Nuovissimo striscione per l’ inverno da colorare a piacere e addobbare l’ aula.

Nuovissimo striscione per l’ inverno da colorare a piacere e addobbare l’ aula.
Calza della befana da colorare per verbalizzare su quest’ ultima festa che chiude le vacanze natalizie ed esercitare la percezione visiva
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Diploma di miglior befana
Chissa perchè
Forse è stata una bambina
Perlomeno quando è nata
Ma chiunque la ricorda
Solamente da invecchiata
Tutti noi sappiamo poco
Della sua trasformazione
Tanto vale fare un gioco
E invenatarle una canzone…
Comunque la si metta
Questa storia è molto strana
Che fosse bella o brutta
Molto alta o piccoletta
Piano piano o in tutta fretta
Un bel giorno è diventata la Befana
Chissà perché lo chiedo pure a te
Forse è stata fidanzata
Forse è stata una gran dama
Ma un mattino si è svegliata
Col nasone da Befana
Fu guardandosi allo specchio
Che decise il suo destino
S’infilò in un batter d’occhio
Nella cappa del camino
E aggrappandosi a una stella
Le sottane come vele
Disse: se non sono bella
Sarò dolce come il miele
E da allora gira il mondo
Per cercare nuovi amici
Per far ridere i bambini
E vederli più felici
Comunque la si metta
Questa storia è molto strana
Che fosse bella o brutta
Molto alta o piccoletta
A cavallo o in bicicletta
Un bel giorno è diventata la Befana…
Chissà perché
Chissà chissà perché?
È stata lei la prima
A volare su una scopa
Dal Sudafrica alla Cina
Dalle Americhe all’Europa
Col suo sacco di carbone
Che è lo stesso da cent’anni
Con le mille cose buone
Che regala a tutti quanti
Ma bisogna stare attenti
Ma bisogna fare i bravi
O finisce che altrimenti
Non arrivano i regali
È così che il 6 gennaio
Ci si sveglia e ci si alza
E se non hai fatto un guaio
Trovi i dolci nella calza
Chissà perché
Chissà chissà perchè
Oscar Avogadro
Fonte
…………………………………
Cantata da ” Gianni Morandi”
Trullalà Trullalà Trullalà.
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
con la calza appesa al collo,
col carbone, col ferro e l’ottone.
Sulla scopa per volare.
Lei viene dal mare.
Lei viene dal mare.
E la neve scenderà
sui deserti del Maragià,
dall’Alaska al Canadà.
E partire lei dovrà
e cantando partirà
da ciociara si vestirà,
con il sacco arriverà,
la bufera vincerà.
E cantando trullalà,
la Befana arriverà.
Trulallà Trullalà Trullalà.
Un bambino, grande come un topolino,
si è infilato nel camino,
per guardarla da vicino.
Quando arriva la Befana
senza denti
salta, balla, beve il vino.
Poi di nascosto s’allontana
con la notte appiccicata alla sottana.
E un vento caldo soffierà
sui deserti del Maragià,
dall’Alaska al Canadà.
Solo una stella brillerà
e seguirla lei dovrà,
per volare verso il nord
e la strada è lunga
ma la bufera vincerà.
E cantando Trullalà,
la Befana se ne va.
E cantando Trullalà
Truallalero Trullalà
Trullalà Trullalà Trullalà
Autori: Dossena, Rendine e Viscarelli
La befana di Calzastella
C’era una volta una befana distratta ed un poco inesperta che aveva smarrito la sua scopa.
Non che avesse poca memoria, niente affatto, soltanto era cosi’ indaffarata che quell’anno proprio non trovava piu’ la sua scopa.
L’aveva cercata ovunque: sotto il letto, in soffitta, in cantina.
Il 30 agosto l’aveva portata dal signore che revisionava scope magiche: le era costato una fortuna, in lire naturalmente.
Oltre non ricordava nulla.
Aveva chiesto anche al suo segretario, il gatto Romeo, ma aveva ricevuto in risposta un flebile miagolio mentre si stava dedicando alla sua occupazione preferita: abbuffarsi di dolci e torroncini.
“Farai indigestione uno di questi giorni, golosone che non sei altro!” lo rimprovero’ la vecchina, intenta a consultare alcuni libri nella speranza di trovare qualche rimedio.
Come faccio! Come faccio!
I bambini mi aspettano ed io non ho un mezzo di trasporto adeguato per portare loro i regali.
Rimarranno delusi, vorranno bene solo piu’ a Babbo Natale!
Che guaio, che guaio!”.
Dalla finestra della sua cameretta, Leo aveva seguito tutta la scena con il telescopio ricevuto in dono a Natale e che da giorni era puntato in direzione di Calzastella, il paese della befana.
Essendo un ragazzino molto vispo ed intelligente, decise che la sfortunata andava aiutata ed inizio’ ad inviare messaggi a tutti i suoi amici: “S.O.S. Befana senza scopa, bambini senza calze. Aiutiamola”.
Chi in bicicletta, chi sui pattini, chi addirittura sullo slittino: i bambini risposero tutti all’appello di Leo ed ognuno mise a disposizione di Happy Pifany -cosi’ si chiamava la befana- il proprio mezzo di locomozione, per arrivare in tempo alla festa del 6 gennaio.
Gabbiano, amico fidato e suo consigliere personale, volo’ da lei e le racconto’ cosa stavano facendo i bambini, raccomandandosi di tenersi pronta e di preparare i sacchi con le calze.
“Quanto abbiamo da imparare dai piccoli”, miagolo’ Romeo, intento a bere latte caldo dalla sua ciotola.
Happy si inciprio’ il naso ed indosso’ il suo vestito piu’ bello, le scarpe rosse, il cappello a punta e lo scialle di lana ben stretto sulle spalle: era pronta per l’appuntamento con i suoi adorati bambini, e pure tanto emozionata.
I primi chilometri, tutti in discesa, li percorse in sella ad una bicicletta color amaranto un tantino sgangherata ma si disse che mai si era divertita tanto!
I sacchi con i regali erano stati legati uno all’altro e trascinati da coloratissimi monopattini.
Al passaggio di quella allegra brigata, le persone uscirono dalle proprie case per applaudire e commentare quel grande gesto di bonta’ dei bambini nei confronti di quella simpatica vecchietta.
“Penseranno che la stiamo aiutando perche’ in cambio riceveremo i doni” penso’ Leo all’improvviso.
E mentre decine e decine di visetti sorridenti gridavano i loro “urra'” per la befana, i ragazzi piu’ grandi avevano gia’ in mente un piano per concludere degnamente quella straordinaria giornata.
Giunti nei pressi del campetto da pallone, Leo fece cenno di fermarsi.
La befana si sedette a terra, slacciandosi i pattini con i quali aveva coraggiosamente percorso l’ultimo tratto di strada e, riprendendo fiato, disse: “Non ho parole per dirvi quello che provo in questo istante: il vostro gesto sara’ ricompensato con tanti bei giocattoli!”
E cosi’ dicendo si alzo’ per raggiungere, un po’ traballante, i tanti sacchi che erano stati ammucchiati li’ vicino.
“No, Happy cara, fermati” disse Leo, prendendola per mano.
“Io ed i miei amici abbiamo deciso che questa giornata deve concludersi con un gesto di solidarieta’ nei confronti dei bambini meno fortunati.
Noi tutti abbiamo le case piene di giochi, troppi e a volte inutili, mentre tanti altri bimbi non hanno nulla.
Porteremo loro i tuoi doni, e sara’ cosi’ ogni 6 gennaio.
Regaleremo un sorriso e un po’ di serenita'”.
E cosi’ fecero.
I bambini non solo dimostrarono di essere rispettosi e premurosi nei confronti della befana, che fu nominata nonna di tutti, ma anche
di possedere un cuore grande cosi’.
I grandi impararono che non necessariamente si aiuta il prossimo per avere in cambio qualcosa!
Happy Pifany non trovo’ mai la sua scopa: uno scherzo del destino?
Chi puo’ dirlo.
Sicuramente da quel giorno ebbe tanti amici e non fu mai piu’ sola.
Infatti la sua casa divenne la meta di nonni che accompagnavano i loro nipotini a giocare e a farle visita, sorseggiando il the delle cinque e giocando allegramente a carte.
Da allora il giorno dell’Epifania divenne simbolo di bonta’
e Calzastella il paese della gioia.
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La leggenda della befana
C’era una volta una casetta che sorgeva un po’ discosta dal villaggio. Era una casetta piccola e un po’ malconcia, e ci viveva una vecchina che usciva ogni mattina per fare legna nel bosco. Poi tornava a casa e si sedeva accanto al focolare insieme al suo gattino. Raramente vedeva delle altre persone: nel villaggio aveva la fama di essere una strana vecchina, un po’ maga, e nessuno si spingeva fino a quella casetta isolata, soprattutto in inverno, quando venti gelidi colpivano a raffica le regione.
Una sera, una fredda sera di gennaio, la vecchina (che si chiamava Befana) sentì all’improvviso bussare alla sua porta. Naturalmente si spaventò: chi poteva essere, a quell’ora e con quel tempo? All’inizio non voleva aprire, ma poi la curiosità la vinse. E, quando aprì… oh, meraviglia! Davanti a lei c’erano tre orientali riccamente vestiti, che erano scesi dai loro cammelli per chiederle la strada per Betlemme. La vecchina era stupefatta: perché mai volevano andare a Betlemme? I tre viandanti – sì, proprio loro, i Re Magi! – le raccontarono allora che stavano andando a portare i loro doni al Bambino Gesù e la invitarono a unirsi a loro.
La Befana ci pensò un po’ su, ma… chi se la sentiva di partire con un freddo simile? Così li lasciò andare, dopo aver dato loro le indicazioni che chiedevano.
Poi però si pentì. Aveva commesso un grande errore! Presto, doveva raggiungerli! Così uscì a cavallo della sua scopa (sì, la Befana un po’ maga lo era davvero!) per cercarli e andare con loro a rendere omaggio a Gesù, ma non riuscì più a trovarli. Perciò ebbe un’idea: si fermò in tutte le case, lasciando un dono a ogni bambino, nella speranza che uno di loro fosse Gesù.
E da allora ha continuato, anno dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.
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La befana di Gesù
Anche Gesù, come tutti voi, da piccolo ebbe i suoi doni; anzi dal gesto dei Magi prese l’avvio la festa che per molti anni forse vi è stata più cara e tuttora suscita nei più piccini una struggente attesa.
Anche voi a quell’ età avete aspettato il mattino con trepidazione, e adesso, anche se con minor poesia e ingenuità, amate la festa della Befana per i ricordi piacevoli ad essa legati e per la speranza di ricevere generosi doni dai vostri genitori.
Nel passo evangelico che state per leggere l’interesse è attratto soprattutto dalla perfidia di Erode, dalla fede dei Magi, e dalla novità e dalla naturalezza dei prodigi.
Così una stella solca lentamente il cielo e finalmente si posa sull’umile grotta: un angelo discende dal cielo e invita i Magi a non ripassare presso Erode.
Il linguaggio semplice, limpido e schietto colpisce direttamente il sentimento.
In quel tono incantato e dolce dai suoni ovattati come la voce delle fate, avvertite una perenne freschezza e una commozione spontanea.
Il divino e l’umano, l’arcano e il terrestre trovano una limpida e compiuta espressione in quelle parole che arrivano direttamente al cuore, lo affascinano e lo invadono con la stessa intensità con cui la gioia per i bei doni della Befana esalta i fanciulli.
Nato Gesù a Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco dei Magi,! dall’Oriente, arrivarono a Gerusalemme dicendo: – Dov’è il nato Re dei Giudei? Ché vedemmo la sua stella nell’Oriente e siam venuti per adorar lo. – Sentite tali cose, il re Erode si turbò e con lui tutta Gerusalemme.
E adunati tutti i gran sacerdoti e gli scribi del popolo, ricercava da loro dove fosse per nascere il Cristo. Essi li risposero: « In Betlemme di Giuda; perché così fu scritto dal Profeta.
E tu, Betlemme terra di Giuda, non sei la minima tra i capi di Giuda, poiché da te uscirà il duce che regge il mio popolo d’Israele». Allora Erode, chiamati a sé di nascosto i Magi, s’informò minutamente da loro circa il tempo dell’apparizione della stella, e, mandandoli a Betlemme, disse: Andate e fate diligenti ricerche del fanciullo, e, quando l’abbiate trovato, fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo.
Quelli, udito ciò, si partirono. Ed ecco la stella che avevano visto in Oriente, li precedeva, finché, arrivata sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò.
Vedendo essi la stella, gioirono di grandissima gioia e, entrati nella casa, trovarono il bambino con Maria, sua madre; prostratisi lo adorarono e, aperti i loro tesori, gli offrirono in dono, oro, incenso e mirra.
Avvertiti poi in sogno di non ripassare da Erode, per altra strada tornarono al loro paese.
dal Vangelo di San Matteo –fonte
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La scopa e… la Befana
Quando la Befana di Roma ha finito il suo giro, torna nel paese delle Befane dove, per prima cosa, sgrida sua sorella perché non ha lavato i pavimenti, non ha spolverato i mobili e non è andata dal parrucchiere.
Alla sorella della Befana non va di viaggiare sta sempre in casa a mangiucchiare cioccolatini e a succhiare caramelle all’anice. È più pigra di ventiquattro mucche.
Le due sorelle hanno un negozio di scope.
Lì si servono tutte le Befane del paese.
Le Befane sono migliaia e consumano un monte di scope. Gli affari vanno benone.
Quando le vendite diminuiscono si pensa a lanciare una nuova moda.
La moda della miniscopa, ad esempio, fa furore.
In principio le Befane più anziane protestano.
Poi i cominciano anche loro a fare delle prove di nascosto in casa, con le tende ben tirate.
E un bel giorno escono anche loro con la miniscopa.
Dopo un po’ di tempo le vendite tornano a diminuire.
E allora viene lanciata la moda della maxiscopa: una scopa lunghissima.
Due volte più del necessario.
Il giorno che una Befana giovane giovane, molto graziosa, si fa vedere in giro con la maxiscopa, tutte le altre diventano matte per l’invidia.
L’anno dopo la sorella della Befana inventa la scopa midi e diventa ricca.
Mette su un negozio di aspirapolvere.
E qui cominciano i guai. Perché le Befane viaggiando con l’aspirapolvere, aspirano nuvole, comete, uccellini, paracadutisti, satelliti naturali e artificiali, pipistrelli, professori di latino.
Già, per i viaggi è più pratica la vecchia scopa.
di Gianni Rodari
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La bottega della Befana
Se ci fosse davvero un negozio della Befana lo frugheresti da cima a fondo. Purtroppo il negozio della Befana non esiste, devi aspettare
che i regali arrivano il 6 gennaio consegnati direttamente dalla Befana.
Era la mattina dell’Epifania.
Per tutta la notte la Befana e la sua serva Teresa erano state in giro per tetti e per camini a portare i doni ai clienti. I loro vestiti erano ancora coperti di neve e di ghiaccioli.fffffffffff dddddddddAccendi la stufa – disse la Befana – così ci asciugheremo.
E riponi la scopa: per un annetto buono non ci servirà.
Teresa rimise la scopa nel solito angolo, borbottando.
Sarà bello volare con la scopa. Ma adesso che ci sono fior di aeroplani e di razzi non ne vedo proprio l’utilità.
Intanto il raffreddore me lo sono preso e me lo tengo.
Preparami una buona camomilla – ordinò la Befana, inforcando gli occhiali e sedendosi nella vecchia poltrona di pelle nera davanti alla scrivania.
Cominciò a sfogliare le lettere che aveva trovato nella cassetta della posta, di ritorno dal suo giro.
Ecco qua – borbottò – me l’aspettavo: io sfido la tramontana, io rischio l’osso del collo sulle tegole gelate e loro non sono mai contenti.
Comunque, i giocattoli che avevo in negozio li ho dati via tutti, e oggi bisognerà portarne su degli altri dal magazzino…
Teresa, prepara la chiave del magazzino e la candela.
Vuol lavorare anche oggi che è la sua festa?
Ormai la notte della Befana è passata.
Già, ma alla Befana nuova mancano solamente trecentosessantacinque notti!
Gianni Rodari
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La Befana è una vecchia brutta e gobba, con il naso adunco e il mento aguzzo, vestita di stracci e coperta di fuliggine, perchè entra nelle case attraverso la cappa del camino.
Infatti la notte tra il 5 e il 6 gennaio, mentre tutti dormono infila doni e dolcetti nelle calze dei bambini appese al caminetto.
Ai bambini buoni lascia caramelle e dolcetti, a quelli cattivi lascia pezzi di carbone.
La Befana si festeggia nel giorno dell’Epifania, che di solito chiude le vacanze natalizie.
Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania” che significa “apparizione, manifestazione”.
Avvenne nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio che i Re Magi fecero visita a Gesù per offrirgli oro, incenso e mirra.
Anche la Befana apparve nei cieli, a cavallo della sua scopa, ad elargire doni o carbone, a seconda che i bambini siano stati buoni o cattivi.
Una leggenda spiega la coincidenza così:
una sera di un inverno freddissimo, bussarono alla porticina della casa della Befana tre personaggi elegantemente vestiti: erano i Re Magi che, da molto lontano, si erano messi in cammino per rendere omaggio al bambino Gesù.
Le chiesero dov’era la strada per Betlemme e la vecchietta indicò loro il cammino ma, nonostante le loro insistenze lei non si unì a loro perché aveva troppe faccende da sbrigare.
Dopo che i Re Magi se ne furono andati sentì che aveva sbagliato a rifiutare il loro invito e decise di raggiungerli.
Uscì a cercarli ma non riusciva a trovarli.
Così bussò ad ogni porta lasciando un dono ad ogni bambino nella speranza che uno di loro fosse Gesù.
Così, da allora ha continuato per millenni, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio a cavallo della sua scopa…
LA “VERA” STORIA DELLA BEFANA
In un villaggio, non molto distante da Betlemme, viveva una giovane donna che si chiamava Befana. Non era brutta, anzi, era molto bella e aveva parecchi pretendenti.. Però aveva un pessimo caratteraccio. Era sempre pronta a criticare e a parlare male del prossimo. Cosicché non si era mai sposata, o perché non le andava bene l’uomo che di volta in volta le chiedeva di diventare sua moglie, o perché l’innamorato – dopo averla conosciuta meglio – si ritirava immediatamente.
Era, infatti, molto egoista e fin da piccola non aveva mai aiutato nessuno. Era, inoltre, come ossessionata dalla pulizia. Aveva sempre in mano la scopa, e la usava così rapidamente che sembrava ci volasse sopra. La sua solitudine, man mano che passavano gli anni, la rendeva sempre più acida e cattiva, tanto che in paese avevano cominciato a soprannominarla “la strega”. Lei si arrabbiava moltissimo e diceva un sacco di parolacce. Nessuno in paese ricordava di averla mai vista sorridere. Quando non puliva la casa con la sua scopa di paglia, si sedeva e faceva la calza. Ne faceva a centinaia. Non per qualcuno, naturalmente! Le faceva per se stessa, per calmare i nervi e passare un po’ di tempo visto che nessuno del villaggio veniva mai a trovarla, né lei sarebbe mai andata a trovare nessuno. Era troppo orgogliosa per ammettere di avere bisogno di un po’ di amore ed era troppo egoista per donare un po’ del suo amore a qualcuno. E poi non si fidava di nessuno. Così passarono gli anni e la nostra Befana, a forza di essere cattiva, divenne anche brutta e sempre più odiata da tutti. Più lei si sentiva odiata da tutti, più diventava cattiva e brutta.
Aveva da poco compiuto settant’anni, quando una carovana giunse nel paese dove abitava. C’erano tanti cammelli e tante persone, più persone di quante ce ne fossero nell’intero villaggio. Curiosa com’era vide subito che c’erano tre uomini vestiti sontuosamente e, origliando, seppe che erano dei re. Re Magi, li chiamavano. Venivano dal lontano oriente, e si erano accampati nel villaggio per far riposare i cammelli e passare la notte prima di riprendere il viaggio verso Betlemme. Era la sera prima del 6 gennaio. Borbottando e brontolando come al solito sulla stupidità della gente che viaggia in mezzo al deserto e disturba invece di starsene a casa sua, si era messa a fare la calza quando sentì bussare alla porta. Lo stomaco si strinse e un brivido le corse lungo la schiena. Chi poteva essere? Nessuno aveva mai bussato alla sua porta. Più per curiosità che per altro andò ad aprire. Si trovò davanti uno di quei re. Era molto bello e le fece un gran sorriso, mentre diceva: “Buonasera signora, posso entrare?”. Befana rimase come paralizzata, sorpresa da questa imprevedibile situazione e, non sapendo cosa fare, le scapparono alcune parole dalla bocca prima ancora che potesse ragionare: “Prego, si accomodi”. Il re le chiese gentilmente di poter dormire in casa sua per quella notte e Befana non ebbe né la forza né il coraggio di dirgli di no. Quell’uomo era così educato e gentile con lei che si dimenticò per un attimo del suo caratteraccio, e perfino si offrì di fargli qualcosa da mangiare. Il re le parlò del motivo per cui si erano messi in viaggio. Andavano a trovare il bambino che avrebbe salvato il mondo dall’egoismo e dalla morte. Gli portavano in dono oro, incenso e mirra. “Vuol venire anche lei con noi?”. “Io?!” rispose Befana.. “No, no, non posso”. In realtà poteva ma non voleva. Non si era mai allontanata da casa.
Tuttavia era contenta che il re glielo avesse chiesto. “Vuole che portiamo al Salvatore un dono anche da parte sua?”. Questa poi… Lei regalare qualcosa a qualcuno, per di più sconosciuto. Però le sembrò di fare troppo brutta figura a dire ancora di no. E durante la notte mise una delle sue calze, una sola, dove dormiva il re magio, con un biglietto: “per Gesù”. La mattina, all’alba, finse di essere ancora addormentata e aspettò che il re magio uscisse per riprendere il suo viaggio. Era già troppo in imbarazzo per sostenere un’altra, seppur breve, conversazione.
Passarono trent’anni. Befana ne aveva appena compiuti cento. Era sempre sola, ma non più cattiva. Quella visita inaspettata, la sera prima del sei gennaio, l’aveva profondamente cambiata. Anche la gente del villaggio nel frattempo aveva cominciato a bussare alla sua porta. Dapprima per sapere cosa le avesse detto il re, poi pian piano per aiutarla a fare da mangiare e a pulire casa, visto che lei aveva un tale mal di schiena che quasi non si muoveva più. E a ciascuno che veniva, Befana cominciò a regalare una calza. Erano belle le sue calze, erano fatte bene, erano calde. Befana aveva cominciato anche a sorridere quando ne regalava una, e perciò non era più così brutta, era diventata perfino simpatica.
Nel frattempo dalla Galilea giungevano notizie di un certo Gesù di Nazareth, nato a Betlemme trent’anni prima, che compiva ogni genere di miracoli. Dicevano che era lui il Messia, il Salvatore. Befana capì che si trattava di quel bambino che lei non ebbe il coraggio di andare a trovare.
Ogni notte, al ricordo di quella notte, il suo cuore piangeva di vergogna per il misero dono che aveva fatto portare a Gesù dal re magio: una calza vuota… una calza sola, neanche un paio! Piangeva di rimorso e di pentimento, ma questo pianto la rendeva sempre più amabile e buona.
Poi giunse la notizia che Gesù era stato ucciso e che era risorto dopo tre giorni. Befana aveva allora 103 anni. Pregava e piangeva tutte le notti, chiedendo perdono a Gesù. Desiderava più di ogni altra cosa rimediare in qualche modo al suo egoismo e alla sua cattiveria di un tempo. Desiderava tanto un’altra possibilità ma si rendeva conto che ormai era troppo tardi.
Una notte Gesù risorto le apparve in sogno e le disse: “Coraggio Befana! Io ti perdono. Ti darò vita e salute ancora per molti anni. Il regalo che tu non sei venuta a portarmi quando ero bambino ora lo porterai a tutti i bambini da parte mia. Volerai da ogni capo all’altro della terra sulla tua scopa di paglia e porterai una calza piena di caramelle e di regali ad ogni bambino che a Natale avrà fatto il presepio e che, il sei gennaio, avrà messo i re magi nel presepio. Ma mi raccomando! Che il bambino sia stato anche buono, non egoista… altrimenti gli metterai del carbone dentro la calza sperando che l’anno dopo si comporti da bambino generoso”.
E la Befana fece così e così ancora sta facendo per obbedire a Gesù.
Durante tutto l’anno, piena di indicibile gioia, fa le calze per i bambini… ed il sei gennaio gliele porta piene di caramelle e di doni.
È talmente felice che, anche il carbone, quando lo mette, è diventato dolce e buono da mangiare.
(Don Giampaolo Perugini, parroco della parrocchia di Santa Gemma Galgani)
Stelle dello scorso anno, riciclate per realizzare questo alberello che ci accoglie ,insieme ai due angioletti, ogni mattina.
Non è carino?
Clicca Stella natalizia
Il Salvatore atteso dalle genti è salutato come “Astro sorgente”, la stella che indica la via e guida gli uomini, viandanti tra le oscurità e i pericoli del mondo, verso la salvezza promessa da Dio e realizzata in Gesù Cristo.
Benedetto XVI
La nascita di Gesù da stampare e colorare e magari ricavare un libretto da regalare a Natale.
Semplici disegni per la scuola che ci aiutano a spiegare il significato del Natale e l’ origine di alcune leggende e tradizioni.
La befana sta arrivandoooooooooooooo!
La Madonna è andata al mercato
La Madonna è andata al mercato
ha lasciato Gesù addormentato,
l’ha lasciato all’angelo rosa
che pensa sempre ad ogni cosa.
Tutto ad un tratto si sveglia il bambino,
grida, forse gli cresce un dentino….
L’angelo rosa non sa cosa fare
e gli altri angeli manda a chiamare
la la la la la la
Pronto prontissimo l’angelo lilla
gli da una tazza di camomilla,
l’angelo verde tace e riflette,
forse le fasce son troppo strette,
di corsa arriva poi l’angelo d’oro,
prova a cantar con tutti un bel coro
ma il bimbo strilla a perdifiato,
la Madonna è sempre al mercato
la la la la la
L’angelo bianco con l’alto parlante
va in giro e informa ogni passante,
l’angelo giallo gli fa le smorfiette,
ma il bimbo piange e non la smette,
l’angelo azzurro gli suona il violino,
l’angelo blu gli massaggia il pancino,
ma il bimbo piange è disperato,
la Madonna è sempre al mercato
la la la la la
Torna la Madonna lo guarda ed esclama:
“Il mio bambino ha solo un po’ fame!”.
Volano gli angeli vanno al mercato,
ma quando tornano è già addormentato:
son tutti uguali i bimbi del mondo
frignano, strillano, gridano, piangono,
cadono, s’alzano, ricadono giù
anche se il bimbo si chiama Gesù.
Fonte
L’alfabeto del Natale
Tutti possono cantar l’alfabeto del Natale
Prendo lettere e parole e ne faccio una canzone.
Tutti possono imparar l’alfabeto del Natale
basta un po’ di fantasia, siete pronti allora via.
A come abete,
B come bianco,
C come canto,
D come dono,
E come elfo,
F come fuoco,
G come grotta,
H di happy Christmas,
I come idea per un regalo,
L di luci,
M di magi,
N la neve scende giù lenta,
O come ora della Festa di
Natale.
Tutti possono cantar l’alfabeto del Natale
Prendo lettere e parole e ne faccio una canzone
Tutti possono imparar l’alfabeto del Natale
Basta un po’ di fantasia, siete pronti allora via.
P come paglia e palle di neve,
Q come questa notte speciale,
R di renna,
S di stella,
T è il torrone dolce buono che sapore,
U come uno il bimbo che nasce,
V come vischio di buon augurio,
Z zampogne sento suonare
è l’alfabeto della Festa di Natale
Tutti possono cantare l’alfabeto del Natale
Prendo lettere e parole e ne faccio una canzone
Tutti possono imparare l’alfabeto del Natale
Basta un po’ di fantasia, siete pronti allora via.
Batti le ali
Una scala verso il cielo
questa musica sarà
giù dal mondo fino in cima
all’universo arriverà
Una festa, un’emozione,
tra gli amici in compagnia
per cantare tutti insieme
cielo e terra in sintonia.
Rit.
Se sei un bambino
batti le mani
Se sei un angelo batti le ali.
Batti le ali e canta con me:
è la festa più bella che c’è.
Batti le mani e sorridi anche tu:
è Natale, è nato Gesù.
Batti le ali e canta con me:
è la festa più bella che c’è.
Batti le mani e sorridi anche tu:
è Natale, è nato Gesù.
Per la pace, per l’amore
un accordo nascerà
e puntando dritto al cuore
la speranza chiamerà.
Una nota dopo l’altra,
mille voci in armonia
per volare tra le stelle
sopra questa melodia.
Rit.
Se sei un bambino
batti le mani
Se tu sei un angelo batti le ali.
Batti le ali e canta con me:
è la festa più bella che c’è.
Batti le mani e sorridi anche tu:
è Natale, è nato Gesù.
Batti le ali e canta con me:
è la festa più bella che c’è.
Batti le mani e sorridi anche tu:
è Natale, è nato Gesù.
E’ Natale, è nato Gesù.
E’ nato Gesù. E’ nato Gesù.
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Filastrocca di Natale
C’è un bambino un po’ impaurito
che non dorme e succhia un dito:
guarda il buio tutto intorno,
sta nel letto e aspetta il giorno.
Ma una stella luminosa
vede il bimbo che riposa:
la sua luce nella stanza
sul cuscino salta e danza.
Venite, Din Don Dan
campane Din Don Dan
vicine, Din Don Dan
lontane, Din Don Dan:
“Allegre suoniamo,
Natale annunciamo!”
Din Don Din Don
Din Don Dan
«Se la notte è fredda e scura,
non avere più paura,
una storia ti racconto!»
«Parla pure, sono pronto.»
«C’è una piccola capanna:
dentro un bimbo fa la nanna,
poi c’è un bue, un asinello…
quel bambino è proprio bello!»
RIT.
«Il papà gli sta vicino,
sta guardando il suo bambino.
La sua mamma gli fa festa,
lo accarezza sulla testa.
Quel bambino appena nato
pace e amore ci ha portato,
così tutti sulla Terra
più non vogliono la guerra!»
RIT.
«Questa storia un po’ speciale
è la storia di Natale.
Ora dormi, bimbo mio,
così dormo un poco anch’io!»
«Questa storia è proprio bella,
grazie tante amica stella!»
Con la testa sul cuscino
si addormenta ogni bambino.
——————
Ginge Rock
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock,
jingle bell swing and jingle bell ring.
Cantate tutti, cantate con me
e risplenderà il sole.
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock,
jingle bell swing and jingle bell ring.
Tornar bambino ognuno potrà
se cantar saprà.
Hippi hippi ye, hippi hippi ya!
Oh che felicità.
Lo dovrà saper
tutto il mondo che
cantare è bello ad ogni età!
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock,
jingle around the clock.
Con un ritmo ed una frase d’amor
torna giovane il cuor!
Hippi hippi ye, hippi hippi ya!
Oh che felicità.
Lo dovrà saper
tutto il mondo che
cantare è bello ad ogni età,
ad ogni età!
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock,
jingle bell swing and jingle bell ring.
Cantate tutti, cantate con me
e risplenderà il sole.
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock,
jingle around the clock.
Con un ritmo ed una frase d’amor
torna giovane, torna giovane,
torna giovane il cuor!
Torna giovane il cuor!
Girotondo ballerino
GIRO, GIROTONDO E’ NATALE,
GIRO, GIROTONDO MENO MALE,
GIRO, GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO.
Din don, din don è Natale
Din don, din don vi voglio bene,
Natale in tutto il mondo,
per mano un girotondo,
Natale per te e per me.
GIRO,GIROTONDO E’ NATALE,
GIRO, GIROTONDO MENO MALE
GIRO, GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO.
Din don, din don c’è una grotta,
din don, din don una stellina,
e là sull’alberello
si accendono le luci
che brillano nel cielo blu.
GIRO, GIROTONDO E’ NATALE,
GIRO,GIROTONDO MENO MALE
GIRO,GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO.
Din don, din don c’è un bambino
din don, din don tanti doni,
è un giorno felice,
il giorno più bello,
stiamo insieme io e te.
GIRO, GIROTONDO E’ NATALE
GIRO, GIROTONDO MENO MALE
GIRO,GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO.
Din don, din don è Natale
din don, din don meno male,
danziamo tutti insieme,
prendiamoci per mano
Buon Natale a te.
Ascolta
I Re Magi
Testo di Giosy Cento
Su nel cielo è mezzanotte,
una stella è apparsa già.
I re magi stan vegliando:
cosa mai succederà?
Dall’Oriente all’Occidente
si domandano: Chissà?
Forse è nato un re, un signore,
dai, andiamolo a cercar.
Ora svegliano i cammelli
ed in sella sono già.
Le bisacce sono piene
di tesori e di bontà.
Quella stella su nel cielo
dove mai li porterà?
Il cammino è nel deserto,
ma nessuno li fermerà.
Vanno, vanno i re magi
a cercare il nuovo re:
troveranno in una grotta
veramente il re dei re.
Vanno, vanno i re magi
a cercare il nuovo re:
troveranno in una grotta
veramente il re dei re.
Ecco là, Gerusalemme
e la stella non c’è più.
Per le strade indifferente
tanta gente se ne va.
Ora fermano una donna,
ma nessuno niente sa.
Forse il re saprà qualcosa,
alla reggia tutti andiam.
C’era un re molto cattivo
che di tutto s’informò.
Invidioso per il fatto
tanto in giro li mandò.
Poi di notte a molte mamme
i bambini ammazzò,
ma il bambino nella grotta
mai quel re più non trovò.
Vanno, vanno i re magi…
I re magi, forse stanchi,
se ne vanno a riposar.
Cercano nella campagna,
una grotta han visto già.
C’è di nuovo quella stella,
essi corrono fin là:
quella luce del Signore
li ha portati fino a lui.
S’inginocchiano tremanti,
danno un bacio a quel bambino.
La Madonna non capisce,
san Giuseppe meno ancora.
Tutti i re del mondo intero,
lì verranno da Gesù:
quel bambino appena nato
tutto il mondo salverà.
Vanno, vanno i re magi.
E’ la notte di Natale
Enrico Turetta e piccolo coro Le Bretelle
Ferma la città, si ferma anche l’umanità
Qualcosa di stupendo sta accadendo qua.
Sembra tutto uguale, ma nell’aria c’è qualcosa
che di gioia mi fa voglia di cantar
un bimbo è qui, in mezzo a noi….
È la Notte di Natale
tutto il mondo resta a guardare,
è la notte di Natale
è gioia anche per te
Chi non vuol sapere,
c’è anche chi non vuol vedere
E dice: “nulla mai tra noi migliorerà;
tutto resta uguale, ma perché dovrei cambiare?”
questa notte in pace tutto muterà
un bimbo è qui, in mezzo a noi….
Albero di Natale
S’accendono e brillano
gli alberi di Natale.
S’accendono e radunano
grandi e piccini intorno.
I rami si trasformano
con bacche rosse e fili d’or.
Risplendono e sfavillano
gli alberi di Natale.
Fra i canti degli arcangeli
ritorna il bambinello,
riposa nel presepio e
lo scalda l’asinello.
I rami verdi toccano
la capannina di carton
e l’albero illumina
la culla del Signore.
S’innalzano, risuonano
i canti di Natale,
ricordano agli uomini:
giustizia, pace e amore.
La loro dolce musica
giunge fra tutti i popoli.
Ripete ancor agli uomini:
giustizia, pace, amore.
http://www.wikitesti.com/L%27albero_di_Natale
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Oggi è festa con te
Rit. Alleluia, alleluia, oggi è festa con Te Gesù.
Tu sei con noi, gioia ci dai, alleluia, alleuia.
Nella tua casa siamo venuti per incontrarti.
A Te cantiamo la nostra lode, gloria al tuo nome. Rit.
Il pane vivo che ci hai promesso dona la vita.
A Te cantiamo la nostra lode, gloria al tuo nome. Rit.
Tu sei l´amico che ci accompagna lungo il cammino.
A Te cantiamo la nostra lode, gloria al tuo nome. Rit.
Rit. Alleluia, alleluia, oggi è festa con Te Gesù.
Tu sei con noi, gioia ci dai, alleluia, alleuia.
Alleluia, alleluia.
Gloria a Te Signore
Gloria a Te Signore che ci vuoi bene.
per chi una casa non ce l’ha,per chi ha lasciato l’Africa lontana
e cerca un po’ di solidarietà,
per chi non sa riempire questa vita
con l’amore e i fiori del perdono,
per chi crede che sia finita,
per chi ha paura del mondo che c’è
e più non crede nell’uomo.
Gesù ti prego ancora:
vieni a illuminare i nostri cuori soli,
a dare un senso a questi giorni duri,
a camminare insieme a noi.
Vieni a colorare il cielo di ogni giorno,
a fare il vento più felice intorno,
ad aiutare chi non ce la fa…
Caro Gesù ti scrivo perché non ne posso più
di quelli che sanno tutto
e in questo tutto non ci sei tu,
perché voglio che ci sia più amore
per quei fratelli che non hanno niente,
e che la pace,
come il grano al sole,
cresca e poi diventi pane d’oro
di tutta la gente.
Gesù ti prego ancora:
vieni a illuminare i nostri cuori soli,
a dare un senso ai giorni vuoti e amari,
a camminare insieme a noi.
Vieni a colorare il cielo di ogni giorno,
a fare il vento più felice intorno,
ad aiutare chi non ce la fa…
Signore vieni! Signore vieni!
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Canzone: BIANCO NATALE
Buon Natale a tutto il mondo
Dicembre
odore di castagne per le strade
eheheh
Fa freddo e il vento va dicendo nei camini
almeno questa notte
dimentichiamo il male
Buon natale a tutto il mondo
che stanotte veglierà
Buon natale
sotto la neve
ogni casa risplenderà
Se a te nessuno
stanotte vicino sarà
da te la mia voce verrà
Buon natale a tutto il mondo
Buon natale con tutto il cuore
Se a te nessuno
stanotte vicino sarà
da te la mia voce verrà
Buon natale a tutto il mondo
Buon natale con tutto il cuore
Buon natale a tutto il mondo
Irene grandi Ascolta
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Tu scendi dalle stelle o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar.
O Dio beato!
Ah! Quanto ti costo’ l’avermi amato.
Ah! Quanto ti costo’ l’avermi amato. A te che sei del mondo il Creatore,
mancano i panni e il fuoco, o mio Signore.
Mancano i panni e il fuoco, o mio Signore.
Caro eletto pargoletto, quanta questa poverta’
piu’ mi innamora, giacche’ ti fece amor povero ancora.
Giacche’ ti fece amor povero ancora. Tu lasci del tuo Padre il divin seno,
per venire a tremar su questo fieno;
per venire a tremar su questo fieno.
Caro eletto del mio petto, dove amor ti trasporto’!
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Venite Fedeli, l’angelo ci invita, venite, venite a Betlemme.
Nasce per noi Cristo Salvatore.
Venite adoriamo, venite adoriamo, venite adoriamo il Signore Gesu’.
La luce del mondo brilla in una grotta; la fede di guida a Betlemme.
La notte resplende, tutto il mondo attende: seguiamo i pastori a Betlemme.
Il Figlio di Dio, Re dell’universo, si e’ fatto Bambino a Betlemme.
“sia gloria nei cieli, pace sulla terra”, un angelo annunzia a Betlemme.
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Jingle bells
Dashing through the snow In a one-horse open sleigh
Through the fields we go Laughing all the way.
Bells on bob-tail ring Making spirits bright
What fun it is to ride and sing A sleighing song tonight.
chorus: Jingle bells, jingle bells Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride In a one-horse open sleigh,
O Jingle bells, jingle bells Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride In a one-horse open sleigh.
A day or two ago I thought I’d take a ride
And soon Miss Fanny Bright Was seated by my side;
The horse was lean and lank Misfortune seemed his lot,
We ran into a drifted bank And there we got upsot.
A day or two ago The story I must tell
I went out on the snow And on my back I fell;
A gent was riding by In a one-horse open sleigh
He laughed at me as I there sprawling laid But quickly drove away.
Now the ground is white, Go it while you’re young,
Take the girls along And sing this sleighing song.
Just bet a bob-tailed bay, Two-forty as his speed,
Hitch him to an open sleigh and crack! You’ll take the lead.
Jingle Bells
Jingle Bells
La slitta andrà
per il mondo ad annunciar
ch’e’ la notte di Natal.
Jingle Bells
Jingle Bells
Lui si fermerà
dai bambini poveri
e i suoi doni lascerà
se guardi un po’ lassù
il cielo è tutto blu:
le stelle sono ormai
lucenti più che mai.
Che festa di color,
che gioia in tutti i cuor,
si sente già nell’aria ch’è
la notte di Natal
RIT.
Jingle Bells
Jingle Bells
Con la slitta andrà
per il mondo ad annunciar
ch’è la notte di Natal.
Jingle Bells
Jingle Bells
Lui si fermerà
dai bambini poveri
e i suoi doni lascerà
la renna al polo nord
scampanellando va,
le strenne porterà
a tutti i bimbi buoni
e dalle alpi al mar
i bimbi di quaggiù
aspetteranno i doni
che regala il buon Gesù.
RIT.
Jingle Bells
Jingle Bells
Il Natale tornerà
Tutti buoni renderà!
Jingle Bells,
Jingle Bells
Che felicità
oggi è nato il buon Gesù
e la neve scende giù.
RIT.
Jingle Bells,
Jingle Bells
Con la slitta andrà
per il mondo ad annunciar
ch’è la notte di Natal.
Jingle Bells
Jingle Bells
Lui si fermerà
dai bambini poveri
e i suoi doni lascerà.
Com’è bello andar
sulla slitta insieme a te
in quest’atmosfera
dolce di Natal.
Suonano così
le campane che
ci fan cantare in coro
buona notte, Buon Natal.
Tin tin tin, tin tin tin
tintinnate ancor
campanelle della slitta
che scivolando va.
Don don don don don don
dondola con te
la campanella della chiesa
la notte di Natal
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NINNA NANNA
Ninna nanna mio ben, riposa seren
un angiol del ciel, ti vegli fedel.
Una santa vision faccia il core estasiar
una dolce canzon, possa i sogni cullar.
Buona notte piccin, riposa carin
riposa tranquil, bambino gentil.
Quando l’alba verrà, sorgerai dal lettin
se il Signor lo vorrà, sorgerai o bambin.
Buona notte piccin, riposa carin
riposa tranquil, bambino gentil.
Quando l’alba verrà, sorgerai al lettin
se il Signor lo vorrà, sorgerai dal lettin.
Quando l’alba verrà, sorgerai dal lettin
se il Signor lo vorrà, sorgerai dal lettin.
————————————–
Tre liete pastorelle
Siam tre liete pastorelle:
sulla riva d’un ruscello
guardavam le pecorelle, la la la la la!
una luce ci abbagliò. la la la la la!Era un angelo di Dio,
più lucente di una stella,
che lodava il Signore: la la la la la!
Oggi è nato il Salvator! la la la la la!Tutte insieme andammo liete
a vedere il nato Re:
lo trovammo in una stalla la la la la la!
tra le braccia di Maria. la la la la la!Un Bambino così bello
mai si vide sulla terra:
O Gesù nostro Signore la la la la la!
ti doniamo il nostro cuori la la la la la!
A NATALE PUOI
A Natale puoi
fare quello che non puoi fare mai:
riprendere a giocare,
riprendere a sognare,
riprendere quel tempo
che rincorrevi tanto.
È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi:
a Natale puoi.
A Natale puoi
dire ciò che non riesci a dire mai:
che bello è stare insieme,
che sembra di volare,
che voglia di gridare
quanto ti voglio bene.
È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi:
a Natale puoi.
È Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi:
a Natale puoi.
Luce blu,
c’è qualcosa dentro l’anima che brilla di più:
è la voglia che hai d’amore,
che non c’è solo a Natale,
che ogni giorno crescerà,
se lo vuoi.
—————————————
A Natale puoi.
È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e da Natale puoi fidarti di più.
A Natale puoi
puoi fidarti di più.
A Natale puoi.
——————————————-
La stella di Natale di Canti di Natale
Mi son vestita
di tanti fili d’oro
per brillare
nel cielo quando è notte.
Ho deciso di andare per il mondo
per vedere
ed ascoltare
per capire
ed esplorare.
Ho viaggiato a lungo senza sosta
anche di giorno
quando il sole brilla
e così
sono andata per il mondo
per vedere
ed ascoltare
per capire
ed esplorare.
Rosalbacorallo
………………………………………………………………………………….
Canto: A NATALE PUOI (spot Bauli)
A Natale puoi
fare quello che non puoi fare mai:
riprendere a giocare,
riprendere a sognare,
riprendere quel tempo
che rincorrevi tanto.
È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi: a Natale puoi.
A Natale puoi
dire ciò che non riesci a dire mai:
che bello è stare insieme,
che sembra di volare,
che hai voglia di gridare
quanto ti voglio bene.
È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi: a Natale puoi.
È Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi: a Natale puoi.
Luce blu,
c’è qualcosa dentro l’anima che brilla di più:
è la voglia che è l’amore,
che non c’è solo a Natale,
che ogni giorno crescerà,
se lo vuoi. A Natale puoi.
È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e da Natale puoi fidarti di più.
A Natale puoi , puoi fidarti di più.
A Natale puoi.
Spot Bauli
Alicia
Roberta Bonanno – 2010 A Natale puoi – Regalo abbracci
—————————————————-
Babbo robot
Il mondo cambia e va,
Natale non si sa
se resta come un fa.
Qualcuno pensa già
a grosse novità,
sicuramente arriverà
un enorme computer che elaborerà
qualche cosa che il mondo parlare farà:
al post di Babbo Natale quest’ anno verrà
(Rit.)
Babbo Robot
senza baffi nè barba, però,
con un suo fascino, un suo non so che,
credo che piaccia anche a te.
Babbo Robot
Quando si accende lui sembra un falò,
scariche elettriche in alto lassù,
tra cento lampi nel blu.
La slitta non ce l’ ha,
che cosa se ne fa,
lui vola come Superman.
E quando arriverà
sopra mille città,
qualcuno forse penserà
a quel caro vecchietto che piace di più
e che forse nel cambio ci perdi anche tu,
e che Babbo Natale è più giusto
lasciarlo com’ è
( Rit.)
(C. Scotti Galletta-F. Zulian)
…………………………………………………
Astro del ciel
Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!
Tu che i Vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!
Tu di stirpe regale decor, Tu virgineo, mistico fior,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!
Tu disceso a scontare l’error, Tu sol nato a parlare d’amor,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
……………………………………………….
Quanno nascette Ninno
Quanno nascette Ninno a Bettlemme
Era nott’e pareva miezo juorno.
Maje le Stelle – lustre e belle Se vedetteno accossí:
E a cchiù lucente
Jett’a chiammà li Magge all’Uriente.
De pressa se scetajeno l’aucielle
Cantanno de na forma tutta nova:
Pe ‘nsí agrille – co li strille,
E zombanno a ccà e a llà;
È nato, è nato,
Decevano, lo Dio, che nc’à criato.
Co tutto ch’era vierno, Ninno bello,
Nascetteno a migliara rose e sciure.
Pe ‘nsí o ffieno sicco e tuosto
Che fuje puosto – sott’a Te,
Se ‘nfigliulette,
E de frunnelle e sciure se vestette.
A no paese che se chiamma Ngadde,
Sciurettero le bigne e ascette l’uva.
Ninno mio sapuritiello,
Rappusciello – d’uva -sì Tu;
Ca tutt’amore
Faje doce a vocca, e po ‘mbriache o core.
No ‘nc’erano nnemmice pe la terra,
La pecora pasceva co lione;
Co’ o caprette – se vedette
O liupardo pazzeà;
L’urzo e o vitiello
E co’ lo lupo ‘npace o pecoriello.
Se rrevotaje nsomma tutt’o Munno,
Lu cielo, a terra, o mare, e tutt’i gente.
Chi dormeva – se senteva
‘Npiett’o core pazzeà
Pe la priezza;
E se sonnava pace e contentezza.
Guardavano le ppecore i Pasturi,
E n’Angelo sbrannente cchiù d’o sole
Comparette – e le dicette:
No ve spaventate no;
Contento e riso
La terra è arreventata Paraviso.
A buie è nato ogge a Bettalemme
Du Munno l’aspettato Sarvatore.
Dint’i panni o trovarrite,
Nu potite – maje sgarrà,
Arravugliato,
E dinto a lo Presebbio curcato.
A meliune l’Angiule calate
Co chiste se mettetten’a cantare:
Gloria a Dio, pace’n terra,
Nu cchiù guerra – è nato già
Lo Rre d’amore,
Che dà priezza e pace a ogni core.
Sbatteva o core mpietto a ssi Pasture;
E l’uno ‘nfaccia all’auto diceva:
Che tardammo? – Priesto, jammo,
Ca mme sento scevolí
Pe lo golfo
Che tengo de vedè sso Ninno Dio.
Zombanno, comm’a ciereve ferute,
Correttero i Pasture a la Capanna;
Là trovajeno Maria
Co Giuseppe e a Gioja mia;
E ‘n chillo Viso
Provajeno no muorzo e Paraviso.
Restajeno ‘ncantate e boccapierte
Pe tanto tiempo senza dì parola;
Po jettanno – lacremanno
Nu suspiro pe sfocà,
Da dint’o core
Cacciajeno a migliara atte d’amore.
Co a scusa de donare li presiente
Se jetteno azzeccanno chiano chiano.
Ninno no li refiutaje,
L’azzettaje – comm’a ddí,
Ca lle mettette
Le Mmane ‘n capo e li benedicette.
Piglianno confedenzia a poco a poco,
Era nott’e pareva miezo juorno.
Maje le Stelle – lustre e belle Se vedetteno accossí:
E a cchiù lucente
Jett’a chiammà li Magge all’Uriente.
De pressa se scetajeno l’aucielle
Cantanno de na forma tutta nova:
Pe ‘nsí agrille – co li strille,
E zombanno a ccà e a llà;
È nato, è nato,
Decevano, lo Dio, che nc’à criato.
Co tutto ch’era vierno, Ninno bello,
Nascetteno a migliara rose e sciure.
Pe ‘nsí o ffieno sicco e tuosto
Che fuje puosto – sott’a Te,
Se ‘nfigliulette,
E de frunnelle e sciure se vestette.
A no paese che se chiamma Ngadde,
Sciurettero le bigne e ascette l’uva.
Ninno mio sapuritiello,
Rappusciello – d’uva -sì Tu;
Ca tutt’amore
Faje doce a vocca, e po ‘mbriache o core.
No ‘nc’erano nnemmice pe la terra,
La pecora pasceva co lione;
Co’ o caprette – se vedette
O liupardo pazzeà;
L’urzo e o vitiello
E co’ lo lupo ‘npace o pecoriello.
Se rrevotaje nsomma tutt’o Munno,
Lu cielo, a terra, o mare, e tutt’i gente.
Chi dormeva – se senteva
‘Npiett’o core pazzeà
Pe la priezza;
E se sonnava pace e contentezza.
Guardavano le ppecore i Pasturi,
E n’Angelo sbrannente cchiù d’o sole
Comparette – e le dicette:
No ve spaventate no;
Contento e riso
La terra è arreventata Paraviso.
A buie è nato ogge a Bettalemme
Du Munno l’aspettato Sarvatore.
Dint’i panni o trovarrite,
Nu potite – maje sgarrà,
Arravugliato,
E dinto a lo Presebbio curcato.
A meliune l’Angiule calate
Co chiste se mettetten’a cantare:
Gloria a Dio, pace’n terra,
Nu cchiù guerra – è nato già
Lo Rre d’amore,
Che dà priezza e pace a ogni core.
Sbatteva o core mpietto a ssi Pasture;
E l’uno ‘nfaccia all’auto diceva:
Che tardammo? – Priesto, jammo,
Ca mme sento scevolí
Pe lo golfo
Che tengo de vedè sso Ninno Dio.
Zombanno, comm’a ciereve ferute,
Correttero i Pasture a la Capanna;
Là trovajeno Maria
Co Giuseppe e a Gioja mia;
E ‘n chillo Viso
Provajeno no muorzo e Paraviso.
Restajeno ‘ncantate e boccapierte
Pe tanto tiempo senza dì parola;
Po jettanno – lacremanno
Nu suspiro pe sfocà,
Da dint’o core
Cacciajeno a migliara atte d’amore.
Co a scusa de donare li presiente
Se jetteno azzeccanno chiano chiano.
Ninno no li refiutaje,
L’azzettaje – comm’a ddí,
Ca lle mettette
Le Mmane ‘n capo e li benedicette.
Piglianno confedenzia a poco a poco,
Cercajeno licenzia a la Mamma:
Se mangiajeno li Pedille
Coi vasille – mprimmo, e po
Chelle Manelle,
All’urtemo lo Musso e i Mascarielle.
Po assieme se mettetteno a sonare
E a cantà cu l’Angiule e Maria,
Co na voce – ccossí doce,
Che Gesù facette: ah aah…
E po chiudette
Chill’uocchie aggraziate e s’addormette.
La ninna che cantajeno mme pare
Ch’avette a esse chesta che mò dico.
Ma nfrattanto – o la canto,
Mmacenateve de stà
Co li Pasture
Vecíno a Ninno bello vuje pure.
“Viene suonno da lo Cielo,
Vien’e adduorme sso Nennillo;
Pe pietà, ca è peccerillo,
Viene suonno e non tardà.
Gioia bella de sto core,
Vorria suonno arreventare,
Doce, doce pe te fare
Ss’uocchie bell’addormentà.
Ma si Tu p’esser’amato
Te si fatto Bammeniello,
Sulo amore è o sonnariello
Che dormire te po fa.
Ment’è chesto può fa nonna,
Pe Te st’arma è arza e bona.
T’amo, t’a… Uh sta canzona
Già t’ha fatto addobeà!
T’amo Dio – Bello mio,
T’amo Gíoja, t’amo, t’a…
Cantanno po e sonanno li Pasture
Tornajeno a le mantre nata vota:
Ma che buò ca cchiù arrecietto
Non trovajeno int’a lu pietto:
A o caro Bene
Facevan’ ogni poco ò va e biene.
Lo ‘nfierno sulamente e i peccature
Ncocciuse comm’a isso e ostinate
Se mettetteno appaura,
Pecchè a scura – vonno stà
Li spurtegliune,
Fujenno da lo sole li briccune.
Io pure songo niro peccatore,
Ma non boglio esse cuoccio e ostinato.
Io non boglio cchiù peccare,
Voglio amare – voglio stà
Co Ninno bello
Comme nce sta lo voje e l’aseniello.
Nennillo mio, Tu si sole d’amore,
Faje luce e scarfe pure o peccatore
Quanno è tutto – niro e brutto
Comm’a pece, tanno cchiù
Lo tiene mente,
E o faje arreventà bello e sbrannente.
Ma Tu mme diciarraje ca chiagniste,
Acciò chiíagnesse pure o peccatore.
Agg o tuorto – haje fosse muorto
N’ora primmo de peccà!
Tu m’aje amato,
E io pe paga t’aggio maltrattato!
A buje, uocchie mieje, doje fontane
Avrite a fa de lagreme chiagnenno
Pe llavare – pe’ scarfare
Li pedilli di Giesù;
Chi sa pracato
Decesse: via, ca t’aggio perdonato.
Viato me si agqio sta fortuna!
Che maje pozzo cchiù desiderare?
O Maria – Speranza mia,
Ment’io chiango, prega Tu:
Penza ca pure
Si fatta Mamma de li peccature
———————————————
Mo’ vene Natale
Renato Carosone
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mamma, mamma e damme n’a mano
ca doppo dimane fernesce `a semmana
e nun saccio che fa e nun saccio che fa.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mamma, mamma e damme n’a mano
ca doppo dimane fernesce `a semmana
e nun saccio che fa e nun saccio che fa.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mamma, mamma e damme n’a mano
ca doppo dimane fernesce `a semmana
e nun saccio che fa e nun saccio che fa.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’.
E me vaco a cucca’, e me vaco a cucca’.
cucca’ cucca’ cucca’ cucca’.
Testo
……………………………….
Girotondo di Natale gira gira
Gira gira sempre in tondo e cadi giù (2 volte)
Un giro intorno al pino
Gira giro tondo
Intorno ai regalini
Gira assai giocondo
Cade giù la neve
Cade fina fina
Gira come piuma
È una trottolina
Girotondo di Natale gira gira
Gira gira sempre in tondo e cadi giù (2 volte)
Nell’aria poi si sente
Un suono niente male
Giran le campane
Dicono è Natale
Girano i bambini
Cantando girotondo
E fanno tanti auguri
Auguri a tutto il mondo
Girotondo di Natale gira gira
ai vigliacchi non pensare gira gira
Buon Natale a tutto il mondo gira gira
Gira gira sempre in tondo e cadi giù.
Girotondo di Natale gira gira
Gira gira sempre in tondo e cadi giù (2 volte)
…………………………………..
GIROTONDO DI NATALE
GIRO, GIROTONDO E’ NATALE,
GIRO, GIROTONDO MENO MALE,
GIRO, GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO .
Din don, din don è Natale
Din don, din don vi voglio bene,
Natale in tutto il mondo,
per mano un girotondo,
Natale per te e per me.
GIRO,GIROTONDO E’ NATALE,
GIRO, GIROTONDO MENO MALE GIRO,
GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO.
Din don, din don c’è una grotta,
din don, din don una stella,
e là sull’ alberello si accendono le luci
che brillano nel cielo blu.
GIRO, GIROTONDO E’ NATALE,
GIRO,GIROTONDO MENO MALE GIRO,
GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO.
Din don, din don c’è un bambino
din don, din don tanti doni,
è un giorno felice, il giorno più bello,
stiamo insieme io e te.
GIRO, GIROTONDO E’ NATALE GIRO,
GIROTONDO MENO MALE GIRO,
GIROTONDO BALLERINO,
GIROTONDO UN PO’ BAMBINO.
Din don, din don è Natale din don,
din don meno male,
danziamo tutti insieme,
prendiamoci per mano Buon Natale a te.
La Madonna è andata al mercato
La Madonna è andata al mercato
ha lasciato Gesù addormentato,
l’ha lasciato all’angelo rosa
che pensa sempre ad ogni cosa.
Tutto ad un tratto si sveglia il bambino,
grida, forse gli cresce un dentino….
L’angelo rosa non sa cosa fare
e gli altri angeli manda a chiamare
la la la la la la
Pronto prontissimo l’angelo lilla
gli da una tazza di camomilla,
l’angelo verde tace e riflette,
forse le fasce son troppo strette,
di corsa arriva poi l’angelo d’oro,
prova a cantar con tutti un bel coro
ma il bimbo strilla a perdifiato,
la Madonna è sempre al mercato
la la la la la
L’angelo bianco con l’alto parlante
va in giro e informa ogni passante,
l’angelo giallo gli fa le smorfiette,
ma il bimbo piange e non la smette,
l’angelo azzurro gli suona il violino,
l’angelo blu gli massaggia il pancino,
ma il bimbo piange è disperato,
la Madonna è sempre al mercato
la la la la la
Torna la Madonna lo guarda ed esclama:
“Il mio bambino ha solo un po’ fame!”.
Volano gli angeli vanno al mercato,
ma quando tornano è già addormentato:
son tutti uguali i bimbi del mondo
frignano, strillano, gridano, piangono,
cadono, s’alzano, ricadono giù
anche se il bimbo si chiama Gesù.
dal web
…………..
Bambino di pace
[Rit.] Che grande festa, che grande mistero,
oggi è Natale, Natale davvero.
E’ nato Gesù, 11 nostro Signore
portando la pace, donando il suo amore.
1. Bambino di pace,
Bambino che piace,
per tutti sei nato
perché ci hai amato.
Con il tuo calore
riscaldi ogni cuore.
Sei luce splendente
per tutta la gente.
[Rit.] Che grande festa, che grande mistero,
oggi è Natale, Natale davvero.
E’ nato Gesù, 11 nostro Signore
portando la pace, donando il suo amore.
2. Bambino di pace,
bambino vivace;
l’amore giocondo
tu porti nel mondo.
Ci guardi e ci inviti
ad essere uniti;
fratelli felici
e tutti più amici.
[Rit.] Che grande festa, che grande mistero,
oggi è Natale, Natale davvero.
E’ nato Gesù, 11 nostro Signore
portando la pace, donando il suo amore.
3. Bambino di pace,
bambino capace
di dare valore
ad ogni dolore.
Sei bimbo speciale,
per questo il Natale
è gioia d’amore
e pace nel cuore.
[Rit.] Che grande festa, che grande mistero,
oggi è Natale, Natale davvero.
E’ nato Gesù, 11 nostro Signore
portando la pace, donando il suo amore.
È nato Gesù, il nostro Signore
portando la pace, donando il suo amore.
Livia Sabatti – Annarosa Preti
……………………………
L’attesa
Da tanto tempo l’hanno aspettato;
anche i profeti l’hanno annunciato:
un bimbo nasce in Israele,
sarà chiamato l’Emmanuele
Noi attendiamo il Re divino
noi ti aspettiamo Gesù Bambino.
Noi attendiamo il Re divino;
no, non tardare, Gesù Bambino.
L’hanno aspettato tutte le genti,
grandi, piccini, anche i potenti.
Maria l’ha accolto lì nel suo cuore
donando a tutti il Salvatore.
Noi attendiamo il Re divino
noi ti aspettiamo Gesù Bambino.
Noi attendiamo il Re divino;
no, non tardare, Gesù Bambino.
Per tutti quanti sanno aspettare,
questo bambino vuole tornare.
Torna ogni anno e in ogni cuore
lui porta pace e tanto amore.
Noi attendiamo il Re divino
noi ti aspettiamo Gesù Bambino.
Noi attendiamo il Re divino;
no, non tardare, Gesù Bambino.
No, non tardare, Gesù Bambino.
No, non tardare, Gesù Bambino.
Lo scriverò nel vento
Col Rosa del tramonto
Di questa mia città
Che voglio bene al mondo
E a tutto il mondo il vento
So che lo porterà
Lo soffierà sul mare
Per farlo navigare
Fin dove arriverà
Lo leggera la gente
Di un altro continente
E mi risponderà
Saremo tutti amici
Saremo mille voci
Un coro che cantando cancellerà
Le lingue, le distanze
Non conterenna niente
E questo mondo, che mondo sarà!
Così sarà
Così sarà
Lo scriverò nel vento
Col Rosa del tramonto
Di questa mia città
L’amore che dal mondo
Mi sta portando il vento
Soffiando fino a qua
Volando sopra il mare
Fino a toccarmi in cuore
Ma non si fermerà
Negli occhi della gente
Di un altro continente
Come risplenderà
Saremo tutti amici
Saremo mille voci
Un coro che cantando cancellerà
Le lingue, le distanze
Non conterenna niente
E questo mondo, che mondo sarà!
Così sarà
Così sarà
Vento soffia più piano
Così L’amore si fermerà
Forte soffia sul pianto
Ed un sorriso rinascerà
Forte soffia sul pianto
Ed un sorriso rinascerà
RINASCERÀ!
Livanelli -Gotti
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