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Se non puoi essere un pino….
Se non puoi essere un pino sulla vetta del monte,
sii una canna nella valle,
ma sii la migliore, piccola canna
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere un’autostrada
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita.”
(M.L.King)
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IL TEMPO COI BAMBINI
Coi bimbi non s’invecchia, si cresce solamente.
È grande il mistero che dentro cela il tempo,
passano i giorni, gli anni, e a te sembra un momento.
Lo ripetiamo sempre e sempre ci stupisce
questa magia che, a volte, ci duole e ci intristisce.
Si dice che, se bello, il tempo scorra in fretta,
perché, se stiamo male, lo scorrere si aspetta
e lento più che mai procede il suo cammino,
ma fugge lesto assai se stai con un bambino.
Coi bimbi, per incanto, ogni attimo già vola
nel cuore è un minuto, nell’orologio un’ora,
ma se, per paradosso, percorri con la mente
ogni attimo trascorso, ti sembra sorprendente
veder che col pensiero diventano più lenti
tutti quei momenti più densi e divertenti.
Del tempo coi bambini hai strana percezione,
anche se dura un soffio è stato una lezione
e sai, infine, qual è la cosa sconvolgente?
Coi bimbi non s’invecchia, si cresce solamente.
di Germana Bruno
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Bruno Tognolini
Ciao maestra
Che allegria,che festa ,
niente compiti da fare,
cara maestra ti voglio salutare,
l’anno prossimo poi, rincontrare.
Baci e saluti ti voglio donare
e per le vacanze mi vado a preparare!
Un anno è già passato,
ed io sono più grande…
di cose nuove e belle,
ne ho fatte proprio tante!
Adesso siamo a giugno,
ed in vacanza andrò,
così più riposato
a settembre tornerò.
di Gemma Fanara
Un pensiero speciale alla maestra
Tra le pagine del mio quaderno
scritto con il pensiero,
c’è l’inchiostro più indelebile e sincero,
ho scritto Grazie per la pazienza,
per la costanza,
per la tua silenziosa vicinanza,
per il sostegno e la perseveranza.
Durante questi anni
ricchi di affanni ed emozioni,
non ho imparato solo la lezione,
tu hai saputo colorare ogni stagione
IN PRIMA ANDRO’
Ultimi giorni di scuola
RICORDO IL PRIMO GIORNO
CHE SON VENUTO QUA
MI CI HAN PORTATO
LA MIA MAMMA E IL MIO PAPÀ.
IO PIANGEVO , NON CI VOLEVO STARE
E ADESSO CHE SON GRANDE
NON ME NE VOGLIO ANDARE.
PRIMA NON AVEVO MOLTI AMICI,
ADESSO SIAMO TANTI E SIAMO FELICI.
A SETTEMBRE IN PRIMA ANDREMO
MA TANTI I RICORDI CHE CI PORTEREMO:
LE RISATE E L’ALLEGRIA
NESSUNO CE LE PORTERÀ VIA.
IMPAREREMO A LEGGERE
IMPAREREMO A CONTARE
MA QUI ABBIAMO IMPARATO
A SAPERCI ACCETTARE.
ADESSO SAPPIAMO COS’É
UN SENTIMENTO
É CIÒ CHE PROVIAMO
IN QUESTO MOMENTO,
É IL GRAN BENE
ED IL GRANDE AFFETTO
PER LE NOSTRE MAESTRE
CHE CI HANNO AMATO
E A VOLTE PROTETTO.
FACCIAMOCI FORZA
E ANDIAMO AVANTI
CHE I PASSI DA FARE
SON PROPRIO TANTI…
STRINGIAMO INSIEME
LE NOSTRE MANI
E ANDIAMO INCONTRO
AL NOSTRO DOMANI
La maestra Francy
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IL TEMPO COI BAMBINI
di Germana Bruno
È grande il mistero che dentro cela il tempo,
passano i giorni, gli anni, e a te sembra un momento.
Lo ripetiamo sempre e sempre ci stupisce
questa magia che, a volte, ci duole e ci intristisce.
Si dice che, se bello, il tempo scorre in fretta,
perché, se stiamo male, lo scorrere si aspetta
e lento più che mai procede il suo cammino,
ma fugge lesto assai se stai con un bambino.
Coi bimbi, per incanto, ogni attimo già vola
nel cuore è un minuto, nell’orologio un’ora,
ma se, per paradosso, percorri con la mente
ogni attimo trascorso, ti sembra sorprendente
veder che col pensiero diventano più lenti
tutti quei momenti più densi e divertenti.
Del tempo coi bambini hai strana percezione,
anche se dura un soffio è stato una lezione
e sai, infine, qual è la cosa sconvolgente?
Coi bimbi non s’invecchia, si cresce solamente.
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Care bambine
bambini cari
voi sietedei diamanti
preziosi e rari.
Noi maestre
dirvi vogliamo
che nel cuore
vi portiamo.
La vostra allegria
e la vostra dolcezza
conserveremo
con gran tenerezza.
E se fin qui con noi
avete volato
sappiate che
il vostro viaggio
è appena iniziato.
D’ora in poi
continuerà
offrendo a voi
nuove opportunità.
È giunto il momento
dei nostri saluti
ma non dimenticheremo
certo gli anni belli
con voi vissuti.
Aprite ora le vostre ali
e volate attenendovi
ai vostri ideali.
Ricordate costantemente
che più in alto
volerete e più lontano
voi vedrete.
Rosetta Cavallo
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Volate nel cielo
Tre anni son passati,
questo tempo è volato,
con noi siete cresciuti,
grandi siete diventati.
Adesso volate!
Volate nel cielo
fino alle stelle,
ma sappiate che
il tempo trascorso insieme
nessuno lo cancella.
maestramaria
A te,
mia cara maestra,
un forte bacio voglio donare
insieme a un sorriso grande come il mare
e a un grazie per avermi
saputo amare.
Tante coccole e abbracci
mi hanno consolato
quando alla mamma ho pensato
e baci in quantità son volati
ad ogni ora della giornata.
Alla scoperta delle cose
mi hai guidato,
insieme a me hai gioito
quando ho imparato
che è bello scoprire le cose del creato
maestramaria
Il tuo cuore lo porto con me.
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
tu sei quel che luna sempre fu
e quel che un sole sempre canterà sei tu
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.
Edward Estlin Cummings
………………………………
A VOI I BAMBINI
VI ABBIAMO CRESCIUTI PER TRE ANNI
ADESSO VOLATE IN ALTO COME AQUILONI
E GUARDATE IL MONDO CON OCCHI NUOVI.
OGNI TANTO PERO’,
PENSATE A NOI
CHE VI ABBIAMO SEMPRE
NEI NOSTRI CUORI.
Maestramaria
………………………………………
GRAZIE
GRAZIE
PER AVERCI REGALATO
MOMENTI DI GIOIA
E PER AVERCI RIPAGATO
CON SODDISFAZIONE DI TUTTO
IL LAVORO SVOLTO!
LE MAESTRE…..
Maestramaria
LA LEGGENDA DEI MESI
C’erano una volta due fratelli, uno povero e l’altro ricco. Un giorno, quello povero venne invitato nella casa dei mesi, che vollero sapere che cosa si diceva di loro nel mondo.
– Si dice bene! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di buono. Per esempio che gennaio nasconde il pane sotto la neve, che febbraio fa divertire, che marzo porta la primavera, che aprile fa godere dolci sonni, che maggio dona le rose…
I mesi, soddisfatti, gli regalarono una tovaglia che aveva la proprietà di far comparire qualsiasi cibo ogni volta che veniva distesa.
Quando il fratello ricco lo venne a sapere, andò subito alla casa dei mesi. E questi anche a lui chiesero:
– Che cosa si dice di noi nel mondo?
– Si dice male! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di cattivo. Per esempio che gennaio regala i geloni, che febbraio dà la febbre, che marzo è pazzo…
I mesi gli regalarono allora una scopa dicendo che, per avere qualche cosa bastava dirle : – Dà!
Ritornò a casa con la scopa in spalla.
– Una scopa? – domandò la moglie. Per tutta risposta, il marito disse: – Dà! – e la scopa si mise a battere l’uno e l’altra, che se non si riparavano presto dentro un armadio, chissà quante botte avrebbero preso.
Quando furono ben sicuri che la scopa si era quietata, uscirono dall’armadio e, guardandosi le lividure, capirono la lezione.
– I mesi dell’anno sono pur buoni – disse il marito – Moglie mia, siamo già ricchi, non cerchiamo altre ricchezze!
I dodici mesi
C’ era una volta una vedova che aveva due figlie: Helen, la figlia che aveva avuto dal marito morto e Marouckla, la figlia che egli aveva avuto dalla prima moglie.
Amava Helen, ma odiava la povera orfana perché era ben più graziosa della propria figlia.
Marouckla non capiva perché la matrigna la guardasse male, non comprendeva perché fosse sempre arrabbiata con lei. Le affidava i lavori più pesanti: pulire le stanze, cucinare, lavare, cucire, filare, tessere, portare il fieno, mungere la mucca… e tutto questo senza alcun aiuto.
Helen, intanto, non faceva niente, ma era sempre ben vestita e passava da un divertimento all’altro.
Ma Marouckla non si lamentò mai; sopportava i rimproveri e le cattiverie della matrigna e della sorella con il sorriso sulle sue labbra e con la pazienza di un agnello, ma questo comportamento angelico non le aveva ammorbidite. Anzi, diventarono ancora di più tiranne e scontrose verso Marouckla che diventava ogni giorno più bella, mentre Helen imbruttiva sempre più .
La matrigna allora, decise di sbarazzarsi di Marouckla; finché lei fosse rimasta in casa, nessuno avrebbe mai chiesto la mano dell’altra figlia. La fame e ogni genere di privazioni vennero utilizzate per rendere sempre più miserabile la vita della ragazza.
Un giorno, nel bel mezzo dell’inverno, Helen decise che voleva delle viole.
“Ascoltami”, ordinò a Marouckla, “devi andare sulla montagna e trovarmi delle viole. Voglio usarle per abbellire il mio vestito. Devono essere fresche e profumate, capito?”
“Ma, cara sorella, chi ha mai sentito parlare di viole che fioriscono nella neve?” ripose la povera orfana.
“Miserabile creatura! Osi disobbedirmi?” gridò Helen “non un’altra parola. Se non mi porterai un mazzolino di viole dalla foresta sulla montagna, ti ucciderò !”
La matrigna aggiunse anche le sue minacce a quelle di Helen, spinse fuori la figliastra e chiuse la porta alle sue spalle.
La ragazza si avviò piangendo per il sentiero che si inerpicava sulla montagna.
La neve era alta e non c’era alcuna traccia di esseri umani. Camminò a lungo senza meta, finché si perse nella foresta; era affamata, tremava per il freddo e desiderava morire!
Improvvisamente vide una luce in lontananza e si incamminò in quella direzione, finché raggiunse la cima della montagna.
Sul picco più alto bruciava un grande fuoco, circondato da dodici blocchi di pietra sui quali erano seduti dodici pastori; di questi i primi tre avevano i capelli bianchi, altri tre erano di mezza età , tre erano giovani e belli ed gli altri ancora più giovani.
Sedevano silenziosi, guardando il fuoco.
Erano i dodici mesi dell’anno.
Gennaio sedeva un po’ più in alto degli altri; i suoi capelli e la barba erano bianchi come neve e teneva in mano una bacchetta di legno. All’inizio Marouckla era impaurita, ma poi raccolse tutto il suo coraggio e chiese:
” Signori, posso scaldarmi al vostro fuoco? Il freddo dell’inverno mi congela!”
Gennaio sollevò lo sguardo e rispose: “Che cosa ti ha portato qui, figliola, che cosa cerchi?”
“Cerco delle viole” rispose la ragazza. “Non è stagione di viole. Non vedi che c’è neve dappertutto?” disse Gennaio.
“Lo so bene, ma mia sorella Helen e la mia matrigna mi hanno ordinato di portare loro le viole della vostra montagna. Se torno a casa senza, mi uccideranno. Vi prego, buoni pastori, ditemi dove posso trovarne!”
Il vecchio Gennaio si alzò , si avvicinò al più giovane dei Mesi e gli diede la sua bacchetta magica dicendo: “Fratello Marzo, è lavoro per te”.
Marzo obbedì e agitò la bacchetta sopra il fuoco. Immediatamente le fiamme si alzarono verso il cielo, la neve iniziò a sciogliersi e gli alberi e gli arbusti a germogliare. Spuntò l’erba verde, e tra i fili d’erba ecco sbirciare una pallida primula: era primavera, ed i prati erano blu e viola.
“Raccoglile velocemente, Marouckla,” disse Marzo.
Gioiosamente la fanciulla si affrettò a cogliere i fiori, e dopo averne raccolto un grande mazzo, ringraziò e corse a casa.
Helen e la matrigna alla vista dei fiori, al loro profumo che riempiva la casa, rimasero stupite. “Dove le hai trovate?” chiese Helen. “Sotto gli alberi, sul versante della montagna,” rispose Marouckla.
Helen prese i fiori per sé e sua madre, senza neanche ringraziare la sorellastra che glieli aveva portati.
L’indomani desiderò delle fragole.
“Corri,” intimò a Marouckla “e trovami delle fragole selvatiche. Devono essere dolci e mature.”
“Ma, cara sorella, chi ha mai sentito parlare di fragole che maturano nella neve?” esclamò la fanciulla.
“Tieni a freno la lingua, non rispondermi in questo modo. Se non avrò le mie fragole t’ucciderò ,” rispose Helen.
Poi la matrigna spinse fuori Marouckla e sprangò la porta.
L’infelice ragazza si incamminò di nuovo verso la montagna e verso il grande cerchio di fuoco dove erano seduti i Dodici Mesi.
Gennaio sedeva un po’ più in alto degli altri.
“Signori, posso scaldarmi al vostro fuoco? Il freddo dell’inverno mi congela!”
Gennaio sollevò lo sguardo e rispose: “Che cosa ti ha portato qui, figliola, che cosa cerchi?”
“Cerco delle fragole” rispose la ragazza.
“Siamo nel mezzo dell’inverno,” rispose Gennaio, “le fragole non crescono nella neve.”
“Lo so,” disse la ragazza tristemente, “ma mia sorella e la mia matrigna mi hanno ordinato di portar loro delle fragole. Se non lo faccio mi uccideranno. Vi prego, buoni pastori, ditemi dove posso trovarne!”
Il vecchio gennaio si alzò e si avvicinò al Mese di fronte a lui e gli diede la sua bacchetta magica dicendo: “Fratello Giugno, è lavoro per te”.
Giugno obbedì , e come fece ondeggiare la sua bacchetta sopra il fuoco, le fiamme salirono verso il cielo.
Immediatamente la neve si sciolse, la terra si coprì di verde, gli alberi si coprirono di foglie, gli uccelli cominciarono a cantare, e tutta la foresta fiorì .
Era l’estate. Sui cespugli, i bianchi fiori a forma di stella si erano tramutati in fragole mature che avevano coperto la radura, facendola assomigliare ad un mare di sangue.
“Raccoglile velocemente, Marouckla,” disse Giugno.
Gioiosamente la fanciulla ringraziò i Mesi e, riempito il suo grembiule, cose felice verso casa.
Helen e sua madre, al vedere le fragole che riempivano la casa con la loro fragranza deliziosa, si domandarono: “Ma dove le avrà trovate?” “Su fra le montagne”, rispose Marouckla, “quelle sotto gli alberi di faggio non sono cattive”.
Helen ne diede qualcuna alla madre e si mangiò il resto. Non ne offrì nemmeno una alla sorellastra.
Stanca delle fragole, il terzo giorno desiderò delle mele fresche, rosse.
“Corri, Marouckla, e portami delle mele fresche e rosse dalla montagna.”
“Mele in inverno, sorella? Gli alberi non hanno né foglie né frutti”
“Vai immediatamente, se non mi porterai le mele ti ucciderò “.
Come le altre volte, la matrigna l’afferrò e la cacciò fuori di casa.
La povera ragazza se ne andò piangendo su per la montagna, nella neve profonda, verso il cerchio di fuoco dove stavano i Dodici Mesi.
Erano lì , seduti immobili, e sulla più alta pietra era seduto il vecchio Gennaio.
” Signori, posso scaldarmi al vostro fuoco? Il freddo dell’inverno mi congela!” disse ella avvicinandosi.
Gennaio sollevò lo sguardo e rispose: “Che cosa ti ha portato qui, figliola, che cosa cerchi?”
“Cerco delle mele rosse” rispose Marouckla.
“Siamo in inverno, non è stagione per le mele rosse” osservò Gennaio.
“Lo so,” rispose la ragazza, “ma mia sorella e la mia matrigna mi hanno mandato a prendere delle mele rosse sulla montagna, se ritorno senza mi uccideranno. Vi prego, buoni pastori, ditemi dove posso trovarne!”
Il vecchio gennaio si alzò e si avvicinò ad uno dei mesi anziani e gli diede la sua bacchetta magica dicendo: “Fratello Settembre, è lavoro per te”.
Settembre salì sulla pietra più alta e agitò la bacchetta sopra il fuoco.
Tutto intorno brillò una luce di fiamme rosse, la neve scomparve, le sbiadite foglie che tremavano sugli alberi furono spazzate via da un freddo vento di nord-est che le radunò in gialli mucchi nella radura; sui rami rimasero solo pochi striminziti fiori autunnali.
Marouckla aguzzava invano lo sguardo per cercare le mele rosse.
Poi scorse un albero grandissimo, dai rami pendevano frutti lucidissimi, rossi. Settembre la esortò a raccoglierli in fretta e lei scosse l’albero.
Cadde una mela, poi un’altra.
“Basta,” disse Settembre, “torna a casa in fretta”. Marouckla ringraziò i Mesi e ritornò allegramente verso casa.
“Dove le hai trovate?” chiesero Helen e la matrigna alla vista dei frutti.
“Ce ne sono tante là , sulla vetta”
“Perché non ne hai portate di più ?” chiese irosamente la sorellastra. “Le hai mangiate sulla strada del ritorno, stupida ragazza!”
“No cara, non le ho neanche assaggiate.” disse Marouckla “Ho scosso l’albero due volte e ogni volta ne è caduta una mela. I pastori non hanno permesso che lo scuotessi ancora e mi hanno detto di tornarmene a casa”
“Presto, madre,” disse Helen. “Dammi il mio mantello. Andrò io stessa a prendere le mie mele. Sono capace di trovare la montagna e l’albero. I pastori possono piangere, ma non me ne andrò senza aver preso tutte le mele!”
Ignorando il consiglio contrario della madre, si avvolse nella sua pelliccia, tirò su il caldo cappuccio e si avviò verso la montagna.
La neve copriva ogni cosa e ben presto Helen si perse e cominciò a vagare senza sapere dove andava.
Dopo un po’ vide una luce lassù in alto e seguendo quella indicazione raggiunse la vetta.
C’erano il fuoco ardente, i dodici blocchi di pietra, ed i Dodici Mesi.
Dapprima si spaventò ed esitò , poi si avvicinò e si riscaldò la mani. Non chiese permesso, né rivolse loro una parola educata.
“Che cosa ti ha portato qui, che cosa cerchi?” le chiese Gennaio con fare severo.
“Non sono obbligata a dirvelo, vecchio barbone. Non sono affari vostri.” rispose sdegnosamente, allontanandosi dal fuoco e avviandosi verso la foresta.
Il vecchio Gennaio aggrottò la fronte e agitò la sua bacchetta sopra la testa.
Immediatamente il cielo si coprì di nuvoloni, il fuoco si spense, cominciarono a scendere grossi fiocchi di neve mentre un vento ghiacciato ululava tutto intorno alla montagna.
Nella furia della tempesta Helen inciampò e perse la pelliccia; era tutta intirizzita.
La madre l’aspettava alzata. Guardava dalla finestra, guardava dalla porta, ma la figlia non tornava. Lentamente le ore passavano, ma la figlia non tornava.
“Possibile che per delle mele si sia dimenticata della sua casa?” pensava. Infine, prese la sua pelliccia e il suo cappuccio e uscì alla ricerca della figlia.
La neve era caduta abbondantissima e aveva coperto ogni cosa. Errò a lungo di qua e di là; il vento ghiacciato di nord-est fischiava sulla montagna, ma nessuna voce rispondeva al suo richiamo.
Il giorno dopo Marouckla lavorò tutto il giorno, aspettando e pregando per la matrigna e la sorella, ma esse non tornarono. Erano state rapite dal gelo sulla montagna!
Marouckla ereditò la piccola casa, il campo e la mucca e un giorno sposò un onesto contadino e vissero felici e contenti.
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LA LEGGENDA DEI MESI
C’erano una volta due fratelli, uno povero e l’altro ricco. Un giorno, quello povero venne invitato nella casa dei mesi, che vollero sapere che cosa si diceva di loro nel mondo.
– Si dice bene! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di buono. Per esempio che gennaio nasconde il pane sotto la neve, che febbraio fa divertire, che marzo porta la primavera, che aprile fa godere dolci sonni, che maggio dona le rose…
I mesi, soddisfatti, gli regalarono una tovaglia che aveva la proprietà di far comparire qualsiasi cibo ogni volta che veniva distesa.
Quando il fratello ricco lo venne a sapere, andò subito alla casa dei mesi. E questi anche a lui chiesero:
– Che cosa si dice di noi nel mondo?
– Si dice male! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di cattivo. Per esempio che gennaio regala i geloni, che febbraio dà la febbre, che marzo è pazzo…
I mesi gli regalarono allora una scopa dicendo che, per avere qualche cosa bastava dirle : – Dà!
Ritornò a casa con la scopa in spalla.
– Una scopa? – domandò la moglie. Per tutta risposta, il marito disse: – Dà! – e la scopa si mise a battere l’uno e l’altra, che se non si riparavano presto dentro un armadio, chissà quante botte avrebbero preso.
Quando furono ben sicuri che la scopa si era quietata, uscirono dall’armadio e, guardandosi le lividure, capirono la lezione.
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A. Farini
La favola dei mesi
C’era una volta una povera vecchietta che viveva sola. Una notte la luna era splendente, così la vecchietta decise di fare una passeggiata. Si diresse verso la campagna e la passeggiata le piacque così tanto che non si rese conto di essere entrata nella foresta. Dopo un po’, si rese conto di essersi persa.
“Oh no! Ora dove mi fermerò a riposare per la notte?” si disse. Ma, d’improvviso, la vecchietta vide una minuscola luce in lontananza. Si sentì sollevata quando la vide e cominciò a camminare verso di essa. Presto, si rese conto che la luce che aveva visto veniva dalla finestra di una piccola casetta tra gli alberi. La vecchietta non impiegò molto ad arrivare alla porta dell’abitazione. Bussò e un giovane vivace aprì la porta. “Di cosa hai bisogno, nonnina?” chiese il giovane appena la vide … e la vecchietta gli disse immediatamente come aveva perso la strada nella foresta e che non aveva un posto dove trascorrere la notte.
“Non preoccuparti,” disse il giovane. “Puoi passare la notte qui con noi … con me e i miei fratelli”.
La vecchietta entrò in casa e vide dodici ragazzi.
“Buona sera, nonnina,” dissero i giovani.
“Buona sera a voi, figlioli,”, rispose la vecchietta. Uno di loro le portò un po’ di cibo e qualcosa da bere, e quando ebbe mangiato, la vecchietta si sedette su una poltrona tra di loro.
“Nonnina, cosa ne pensi di gennaio?” chiese il giovane che aveva aperto la porta. “Be’, gennaio è pieno di benedizioni e di pace,” rispose la vecchietta. “Porta la pioggia e fa crescere le nostre verdure. E non c’è niente di più bello del sole di gennaio. Gli anziani una volta dicevano ‘quando il sole splende a gennaio, avrai estate in abbondanza!’”
Il giovane sembrava soddisfatto delle parole della vecchietta. Tutt’a un tratto, un altro giovane intervenne e le chiese:
“Cosa puoi dirci di febbraio?”
“Febbraio riempie i pozzi!” disse la vecchietta. “E nel mese di febbraio sugli alberi iniziano a crescere le foglie e i fiori per prepararsi ai frutti. Febbraio è un mese molto utile.”
“E marzo? Cosa ne pensi di marzo?” chiese un altro giovane.
“Marzo è il mese della primavera,” sorrise la vecchietta, “la natura è piena di vita. Si iniziano a vedere le farfalle e gli uccelli costruiscono i loro nidi.” Uno dopo l’altro, ogni giovane le chiese dei mesi dell’anno e la vecchietta trovava qualcosa di bello in ogni mese. Disse che aprile è il mese dei giorni pieni di sole quando diventa chiaro che le giornate si stanno allungando. Chiamò maggio il mese delle rose e dei fiori, e giugno il mese dell’abbondanza quando i contadini mietono il grano nei loro campi. Disse loro che luglio è il mese del mare e dei pesci. Agosto è il mese più bello perché ci dà tanti frutti. Disse che settembre è il mese della vendemmia, dei melograni e di San Martino. Ottobre e novembre sono i mesi in cui le famiglie si riuniscono mentre dicembre è il mese delizioso del Natale. Tutti i giovani si divertivano a sentire queste parole quando all’improvviso la vecchietta si rese conto che l’alba stava nascendo.
“Ti accompagnerò fino ai margini della foresta,” disse il giovane più grande, “ma prima che tu vada, vorremmo darti questo!” E con queste parole il giovane le diede un bastone da passeggio.
“Quando arrivi a casa, tieni il bastone da passeggio in mano e digli: ‘Fai ciò che devi’. E quando vuoi che smetta, basta dire: ‘Vai a posto!’”
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Poesia sui mesi dell’anno
Gennaio ci copre di neve.
Febbraio è il mese più breve.
Marzo s’avanza col vento;
ed ecco, in april, fiori a cento
Maggio di canti risuona.
Giugno le messi ci dona.
In luglio il grano è riposto.
Al mar ce ne andiamo in agosto.
Settembre ci fa vendemmiare.
Ottobre ci chiama a studiare.
Un mese per chi non c’è più.
Ma ecco, festoso, dicembre,,
che porta il Bambino Gesù.
(De Colò)
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Gennaio fiocchetti di neve,
febbraio gioioso ma breve,
marzo un pò d’acqua, un pò di sole
aprile cestini di viola,
maggio la rosa fiorisce,
giugno la scuola finisce,
luglio ci son nuovi frutti,
agosto vacanze per tutti,
settembre bei grappoli d’oro,
ottobre bambini a lavoro,
novembre si prega di più,
dicembre si aspetta Gesù.
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“I mesi dell’anno”
Gennaio porta gelo e nevicate,
Febbraio grandi balli e mascherate,
Marzo vento e delicate viole,
Aprile l’erba per le capriole,
Maggio ci dà rose profumate,
Giugno spighe secche e ben dorate,
Luglio ha la trebbia e sempre gran lavoro,
Agosto buona frutta e rami d’oro,
Settembre mette l’uva giù nel tino,
Ottobre cambia il mosto in un buon vino,
Novembre butta giù tutte le foglie,
Dicembre per il fuoco le raccoglie.
(di O. Turchetti)
————————–
I mesi dell’anno
I bimbi lo sanno
che i mesi dell’anno
tra grandi e piccini
son dodici in tutto.
Se ognuno ha il suo fiore
se ognuno ha il suo frutto
nessuno è tra loro
più bello o più brutto.
Son tutti fratelli
ognuno ha un mestiere
chi cura i piselli
chi porta un paniere
chi pota, chi innesta,
chi ara, chi miete,
chi porta una brocca
di acqua a chi ha sete;
chi versa uno scroscio
di pioggia lucente.
Nessuno sta in ozio
guardando la gente.
Più bella famiglia
nessun vedrà mai.
Son dodici mesi,
e tutti operai.
(R. Pezzani)
———————————————
Le stagioni
Prima viene Primavera
con i fiori sulla pianta,
poi Estate calda e chiara
quando la cicala canta,
poi Autunno bruno e quieto
con castagne e foglie rosse,
poi Inverno infreddolito
con starnuti, gelo e tosse.
(di R. Piumini)
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I dodici fratelli
Gennaio vien tremando
col cappotto e lo scaldino
vien febbraio schiamazzando
in costume d’Arlecchino
marzo porta vento a iosa,
una rondine e due viole
porta aprile un pesco rosa
che ti desta al nuovo sole
maggio canta e da lontano,
tre usignoli fanno coro
giugno tiene nella mano
una spiga tutta d’oro
luglio porta ceste piene
di susine e pesche bionde
porta agosto due sirene
che si specchiano nell’onde
se settembre si fa bello
con tre pampini di vite
reca ottobre un gran fardello
di castagne abbrustolite
poi novembre viene stanco
per la nebbia che l’assale
vien dicembre tutto bianco
con l’abete di Natale.
Sono dodici fratelli
che si tengono per mano
tutti buoni tutti belli,
anno nuovo ti aspettiamo.
(G. Noseda)
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I mesi dell’anno
Gennaio porta epifania,
febbraio sciala in maschera per via,
marzo per mano tien la primavera,
aprile d’ogni verde s’imbandiera.
Maggio i giardini sogna delle fate,
giugno dispensa l’oro dell’estate,
luglio ed agosto nella gran calura
godon beati la villeggiatura.
Settembre s’affaccenda per il vino,
ottobre rompe ricci di castagne,
novembre fa canute le montagne,
dicembre esulta davanti al Bambino.
(I. Drago)
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I mesi dell’anno
Gennaio mette ai monti la parrucca,
febbraio grandi e piccoli imbacucca;
marzo libera il sol di prigionia.
April di bei color gli orna la via;
maggio vive tra musiche d’uccelli,
giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
luglio falcia le messi al solleone,
agosto, avaro, ansando le ripone;
settembre i dolci grappoli arrubina,
ottobre di vendemmia empie la tina;
novembre ammucchia aride foglie in terra,
dicembre ammazza l’anno e lo sotterra.
(A. S. Novaro)
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I mesi dell’anno
Gennaio porta gelo e nevicate,
febbraio grandi balli e mascherate,
marzo arriva col vento e le viole,
aprile ha l’erba per le capriole.
Maggio ci dà le rose profumate,
giugno le spighe dal bel sol dorate,
luglio ha le trebbie e sempre gran lavoro,
agosto buone frutta rosse e d’oro.
Settembre mette l’uva giù nel tino,
ottobre cambia il mosto in un buon vino,
novembre butta giù tutte le foglie,
dicembre per il fuoco le raccoglie.
(O. Turchetti)
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I mesi
Aprendo la sua porta
gennaio tira tira.
Febbraio gamba corta,
lo segue e gira gira.
Va marzo pazzerello
col vento nel cestello.
E sparge i fiori aprile,
sì gaio e sì gentile.
Il maggio par che voli
fra rondin e usignoli.
Poi giugno va beato
di spighe inghirlandato.
E luglio porta il sacco
di candida farina.
Agosto ha la sua sporta
di frutta sopraffina.
S’aggirano settembre
e ottobre dentro il tino.
E mesto va novembre
coi fiori e il lumicino.
Dicembre chiude l’anno
in una stanza oscura.
Ma, furbo, capodanno,
vi scopre una fessura.
Gennaio fa passare
per poi ricominciare
il giro giro tondo
che dura quanto il mondo.
(F. Manisco)
Febbraio
Nè amato nè inviso
tu giungi, o febbraio:
ci mostri il tuo viso
più triste che gaio.
Sorridi talvolta,
ma è un riso di scherno
nell’aria sconvolta
dal rigido inverno.
E il timido sole
che splende non piace:
c’è sempre chi vuole
scaldarsi alla brace.
(L. Ruber)
……………………………………………………
Solicello di febbraio
Solicello di febbraio
che sorridi lieve lieve,
sulle siepi e sulle case
già si liquefa la neve.
Dopo i giorni cupi e tetri
il tuo raggio com’è gaio
com’è dolce il tuo tepore
solicello di febbraio!
Tu, riscaldi i poverelli
solicello chiaro e mite
più non tremano gli uccelli
sulle piante intirizzite
e i vecchietti freddolosi
siedon già sulle panchine
mentre sciamano s’intorno
variopinte mascherine.
Solicello di febbraio
già la livida bufera
si allontana e cede il passo
alla rosea primavera;
già si schiudono le gemme
canta il passero sul tetto
solicello di febbraio
solicello benedetto!
(P. Ruocco)
…………………………………………..
Speranza
C’è un grande albero spoglio
in mezzo all’orto; pare
che soffra e non si possa
coprire e riscaldare.
Vola sui rami nudi
un passero sperduto
e cinguetta più forte
in segno di saluto.
Geme l’albero: “Un tempo
fui giovane e fui bello;
candidi fiorellini
erano il mio mantello…
Il passero cinguetta:
“O vecchio albero, spera…
Si sciolgono le nevi;
verrà la primavera.
(M. Dandolo)
………………………………………………………………………..
Febbraio
Questo è febbraio: tipo di mese
corto e amaro, spesso scortese.
Folate fredde taglian la faccia,
Agli usci aperti danno la caccia;
van brontolando dentro i camini,
fermano il volo degli uccellini,
e, se furiose soffian sul mare,
lo fan di spume tutto arricciare.
Neanche un fiore sopra la terra…
E quelle rose? Sono di serra.
Forse lontano, sotto i bei cieli
del mezzogiorno, gemmano i meli,
ma a tramontana con l’aria greve
neppure l’ombra di un bucaneve.
E’ meglio quindi stare al riparo…
Questo è febbraio corto ed amaro.
(G. Folgore)
………………………………………..
Febbraio
Nuvoli, vento, neve, acqua, tempesta!
E’ arrivato febbraio, febbraietto!
“Ah, febbraietto, corto e maledetto”
gli gridan tutti: “Vattene alla lesta!”
Corre via febbraietto e sembra dire:
“Allegri, chè l’inverno è per finire!”
E allegro per il colle e per il piano,
ora pota le viti il buon villano,
mentre le vie, le piazze cittadine,
empie un gaio vociar di mascherine.
.(U. Ghiron)
…………………………………………….
Febbraio
Ecco qua il più piccino,
gaio, breve, mingherlino,
tutto trilli e sonatine,
canti, balli, mascherine,
tutto frizzi ed allegria
che spumeggia e corre via.
Ecco, appena cominciato
già è passato…
In un soffio se ne va
e di tutto quel frastuono,
nulla, nulla resterà.
(Hedda)
………………………………………………..
Febbraio
Se ridi, o febbraio piccino,
col sole sia pure d’un dì,
è un riso che dura pochino,
pochino pochino così.
Appena quel tanto che basta
a fare cantare le gronde
dell’acqua mutevole e casta
che lascia la neve che fonde.
Ma basta quel primo turchino,
quel po’ d’intravvista speranza
a dare una nuova fragranza
al cuore e al destino.
(R. Pezzani)
……………………………………………………………
La prima viola
E’ nata la prima violetta
tra la fresca erbetta
del prato
e ha detto facendo l’inchino:
“Cantate,
il bel tempo è vicino!”
(B. Marini)
…………………………………………………..
Vien febbraio
Vien febbraio
mese gaio
che folleggia
che passeggia
con la maschera sul viso,
con la celia, col sorriso
che fa il chiasso per le strade
mentre ancor la neve cade.
(Malfatti Petrini)
……………………………………………..
Febbraio
Oh febbraio piccolino,
non è vero che tu sia
proprio un mese malandrino.
Fra i tuoi giorni di bufera
e di freddo, tu ci porti
un pochin di primavera.
Se nel cielo ride il sole,
spuntan subito, sul greppo,
una primula e due viole.
Poi tu allunghi la giornata
più di un’ora e ci regali
qualche bella mascherata.
Non sei dunque malandrino,
o febbraio piccolino.
(T. R. Correggi)
…………………………………………..
Febbraio
Se ti dicon, febbraietto,
che sei corto e maledetto,
non avertene per male:
è un proverbio che non vale.
Il tuo gelido rovaio,
un ricordo di gennaio,
presto viene e presto va
e paura non ci fa.
Oh, nemmen quella tua neve
ci sgomenta, così lieve
che un respiro di tepore
basta a scioglierne il rigore.
E se ancor ti coglie il gelo
e s’addensan nubi in cielo,
basta un raggio del tuo sole
a dar vita alle viole.
Poco dura la bufera
se alle porte è primavera;
non è vero, febbraietto,
che sei corto e maledetto.
(F. Castellino)
………………………………………………..
Febbraio
Febbraio, bizzoso,
cattivo, cattivo,
perchè tante nubi?
Perchè tanto gelo?
Eppure nel cuore
tu sogni e racchiudi
il tenero azzurro
d’un lembo di cielo
e porti negli occhi
un raggio di sole
ch’è più luminoso
più bello che mai.
Febbraio bizzoso,
dov’è primavera?
Oh, dimmelo piano!
Tu ridi: lo sai.
(G. Aimone)
…………………………………………
Febbraio
Oh febbraio piccolino,
non è vero che tu sia
proprio un mese malandrino.
Fra i tuoi giorni di bufera
e di freddo, tu ci porti
un pochin di primavera.
Se nel cielo ride il sole,
spuntan subito, sul greppo,
una primula e due viole.
Poi tu allunghi la giornata
più di un’ora e ci regali
qualche bella mascherata.
Non sei dunque malandrino,
o febbraio piccolino.
(T. R. Correggi)
…………………………………………..
Febbraio
Se ti dicon, febbraietto,
che sei corto e maledetto,
non avertene per male:
è un proverbio che non vale.
Il tuo gelido rovaio,
un ricordo di gennaio,
presto viene e presto va
e paura non ci fa.
Oh, nemmen quella tua neve
ci sgomenta, così lieve
che un respiro di tepore
basta a scioglierne il rigore.
E se ancor ti coglie il gelo
e s’addensan nubi in cielo,
basta un raggio del tuo sole
a dar vita alle viole.
Poco dura la bufera
se alle porte è primavera;
non è vero, febbraietto,
che sei corto e maledetto.
(F. Castellino)
……………………………………
I doni
Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialli;
e poi rose, a fasci e a mucchi.
E l’estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliegie lustre e fresche,
ben divise a mazzi e a ciocche.
Vien l’autunno sospirando,
sospirando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.
E l’inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un fastel d’aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poi neve, neve a fiocchi
e ghiacciuoli grossi un dito.
La tua mamma vien ridendo.
vien ridendo alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo, ritto, un fiore:
Ma tu dormi e non lo vedi…
(di Angelo Silvio Novaro)
Le stagioni, i mesi, le settimane, i giorni
Ebbe la primavera coi bei fiori.
Ebbe l’estate con i suoi colori.
Ebbe l’autunno coi grappoli d’oro.
Ebbe l’inverno, con il suo lavoro
di trine e di merletti: erano i bianchi
ghiaccioli e neve, a fiocchi lenti e stanchi.
Fu un anno come gli altri, coi suoi mesi,
con le stagioni e con le settimane:
una fila di giorni che rimane
nel ricordo di chi li ha bene spesi
(di Gioia Vanni)
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Le stagioni
Prima viene Primavera
con i fiori sulla pianta,
poi Estate calda e chiara
quando la cicala canta,
poi Autunno bruno e quieto
con castagne e foglie rosse,
poi Inverno infreddolito
con starnuti, gelo e tosse.
(di R. Piumini)
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Febbraio
E’ febbraio monellaccio molto allegro e un po’ pagliaccio; ride, salta, balla, impazza,Augurio
Ecco l’anno misterioso
col cappuccio sopra gli occhi,
che tra un turbine di fiocchi
viene avanti pensieroso.
Viene e bussa ad ogni tetto
il viandante giovinetto,
viene e bussa ad ogni cuore,
forse in cerca di tepore.
Io lo prego che sia buono,
porti pace, amor, lavoro,
che ogni giorno rechi un dono…
che sia un anno dal cuor d’oro!
L. Salvatore
——————–
Ode al primo giorno dell’anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.
Vedo l’ultimo
giorno
di questo
anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l’uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all’infinito
modello delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.
Oh conduttore di treni
sboccati
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell’anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?
Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell’alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell’anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.
La terra non lo sa: accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.
Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo
come un liquido topazio.
Giorno dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte le foglie escono verdi
dal tronco del tuo tempo.
Incoronaci
con acqua,
con gelsomini aperti,
con tutti gli aromi spiegati,
sì,
benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!
Pablo Neruda
Felice nuovo anno
Nella notte di magia
l’anno vecchio scappa via;
non sei neppure addormentato
che uno nuovo è già arrivato:
bello, ricco di giornate,
sia d’inverno, che d’estate.
Anno allegro e fortunato
sia quest’anno appena nato!
K. Jackson
Anno Nuovo
“Indovinami, Indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?”.
“Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un Carnevale e un Ferragosto
e il giorno dopo del lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno!”.
G.Rodari
——————-
L’anno nuovo
L’anno vecchio se ne va
e mai più ritornerà,
io gli ho dato una valigia
di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male,
di bugie e disubbedienze,
Anno nuovo, avanti ,avanti!
Ti fan festa tutti quanti!
D’esser buono ti prometto,
anno nuovo benedetto.
A.S.Novaro
——————-
O anno nuovo
O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.
G.Rodari
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà ?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno
Il giorno di Capodanno
Il primo giorno dell’anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse un esploratore
che scende da una stella.
Come il pane, assomiglia al pane di ieri.
Come un anello a tutti gli anelli.
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline,
lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia
e poi, lo avvolgerà nell’ombra.
Eppure,
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.
Pablo Neruda
…………………….
Filastrocca di Capodanno
Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno:
voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
di Gianni Rodari
…………………….
Che sia un buon inizio
All’inizio del nuovo anno
prego il Signore
di concedere la pace, la concordia,
la tranquillità nell’ordine
e nel rispetto dei diritti
di ogni persona umana,
senza cui il mondo
non può avanzare
verso traguardi
di progresso e di civiltà
Giovanni Paolo II
…………………………..
Anno vecchio e anno nuovo
L’anno vecchio se ne va
e mai più ritornerà.
lo gli ho dato una valigia
di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male,
di bugie, disobbedienze,
e gli ho detto: – Porta via,
questa è tutta roba mia.
Anno nuovo, avanti avanti, avanti!
Ti fan festa tutti quanti.
Tu la gioia e la salute
porta ai cari genitori,
ai parenti ed agli amici,
rendi lieti tutti i cuori.
D’esser buono ti prometto,
anno nuovo, benedetto.
di A. Cuman Pertile
…………………………………………
L’anno vecchio se ne va, e mai più ritornerà,
io gli ho dato una valigia di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male, di bugie e disubbidienze,
e gli ho detto: “Porta via! questa è tutta roba mia”.
Anno nuovo, avanti avanti,
ti fan festa tutti quanti,
tu la gioia e la salute porta ai cari genitori,
ai parenti ed agli amici rendi lieti tutti i cuori,
d’esser buono ti prometto, anno nuovo benedetto.
Silvio Novaro
———————————
Ode al primo giorno dell’ anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.
Vedo l’ultimo
giorno
di questo
anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l’uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all’infinito
modello delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.
Oh conduttore di treni
sboccati
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell’anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?
Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell’alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell’anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.
La terra non lo sa: accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.
Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo
come un liquido topazio.
Giorno dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte le foglie escono verdi
dal tronco del tuo tempo.
Incoronaci
con acqua,
con gelsomini aperti,
con tutti gli aromi spiegati,
sì,
benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!
Pablo Neruda
VORREI UNA MASCHERA
Vorrei una maschera
così spaventosa,
che tremi la gente
più coraggiosa;
da strega o da fantasma,
da mostro o da vampiro,
da scheletro bianco,
che vangoli in giro
tra gli alberi spogli,
nel lume lunare
così che la gente
si metta ad urlare.
E nessuno sappia
che il più spaventoso
di tutti i costumi
ce l’ ha il timoroso
Kathrin Jackon
IL VESTITO DIARLECCHINO
SITI CON SEZIONE SPECIALE DEDICATA AL CARNEVALE
http://www.infanziaweb.it/feste/bam_carnevale.htm;
http://www.scuola-gabryportal.com/disegni_da_colorare/carnevale/
http://www.dienneti.it/feste/carnevale.htm
Vorrei una maschera
così spaventosa,
che tremi la gente
più coraggiosa;
da strega o da fantasma,
da mostro o da vampiro,
da scheletro bianco,
che vangoli in giro
tra gli alberi spogli,
nel lume lunare
così che la gente
si metta ad urlare.
E nessuno sappia
che il più spaventoso
di tutti i costumi
ce l’ ha il timoroso
Kathrin Jackon
COME FARE IL CAPPELLO DI ARLECCHINO
Materiali
Cartoncino bristol nero
Carta velina o crespa colorata
Procedimento
Tagliare a forma di rettangolo il bristol, piegarlo a metà e rivoltare come si fa per le barchette di carta.
I bambini incolleranno i pezzett i di carta che hanno tagliato in un primo momento
Carnevale vecchio e pazzo
Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve, beve all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia.
Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
e di polvere è tornato.
Raccolta di canzoncine per ogni occasione:
Emozioni
Raccolta di poesie suddivise per tematica e ricorrenza perché… “la poesia apre la mente, presta grazia alla saggezza e rende ereditarie le eroiche virtù”.
Walter Scott
se . . . . ogni viso è per te un’anima da amare;
se . . . . tu riprendi con gioia il dialogo sospeso;
se . . . . ogni tua ora passata è troppo presto fuggita;
se . . . . tu ami meglio il tuo lavoro a ogni anno che passa;
se . . . . la tua opera ti sembra incompleta;
se . . . . Dio è in ogni giorno il tuo grande confidente;
se . . . . le dita irrequiete e i piedi rumorosi ti sono sinfonia;
se . . . . le tue punizioni sono rare come le piogge in luglio;
se . . . . le inevitabili difficoltà ti trovano sorridente;
se . . . . i queruli genitori e i fanciulli ti riconoscono gentile;
se . . . . la tua giustizia sa fasciarsi di comprensione;
se . . . . combatti il male, ma non il peccatore;
se . . . . tu predichi la virtù e la sai praticare;
se . . . . ogni giorno che passa ti trova migliore;
se . . . . senza essere schiavo, tu segui un metodo;
se . . . . sapendo tante cose, tu non ti credi sapiente;
se . . . . tu sai ristudiare ciò che credevi di sapere;
se . . . . al posto di interrogare, tu sai soprattutto rispondere;
se . . . . tu sai essere fanciullo pur restando maestro;
se . . . . davanti alla bellezza tu sai meravigliarti;
se . . . . la tua vita è lezione e le tue parole silenzio;
se . . . . la tua vita è preghiera e la tua fede splendente;
e se . . . . i tuoi allievi vogliono assomigliarti
allora tu sei maestro!
da A. Gille, “Bulletin des écoles”.
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IN PRIMA ANDRO’
Ultimi giorni di scuola
RICORDO IL PRIMO GIORNO
CHE SON VENUTO QUA
MI CI HAN PORTATO
LA MIA MAMMA E IL MIO PAPÀ.
IO PIANGEVO , NON CI VOLEVO STARE
E ADESSO CHE SON GRANDE
NON ME NE VOGLIO ANDARE.
PRIMA NON AVEVO MOLTI AMICI,
ADESSO SIAMO TANTI E SIAMO FELICI.
A SETTEMBRE IN PRIMA ANDREMO
MA TANTI I RICORDI CHE CI PORTEREMO:
LE RISATE E L’ALLEGRIA
NESSUNO CE LE PORTERÀ VIA.
IMPAREREMO A LEGGERE
IMPAREREMO A CONTARE
MA QUI ABBIAMO IMPARATO
A SAPERCI ACCETTARE.
ADESSO SAPPIAMO COS’É
UN SENTIMENTO
É CIÒ CHE PROVIAMO
IN QUESTO MOMENTO,
É IL GRAN BENE
ED IL GRANDE AFFETTO
PER LE NOSTRE MAESTRE
CHE CI HANNO AMATO
E A VOLTE PROTETTO.
FACCIAMOCI FORZA
E ANDIAMO AVANTI
CHE I PASSI DA FARE
SON PROPRIO TANTI…
STRINGIAMO INSIEME
LE NOSTRE MANI
E ANDIAMO INCONTRO
AL NOSTRO DOMANI
La maestra Francy
Vieni alla festa di fine anno
In vacanza è ora di andare,
prima però vi dobbiamo salutare.
La festa di fine anno<>
è il giorno più bello: tutti lo sanno
Con le maestre festeggeremo
e tutti quanti promossi saremo.
Mirò editori( Emma Valli)
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Pensiero per la maestra
Ciao maestra
Che allegria,che festa
niente compiti da fare,
cara maestra ti voglio salutare,
l’anno prossimo poi, rincontrare.
Baci e saluti ti voglio donare
e per le vacanze mi vado a preparare!
Biglietto con frase per le maestra di tuttodisegni
Lavoretto per fine anno scolastico di lavoretticreativi
Diploma fine anno della maestra Dada Pasticciona
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A TE MAESTRA MIA
IN UN PRATO PIENO DI COLORI
OGGI HO COLTO DEI BELLISSIMI FIORI
A TE MAESTRA MIA, LI VOGLIO DONARE
PER AVERMI SAPUTO TANTO TANTO AMARE.
IN UN BOSCO TUTTO INCANTATO
OGGI HO COLTO LE MAGIE DEL CREATO
A TE MAESTRA MIA LE VOGLIO DONARE
PER AVERMI SEMPRE INSEGNATO A SOGNARE.
IN UN CAMPO TUTTO FIORITO
OGGI HO COLTO LA GIOIA DI UN SORRISO
A TE MAESTRA MIA LO VOGLIO DONARE
PER AVERMI SAPUTO SOPPORTARE.
NELLA FAVOLA DELLA NATURA
OGGI HO SMARRITO LA MIA PAURA
A TE MAESTRA MIA VOGLIO RINGRAZIARE
PER AVERMI SAPUTO INSEGNARE A VOLARE.
NELLA FIABA CHE MI HAI RACCONTATO
NON MI AVEVI DETTO CHE TI AVREI LASCIATO
NEL MONDO OGNI COSA HA UN SUO PERCHE’
ED IO COME FARO’ SENZA UNA MAESTRA COME TE.
ALLORA , DOPO LE FAVOLE VIENE LA VITA VERA
DA TE VOLERO’ VIA IN MONGOLFIERA
NEL CUORICINO MIO SEMPRE TU SARAI
MAESTRA MIA DI ME NON TI SCORDARE MAI.
Giusy Staropoli Calafati
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“FILASTROCCA DELLE BUONE MAESTRE ”
Maestra insegnami il fiore e il frutto
Col tempo ti insegnero’ tutto
Insegnami fino al profondo del mare
Ti insegno fin dove tu impari
Insegnami il cielo, piu’ su che si puo’
Ti insegno fin dove io so
E dove non sai ?
Da lì andiamo insieme
Maestra e scolaro, un albero e un seme
Insegno ed imparo,
insieme perche’ io insegno se imparo con te.
(B.Tognolini)
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Saluto alla maestra
Addio alla Scuola dell’ Infanzia
Cara maestra ti dobbiamo salutare
ormai passiamo in prima elementare!
Ma non vedi come siamo cresciuti?
È arrivato il momento dei saluti…
Siamo felici di essere promossi
e davvero siamo tutti un po’ commossi
ma questo è giorno di gioia, e in effetti,
basta lacrime! basta fazzoletti!
Simona Maiozzi
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IL TEMPO COI BAMBINI
Coi bimbi non s’invecchia, si cresce solamente.
È grande il mistero che dentro cela il tempo,
passano i giorni, gli anni, e a te sembra un momento.
Lo ripetiamo sempre e sempre ci stupisce
questa magia che, a volte, ci duole e ci intristisce.
Si dice che, se bello, il tempo scorra in fretta,
perché, se stiamo male, lo scorrere si aspetta
e lento più che mai procede il suo cammino,
ma fugge lesto assai se stai con un bambino.
Coi bimbi, per incanto, ogni attimo già vola
nel cuore è un minuto, nell’orologio un’ora,
ma se, per paradosso, percorri con la mente
ogni attimo trascorso, ti sembra sorprendente
veder che col pensiero diventano più lenti
tutti quei momenti più densi e divertenti.
Del tempo coi bambini hai strana percezione,
anche se dura un soffio è stato una lezione
e sai, infine, qual è la cosa sconvolgente?
Coi bimbi non s’invecchia, si cresce solamente.
di Germana Bruno
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Se non puoi essere un pino….
Se non puoi essere un pino sulla vetta del monte,
sii una canna nella valle,
ma sii la migliore, piccola canna
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere un’autostrada
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita.”
(M.L.King)
Alto materiale qui
Sito utilissimo, segnalato dalla maestra Blanca, per creare diplomini di fine anno scolastico o benvenuti per il primo giorno di scuola.
Tante manine allegre e colorate per un dolce Benvenuto o Bentornato a scuola.
E per rimanere in tema di “manine”, ecco un lavoro da mettere in aula per accogliere tuuttiii i bambini.
Allegro, colorato, multietnico e semplice da realizzare !
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AQUILONI DI BENVENUTO/BENTORNATO
Spiegazione qui
Poesia/biglietto per i primi giorni di scuola
Tutti a bordo con questo lavoretto per i primi giorni di scuola
Istruzioni qui
Cartelli per le porte dell’aula e per un “Benvenuti a scuola”
Apette di Benvenuti
Stampa schema APE
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-Striscione di Benvenuti a scuola con mongolfiera, macchinina e aereo
–W LA SCUOLA BANDIERINE CON PALLONCINO
Striscione con palloncini da colorare qui
Striscione colorato con palloncini qui
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Stampa Cartello per la sez.
Stampa Cartello per la classe
Orsetto per l’ accoglienza
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Tanti palloncini per salutare il nuovo giorno e rendere i bambini partecipe di uno dei momenti che scandiscono la giornata scolastica.
Ogni mattina i piccoli alzano il cappellino al proprio palloncino e salutano amici e
compagni .Al termine i bambini conteranno i palloncini coperti per sapere il numero degli assenti.
STAMPA i Contrassegni 2014
Ecco un semplice striscione, pronto per l’ accoglienza, creato con Power Point.
(stampa le lettere e colora)
Utilizzando le forme offerte da questa applicazione, è possibile creare immagini carine per abbellire e personalizzare,tempo permettendo, il materiale scolastico
ED ECCO IL LAVORO COMPLETATO
Striscione arcobaleno di BENTORNATI!
Coccarda di Bentornato a scuola.
Nuvoletta benvenuto a scuola
Disegno per ricordare l’ estate e il mare
Altri disegni nella sezione Pregrafismo estivo
L ‘ angolo delle poesie
L ‘angolo degli avvisi
Link utili:
Sito utilissimo per creare diplomini di fine anno scolastico o benvenuti per il primo giorno di scuola.
Maestramery
MIDISEGNI
Giochi per i primi giorni di scuola
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