Leggende sui mesi dell’ anno

LA LEGGENDA DEI MESI

C’erano una volta due fratelli, uno povero e l’altro ricco. Un giorno, quello povero venne invitato nella casa dei mesi, che vollero sapere che cosa si diceva di loro nel mondo.

Si dice bene! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di buono. Per esempio che gennaio nasconde il pane sotto la neve, che febbraio fa divertire, che marzo porta la primavera, che aprile fa godere dolci sonni, che maggio dona le rose…

I mesi, soddisfatti, gli regalarono una tovaglia che aveva la proprietà di far comparire qualsiasi cibo ogni volta che veniva distesa.


Quando il fratello ricco lo venne a sapere, andò subito alla casa dei mesi. E questi anche a lui chiesero:

Che cosa si dice di noi nel mondo?

Si dice male! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di cattivo. Per esempio che gennaio regala i geloni, che febbraio dà la febbre, che marzo è pazzo…

I mesi gli regalarono allora una scopa dicendo che, per avere qualche cosa bastava dirle : – Dà!

Ritornò a casa con la scopa in spalla.

Una scopa? – domandò la moglie. Per tutta risposta, il marito disse: – Dà! – e la scopa si mise a battere l’uno e l’altra, che se non si riparavano presto dentro un armadio, chissà quante botte avrebbero preso.
Quando furono ben sicuri che la scopa si era quietata, uscirono dall’armadio e, guardandosi le lividure, capirono la lezione.

I mesi dell’anno sono pur buoni disse il marito Moglie mia, siamo già ricchi, non cerchiamo altre ricchezze!

Da “Favole e fantasia


I dodici mesi

C’ era una volta una vedova che aveva due figlie: Helen, la figlia che aveva avuto dal marito morto e Marouckla, la figlia che egli aveva avuto dalla prima moglie.
Amava Helen, ma odiava la povera orfana perché era ben più graziosa della propria figlia.
Marouckla non capiva perché la matrigna la guardasse male, non comprendeva perché fosse sempre arrabbiata con lei. Le affidava i lavori più pesanti: pulire le stanze, cucinare, lavare, cucire, filare, tessere, portare il fieno, mungere la mucca… e tutto questo senza alcun aiuto.
Helen, intanto, non faceva niente, ma era sempre ben vestita e passava da un divertimento all’altro.

Ma Marouckla non si lamentò mai; sopportava i rimproveri e le cattiverie della matrigna e della sorella con il sorriso sulle sue labbra e con la pazienza di un agnello, ma questo comportamento angelico non le aveva ammorbidite. Anzi, diventarono ancora di più tiranne e scontrose verso Marouckla che diventava ogni giorno più bella, mentre Helen imbruttiva sempre più .
La matrigna allora, decise di sbarazzarsi di Marouckla; finché lei fosse rimasta in casa, nessuno avrebbe mai chiesto la mano dell’altra figlia. La fame e ogni genere di privazioni vennero utilizzate per rendere sempre più miserabile la vita della ragazza.

Un giorno, nel bel mezzo dell’inverno, Helen decise che voleva delle viole.
“Ascoltami”, ordinò a Marouckla, “devi andare sulla montagna e trovarmi delle viole. Voglio usarle per abbellire il mio vestito. Devono essere fresche e profumate, capito?”
“Ma, cara sorella, chi ha mai sentito parlare di viole che fioriscono nella neve?” ripose la povera orfana.
“Miserabile creatura! Osi disobbedirmi?” gridò Helen “non un’altra parola. Se non mi porterai un mazzolino di viole dalla foresta sulla montagna, ti ucciderò !”
La matrigna aggiunse anche le sue minacce a quelle di Helen, spinse fuori la figliastra e chiuse la porta alle sue spalle.

La ragazza si avviò piangendo per il sentiero che si inerpicava sulla montagna.
La neve era alta e non c’era alcuna traccia di esseri umani. Camminò a lungo senza meta, finché si perse nella foresta; era affamata, tremava per il freddo e desiderava morire!

Improvvisamente vide una luce in lontananza e si incamminò in quella direzione, finché raggiunse la cima della montagna.
Sul picco più alto bruciava un grande fuoco, circondato da dodici blocchi di pietra sui quali erano seduti dodici pastori; di questi i primi tre avevano i capelli bianchi, altri tre erano di mezza età , tre erano giovani e belli ed gli altri ancora più giovani.
Sedevano silenziosi, guardando il fuoco.

Erano i dodici mesi dell’anno.

Gennaio sedeva un po’ più in alto degli altri; i suoi capelli e la barba erano bianchi come neve e teneva in mano una bacchetta di legno. All’inizio Marouckla era impaurita, ma poi raccolse tutto il suo coraggio e chiese:
” Signori, posso scaldarmi al vostro fuoco? Il freddo dell’inverno mi congela!”
Gennaio sollevò lo sguardo e rispose: “Che cosa ti ha portato qui, figliola, che cosa cerchi?”
“Cerco delle viole” rispose la ragazza. “Non è stagione di viole. Non vedi che c’è neve dappertutto?” disse Gennaio.
“Lo so bene, ma mia sorella Helen e la mia matrigna mi hanno ordinato di portare loro le viole della vostra montagna. Se torno a casa senza, mi uccideranno. Vi prego, buoni pastori, ditemi dove posso trovarne!”
Il vecchio Gennaio si alzò , si avvicinò al più giovane dei Mesi e gli diede la sua bacchetta magica dicendo: “Fratello Marzo, è lavoro per te”.

Marzo obbedì e agitò la bacchetta sopra il fuoco. Immediatamente le fiamme si alzarono verso il cielo, la neve iniziò a sciogliersi e gli alberi e gli arbusti a germogliare. Spuntò l’erba verde, e tra i fili d’erba ecco sbirciare una pallida primula: era primavera, ed i prati erano blu e viola.
“Raccoglile velocemente, Marouckla,” disse Marzo.
Gioiosamente la fanciulla si affrettò a cogliere i fiori, e dopo averne raccolto un grande mazzo, ringraziò e corse a casa.

Helen e la matrigna alla vista dei fiori, al loro profumo che riempiva la casa, rimasero stupite. “Dove le hai trovate?” chiese Helen. “Sotto gli alberi, sul versante della montagna,” rispose Marouckla.
Helen prese i fiori per sé e sua madre, senza neanche ringraziare la sorellastra che glieli aveva portati.

L’indomani desiderò delle fragole.
“Corri,” intimò a Marouckla “e trovami delle fragole selvatiche. Devono essere dolci e mature.”
“Ma, cara sorella, chi ha mai sentito parlare di fragole che maturano nella neve?” esclamò la fanciulla.
“Tieni a freno la lingua, non rispondermi in questo modo. Se non avrò le mie fragole t’ucciderò ,” rispose Helen.
Poi la matrigna spinse fuori Marouckla e sprangò la porta.

L’infelice ragazza si incamminò di nuovo verso la montagna e verso il grande cerchio di fuoco dove erano seduti i Dodici Mesi.
Gennaio sedeva un po’ più in alto degli altri.
“Signori, posso scaldarmi al vostro fuoco? Il freddo dell’inverno mi congela!”
Gennaio sollevò lo sguardo e rispose: “Che cosa ti ha portato qui, figliola, che cosa cerchi?”
“Cerco delle fragole” rispose la ragazza.
“Siamo nel mezzo dell’inverno,” rispose Gennaio, “le fragole non crescono nella neve.”
“Lo so,” disse la ragazza tristemente, “ma mia sorella e la mia matrigna mi hanno ordinato di portar loro delle fragole. Se non lo faccio mi uccideranno. Vi prego, buoni pastori, ditemi dove posso trovarne!”
Il vecchio gennaio si alzò e si avvicinò al Mese di fronte a lui e gli diede la sua bacchetta magica dicendo: “Fratello Giugno, è lavoro per te”.

Giugno obbedì , e come fece ondeggiare la sua bacchetta sopra il fuoco, le fiamme salirono verso il cielo.
Immediatamente la neve si sciolse, la terra si coprì di verde, gli alberi si coprirono di foglie, gli uccelli cominciarono a cantare, e tutta la foresta fiorì .
Era l’estate. Sui cespugli, i bianchi fiori a forma di stella si erano tramutati in fragole mature che avevano coperto la radura, facendola assomigliare ad un mare di sangue.
“Raccoglile velocemente, Marouckla,” disse Giugno.
Gioiosamente la fanciulla ringraziò i Mesi e, riempito il suo grembiule, cose felice verso casa.

Helen e sua madre, al vedere le fragole che riempivano la casa con la loro fragranza deliziosa, si domandarono: “Ma dove le avrà trovate?” “Su fra le montagne”, rispose Marouckla, “quelle sotto gli alberi di faggio non sono cattive”.
Helen ne diede qualcuna alla madre e si mangiò il resto. Non ne offrì nemmeno una alla sorellastra.

Stanca delle fragole, il terzo giorno desiderò delle mele fresche, rosse.
“Corri, Marouckla, e portami delle mele fresche e rosse dalla montagna.”
“Mele in inverno, sorella? Gli alberi non hanno né foglie né frutti”
“Vai immediatamente, se non mi porterai le mele ti ucciderò “.
Come le altre volte, la matrigna l’afferrò e la cacciò fuori di casa.

La povera ragazza se ne andò piangendo su per la montagna, nella neve profonda, verso il cerchio di fuoco dove stavano i Dodici Mesi.
Erano lì , seduti immobili, e sulla più alta pietra era seduto il vecchio Gennaio.
” Signori, posso scaldarmi al vostro fuoco? Il freddo dell’inverno mi congela!” disse ella avvicinandosi.
Gennaio sollevò lo sguardo e rispose: “Che cosa ti ha portato qui, figliola, che cosa cerchi?”
“Cerco delle mele rosse” rispose Marouckla.
“Siamo in inverno, non è stagione per le mele rosse” osservò Gennaio.
“Lo so,” rispose la ragazza, “ma mia sorella e la mia matrigna mi hanno mandato a prendere delle mele rosse sulla montagna, se ritorno senza mi uccideranno. Vi prego, buoni pastori, ditemi dove posso trovarne!”
Il vecchio gennaio si alzò e si avvicinò ad uno dei mesi anziani e gli diede la sua bacchetta magica dicendo: “Fratello Settembre, è lavoro per te”.

Settembre salì sulla pietra più alta e agitò la bacchetta sopra il fuoco.
Tutto intorno brillò una luce di fiamme rosse, la neve scomparve, le sbiadite foglie che tremavano sugli alberi furono spazzate via da un freddo vento di nord-est che le radunò in gialli mucchi nella radura; sui rami rimasero solo pochi striminziti fiori autunnali.
Marouckla aguzzava invano lo sguardo per cercare le mele rosse.
Poi scorse un albero grandissimo, dai rami pendevano frutti lucidissimi, rossi. Settembre la esortò a raccoglierli in fretta e lei scosse l’albero.
Cadde una mela, poi un’altra.
“Basta,” disse Settembre, “torna a casa in fretta”. Marouckla ringraziò i Mesi e ritornò allegramente verso casa.

“Dove le hai trovate?” chiesero Helen e la matrigna alla vista dei frutti.
“Ce ne sono tante là , sulla vetta”
“Perché non ne hai portate di più ?” chiese irosamente la sorellastra. “Le hai mangiate sulla strada del ritorno, stupida ragazza!”
“No cara, non le ho neanche assaggiate.” disse Marouckla “Ho scosso l’albero due volte e ogni volta ne è caduta una mela. I pastori non hanno permesso che lo scuotessi ancora e mi hanno detto di tornarmene a casa”

“Presto, madre,” disse Helen. “Dammi il mio mantello. Andrò io stessa a prendere le mie mele. Sono capace di trovare la montagna e l’albero. I pastori possono piangere, ma non me ne andrò senza aver preso tutte le mele!”

Ignorando il consiglio contrario della madre, si avvolse nella sua pelliccia, tirò su il caldo cappuccio e si avviò verso la montagna.

La neve copriva ogni cosa e ben presto Helen si perse e cominciò a vagare senza sapere dove andava.
Dopo un po’ vide una luce lassù in alto e seguendo quella indicazione raggiunse la vetta.

C’erano il fuoco ardente, i dodici blocchi di pietra, ed i Dodici Mesi.
Dapprima si spaventò ed esitò , poi si avvicinò e si riscaldò la mani. Non chiese permesso, né rivolse loro una parola educata.
“Che cosa ti ha portato qui, che cosa cerchi?” le chiese Gennaio con fare severo.
“Non sono obbligata a dirvelo, vecchio barbone. Non sono affari vostri.” rispose sdegnosamente, allontanandosi dal fuoco e avviandosi verso la foresta.

Il vecchio Gennaio aggrottò la fronte e agitò la sua bacchetta sopra la testa.
Immediatamente il cielo si coprì di nuvoloni, il fuoco si spense, cominciarono a scendere grossi fiocchi di neve mentre un vento ghiacciato ululava tutto intorno alla montagna.
Nella furia della tempesta Helen inciampò e perse la pelliccia; era tutta intirizzita.

La madre l’aspettava alzata. Guardava dalla finestra, guardava dalla porta, ma la figlia non tornava. Lentamente le ore passavano, ma la figlia non tornava.
“Possibile che per delle mele si sia dimenticata della sua casa?” pensava. Infine, prese la sua pelliccia e il suo cappuccio e uscì alla ricerca della figlia.
La neve era caduta abbondantissima e aveva coperto ogni cosa. Errò a lungo di qua e di là; il vento ghiacciato di nord-est fischiava sulla montagna, ma nessuna voce rispondeva al suo richiamo.

Il giorno dopo Marouckla lavorò tutto il giorno, aspettando e pregando per la matrigna e la sorella, ma esse non tornarono. Erano state rapite dal gelo sulla montagna!

Marouckla ereditò la piccola casa, il campo e la mucca e un giorno sposò un onesto contadino e vissero felici e contenti.

L’ angolo di Carla


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Il treno dei mesi

 

ESTATE:POESIE

Estate

Il ciliegio

Ho un ciliegio nell’ orto

proprio sotto al muretto vecchio,

rugoso e storto,

che rinnova il mantello ad ogni primavera;

e tra le nuove foglie,

quando viene la sera, i passeri raccoglie.

Nel sussurrar del vento,

tra il cinguettar vivace, parla, sereno e lento:

– Son vecchio, ma mi piace

allargare i miei rami nell’ aria cilestrina,

udir questi richiami di sera e di mattina…

-Se poi i dolci frutti- un passero gli dice

-te li mangiano tutti, ancora sei felice’

-Ma sì!- lieto risponde il ciliegio.

-La vita di queste annose fronde se non

dona….è finita.

G. Fanciulli

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MARE

M’affaccio alla finestra, e vedo il mare:
Vanno le stelle, tremolano le onde.
Vedo le stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde
Ecco sospira l’acqua, alita il vento;
Sul mare è apparso un bel ponte d’argento .
Ponte gettato sui laghi sereni,
Per chi dunque sei fatto è dove meni .

Giovanni Pascoli

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FESTA NEL BOSCO

Va la lucciola sicura

nella notte scura scura.

Per volare sopra il prato

ha il fanale incorporato.

C’ è una festa nei paraggi,

proprio sotto i grandi faggi.

Le compagne in lunga fila

sono almeno cinquemila.

Hanno teso una ghirlanda

sopra il palco della branda.

Si fa luce tutt’ intorno

come fosse ancora giorno.

tutto il bosco canta e balla,

e qualcuno gioca a palla,

Senza filo e senza presa

ogni lucciola sta accesa.

Quando poi sorge il mattino,

ecco, spegne il lumicino

M.Vago, PICO il mio primo FOCUS

n° 42- Agosto 2011

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HO L’ ESTATE

Ho l’ estate tra le mani

un’ anguria a fette larghe.

Ho l’ estae nelle gambe

sfido il vento e corro via.

Ho l’ estate sotto i piedi

è sdraiata dappertutto.

Ho l’ estate nella testa

sogni lunghi e sere chiare.

ho l’ estate nella gola

ha sapore di gelato

G.Quarenghi

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PAESE DELLE VACANZE

Il Paese delle Vacanze
non sta lontano per niente:
se guardate sul calendario
lo trovate facilmente.
Occupa, tra Giugno e Settembre,
la stagione più bella.
Ci si arriva dopo gli esami.
Passaporto, la pagella.
Ogni giorno, qui, è domenica,
però si lavora assai:
tra giochi, tuffi e passeggiate
non si riposa mai.

(Gianni Rodari)

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VACANZE PER TUTTI

Filastrocca vola e va
del bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena

e fa castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate

e prende la doccia delle cascate..
E chi quattrini non ne ha?
       Solo resta in città:
si sdraia al sole sul marciapiede,

       se non c’è un vigile che lo vede,
       e i suoi battelli sottomarini
       fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente

       faccio un decreto; a tutta la gente:
– Ordinanza; numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi;
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decreto

va in prigione difilato.

(G. Rodari)

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Estate

Un tuffo nel cielo d’estate.
L’uccello ritrova
la gioia perduta
tra i campi pieni di sole
e di chicchi di grano maturo.
Il bimbo
ora pensa a giocare.
E tempo di correre al mare.
(A.Russo)

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 Estate

 

Ardono i seminati,
scricchiola il grano,
insertti azzurri cercano ombra,
toccano il fresco.
E a sera
salgono mille stelle fresche
verso il cielo cupo.
Son lucciole vagabonde.
crepita senza bruciare
la notte dell’estate.
(P.Neruda)

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Il mese di giugno

 

Filastrocca del mese di giugno,
il contadino ha la falce in pugno:
mentre falcia l’erba e il grano
un temporale spia lontano.
Gli scolaretti sui banchi di scuola
hanno perso la parola:
apre il maestro le pagelle
e scrive i voti nelle caselle…
“Signor maestro,per cortesia,
non scriva quel quattro sulla mia:
Quel cinque,poi,non ce lo metta
sennò ci perdo la bicicletta:
se non mi boccia,glielo prometto,
le lascio fare qualche giretto”.
(G.Rodari)

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La capinera

Il tempo si cambia: stasera
vuol l’acqua venire a ruscelli.
L’annunzia la capinera
tra li àlbatri e li avornielli:
tac tac.
Non mettere, o bionda mammina,
ai bimbi i vestiti da fuori.
Restate, che l’acqua è vicina:
udite tra i pini e gli allori:
tac tac.
Anch’essa nel tiepido nido
s’alleva i suoi quattro piccini:
per questo ripete il suo grido,
guardando il suo nido di crini:
tac tac.
Già vede una nuvola a mare:
già, sotto le gocce dirotte,
vedrà tutto il bosco tremare,
covando tra il vento e la notte:
tac tac.
(G. Pascoli)

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Cicala!

 

Cicala!
beata te,
che sopra il letto di terra
muori ubriaca di luce.

 

Tu sai delle campagne
il segreto di vita,
e il racconto della vecchia fata
che nascere sentiva l’erba
rimane nascosto in te.

 

Cicala!
Beata te.
Che muori sotto il sangue
di un cuore azzurro.
La luce è Dio che scende,
e il sole
breccia per dove filtra.

 

Cicala!
Beata te.
se senti nell’agonia
tutto il peso dell’azzurro.

 

Tutto il vivo che passa
dalle porte della morte
va con la testa bassa
e un’aria bianca assonnata.
Con parola di pensiero.
Senza suoni…
Tristemente,
coperto dal silenzio
ch’è il mantello della morte.

 

Cicala!
Beata te.
T’avvolge nel suo mantello
lo Spirito Santo stesso
ch’è luce.

 

Cicala!
Stella sonora
sopra i campi addormentati,
vecchia amica delle rane
e dei grilli neri,
hai sepolcri d’oro
nei raggi vibranti
del sole che ti colpisce dolcemente
nel vigore dell’estate,
e il sole porta via la tua anima
per farla luce.

 

Il mio cuore diventi cicala
sopra i campi divini.
Muoia cantando lentamente
nel cielo azzurro ferito
e quando starà per spirare
la donna ch’io so
lo sparga con le sue mani
nella polvere.

 

E il mio sangue sopra il campo
sia limo dolce e rosato
dove le zappe affondino
gli stanchi contadini.

 

Cicala!
Beata te!
se ti feriscono le invisibili spade
dell’azzurro.
(
Federico Garcia Lorca)

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ESTATE 
 
Viva l’ estate, i fiori,
le farfalle,le ciliege rosse,
le zucche gialle!
Viva la rondine
che in ciel vola,
viva la fine della scuola!
Care vacanze
siete arrivate
al cuor di tutti
gioia portate
(M. ARGILLI)  
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LUGLIO

 
 
 
LUGLIO SI TUFFA IN UNA PISCINA
NUOTA FELICE E POI SIEDE IN POLTRONA
RIPOSA AL SOLE POI LEGGE UN PO’
“CHE PACCHIA ” GLI DICE IL SUO AMICO TOTO’
FINCHE’, DURA LA VACANZA
NON CHIUDERTI IN UNA STANZA
AI COMPITI PENSERAI TRA UN POCHINO
ASCOLTA ME E FATTI UN PISOLINO
 
freschi di luce
 
(Rosa Dattolico)
 
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L’ ESTATE
L’ estate…
.canta la cicala nel prato
.L’estate…le api succhiano i fiori.
L’ estate nell’ erba si rotola giù.
L’ estate…nello stagno si sguazza allegra
L estate….dovrebbe
durare tutto l’ anno!
da 101 Filastrocche per 4 stagioni
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LA COCCINELLA
 
Piccola coccinella,
così agile,
così bella,
sempre vai,
voli, ti posi,
poi risali
ancora su
nel grande spazio
del cielo blu
da 101 Filastrocche per 4 stagioni
 
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ESTATE  

viene il tempo degli alberi

alti nel cielo azzurro

viene il tempo dei fiori

alti nell’ erba verde.

E il cielo acchiappa nuvole

bianche come vele.

ELISABETH BORCHRS

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NEL VENTO IN ESTATE

Quando le stelle

discorrono piano nel cielo,

nel vento di estate,

carico di profumi,

un filo sottile va su e giù

lievemente

e nessuno lo sa.

Yin Fu

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Le Lucciole

Misteriose e timide

scoppiano le lucciole

mille luci piccole su e giù.

Pulci che scintillano

cimici che brillano

ride il cielo nella barba blu.

Solo chi le ha viste sa com ’ è

briciole del sole che non c’è

luminose lucciole

friggono le nuvole

mille fuocherelli in libertà.

Torce che si spengono

e poi si riaccendono

chi le accende e spegne non si sa

solo chi le ha viste sa  com’è

briciole del sole che non c’è

fiamme nanerottole

cometive frivole

pizzi che di luce nella sera

stelle che punzecchiano

raggi che ridacchiano

fiaba forse finta invece vera.

R.Piumini

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Notte d’Estate

E’ una bella notte d’estate.
Tengono le alte case
aperti i balconi
del vecchio paese sulla vasta piazza.
Nell’ampio rettangolo deserto,
panchine di pietra, evonimi ed acacie
simmetrici disegnano
le nere ombre sulla bianca arena.
Allo zenit la luna, e sulla torre
la sfera dell’orologio illuminata.
Io in questo vecchio paese vo passeggiando
solo, come un fantasma.

A Machado

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I segni dell’estate –
Se le cicale cantano sugli alberi del viale
se il frumento è diventato giallo e ha i grani duri
se i fiumi hanno appena una vena d’acqua
se le rondini vanno alte fino a scomparire nel cielo
se nel giardino sono fioriti i girasoli
se la fontana mette voglia di bere
se si sente il ronzio della trebbiatrice e nelle aie
se, per la pioggia,  il cielo tuona e lampeggia
se il pastore sale con il gregge ai pascoli più alti.
vuoI dire che è giunta.

Renzo Pezzani

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In vacanza

Lunedì ho lasciato la città e

son partito per il mare:

Corse,tuffi,nuotate,

giornate spensierate,

scorpacciate di gelati:

fragola,melone,pesca,

lampone,pistacchio,limone

poi tanto, tanto cioccolato

e una nuvola di panna

da gustare con la mamma.

Rosa Dattolico  da REPORTER

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IL MARE

Un mare di onde turchine

regala sorrisi di schiuma.

Ridono il mare e i bambini

e tra gli schizzi azzurrini

guizzano squame di luce.

Di notte le piccole stelle

si tuffano in fondo al mare

mentre nel cielo la luna

rimane stupita a guardare

Rosa Dattolico Da Reporter

 

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Le lucciole

Le lucciole d’ estate

fanno un bel firmamento

sul prato, dove il grillo

accorda il suo strumento,

per far la serenata

che porta odor di fieno,

quando nasce la notte

ed  il silenzio è pieno.

L.Carpanini

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ESTATE

Quando la terra

è calda e matura,

quando di sera

cerco frescura,

quando la valle

è piena d’ oro

e le cicale

gridano in coro,

quando le gole

sono assetate

ecco l’ estate

R. Piumini

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ESTATE

Calda estate tutta d’ oro

che cos ‘ hai nel tuo tesoro?

Pesche, fragole, susine,

spighe e spighe senza fine;

Prati verdi e biondi fieni,

lampi, tuoni, arcobaleni;

giorni lunghi, notti belle,

colme di lucciole e di stelle.

R. Rompato

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Il caldo

Che giorni caldi, caldi

che affanno di calura:

darei tutti i miei soldi

per un pò di frescura.

Che ora d’ afa, d’afa,

sotto il gran sole rosso:

è come se una stufa

soffiasse fuoco addosso.

Che caldo, caldo, caldo,

mi sento soffocare:

ma il vento maremaldo

perchè  non vuole soffiare?

da Rimelandia

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E’ arrivata l’ estate

E’ arrivata l’ estate 

con tanto grano

e i fiori di melograno.

E’ tempo di vacanza!

Chi va al mare

a nuotare

chi in montagna

a passeggiare

I grilli son canterini

e allegri giocano i bambini

tutto è rigoglioso

semplicemente meraviglioso!

Io piccola peste

MIRO’ EDITORI

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FILASTROCCA DI MEZZA ESTATE

Filastrocca di mezza estate

fuggono presto le giornate…

Il più bel gioco non può finire:

é subito l’ ora di andare a dormire

G. Rodari

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SPIGA DORATA

Spiga dorata

spiga cresciuta

in un campo di grano

d’ amore annaffiata.

Niente e nessuno

ti toglie il profumo

che si espande nel pane

e che sa di estate

Mirò Editori” Io piccola peste” 

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CHE  FA IL SOLE

“Dimmi bel sole”

chiede il bambino

“che fai levandoti al mattino?”

Risponde il sole

“spengo le stelle,

che della notte

son le fiammelle.

Fasci di rosa

spargo sul mare,

tutta la terra

vado a destare.

Bacio coi raggi

fiori e uccellini,

batto ai balconi,

sveglio i bambini.

A. Cuman Petile

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Il mare

Ma che bello il mare blu

Ora mi tuffo a testa in giù:

non solo voglia di nuotare

ma tanta voglia di esplorare.

Prendo allora pinne e occhiali

e poi via per i fondali!

Qui c’è tanta compagnia:

quanto plancton, che allegria!

Ci sono alghe, coralli

stelle marine e pesci colorati….

E poi ricci , polipi

e più in là una grossa conchiglia….

Ma che bello spettacolo: una meraviglia.

il trenino delle stagioni

V. Contaldi – G. Ortolani

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Filastrocca del mare

Mare di onde, mare di mare
Se tu mi culli sto qui ad abitare
Mare di cielo, mare di sabbia
Se tu mi abbracci mi passa la rabbia
Mare di sole, mare di fuoco
Se tu mi scaldi sto qui ancora un poco
Mare di aria, mare di vento
Se tu mi parli sono contento.

Sabrina Giarratana

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La voce del mare

La voce del mare nella conchiglia
ascolta il bambino e si meraviglia.
“Pronto? Ti aspetto” il mare dice
“ho navi e isole per farti felice”.
Vorrebbe rispondere il bimbo al mare:
“Prepara i pesci, verrò a pescare…!”.
Ma non è certo di parlar bene
la lingua dei pesci e delle sirene.

Gianni Rodari

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Filastrocca delle vacanze

O poffare, o perbacco
Luglio é qui tutto d’un tratto!
Ma che caldo, ma che sole,
tu lo sai quel che ci vuole?”
Fa la mamma all’improvviso
Al suo bimbo, col sorriso.
“Qui ci vuole un grande tuffo
In quel mare color puffo!
O meglio ancora, un buon gelato
da gustare su un bel prato!”
E ad agosto che facciamo,
Come ghiaccio ci sciogliamo
in montagna noi andremo
e al fresco resteremo,
su e giù per i sentieri,
con stambecchi e corvi neri!
L’mportante é divertirsi,
stare freschi e rilassarsi:
con gli amici, col papà,
con la nonna e chi verrà,
con il gatto, il cane e il pesce
tutti insieme ci si riesce!

Fonte

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Filastrocca delle vacanze

Filastrocca delle vacanze,
che incomincino le danze:
c’é chi salta, c’é chi balla,
c’é chi gioca con la palla,
c’é chi corre a perdifiato,
c’é chi mangia un bel gelato,
chi rincorre un aquilone,
chi accarezza un bel micione,
chi colora un gran disegno
e lo fa con tanto impegno
c’é chi nuota in mezzo al mare,
chi in montagna vuol restare
é importante veramente
stare insieme a tanta gente,
gialle, verdi, rosse e d’oro,
delle vacanze fai tesoro!

Fonte

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Filastrocca delle vacanze

Filastrocca delle vacanze
con le bibite ghiacciate
con le belle passeggiate
con le feste nelle piazze
le vacanze sono arrivate
le scuole sono finite
tutti al mare
a nuotare, a correre
e a saltare
per finire stanchi
tutti a riposare.

Fonte