Poesie sulla gentilezza

Gentilezza

Grazie,prego e per favore

l’ importante è dirle col cuore.

Mi dispiace, scusa ,ti voglio bene

rendono le giornate più serene!

Osserviamo la gentilezza

con un abbraccio e una carezza,

rendiamo le giornate più felici

a noi e ai nostri amici

Maestra Nina

La gentilezza
Se a qualcuno cade un soldo,
lo raccolgo e glielo rendo;
se mi fanno una domanda,
io sorrido e poi rispondo.
Se a uno manca il pennarello,
la matita od il righello,
non mi faccio supplicare:
gli do il mio senza esitare:
Se ad entrare siamo in due,
dico: “Prego, passi pure”.
E se ho urtato un passante
chiedo scusa prontamente.
Se la nonna ha un pò da fare
io la vado ad aiutare:
gentilezza e cortesia
Ilario Belloni

Il galateo dei piccini
Se qualcosa vuoi avere
devi dire «per piacere ».
Il piccin gentile e buono
dice «grazie» ad ogni dono;
se gli chiedono un favore
lo fa tosto e di buon cuore,
e saluta per benino
con la voce e con l’inchino.
Non fa scherzi con la mano
che son scherzi da villano;
non si mette il dito in bocca
e il nasino non si tocca.
E’ pulito e ben ravviato
tiene l’abito ordinato;
usa dir mattina e sera
al Signor la sua preghiera.
A. Pietrasanta

Gentilezza
Gentilezza è quella fata
dalla voce delicata,
sempre dolce e sorridente
e con tutti compiacente.
Dice grazie a chicchessia
che le usi cortesia;
e se chiede qualche cosa,
quella fata assai graziosa,
dice sempre: – Per favore…..
e si fa davvero onore.
Gentilezza è una virtù:
bimba, imparala anche tu.
T. Romei Corregg
i

Le parole gentili
Le parole gentili
non pesan tanti chili.
È contento chi le ascolta:
vuol sentirle un’altra volta.
“Scusa”, “Grazie” e “Per piacere”
son parole assai leggere.
Sono belle ed importanti:
fan felici tutti quanti.
Quando a tavola tu piangi,
sembra amaro quel che mangi.
Per sentir com’è squisito,
prova a dir: “Buon appetito!”.
Se tu gridi e pesti i piedi,
non avrai quello che chiedi:
starai senza per due ore
se non chiedi: “Per favore”.
Queste semplici parole
scaldan tutti come il sole
e uno splendido sorriso
spunta sempre su ogni viso!
Elio Gentile

Parole gentili
Grazie, scusa, per favore:
che magnifiche parole!
Se le metti pure insieme
ad azioni che fan bene,
a un sorriso, a una carezza:
questa è vera gentilezza.
Mi permetti? Faccia pure!
Le dispiace? No, è un piacere!
Poche, semplici parole,
che alla bocca porta il cuore.
Vedrai, è facile impararle,
fanne uso in quantità,
a chiunque tu puoi darle
per portar serenità.
Germana Bruno

Poesia in filastrocca per la festa della mamma

Auguri mamma 

Se io fossi, mamma, un uccellino
che vola nel cielo profondo
vorrei offrirti il mio canto
più dolce, soave, giocondo.
Se io fossi, mamma, una stella
che brilla nel bruno firmamento
donerei a te la luce più bella
con amore e baci a cento a cento.
Ma essendo solo un bambino
e non avendo che il cuore,
ti voglio stare vicino
per dirti tutto il mio amore.
E. Ottaviani

Poesia da completare con semplici disegni per la festa della mamma

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copertina

 

 

auguri mamma

 

 

pagina2

 

 

pagina3

 

Filastrocche sull’accento

L’accento

L’accento è un segno particolare
su alcune paroline deve stare.
Spari diventa sparì
parti partì
volto voltò
picchio picchiò.
Quando dici sì
metti l’accento sulla i.
Quando dici né
lo metti sulla e.
Su qui quo qua
l’accento non va
ma aggiungilo a lì e là
ed anche a giù e già.
E senza accento due parole lega
è con accento invece spiega.
(Fonte Le schede di Arisimarialuisa )

Per colpa di un accento

Per colpa di un accento
un tale di Santhià
credeva d’essere alla meta
ed era appena a metà.
Per analogo errore
un contadino a Rho
tentava invano di cogliere
le pere da un però.
Non parliamo del dolore
di un signore di Corfù
quando, senza più accento,
il suo cucu non cantò più.
di Gianni Rodari

Filastrocca accento
Su qui e qua l’accento non va
su lì e su là l’accento ci sta
su me e su te l’accento non c’è
e non lo vuol su
ma lo vuol giù
e lo vogliono pure lì, là, più.
http://www.maestraemamma.it

Filastrocca sugli accenti

Nicolò sull’aereo salì
Per un bel viaggio partì
E quando l’ aereo decollò
Che gran divertimento provò!
Ben presto si addormentò
E di essere sulle nuvole sognò.
VA STA FA
VO STO FO
io mai accenterò.
Metterò su egli DÀ
l’accento che ci va.
Niente accento
su QUA QUI,
doppio invece su LÀ LÌ.
Per se stesso
accento il SÉ.
Se mi escludi accento il NÉ,
se mi accetti accento il SÌ
e sorrido tutto il DÌ.
Senza niente lascio il SU,
ha il berretto il signor GIÙ.
Per finire sopra il NO
Mai l’accento metterò!!!
SUL NUMERO TRE L’ACCENTO NON C’È
SUI COMPOSTI DI TRE, L’ACCENTO C’È!!!

SCRIVEREMO PERCIÒ: trentatré, centrotré , novantatré ….
dal web

L’accento
Ahimè c’è stato un imprevisto:
tu l’accento l’hai più visto?
Notte e dì io l’ho cercato,
se lo trovi ti son grato.
Sì sì ecco … è più in là,
tra mimose e lillà.
Ora è lì,
proprio in testa al lunedì.
Io lo scorgo pur lassù
dove canta il mio cucù.
Quell’accento è un discoletto,
e mi scappa per dispetto.
Lui non dà troppa attenzione
quando spiego la lezione,
e poi pensa solo a sé
o si beve un bel tè,
né lui vuole oibò studiare
qui bisogna rimediare!
Anna “dal web”

Como nel comò

Una volta un accento
per distrazione cascò
sulla città di Como
mutandola in comò.
Figuratevi i cittadini
comaschi, poveretti:
detto e fatto si trovarono
rinchiusi nei cassetti.
Per fortuna uno scolaro
rilesse il componimento
e liberò i prigionieri
cancellando l’accento.
Ora ai giardini pubblici
han dedicato un busto
“A colui che sa mettere
gli accenti al posto giusto”.
di Gianni Rodari

L’accento

Non cascare giù dal pero
e non dire “ma però”.
La città si chiama Como,
e il mobile comò.
Nel mio cuore metto te,
nella tazza un buon tè.
In una frase metto un pure,
in un piatto un buon purè.
Non puoi viaggiare in metro
e misurare col metrò.
Non cascare giù dal pero
e non dire “ma però”.

di Giuseppe Bordi

” Fantasmino malatino”

Al mattino, il lunedì,

il fantasma fece: “Etcì!”.

Martedì aveva la tosse,

mercoledì le guance rosse,

giovedì un attacco d’asma:

era un cencio di fantasma!

Ma poi il venerdì sera

trovò una coperta vera

e al calduccio della lana

guarì per il fine-settimana!

(R. Troiano, Tante tante filastrocche, Giunti Junior)

“La pigrizia”

La pigrizia andò al mercato ed un cavolo comprò.

Mezzogiorno era suonato quando a casa ritornò.

Cercò l’acqua, accese il fuoco, si sedette e riposò

ed intanto, a poco a poco,

anche il sole tramontò.

Così, persa ormai la lena,

sola, al buio, ella restò

ed a letto senza cena

la comare andò.
maestraemamma

Alfabeto e vocali:poesie e schede

POESIE SULLE VOCALI E ALFABETO

Maestramaria

A come Armatura
B come Bravura
C come Canaglia che con me verrà in questura
D come Diamante
E come Elefante
F quel Furfante che in galera finirà
per G c’è tanta Gente
per H non c’è niente
e Immediatamente
alla L passerò: L è L’animale
M Meno Male
N è Natale e tanti doni avrò
O come Orco
P come Pinocchio
Q Questo marmocchio che a cena mangerò
R come Roma
S come Strade
T son Tante strade che a Roma porteran
Uh che bella storia
V V’ho raccontato
Z ho tanto Zonno e a letto me ne andrò
e tra le lenzuola tutte le parole fan le capriole e un’altra storia inventerò… (rallentare)

Varianti

A come Avventura
C quella Ciliegia che dal ramo coglierò
Q Questo ranocchio che stasera mangerò
F la Farfalla che dal fiore volerà
F è il Furfante che in galera porterò
F

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Angelo celesteAngelo giallo

                       

 PICCOLI ANGELI

Piccoli angeli
dalle ali bianche,
chissà come sarete stanchi
di volare
nella notte blu,
per portare ai bimbi
i doni di Gesù.
Fermatevi un pochino
accanto al mio lettino;
vi faccio posto sul mio guanciale
perchè possiate un poco riposare;
parleremo insieme pian pianino :
mi narrerete di Gesù Bambino…

(da “Cose nuove” Ed F.lli Fabbri)

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Filastrocca di Natale

faccio un albero speciale

di palline e caramelle

con la polvere di stelle.

Faccio un albero a colori

che rallegri tutti i cuori

e poi scrivo tra i regali

“Siamo tutti quanti uguali”

Giuseppe Bordi

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Buon Natale

E’ la musica del cuore

che ci riempie di colori

coni canti di Natale

e la festa generale.

Vi auguriamo tanta gioia

ed un anno senza noia.

tanti auguri e sono tanti

BUON Natale

a tutti quanti

da  Storilandia -Ed. L’ arcobaleno -Lucia Caselli

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MAGICHE SFERE DI NATALE

Dal mio albero pendono magiche sfere
e hanno dentro le cose più vere.
C’è la sfera dell’amicizia
che è un po’ come la liquirizia:
tiene dentro il dolce e l’amaro
ma è davvero un bene assai raro.
C’è la sfera dell’uguaglianza
e ci sta dentro la differenza
che nel mondo esiste ed è bello:
pur chi è diverso è mio fratello.
C’è la sfera della pace
che diffonde la più grande luce
colpisce gli occhi, entra nel cuore
ed esce fuori sotto forma di amore.
C’è la sfera della libertà,
povero l’essere che non ce l’ha;
la libertà di vivere a modo mio
senza mai offendere né uomo, né Dio.
Dal mio albero pendono magiche sfere
che scintillando rendono calde le sere,
magiche sfere di Natale
tengono dentro tutto ciò che vale!

di Germana Bruno

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E’ nato Gesù
Il gregge stanco ansando riposava
sotto le stelle nella notte fonda.
Dormivano i pastori. Il tempo andava.
Qund’ecco una gran luce il cielo inonda.
E’ mezzanotte. Ed ecco un dolce canto
suona per l’aria, in armonia gioconda.
Si destano i pastori, al gregge accanto,
e ascoltano: “Sia gloria a Dio nei cieli
e pace in terra all’uomo!”. O dolce incanto!
E’ nato un bimbo tutto luce e amore.
In una stalla, avvolto in pochi veli,
povero è nato e pure é il Re dei cieli.
E dice a tutti: “State cuore a cuore,
come fratelli! Non odiate mai!
L’anima che perdona è come un fiore.
Chi crede in me non perirà mai”.
Ettore Bogno
————————————-
L’albero di Natale

C’è un misterioso alberello
venuto chissà da quali foreste,
Che tutti gli anni sotto le feste
spunta in un angolo del tinello.
E’ inverno, e gli alberi fuori dormono tutti
ma questo, al caldo di casa, dà fiori e dà frutti:
son mele lucenti, cristalli di neve, stelline d’ottone
rimaste sepolte un anno dentro una scatola di cartone.
L’albero adesso è come un re vestito da festa
che ha per corona una stella cometa in cima alla testa.
Nel bosco dei rami, tra dolci e dolcetti, svolazzano senza fine
uccelli angioletti e lucciole di mille minuscole lampadine.
Quando poi viene la notte delle notti, lustrini, mele stelle d’argento,
nell’albero che fa da cielo formano un piccolo firmamento….
sopra un presepio disperso dove un bambino, giocando,
nel gran silenzio dell’universo torna a venire al mondo.
Mario Faustinelli

…………………………………..

C’era un silenzio

C’era un silenzio
come d’attesa
lungo la strada
che andava in chiesa;
e fredda l’aria
di notte, in quell’ombra
là solitaria.

C’eran le stelle
nel cielo invernale;
e un verginale candore di neve,
ma rado e lieve.

C’era una siepe,
nera stecchita;
parea fiorita
di biancospino.

E mi teneva
– oh mio sogno lontano! –
mia madre per mano.

E nella tiepida
chiesa, che incanto!

Fra lumi e un denso
profumo d’incenso
e suono d’organo
e voci di canto,
ecco il Presepe
con te, Bambino…

PIETRO MASTRI
————————————-
Preghiera di Natale

Questa notte nel mio lettino,
pregherò Te, Gesù Bambino.
Dona, Ti prego, il tuo perdono
a tutti quelli che buoni non sono.
Alla mia mamma e al mio papà
dona, Ti prego, felicità.
A tutti quelli cui voglio bene,
fa’ che leggere siano le pene.
Fa’ che gli uomini d’ogni color
trovino sempre soltanto amore
dal web
————————————

I colori del Natale

A Natale c’è il verde degli abeti luccicanti
che rallegra i cuori a tutti quanti.
A Natale c’è Babbo Natale vestito di rosso
che porta regali a più non posso.
A Natale c’è il manto della neve bianca
che a toccarla mai ti stanca.
A Natale c’è l’arancione delle clementine
su ogni tavola tutte le mattine.
A Natale c’è il marrone dei dolci squisiti
che vorresti non fossero mai finiti.
A Natale c’è il blu del cielo stellato
che copre il bambino appena nato .
A Natale c’è nero delle notte più bella
illuminata dal fulgore della stella.
C’è poi un qualcosa che non ha colore
ma ti fa batter forte il cuore
E’ il sentimento che si chiama AMORE.
Se c’è intingerai il pennello
e farai ogni tuo giorno più bello.
Alessandro Malaguti
Fonte

………………..
Un mondo di auguri
Stingi le mie mani,
io stringo le tue:
se prendiamo molte mani
non saremo più in due.
Uniamole con gioia,
formiamo un girotondo e questo
sarà il Natale più felice del mondo.
Scambiamoci un sorriso,chiamiamoci fratelli
saranno questi i doni più magici e più belli.
dal web

………………………………………..

Buon Natale
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

Alda Merini

…………………………..

Gesù Bambino

Gesù Bambino vestito di bianco
Gesù Bambino vestito di bianco
porta i tuoi doni a chi è forte
e a chi è stanco,
porta i tuoi doni a grandi e piccini
Gesù Bambino che ami i bambini.

Gesù Bambino vestito di blu
porta i tuoi doni a chi vuoi tu,
porta i tuoi doni che son sempre veri,
Gesù Bambino di oggi e di ieri.
Tanti Auguri con un girotondo.
Tanti Auguri a tutto il mondo.
da :Filastrocche.it
——————————-
In punta di piedi

In punta di piedi la mia sorellina
vuol l’albero decorare.
Allunga piano le sue braccine
la mamma e il babbo vuole aiutare.
Appende un angioletto dorato
sotto una bella stellina,
lo copre col filo dorato
e gli fa ciao con la manina.
In punta di piedi il mio fratellino
vuol l’albero decorare.
Un bastoncino di zucchero appende
pero’ io so che lo vuol mangiare.
Con un bel fiocco, legato alla porta,
appende poi una campanella
accanto al cavallino di legno
che tira la carrozzella.
In punta di piedi il babbo
vuol l’albero decorare
un festone di luci appende
che tutto quanto lo fa brillare.
Prende poi il mio ornamento,
la cosa piu’ bella
in braccio mi solleva e mi fa appendere
lassu’ in cima la lucente stella.

Charles e Debra Ghigna
————————————–
Er presepio

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.
Trilussa – Le migliori poesie
——————————————

E’ NATALE

E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta

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Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima

Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini
a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di pace!
Invita i popoli,
misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri
creati dalla miseria
e dalla disoccupazione,
dall’ignoranza
e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei tu,
Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi,
liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace,
dono di pace
per l’intera umanità, vieni a vivere
nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace
e la nostra gioia!

Giovanni Paolo II

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Raccolta di poesie per la festa della mamma

Festa della mamma :poesie

Auguri mammauccellino

Se io fossi, mamma, un uccellino
che vola nel cielo profondo
vorrei offrirti il mio canto
più dolce, soave, giocondo.
Se io fossi, mamma, una stella
che brilla nel bruno firmamento
donerei a te la luce più bella
con amore e baci a cento a cento.
Ma essendo solo un bambino
e non avendo che il cuore,
ti voglio stare vicino
per dirti tutto il mio amore.
E.Ottaviani

Voglio le rose

Voglio le rose
sbocciate in tutti i giardini del mondo,
io voglio le rose
di un tenero giallo
e quelle di un rosso profondo;
e voglio le rose
che vincon con loro candore
la neve dei monti.
Le voglio sfogliare
davanti ai tuoi passi;
mammina,
perchè con un ritmo di danza
tu possa avanzare,
e possa sognare,
sul soffice vario tappeto,
di avere una bimba
così tenera e buona
che mai ti darà anche solo una spina.

(B. Battistella)

Clicca per la raccolta completa

Festa del papà:poesia con disegni

Filastrocca illustrata e da colorare per regalare al papà un delizioso libretto per la sua festa.

Filastrocca per il papà 

Per la festa del Papà
ho pensato là per là
come fare un grande dono
al mio babbo tanto buono.
Ho pensato ad una torta
tonda o quadrata, poco importa!
Poi ad un cane o ad un castello
grande, grosso, molto bello…
Poi a un viaggio favoloso,
straordinario e avventuroso…
Ma son piccolo e perciò
tanti soldi non ne ho!
Bhe’, pazienza, sai che faccio?
Gli do solo un grande abbraccio!

Jolanda Restano

copertina festa del papà

torta

castello

soldi

abbraccio

Scarica gratuitamente il pdf del libricino della Filastrocca per il papà.

Altre attività qui

Poesie

Canti

Lavoretti 

 

Inverno cartellone per aula

Poesie per l’inverno

Filastrocca dell’inverno
scritta a penna sul quaderno.
Quando comincia la pioggerella,
è già in letargo la coccinella.
La pioggerella diventa nevischio
e il pettirosso smette il suo fischio.
Quando il nevischio diventa neve
la nostra giornata diventa breve.
Arriva la sera di calde minestre
e appanna i vetri delle finestre,
dormiamo sotto coperte di lana
e ogni animale nella sua tana.
E se la neve diventa ghiaccio,
stringiamoci insieme in un abbraccio.
Giuseppe Bordi

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Sera d’inverno

Nel camino c’è un fastello
che tien vivo il focherello.
Mamma stira il grembiulino
del suo caro fantolino;
mentre il babbo con la mano
culla il bimbo piano piano.
In un canto del camino
fa le fusa un bel gattino,
mentre fuori, lieve lieve,
in silenzio vien la neve.
Domiziano Vigilai
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Ecco l’inverno

Freddoloso, imbacuccato
ecco l’inverno che è arrivato.
Sulle spalle egli ha un saccone
Che ci porti, buon vecchione?
Porti feste? Allegria?
Una lieta compagnia?”
Della stanza nel tepore
ben di cuore
vorrei darti il benvenuto;
ma se penso ai poveretti
il mio labbro resta muto.
Folleggianti in danza lieve
son nell’aria tanti fiocchi;
quanti fiocchi! Quanta neve!
Questo bianco abbaglia gli occhi
lietamente non si lagna
la campagna
chè il buon chicco, chicco d’oro,
che racchiude il gran tesoro
sottoterra è riparato
e lì giace addormentato.
Dorme e sogna.
“Oh, verrà la stagion buona
verso il cielo
drizzerò il mio verde stelo
e poi, grato,
verso quei che han lavorato
pel domani
darò tanti biondi pani.
C.Fontana
Fonte

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Canzonetta del freddo

Stasera pure il vento
si vorrebbe scaldare:
implora il suo lamento
ad ogni casolare.
Non ho più fiato
per proseguire:
sono freddo gelato,
mi pare di morire;
svegliate il fuoco
che mi riscaldi un poco.
La fontanella ch’è rimasta sola
a recitar la filastrocca
in mezzo alla piazzola
si sente la parola
gelare sulla bocca.
Se il fuoco è spento
e pure il vento
di freddo geme,
la fontanella teme
per quella cosa viva
ch’è la sua acqua sorgiva.
Balbetta
dalla paura stretta
con voce piana
più piana
lontana.
E poi rimane zitta e sola
con uno zipolo di ghiaccio in gola.
I.Drago
Fonte


La canzone della neve

Sotto il morbido mantello

della neve immacolato

dorme l’ erba scolorta,

dorme nudo l’ alberello:

Dorme il ghiro, dorme il tasso,

la lucertola si stira,

lo scoiattolo sospira

con un suon di contrabbasso:

Ma nel solco che lo serra

veglia il seme del frumento;

lo vedremo al sole, al vento

rinverdire tutta la terra:

Lo vedremo al tempo bello

d’oro il campo rivestire;

finge intanto di dormire

sotto il candid mantello.

D.Valeri

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Prima neve

Scendono piccoli

fiocchi leggeri

sopra le tegole

sopra i senteri,

volano e danzano

come per gioco

poi tutto imbiancano

a poco a poco:

Ormai nell’ aria

fiorita d’ ale

s’ annuncia lieto

il Santo Natale

Filippo Falsina

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Pioggia

Pioggia cadi e balzi,

come un gattino birichino,

sui tetti delle case,

sulle auto colorate,

sui grandi prati,

nella terra e dappertutto,

la pioggia di zampette

fa figure rotondette

(Augusta Sforna)

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Fior di neve

Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.

(U. Saba)

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LA NEVE

I leggeri fiocchetti

discendono dal cielo

e coprono di un velo

alberi,strade tetti.

La neve immacolata

sembra panna montata

A. Cuman Pertile

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Il pupazzo di neve

Un bel gioco emozionante

coi compagni inventerò:

andrò a scuotere le piante

e un pupazzo poi farò

( da 36 storie della buona notte)

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Bene al caldo

Per i piedini caldi stivali

e muffolette per le mani.

Sciarpona rossa,berretto di lana

conto bufera e tramontana.

E i pantaloni e calzettoni

per evitare freddo e geloni.

Poi metto un maglione ben lavorato,

e un giaccone tutto imbottito

così il calduccio è garantito

Corinne albaut,Filastrocche di Natale, Motta junior,1998

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Pupazzo di neve

Son gigante oppure nano

Ho una scopa alla mano.

Son bianco appena fatto

Poi divento un bel mulatto.

Se fa freddo, son ciccione

ma col caldo addio pancione

Salvatore Lastella

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CHE FREDDO
Neve
Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
neve che cadi dall’alto e noi copri
coprici ancora,all’infinito:Imbianca
la città con le case,con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati…..
(U. Saba)

Fior di neve
Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.
(U. Saba)

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LA NEVE

L’ Italia sottozero

lo stivale è ghiaccato:

Sta la neve sui monti

come panna sul gelato.

Gianni Rodari

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Inverno

In uno splendore di fuoco,

rosse, gialle, bruciacchiate

le foglie se ne sono andate.

L’ albero ora tende

le braccia nodose e nere

verso un cielo grigio e greve

L’ inverno è arrivato

Corinne Albaut

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Primo gelo

Filastrocca del primo gelo

gela la neve caduta dal cielo,

gela l’acqua nel rubinetto

gela il fiore nel suo vasetto,

gela la coda del cavallo

gela la statua sul piedistallo

Nella vetrina il manichino

trema di freddo poverino,

mettetegli addosso un cappotto

di quelli che costano un terno al lotto:

finchè qualcuno lo comprerà

per un bel pezzo si scalderà

Gianni Rodari

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NELLA NOTTE
“Sulla neve,

nella notte,

chi è passato

solo o a frotte?

Qui c’è un’orma,

qui un’ impronta:

che racconta?

che racconta?”

“Mentre stavi

nel lettino,

qui passava

un topolino.

Mentre stavi

caldo e chiotto,

qui danzava

un bel leprotto.

Le bestiole

più affamate,

tutta notte

son passate?

Son passate,

silenziose,

le bestiole

timorose

M. COMASSI

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NEVE CHE INNAMORA
I fiocchi scendono
Lentamente,
questa
è l’unica cosa
che sorge nella mente,
ma se ci metti il tuo cuore
vedrai la neve che scende con amore,
vedrai neve sulle montagne,
ma anche nelle campagne,
vedrai bimbi e persone
liberi, incantati
liberi e innamorati.

Tommaso Bragazza

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FELICITA’ DI NEVE

Fiocchi di neve scendono dal cielo
E coprono di bianco il mondo intero
Tanti bambini dai volti felici
Giocano insieme,
giocan come amici

Ecco la neve che cosa fa,
porta tanta felicità.

Rebecca Pisani

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Il gatto inverno

Ai vetri della scuola, stamattina

L’ inverno strofina la sua schiena nuvolosa

Come un vecchio gatto grigio:

Con la nebbia fa i giochi di prestigio,

e le case fa sparire e ricomparire;

con le zampe di neve imbiancail suolo

e per coda h un ghiacciolo….

Si signora maestra,

mi sono un po’ distratto:

ma per forza,con quel gatto

con l’ inverno alla finestra

che mi ruba i pensieri

e se li porta in slitta

per allegri sentieri

Gianni Rodari

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Bella è la neve bianca

Meraviglioso gioco:

ma non se il tetto manca,

ma non se manca il fuoco.

Avventuroso è il vento,

per vele ed aquiloni:

ma non se il fuoco è spento,

o rotto gli scarponi.

Le stelle su nel cielo

Che visione stupenda:

ma non se sei nel gelo

e dormi in tenda

Pimini,Castelli,Caviezel

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Nevica

A larghi fiocchi

Cade la neve

Dal cielo in terra

Candida e lieve.

Bianco tappeto

Fa per le strade,

sui rossi tetti

morbida cade.

Tutto arrotonda,

tutto ammodella,

agguaglia tutto

la neve bella….

Silenzio e pace!

Cade la neve,

sui rossi tetti,

morbida e lieve

Olindo Grossi mercanti

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Pastello del tedio

Dal grigio della nebbia

Fitta fitta

Traspaiono cipressi

Ombre nere

Spugne di nebbia.

E di lontano dondolando lento

Ne viene un suono

Di campana quasi spento.

Più lontano lontano

Passa un treno

mugghiando

Aldo Palazzeschi

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La neve

Viveva in una nuvola

Come una gatta in soffitta:

stanotte, zitta zitta

la neve è caduta giù.

Cosa diranno i bambini

A vederla già morta

Sui gradini della porta.

Come un povero caduto lì?

Aveva freddo e nessuno l’ aprì

Renzo Pezzani

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Comignoli freddolosi

Or che la neve ha coperto

d’ un manto i campi e i prati,

i comignoli sul tetto deserto

sono contenti di stare aggruppati:

L’ uno all’ altro vicini,

si sussurrano parole di attea;

aspettano che giù nei camini

un po’ di legna venga accesa.

E, quando una nuvoletta

Di fumo s’ alza e si accinge a volare,

sospirano:”Va’!

cerca in fretta la primavera,

e falla tornare !”

Luigi Ruber

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Canzonetta del freddo

Stasera pure il vento

Si vorrebbe scaldare

Implora il suo lamento

Ad ogni casolare:

non ho più fiato

per proseguire

sono freddo gelato,

mi par di morire;

Svegliate il fuoco

che mi riscaldi un poco.

La fontanella che è rimasta sola

a recitare la filastrocca

in mezzo alla piazzola

si sente la parola

gelare sulla bocca.

Se il fuoco è spento

e pure il vento

di freddo geme,

la fontanella teme

per quella cosa viva

ch’è la sua acqua sorgiva.

Balbetta

dalla paura stretta

con voce piana

più piana,

lontana,

e poi rimane zitta e sola

con un zipolo di ghiaccio in gola

Ignazio Drago

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L’ omino di neve

Guardate che caso,

non ha più naso:

Vorrei imitare

Questo paese adagiato

Nel suo camice

Di neve.

E ha solo un orecchio:

in un giorno di sole

è diventato vecchio!

Chi gli ha rubato un piede?

E’ stato il gatto,

bestia senza tatto.

Per un chicco di

Gallina gli becca una mano.

Infine, per far festa,

bambini gli tagliano la testa.

———————————————-

L’inverno

Cappello e sciarpa,
cappotto e guantini,
vestiamoci bene
o battiamo i dentini.
Con il freddo e con la neve
viene l’inverno, eccolo qua
ma regala a tutti quanti
frutta e feste in quantità:
mandarini e clementini,
per la gioia dei bambini,
belle arance, gialli limoni,
quante spremute per i bimbi buoni!
Per la festa di Natale
un Bambino nascerà.
E l’allegro Carnevale
tanti scherzi ci farà.

(Rosa Marra)

———————

Inverno

Questa è la filastrocca
dell’inverno che è arrivato:
ogni cosa, se la tocchi,
assomiglia ad un gelato.
Dove vai bimbo bello?
Metti il cappotto, i guanti, il cappello.
Il sole nel cielo non c’è più
e piove forte, sempre di più.
E se tocchi il tuo nasino
quando esci e freddo fa
non ti sembra un ghiacciolino?
Ma nessun lo leccherà

(Rosa Marra)

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Inverno

Le nuvole sono nere,
quanta pioggia vien dal cielo!
Ecco adesso viene l’inverno
con la neve e con il gelo.
Brr! che freddo ci sarà!
Che altro mai ci porterà?
Con le buone e dolci arance,
mandarini e mandarance.
Poi la festa di Natale
e alla fine il Carnevale.
Spogli ha i rami l’alberello
e il nonnino infreddolito
resta accanto al fuocherello.
Gli animali della terra
dormon tutti nella tana,
ma io corro sulla neve
ché i vestiti son di lana!

R. Marra

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Neve

Un fiocco di neve
scende dal cielo
un altro pian piano
lo segue leggero
e…come per magia!
Una coperta bianca
ricopre la terra
che ormai è stanca.
Sui rami degli alberi
non c’è più una foglia,
non c’è più erba,
la terra è spoglia!
Gli uccelli sono partiti
per terre lontane,
orsi e scoiattoli
dormono nelle tane.
(Rosa Marra)
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CADE LA NEVE

Cade la neve sulla campagna
palline di gesso sulla lavagna
Cade la neve dentro i cortili
pupazzi di neve dai visi gentili
Cade la neve sopra la strada
qualcuno spera che se ne vada
Cade la neve su tutti i tetti
acqua ghiacciata nei rubinetti
Cade la neve sopra i fienili
niente più cibo dentro gli ovili
Cade la neve su tutta la gente
non c’è la forza di fare niente
Cade la neve sopra ogni cosa
resta sepolta l’ultima rosa.

di Giuseppe Bordi


Filastrocca dell’inverno

Filastrocca dell’inverno
scritta a penna sul quaderno,
quando comincia la pioggerella
è già in letargo la coccinella.

La pioggerella diventa nevischio
e il pettirosso smette il suo fischio,
quando il nevischio diventa neve
la nostra giornata si fa breve.

Arriva la sera di calde minestre
e appanna i vetri delle finestre,
dormiamo sotto coperte di lana
e ogni animale nella sua tana.

E se la neve diventa ghiaccio
stringiamoci tutti in un abbraccio.

Giuseppe Bordi

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Solicello di febbraio

Solicello di febbraio
che sorridi lieve lieve,
sulle siepi e sulle case
già si liquefa la neve.
Dopo i giorni oscuri e tetri,
il tuo raggio com’è gaio,
com’è dolce il tuo tepore,
solicello di febbraio.
Tu riscaldi i poverelli,
solicello chiaro e mite:
più non tremano gli uccelli
sulle piante intirizzite
e i vecchietti freddolosi
siedon già sulle panchine,
mentre sciàmano d’intorno
variopinte mascherine.
Solicello di febbraio,
già la livida bufera
si allontana e cede il passo
alla rosea primavera;
già si schiudono le gemme,
canta il passero sul tetto,
solicello di febbraio,
solicello benedetto!
Pasquale Ruocco dal web

Poesie per Natale

Angelo celesteAngelo giallo

                       

 PICCOLI ANGELI

Piccoli angeli
dalle ali bianche,
chissà come sarete stanchi
di volare
nella notte blu,
per portare ai bimbi
i doni di Gesù.
Fermatevi un pochino
accanto al mio lettino;
vi faccio posto sul mio guanciale
perchè possiate un poco riposare;
parleremo insieme pian pianino :
mi narrerete di Gesù Bambino…

(da “Cose nuove” Ed F.lli Fabbri)

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Filastrocca di Natale

faccio un albero speciale

di palline e caramelle

con la polvere di stelle.

Faccio un albero a colori

che rallegri tutti i cuori

e poi scrivo tra i regali

“Siamo tutti quanti uguali”

Giuseppe Bordi

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Buon Natale

E’ la musica del cuore

che ci riempie di colori

coni canti di Natale

e la festa generale.

Vi auguriamo tanta gioia

ed un anno senza noia.

tanti auguri e sono tanti

BUON Natale

a tutti quanti

da  Storilandia -Ed. L’ arcobaleno -Lucia Caselli

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MAGICHE SFERE DI NATALE

Dal mio albero pendono magiche sfere
e hanno dentro le cose più vere.
C’è la sfera dell’amicizia
che è un po’ come la liquirizia:
tiene dentro il dolce e l’amaro
ma è davvero un bene assai raro.
C’è la sfera dell’uguaglianza
e ci sta dentro la differenza
che nel mondo esiste ed è bello:
pur chi è diverso è mio fratello.
C’è la sfera della pace
che diffonde la più grande luce
colpisce gli occhi, entra nel cuore
ed esce fuori sotto forma di amore.
C’è la sfera della libertà,
povero l’essere che non ce l’ha;
la libertà di vivere a modo mio
senza mai offendere né uomo, né Dio.
Dal mio albero pendono magiche sfere
che scintillando rendono calde le sere,
magiche sfere di Natale
tengono dentro tutto ciò che vale!

di Germana Bruno

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E’ nato Gesù
Il gregge stanco ansando riposava
sotto le stelle nella notte fonda.
Dormivano i pastori. Il tempo andava.
Qund’ecco una gran luce il cielo inonda.
E’ mezzanotte. Ed ecco un dolce canto
suona per l’aria, in armonia gioconda.
Si destano i pastori, al gregge accanto,
e ascoltano: “Sia gloria a Dio nei cieli
e pace in terra all’uomo!”. O dolce incanto!
E’ nato un bimbo tutto luce e amore.
In una stalla, avvolto in pochi veli,
povero è nato e pure é il Re dei cieli.
E dice a tutti: “State cuore a cuore,
come fratelli! Non odiate mai!
L’anima che perdona è come un fiore.
Chi crede in me non perirà mai”.
Ettore Bogno
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L’albero di Natale

C’è un misterioso alberello
venuto chissà da quali foreste,
Che tutti gli anni sotto le feste
spunta in un angolo del tinello.
E’ inverno, e gli alberi fuori dormono tutti
ma questo, al caldo di casa, dà fiori e dà frutti:
son mele lucenti, cristalli di neve, stelline d’ottone
rimaste sepolte un anno dentro una scatola di cartone.
L’albero adesso è come un re vestito da festa
che ha per corona una stella cometa in cima alla testa.
Nel bosco dei rami, tra dolci e dolcetti, svolazzano senza fine
uccelli angioletti e lucciole di mille minuscole lampadine.
Quando poi viene la notte delle notti, lustrini, mele stelle d’argento,
nell’albero che fa da cielo formano un piccolo firmamento….
sopra un presepio disperso dove un bambino, giocando,
nel gran silenzio dell’universo torna a venire al mondo.
Mario Faustinelli

…………………………………..

C’era un silenzio

C’era un silenzio
come d’attesa
lungo la strada
che andava in chiesa;
e fredda l’aria
di notte, in quell’ombra
là solitaria.

C’eran le stelle
nel cielo invernale;
e un verginale candore di neve,
ma rado e lieve.

C’era una siepe,
nera stecchita;
parea fiorita
di biancospino.

E mi teneva
– oh mio sogno lontano! –
mia madre per mano.

E nella tiepida
chiesa, che incanto!

Fra lumi e un denso
profumo d’incenso
e suono d’organo
e voci di canto,
ecco il Presepe
con te, Bambino…

PIETRO MASTRI
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Preghiera di Natale

Questa notte nel mio lettino,
pregherò Te, Gesù Bambino.
Dona, Ti prego, il tuo perdono
a tutti quelli che buoni non sono.
Alla mia mamma e al mio papà
dona, Ti prego, felicità.
A tutti quelli cui voglio bene,
fa’ che leggere siano le pene.
Fa’ che gli uomini d’ogni color
trovino sempre soltanto amore
dal web
————————————

I colori del Natale

A Natale c’è il verde degli abeti luccicanti
che rallegra i cuori a tutti quanti.
A Natale c’è Babbo Natale vestito di rosso
che porta regali a più non posso.
A Natale c’è il manto della neve bianca
che a toccarla mai ti stanca.
A Natale c’è l’arancione delle clementine
su ogni tavola tutte le mattine.
A Natale c’è il marrone dei dolci squisiti
che vorresti non fossero mai finiti.
A Natale c’è il blu del cielo stellato
che copre il bambino appena nato .
A Natale c’è nero delle notte più bella
illuminata dal fulgore della stella.
C’è poi un qualcosa che non ha colore
ma ti fa batter forte il cuore
E’ il sentimento che si chiama AMORE.
Se c’è intingerai il pennello
e farai ogni tuo giorno più bello.
Alessandro Malaguti
Fonte

………………..
Un mondo di auguri
Stingi le mie mani,
io stringo le tue:
se prendiamo molte mani
non saremo più in due.
Uniamole con gioia,
formiamo un girotondo e questo
sarà il Natale più felice del mondo.
Scambiamoci un sorriso,chiamiamoci fratelli
saranno questi i doni più magici e più belli.
dal web

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Buon Natale
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

Alda Merini

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Gesù Bambino

Gesù Bambino vestito di bianco
Gesù Bambino vestito di bianco
porta i tuoi doni a chi è forte
e a chi è stanco,
porta i tuoi doni a grandi e piccini
Gesù Bambino che ami i bambini.

Gesù Bambino vestito di blu
porta i tuoi doni a chi vuoi tu,
porta i tuoi doni che son sempre veri,
Gesù Bambino di oggi e di ieri.
Tanti Auguri con un girotondo.
Tanti Auguri a tutto il mondo.
da :Filastrocche.it
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In punta di piedi

In punta di piedi la mia sorellina
vuol l’albero decorare.
Allunga piano le sue braccine
la mamma e il babbo vuole aiutare.
Appende un angioletto dorato
sotto una bella stellina,
lo copre col filo dorato
e gli fa ciao con la manina.
In punta di piedi il mio fratellino
vuol l’albero decorare.
Un bastoncino di zucchero appende
pero’ io so che lo vuol mangiare.
Con un bel fiocco, legato alla porta,
appende poi una campanella
accanto al cavallino di legno
che tira la carrozzella.
In punta di piedi il babbo
vuol l’albero decorare
un festone di luci appende
che tutto quanto lo fa brillare.
Prende poi il mio ornamento,
la cosa piu’ bella
in braccio mi solleva e mi fa appendere
lassu’ in cima la lucente stella.

Charles e Debra Ghigna
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Er presepio

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.
Trilussa – Le migliori poesie
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E’ NATALE

E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta

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Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima

Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini
a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di pace!
Invita i popoli,
misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri
creati dalla miseria
e dalla disoccupazione,
dall’ignoranza
e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei tu,
Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi,
liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace,
dono di pace
per l’intera umanità, vieni a vivere
nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace
e la nostra gioia!

Giovanni Paolo II

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La Cometa

Sono la Cometa

di Natale.

Ardo nel firmamento;

Illumino i presepi;

riposo sulle punte degli abeti;

prometto pace alla terra

e doni ai bimbi buoni….

Ma voi mi fate certe confusioni!

perchè, con tutta la vostra scienza,

non avete ancora scoperto

che di bimbi cattivi non c’è n’è?

“Filastrocche in cielo e in terra” Einaudi

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Natale

Brilla in cielo una stella

con la coda lunga e bella,

s’ ode dentro la capanna

una dolce ninna nanna.

C’è un Bambino biondo biondo

col visetto tondo tondo,

che riceve doni e fiori

dagli umili pastori.

(da ” Un mondo di scoperte” ed. Ardea)

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Il Natale dei bambini

Il Natale è di tutti

ma ancor più dei bambini

perchè sono i più vicini

all’ amor di Gesù.

Vanno e vengono per casa

tutti presi nell’ attesa.

Il presepe coi Re Magi

l’ alberello di Natale:

tutto è pronto, tutto è bello

sta tornando il Bambinello.

Tutto vostro è il Natale,

o bambini tanto cari,

custoditelo nel cuore

perchè insegna solo amore

(da ” Un mondo di scoperte” ed. Ardea)

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Un abete speciale

Quest’anno mi voglio

fare un albero di Natale

di tipo speciale,

ma bello veramente.

Non lo farò in tinello,

lo farò nella mente,

con centomila rami

e un miliardo di lampadine,

e tutti i doni che non stanno

nelle vetrine.

Un raggio di sole

per il passero che trema,

un ciuffo di viole

per il prato gelato,

un aumento di pensione

per il vecchio pensionato.

E poi giochi, giocattoli,

balocchi quanti ne puoi contare

a spalancare gli occhi:

un milione,

cento milioni di bellissimi doni

per quei bambini

che non ebbero mai un regalo di Natale,

e per loro ogni giorno all’altro è uguale,

e non è mai festa.

Perché se un bimbo

resta senza niente,

anche uno solo, piccolo,

che piangere non si sente,

Natale è tutto sbagliato.

(Gianni Rodari)

………………………………………….

L’albero dei poveri

Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bimbi è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.

Che strani fiori, che frutti buoni
oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavallo che spicca il salto.
Quasi lo tocco…

Ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.
Ci sono soltanto i fiori del gelo
sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero dei poveri sul vetro è fiorito:
io lo cancello con un dito.

(Filastrocca di Natale di Gianni Rodari “ Filastrocche in cielo e in terra”)

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Bambinello di nome Redentore

Ogni anno a Natale
nel giardino della terra
nasce il Bambinello Gesu’,
biondo e ricciolino,
con due occhi sprazzi di cielo,
la boccuccia bocciolo di rosa,
il nasino batuffolo di neve,
e due piccole orecchie
per dolci ninna nanne
cantate dalla mamma.
Ogni di’ dell’anno
nel giardino della terra
nascono bimbi bianchi, gialli, mori
che aspettano da ogni cuore
gioia, pace ed amore.
Tutte le mamme e tutti i papa’
offrono coccole, baci e carezze,
ma dal giardino della terra
con le braccine tese,
quel Bambinello biondo e ricciolino,
di nome Redentore
continua a chiedere
ancora uno sguardo d’amore.

http://www.filastrocche.it

……………………………………………………………..

E’ NATALE

E brilla la cometa

Che ha segnato il cammino.

Sono davanti al re, Santo Bambino,

Tu, re dell’universo,

Ci hai insegnatostyle

Che tutte le creature

Sono uguali,

Che le distingue

Solo la bontà

Il desiderio di solidarietà

Gesù fa che il mio mondo

Sia più buono ,

che nel mio cuore

vive a dolcezza.

Fa che il tuo dono

In me si accresce sempre

E il male ormai
sconfitto,scompaia!

U.SABA

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Filastrocca di capodanno

Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno:
voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

Rodari G.

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Un biglietto a Gesù Bambino

Ho legato a un palloncino

un biglietto con l’invito,

verso il cielo l’ho spedito

al signor Gesù Bambino.

“Qui le cose vanno male

vieni solo per Natale

con le bambole e i trenini

per la gioia dei bambini.

Vedi solo cose belle

poi ritorni tra le stelle.

Spicca un volo sulla terra,

resta almeno un anno intero

vieni presto per favore

c’è bisogno del tuo amore.”

Pilat-Taddei

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Aria ‘Natale

Già venneno ‘e bengale….

E torna ‘o zampognaro pè sta via…

Tornano e bancarelle sù ‘e pasture,

for’ ‘e puteche tornano a sorridere

(cu chistu freddo!) ‘e Bamminielle annure.

Torna Natale!

I’ pure, io pure torna a credere

A tutto chello ca nun credo cchiù!

Da “Poeti Napoletani”

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A Babbo Natale

Babbo Natale, che scendi sul tetto,
nella mia lettera oggi ti ho scritto
che un bel regalo è un mio diritto.
Un gioco magico che mi diverta,
che ogni giorno sia una scoperta.
Voglio trascorrere in sua compagnia
tante giornate in allegria.
Ridere, correre, poter giocare
e se son stanco, poi chiacchierare…
Ma se ci penso per questo non c’è
meglio di un bimbo come me…
Babbo Natale sai che ti dico?
Io per regalo voglio un amico!

http://www.filastrocche.it/

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LO SCIOPERO DI BABBO NATALE

Da novembre poi, pian piano,
pensan a me che son lontano.
Più che a me, ad un regalo.
La mia fama ormai è in calo!
Chi pensa al Babbo sol soletto
brontolone e un po’ vecchietto?
Non passa mai qui il tempo al Polo
ed io resto sempre solo.
Vorrei almeno una cartolina
dal Giappone o dalla Cina,
dall’Italia o dal Perù,
ma che arrivi fin quassù;
che mi faccia compagnia.
e nel cuor metta allegria.”
“Dai babbino, non far capricci!
Abbiamo già dei grossi impicci:
ci son pacchi da incartare
e i dolciumi da glassare.”
“Rudolph, renna, amica cara,”
dice poi con voce amara,
“M’è venuto un gran sospetto
che ti racconto ora di getto:
Sono amato dai bambini
per i doni e i regalini.
Per loro sono un gran panzone,
potrei andare anche in pensione.
E le loro letterine?
Non son più tanto carine.
Voglio questo e voglio quello,
anche se sono un po’ monello.
Non esiste il “per piacere”:
pare quasi sia un dovere
portar loro tanti doni
anche se non sono stati buoni.
Sono stanco, sono anziano;
me ne sto sul mio divano,
sorseggiando un the bollente,
assaporando il non far niente.
Vediamo un po’ cosa succede
se quest’anno resto in sede.
Sarà strano un po’ il Natale
di sicuro assai speciale.”
“Ma babbino stai scherzando?
Il Natale sta arrivando.
Metti giubba e pantaloni,
carichiamo i pacchi e i doni.
Questo altr’anno ti prometto,
i bambini, è presto detto,
ti scriveranno letterine
dalle spiagge e le colline,
dai monti o la riviera,
dal safari o la crociera.
Penseranno un po’ più a te
e, magari, un po’ anche a me.
Egoisti non saranno:
t’ameranno tutto l’anno.”
“E va bene, amica mia:
m’hai convinto e così sia.
Partiamo in giro per il mondo
Sono buono, lo sai, in fondo.
Ma ai bambini voglio dire,
e tu non mi puoi zittire,
una giusta verità
che forse un po’ li annoierà:
Ogni tanto, a noi anziani,
bisogna tendere le mani.
Un sorriso od un pensiero
ci fan felici per davvero.
Ora andiamo presto su,
scioperar non voglio più.”
Filastrocca tutta matta
con i bimbi è pace fatta.
Babbo Natale è già partito
e lo sciopero è finito.

http://www.filastrocche.it

………………………………

Contro i botti di Natale

Piccerille,

che ghiagnite a’ scola,

piccerilli,che nun ce jate,

si tenite chi ve consolao

site sule e abbandonate…..

Se tenite tutte vicine

o tenite tutte luntane…

si sperite,

nnanz ‘e vetrineo’ ridenno

sbattite e mmane

Piccerille pe’ stu Natalenu’

sparate tracche ne botte….

appiciate sulo ‘ bbengale

comme sono” la mezzanotte

”Nu sapite Gesù c’a dettoPrimme’

e scennere a cielo’nterra?“

Nu sparate!

stateve zitto…..

ca già se spara nguerra!!!!!”

dal Web

—————————————————————-

Poesia napoletana

PECCHE’ SULO A NATALE?

‘O suono ‘e na zampogna

na smania ‘e vulè bbene,

N’albero chino ‘e luce

nu desiderio ‘e pace.

Se stenne ‘a mano pure

a n’antico rivale

se sprecano l’augurie,

è ggià, pecch’è Natale.

Sarrà p’ ‘o clima ‘e festa

che porta ‘a ricurrenza,

‘o core cagna veste

ritrova na cuscienza.

‘Sta vita,

pe’ nu juorno diventa na livella

e ‘a ggente tutt’attuorno

chisà, pare cchiù bella!

Pure n’ommo ‘ nfamone

carezza n’animalenun

fà cchiù ‘o fetendonele

pare narurale.‘

O popolo ‘e stu munno,

arravugliato ‘e male,

diventa bbuono ‘nfunno…..

Pecchè sulo a Natale?

Luciano Somma
——————————————————
Babbo Natale

Lo conoscete il vecchio barbuto
rosso il vestito di spesso velluto
rosso il cappuccio, la grossa cintura
fatta di lucida pelle assai scura?
Bianca la barba, lieto bonario
solo per un giorno del calendario
gira portando fiori e balocchi
sotto la neve che scende a fiocchi
voi lo sapete chi è quel tale
col sacco in spalla?…
Babbo Natale!
Sorelle De Benedetti
——————————————————————–
GESU’ BAMBINO

Mettiti in un angolino,
e sussurra a Gesù bambino.
Chiedi aiuto,chiedi perdono,
chiedi la benedizione.
Promettendo di fare il buono,
aspettando il suo dono.
Guarda il cielo,aspetta la stella,
in questa notte magica,
tutto quello che gli chiederai,
da lui sicuramente otterrai!
(Jana Styriakova)
————————————————
E’ Natale

E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
Madre Teresa Di Calcutta
———————————————–
A Gesù Bambino

La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
U. Saba
—————————————
E’ nato Gesù

Il gregge stanco ansando riposava
sotto le stelle nella notte fonda.
Dormivano i pastori. Il tempo andava.
Quand’ecco una gran luce il cielo inonda.
E’ mezzanotte. Ed ecco un dolce canto
suona per l’aria, in armonia gioconda.
Si destano i pastori, al gregge accanto,
e ascoltano: “Sia gloria a Dio nei cieli
e pace in terra all’uomo!”. O dolce incanto!
E’ nato un bimbo tutto luce e amore.
In una stalla, avvolto in pochi veli,
povero è nato e pure é il Re dei cieli.
E dice a tutti: “State cuore a cuore,
come fratelli! Non odiate mai!
L’anima che perdona è come un fiore.
Chi crede in me non perirà mai”.

(Ettore Bogno)

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Il mago di Natale
di Rodari G.
S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.

Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?

Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.

Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.

Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.

Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.

Però non lo sono
che posso fare?

Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

……………………………….
La Befana

Giovanni Pascoli

Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.

……………………………………….

Lettera a Gesù

M. Lodi

Caro Gesù,

dà la salute a Mamma e Papà

un pò di soldi ai poverelli,

porta la pace

a tutta la terra,

una casetta a chi non ce l’ha

e ai cattivi un pò di bontà.

E se per me niente

ci resta sarà

lo stesso una bella festa.

———————————————–
E’ Natale !

E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
di Madre Teresa di Calcutta
——————————————————–
Lo zampognaro

Se comandasse lo zampognaro
Che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?”Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d’oro e d’argento”.Se comandasse il passero
Che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
“Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso”.Se comandasse il pastore
Del presepe di cartone
Sai che legge farebbe
Firmandola col lungo bastone?” Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino”.Sapete che cosa vi dico
Io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
Accadranno facilmente;se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno.
di Gianni Rodari
—————————————————————————————————–
Il pellerossa nel presepe
Il pellerossa con le piume in testa
e con l’ascia di guerra in pugno stretta,
come è finito tra le statuine
del presepe, pastori e pecorine,
e l’asinello, e i Magi sul cammello,
e le stelle ben disposte,
e la vecchina delle caldarroste?
Non è il tuo posto, via, Toro Seduto:
torna presto da dove sei venuto.
Ma l’indiano non sente.
O fa l’indiano.
Ce lo lasciamo, dite, fa lo stesso?
O darà noia agli angeli di gesso?
Forse è venuto fin qua
ha fatto tanto viaggio,
perché ha sentito il messaggio:
pace agli uomini di buona volontà
di Gianni Rodari
———————————————————————-
Filastrocca di Capodanno

Filastrocca di Capodanno
fammi gli auguri per tutto l’anno:
voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile,
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco,
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
di Gianni Rodari
——————————————-

L’Abete di Natale
di Gianni Rodari

Chi abita sull’abete
tra i doni e le comete?
C’ è un Babbo Natale
alto quanto un ditale.
Ci sono i sette nani,g
li indiani, i marziani.
Ci ha fatto il suo nido
perfino Mignolino.
C’è posto per tutti,
per tutti c’è un lumino
e tanta pace
per chi la vuole
per chi sa
che la pace
scalda anche più del sole
——————————————–
Luce, Pace, Amore

La pace guardò in basso
e vide la guerra,
“Là voglio andare” disse la pace.
L’amore guardò in basso
e vide l’odio,
“Là voglio andare” disse l’amore.
La luce guardò in basso
e vide il buio,
“Là voglio andare” disse la luce.
Così apparve la luce
e risplendette.
Così apparve la pace
e offrì riposo.
Così apparve l’amore
e portò vita.
di L. Housman
——————————————-
Natale, un giorno

Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi. Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.

A Natale – un giorno –
gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale
con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano,
e nessuno riuscirà a vedere l
’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno “Buon Natale!”
a Natale, un giorno.
di Hirokazu Ogura
————————————————–
A NATALE PUOI

A Natale…
Puoi portare un sorriso tra la gente
a chi non dorme dentro
a un letto e vive senza il tetto
a chi la pace fa sperare
tra le bombe da evitare
a chi non ha più denti da mostrare
e nessuno a cui parlare
a chi non mangia mai abbastanza
e ha perso la fiducia e la speranza
a chi restano poche ore
e agonizza all’ospedale
a chi è solo senza i figlia
chi cerca il suo papà e una mamma non ce l’ha
a chi non sogna più
a Natale un bel dono puoi portare
dal negozio del tuo cuore
che regala tanto amore.
Pabela
http://www.raccontioltre.it/1739/a-natale-puoi/
————————————————————–
Cos’ è il Natale

Cos’ è il natale senza:
un albero da guardare,
le luci da ammirare,
gli addobbi da osservare?
Cos ’ è il natale senza:
un dolce da spiluccare,
un torroncino da scartare,
un cenone da gustare?
Cos’ è il natale senza:
un canto da intonare,
le campane da ascoltare,
un augurio da scambiare?
Cos’è il natale senza:
il profumo delle pizze,
l’ odor de baccalà
e il cenone da preparare?
Cos’è il natale senza:
una guancia da accarezzare,
un dono da scartare
una stretta di mano
per augurare BUON NATALE?
————————————-
NATALE DI BONTA’

In questo giorno speciale
voglio spiegare
cosa vuol dire Natale.
Natale significa donare:
donare ai poverelli
e a chi non ha niente !
Natale significa amare:
amare tutte le genti,
poveri, ricchi e potenti
Natale significa ringraziare:
ringraziare Gesù
per l’ amor che ci ha donato!
………………………………………………………….
.Lettera a Gesù Bambino

Ho chiesto a Gesù Bambino
di farmi un regalino,
un dono piccolino ,
da dare a tutti i bambini
con dentro pace, bontà e allegria,
per fare una magia
“Un girotondo di pace intorno al mondo”
………………………………………………………………….

E’ nato Gesù

Il gregge stanco ansando riposava
sotto le stelle nella notte fonda.
Dormivano i pastori. Il tempo andava.
Qund’ecco una gran luce il cielo inonda.
E’ mezzanotte. Ed ecco un dolce canto
suona per l’aria, in armonia gioconda.
Si destano i pastori, al gregge accanto,
e ascoltano: “Sia gloria a Dio nei cieli
e pace in terra all’uomo!”. O dolce incanto!
E’ nato un bimbo tutto luce e amore.
In una stalla, avvolto in pochi veli,
povero è nato e pure é il Re dei cieli.
E dice a tutti: “State cuore a cuore,
come fratelli! Non odiate mai!
L’anima che perdona è come un fiore.
Chi crede in me non perirà mai”

Ettore Bogno

……………………………………………………………..
Al Bambin Gesù
Senti, Gesù Bambini,
ascolta un momentino:
davanti alla capanna
prego per Babbo e mamma.
Lo sai che son piccino
e sono un buon Bambino,
ma un pò disubbidiente
( i capricci fo per niente!).
Vorrei non farlo più
( T.Macrecelli, Guida Didattica per la Scuola Materna,Sei)
……………….

Natale
E l’angelo volò sotto le stelle
vide un castello con tre grandi porte
e sulle porte nove sentinelle.
L’angelo del Signore gridò forte: “E’ nato!”
E l’angelo volò sotto le stelle
e vide tre pastori in una corte
presso un fuoco, ravvolti in una pelle.
L’angelo del Signore gridò forte: “E’ nato!”
I pastori si misero in cammino
coi montoni, le pecore, gli agnelli,
e per la prima volta Gesù bambino apparve
a tre pastori poverelli.
(S. Plona)
………………………………….
La buona novella

Ascoltate la novella
che portiamo a tutto il mondo:
è di tutte la più bella,
è fiorita dal profondo.
Nella stalla, ecco, ora è nato
un dolcissimo bambino.
La Madonna l’ha posato
sulla paglia: poverino!
Ma dal misero giaciglio
già la luce si diffonde,
già sorride il divin Figlio
ed il cielo gli risponde.
Quel sorriso benedetto
porti gioia ad ogni tetto!
(Giuseppe Fanciulli)
…………………….
Il mio Natale
Cari, sereni,semplici Natali
della mia felice infanzia,
quando lo scoppiettìo del ciocco,
la vigilia, la famiglia riuniva,
ognuno con i suoi sogni e speranze,
che le faville rapivano,
su su per il camino,
mentre la mamma preparava
perla Madonna e Gesù Bambino:
sulla tovaglia di bucato
il cibo da noi lasciato
e pel il bambino, così piccolino,
oltre a fasce e camicino,
ma che fosse ben stirato,
per cambiare il Neonato,
biscotti ,latte e un uovo
con spillo sul portauovo.
E….via: presto a letto, buoni buoni,
perchè Gesù portasse tanti doni.
(Valeria Pistelli)
……………………………………………
Nasce Gesù

Campana piccina
che attendi lassù
intona il tuo canto
che nasce Gesù.O stella, stellina
che brilli lassù,
ravviva il tuo lume
che passa Gesù.O cuore piccino
che attendi quaggiù
prepara i tuoi doni
che nasce Gesù.
(Luisa Nason)
…………………………………………..
Voglio farti gli auguri a colori

perché sia Natale sia dentro che fuori:
sia bella la casa, la strada, la festa,
sia buona la cena e quello che resta.
E siano buoni biglietti e pensieri,
parole di oggi e quelle di ieri.

E allora eccoti auguri arancione
che sanno di zucca, arancia e melone,
che portino aria di grande allegria
in ogni casa, compresa la mia.

Un monte di auguri di un verde frizzante,
che diano gioia in cambio di niente,
che mandino odore di boschi e racconti,
di foglie, di muschio e di rossi tramonti.

Un mare di auguri dipinto di blu,
che portino gioia a chi vuoi tu
e faccian tornare la fantasia
a chi l’aveva perduta per via.

Auguri gialli, pieni di sole,
per riscaldare tante parole
e per guardare con simpatia
chi ti sta intorno, chiunque sia.

E ancora auguri di un rosso lucente
che parlino al cuore di tutta la gente,
per stare insieme vicino al fuoco
a raccontarsi o a fare un gioco.

Infine auguri arcobaleno
perché il Natale sia sereno
e riporti dentro a ogni cuore

pace,speranza,gioia,amore
Fonte


E’ Natale

E’ Natale, è Natale,
chi sta bene e chi sta male:
c’è chi mangia il panettone,
lo spumante ed il torrone:
ed invece in qualche terra
i bambini fan la guerra.
Caro mio bel Bambinello
fa’ che il mondo sia più bello
e con gli uomini in letizia
tutti in pace ed amicizia.
Ad ognuno fai trovare
ogni giorno da mangiare.
Della neve ogni fiocco
tu trasformalo in balocco
che poi cada lì vicino
ad ogni piccolo bambino.
Manda a tutti il proprio dono
e fammi essere più buono.

dal web


Letterina di Natale

Letterina di Natale,
sotto il piatto del papà
sta tranquilla, zitta e buona
finché lui ti troverà.
Quando poi, finito il pranzo,
saran letti i miei auguri,
saran lette le promesse
per il tempo che verrà,
letterina te ne prego
tu per me non arrossire:
per quest’anno le promesse
io ti posso garantire,
perché quel che ho scritto dentro
sarà proprio tutto fatto.
Letterina di Natale
sta tranquilla sotto il piatto.
Fonte


AUGURI A COLORI

Voglio farti gli auguri a colori
perché sia Natale sia dentro che fuori:
sia bella la casa, la strada, la festa,
sia buona la cena e quello che resta.
E siano buoni biglietti e pensieri,
parole di oggi e quelle di ieri.

E allora eccoti auguri arancione
che sanno di zucca, arancia e melone,
che portino aria di grande allegria
in ogni casa, compresa la mia.

Un monte di auguri di un verde frizzante,
che diano gioia in cambio di niente,
che mandino odore di boschi e racconti,
di foglie, di muschio e di rossi tramonti.

Un mare di auguri dipinto di blu,
che portino gioia a chi vuoi tu
e faccian tornare la fantasia
a chi l’aveva perduta per via.

Auguri gialli, pieni di sole,
per riscaldare tante parole
e per guardare con simpatia
chi ti sta intorno, chiunque sia.

E ancora auguri di un rosso lucente
che parlino al cuore di tutta la gente,
per stare insieme vicino al fuoco
a raccontarsi o a fare un gioco.

Infine auguri arcobaleno
perché il Natale sia sereno
e riporti dentro a ogni cuore
pace, speranza, gioia, amore.

http://www.filastrocche.it/contenuti/auguri-a-colori/

———————————-

Nasce Gesù

Luisa Nason

Campana piccina
che attendi lassù
intona il tuo canto
ché nasce Gesù.
O stella, stellina
che brilli lassù,
ravviva il tuo lume
ché passa Gesù
O cuore piccino
che attendi quaggiù
prepara i tuoi doni
che nasce Gesù.
————————–

Babbo Natale viene di notte

Babbo Natale viene di notte
viene in silenzio a mezzanotte
dormono tutti i bimbi buoni
e nei lettini sognano i doni

Babbo Natale vien fra la neve
porta i suoi doni la dove deve
non sbaglia certo conosce i nomi
di tutti quanti i bimbi buoni.
http://www.Babbonatale.biz
—————————————————
Babbo Natale non sbaglia mai

Babbo Natale sale in soffitta
spolvera e spolvera la vecchia slitta.
Parte dal Polo a gran velocità
vola sui paesi su tutte le città.
Scende in silenzio piano pianino,
senza rumore dal tuo camino.
Porta mille regali e tu lo sai,
ma stai sicuro non sbaglierà mai!
Vola nel cielo tra la neve in fermento
lascia una scia tutta d’argento.
http://www.fantasiaweb

—————————————–
L’albero di Natale

Si accendono e brillano
gli alberi di Natale.
Si accendono e radunano
grandi e bambini intorno.
I rami si trasformano
con bacche rosse e fili d’or.
Si accendono e brillano
gli alberi di Natale!
Fra i cantici degli angeli
intorno al Bambinello
riposa nella culla
lo scalda l’asinello.
I rami verdi toccano
la capannuccia di carton
e l’albero illumina
la culla del Signor.
da “Percorsi” ed.Raffaello editrice.

—————————————

L’alberello

In ogni casa decorato e bello
trova il posto un alberello.
Sotto i rami tanti regali:
dentro che ci sarà?
Sono regali di valore:
amicizia,
affetto,
amore.

da “Guida Fabbri”, Fabbri Editori.
————————————-

UN OMONE GRANDE E GROSSO

È un omone grande e grosso
che si sforza a più non posso,
di dar un po’ di felicità
in ogni casa dove lui va!

Viene da un luogo molto lontano
dove si lavora a tutto spiano,
per preparare giochi e trastulli
da portare a tutti i fanciulli!

Per far alla svelta ed esser puntuale
si serve di una slitta fenomenale,
trainata da renne che procedon sicure,
volando nel cielo senza dubbi o paure!

Nel buio della notte deve trovare
ogni casa dove si deve recare,
si ferma sul tetto e prende il suo sacco
che contiene dei bimbi ogni pacco!

Ma lui preferisce non entrar dalla porta
ne ha un’altra pronta di scorta,
scende deciso giù dal camino
mentre dorme nel letto ogni bambino!

Poi consulta la lettera in mano
che ha ricevuto nel suo paese lontano,
depone con cura il dono richiesto
e riparte subito per far al più presto!

Avrai già capito chi è il personaggio
che con la sua slitta è di passaggio,
e nella notte che precede il Natale
porta ad ogni bimbo il suo dono speciale!

Di Gritta Maria Grazia( Fantasiaweb)

————————————————-

“L’ANGIOLETTO DEL PRESEPIO”
L’angioletto del presepio
Fa un lavoro faticoso:
è attaccato alla capanna
senza ferie né riposo.
Con le ali sempre aperte
Lui non teme il raffreddore,
con la scritta “Gloria in cielo”
fa la guardia al redentore.
Forse a lui piacerebbe
Di volare un po’ più su,
ma da sempre l’angioletto
resta accanto al suo Gesù.

http://www.paoline.it

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Filastrocca di natale

Filastrocca di Natale,
fiocchi di neve sul davanzale,
un sorriso d’angioletto
sulla capanna con il tetto.

Filastrocca bimbo bello
nato tra il bue e l’asinello.
Tiene il figlio sul suo cuore
mamma Maria con tanto amore.

Filastrocca tutto tace,
viene nel mondo un Re di pace.
Filastrocca notte santa,
ogni bambino nel mondo canta.

http://www.paoline.it

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Filastrocca del presepio

Uno è il bambino
bello e ricciolino.
Due l’asinello
col bue suo fratello.
Tre re sapienti
i Magi coi turbanti.
Quattro i pastori
che vanno da Gesù.

Cinque le donne
coi manti e con le gonne.
Sei pescatori
che a sera stanno fuori.
Sette caprette
che il latte servirà.
Otto angioletti
e il coro si farà.

Nove bambini
che vanno per la via.
Dieci stelline
nel cielo e così sia.

http://www.paoline.it

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Angioletti

Angioletti fate piano
ad entrar nella capanna
c’è Gesù che fa la nanna
se vedessi com’è bello
piccolino bianco e rosa
sulla paglia si riposa.
Dalle stelle egli è disceso
dalle stelle tutte d’argento,
angiolini che portento.

da “Raccogli idee” ed.Tresei scuola.

——————————————

La notte di Natale
Nella notte fredda e bianca
la Madonna è tanto stanca.
Gli angioletti più piccini
son venuti a lei vicini.
Uno spolvera le stelle

ed accende le più belle,

manda in cielo la cometa
con un lungo fil di seta.
Uno va sul campanile,
uno corre nell’ovile,
per suonar le campanelle,

per destar le pecorelle.
Ora in groppa all’agnellino
trotta trotta il più piccino,
chiama il bue e l’asinello

per scaldar il Bambinello.

Uno dice al pastorello:
– Presto, accendi il focherello!
Troppo freddo, troppo gelo,
per Gesù che vien dal cielo.
Con le piume delle ali,

uno ha fatto due guanciali

e li pone nella culla

per Gesù che non ha nulla.

Per Gesù che è poverino,
per Gesù che è piccolino;

ma che porta tanto amore
tanta pace nel suo cuore.

da “Progetto infanzia”,ed. Raffaello.

MAGICHE SFERE DI NATALE

Dal mio albero pendono magiche sfere
e hanno dentro le cose più vere.
C’è la sfera dell’amicizia
che è un po’ come la liquirizia:
tiene dentro il dolce e l’amaro
ma è davvero un bene assai raro.
C’è la sfera dell’uguaglianza
e ci sta dentro la differenza
che nel mondo esiste ed è bello:
pur chi è diverso è mio fratello.
C’è la sfera della pace
che diffonde la più grande luce
colpisce gli occhi, entra nel cuore
ed esce fuori sotto forma di amore.
C’è la sfera della libertà,
povero l’essere che non ce l’ha;
la libertà di vivere a modo mio
senza mai offendere né uomo, né Dio.
Dal mio albero pendono magiche sfere
che scintillando rendono calde le sere,
magiche sfere di Natale
tengono dentro tutto ciò che vale

di Germana Bruno

Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bambini è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.
Che strani fiori, che frutti buoni,
oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavallo che spicca il salto.
Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.
Ci sono soltanto i fiori del gelo
sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:
io lo cancello con un dito.
G. Rodari

Poesie per la festa del papà

San Giuseppe l’artigiano 
 San Giuseppe nella mano
per lavoro quotidiano
non aveva che il martello,
una pialla e lo scalpello.
Ma era giusto ed era santo;
e a Gesù fu posto accanto,
per la sua grande bontà,
gentilezza e soavità.
Così al mondo il Redentore,
qui venuto per amore,
si presenta per la mano
a San Giuseppe, l’artigiano.

Anonimo
Fonte


Papà albero

Alto,maestosa,gigante,possente,
nella mia vita sei sempre presente.
Hai le braccia che sembrano rami,
corro felice da te se mi chiami.
Come una pianta abbraccio il tuo fusto
e so di essere nel punto giusto.
Tu mi proteggi,di te io mi fido,
ovunque siamo mi sento in un nido.
Se poi mi abbracci l’amore tuo sento,
stringimi forte anche in questo momento
Serena Riffaldi


San Giuseppe

San Giuseppe vecchierello
cosa avete nel cestello?
Erba fresca, fresche viole
nidi, uccelli e lieto sole!
Nel cantuccio più piccino
ho di neve un fiocchettino,
un piattino di frittelle
e poi tante cose belle!
Mentre arriva primareva
canto a tutti una preghiera,
la preghiera dell’amore
a Gesù nostro Signore.

Filastrocche.it


Caro papà

Caro papà, nel giorno della tua festa
voglio dirti cos’ho nella testa,
cosa c’è nel mio cuore
quando mi guardi con amore.
Ogni giorno mi abbracci e mi proteggi,
con premura mi aiuti e mi festeggi,
sei paziente, dolce e generoso,
mi fai sentire forte e coraggioso.
Quando ero piccolo mi facevi volare,
oggi le paure mi fai superare.
Insieme a te mi sento sicuro,
caro papà, tu sei il mio tesoro!
Ti voglio bene, tienilo a mente:
stringimi al cuore, coccolami teneramente

Anna Costanzo

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O’ pate

 

Pe tutta a vita st’Omme te sta accante,
e tu, a stiente, t’accuorge che sta llà,
p’e figlie fa ‘e tutto, e nun se vante,
e soffre spisso senza mai parlà.

E comme a S. Giuseppe, zitto e muto,
s’abbraccia ‘a croce e fa ‘o vulere ‘e Dio:
fatica, prega e resta scanusciuto,
e quanno chiagne…chiagne,
t’ ‘ dich’io!

Si pure tene ‘mpietto nu dolore,
‘o stesso, p’a fatica, esce ‘a matina;
p’ ‘a famiglia, è ‘nu martire d’ammore,
all’ufficio, a ‘o negozio o all’officina.

Te vò bene e t’ ‘o dice quasi maje,
te fa l’elogio, si nun staje presente;
te vase ‘nfronte quanno a durmi’ staje;
pe’ na carezza, gode veramente.

Si te richiama, o’ ffa pè vero amore;
pè te dà gioia, soffre tutt’e’ ppene;
e ogni ghiuorno se consuma ‘o core,
pecchè è pate, è vecchio i è piccerillo.

Salutalo quante jesci e quante tuorne,
e falle qualche vòta ‘na carezza:
t’accuorgi ampressa ca te gira attuorne,
suspiruso e te fa ‘na tenerezza.

‘O bene che fa ‘o pate l’annasconne,
pecchè è ommo…e ll’omme accussì fa:
quanne ‘o figlio se sceta ‘a dint’ ‘o suonne,
quanno sposa e addeventa isso Papà.

Eduardo de Filippo

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Il padre

Terra dalla superficie incolta e arida
terra senza corsi d’acqua né strade
la mia vita sotto il sole trema e si allunga.

Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla
come nulla poterono le stelle
che mibruciano gli occhi e le tempie.

Il mal d’amore mi tolse la vista
e nella fonte dolce del mio sogno
una fonte tremante si rifletté.

Poi… chiedi a Dio perché mi dettero
ciò che mi dettero e perché poi
incontrai una solitudine di terra e di cielo.

Guarda, la mia giovinezza fu un candido germoglio
che non si aprì e perde
la sua dolcezza di sangue e vitalità.

Il sole che tramonta e tramonta in eterno
si stancò di baciarla… È l’autunno.
Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla.

Ascolterò nella notte le tue parole:
…figlio,figlio mio …
E nella notte immensa
resterò con le mie e con le tue piaghe.

Pablo Neruda

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Il padre operaio
Mio padre era un uomo che aveva delle grosse mani

di operaio, leggeva il suo giornale, la sua camicia era
unta di grasso; passava le sue giornate al chiuso di
un’officina; i suoi capelli erano castani,
fuligginosi. La domenica spariva come andasse di
nuovo a lavorare.
Io gli volevo bene

di Vasco Pratolini

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Il mio babbo

Che dite, ci sarà nel mondo intero
un altro babbo come il babbo mio?
A me sembra il più bravo, il più sincero,
il più giusto, il più tenero, il più pio,
e ne sono così lieto e così fiero,
che ne ringrazio sommamente Iddio.
Posso dirmi davvero fortunato!
C’era un tal babbo, e proprio a me è toccato.

di A. Novi

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Auguro con tutto il cuore 

Auguro con tutto il cuore

ai padri di questo mondo che sono lontani
dalle famiglie per necessità, lavoro o guerra,
di ritornare sani e salvi a casa.

Perché so cosa significa avere un padre,
quanto avevo bisogno di lui nelle piccole
quotidiane e anche quanto lui aveva
bisogno di me.

Pam Prown

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Il più bel trenino

Il più bel trenino si sa
è la groppa del papà
Quando arriva alla stazione,
ormai ha già il fiatone.
Voglio andare a Roma o a Pechino!
Uffa! Fammi riposare un pochino!
Poche storie: adesso si parte!
E va bene: andiamo su Marte.
Su Marte un corno!
Devo scendere a Livorno!
Scendi tu invece di qui:
devo fare la pipì
Sei un gran poltrone!
E Patapunf! Un bel ruzzolone.

A. Mari

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Il principe

Arriva un Principe
con un cavallo bianco:
viene da lontano
e sembra molto stanco.
Al posto della spada
c’è l’ombrello
e c’è il cappotto
al posto del mantello;
però a guardarci bene
il cavallo non ce l’ha,
io gli corro incontro
e gli dico: “Ciao papà!”

M. Moschini

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Caro papà,
sei un campione
che mi protegge in ogni occasione.
In questo giorno particolare
un regalo ti vorrò fare:
affetto e amore ti vorrò donare.
Caro papino,
sei come un camino
e riscaldi il mio cuore
con il tuo calore.
Sei il pilastro portante
ogni giorno sempre più importante.
Per me sei il migliore
e sarai sempre un vincitore.
Spero che queste mie parole
ti arrivino al cuore
e comprendi quanto grande
è il mio amore.

Fonte

——————–

Una gita 

Oggi, caro papà,

festa per te si fa.

Il regalo è una gita:

sul prato quanta vita!

Dammi la mano, papà,

più lieto il cammino sarà.

Vorrei farti felice:

è il cuore che me lo dice.

Vorrei farti contento

baciandoti sul mento.

Perchè non hai più scampo:

sul viso te lo stampo!

F. Cardenti

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O’ Faro

Se dinto o’ core tuo

io putesse trasì
truvarria certamente
o’ bene ca dico io.
Nu bbene appassiunato
ca nun se ver ‘a fora,
chillo me fa sèntere
sicuro e forte ancòra.
Oggi che è a festa toia
te voglio dì papà:
chello ca ‘mpietto palpita
t’ può cunsulà.
Tu brill nmiezzo o’ mare
e io son a varchetella
ca s’adda arreparà.
Riest allummnato sempre
faro da vita mia.
Sulo accussì sto core
a via non perdarrà

———————————–

 A PAPA’

Papà, te voglio bbene 

ma proprio bbene aasaje,

nu bbene accussì gruosso

ca nun fernesce maje. 

Si ‘e vvote faccio ‘o triste 

arrassumiglie a te’.

Si tiene assaje penziere 

nun te ne’ ‘ncaricà

astregneme forte ‘mpietto

te sacce cunzulà.

Sempe vicino a tè

stò figlio tuoio vo’ stà

 Mammà, pe’ mmè è ‘a reggina

 
  ————————————————————————–

O meglio amico ‘O pate

Comm’ ‘a nu pittore ca sceglie
e culure cchiù belle p’ ‘o quatro
c’ha da fa’; accussì, ‘o pato
pe’ figlie e p’ ‘a famiglia
sceglie ‘e cchiù belli pparole
parole doce, chien’ ‘e verità.
‘O mestiero ‘e pate è na missione
è dono ‘e Ddio nata p’ ‘a cuntinuità!
‘O pato è capitano, timoniero e piscatore
addà sapè purtà ‘a nave d’ ‘a famiglia
p’ ‘o mare tempestoso ‘e chesta società.
Papà, i’ m’arricordo quanno dicive:
“tutte hanna remà, viecchie e ggiuvane
pe nunn’ ‘a fà affunnà”.
‘E quanno stu figlio steve in difficultà
‘o cunzìgliavo bbuono, lle facive ‘a scola.
Ogge, me par’ ajere ca me parlàva ‘e vita
i’ te séntevo, ma facevo ‘e capa mia
pecchè credevo ‘e sapè tutt’ ‘e verità.
Io nun capevo niente quanno dicive:
” ‘O pato tanno è capito d’ ‘a famiglia
quanno nun ce stà cchiù”.
‘E venette ll’ora ca ‘o cielo te chiammaje
e avista fa ‘a valiggia ampressa ampressa
e partiste c’ ‘o treno ê l’aldilà.
E mò, tutt’ ‘e pparole toje ‘e tengo
dint’ ‘o core e t’ aggio capito bbuono
‘a quanno comm’ a tte so’ pur’ i’ papà.

Traduzione in italiano

IL PADRE

Come un pittore sceglie i colori
più belli, per dipingere un quadro
così il padre per i figli e per la famiglia
sceglie le parole più belle più dolci
quelle piene di verità.
Il mestiere di padre è un dono che Dio fa
all’umanità per la continuità.
Il padre è capitano, timoniere e pescatore
deve saper navigare nel mare tempestoso
della odierna società.
Papà io ricordo quando dicevi:
Tutti devono remare vecchi e giovani
per non affondare.
E quando ero in difficoltà mi consigliavi bene
m’istruivi come si fa con i bambini a scuola.
Oggi, mi sembra ieri, quando mi parlavi della vita
ed io ascoltavo, facendo poi di testa mia
perché credevo di conoscere la verità.
Io non ti capivo quando dicevi:
il padre è capito dai familiari quando non vive più!
E venne l’ora della tua dipartita
e dovesti fare la valigia frettolosamente
prendendo il treno che porta all’aldilà.
Ed ora , ho le tue parole nel cuore
e finalmente ti ho capito da quando
anch’io come te sono diventato papà.
dal web

—————————–

FILASTROCCA

Papà per la tua festa

volevo dirti tante cose,

ma tante, tante quanto le stelle.

Ma la mia bocca è troppo piccina

e ho il cuore commosso stamattina.

Poche parole so dirti soltanto:

papà  ti voglio bene, tanto tanto

 dalla “Scatola dei segreti”

  ————————————————————————–

Per te, papà

IL mio cuore batte forte

e non so nemmeno il perchè

pi ti guardo e capisco

papà, è il mio amore per te

Ilaria Lucaroni

  ————————————————————————–

 ESSERE PAPA’
 
Io lo so cosa vuol dire essere papà:
vuol dire posare il giornale
quando i tuoi bimbi ti chiedono
<Papà giochiamo?>
e tu rispondi di si con un sorriso strano
Essere pap vuol dire stare attento
alla bimba più piccina
mentre la mamma, in cucina,
riscalda il latte o prepara la pappa.
Essere papà vuol dire anche
avere mani grandi, a volte stanche,
ma sempre pronte a carezzare la fronte,
ad asciugare due lacrime,
a comprare un pallone,
e, perchè no? a mollare
quando ci vuole , un ceffone
Certo, perfino un bimbo lo sa
non è facile essere papà
(M. Martillaro)
 
 

  ————————————————————————–

 
Per la festa del papà

Il sole caldo e grande per me
papà sei tu
quando mi stringi al cuore
freddo non ho più.
Dal mare profondo e immenso
paura non ho più
quando mi sei vicino tu.
nel cielo stellato
la stella più bella
papa’  sei tu.
Vorrei donarti il mondo
ma il mondo mio
papà sei tu.
 
(A.Misti)

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  Il babbo

Chi lo vuole un babbo pelato
che quando torna è sempre arrabbiato
che non mi manda fuori a giocare
quando in casa non so cosa fare,
che alla sera va al caffè
e non resta a giocare con me?
Che quando è preoccupato
non vuole essere disturbato?
Se lo scambi con il mio
ti regalo anche mio zio:
ci ho ripensato: “Non lo vendo,
per questa volta me lo tengo”.

(da “Raccogli idee” ed.Tresei scuola)

—————————————————————————

Un papà di serie “A”

Ho un papà fenomenale,
un papà, di serie “A”.
Sembra proprio un generale quando gli ordini mi dà.
Quando la sveglia suona di primo mattino
lui brontolando la mette sotto il cestino,
poi si rassegna a saltar fuori dal letto,
cerca i calzini e fa cadere il cassetto!
Ho un papà meraviglioso, un papà eccezional.
Ma non renderlo nervoso quando legge il giornal…
Non mi castiga, cerca di farmi ragionare;
poi soddisfatto di avermi risolto la questione
chiede alla mamma:- E’ quasi pronto il minestrone?-
Ho un papà lettera”O”
il più forte che conosca.
Ma in segreto vi dirò:
-Non sa far male ad una mosca!-
Quando ritorna dal suo lavoro in seicento
mi abbraccia forte e io lo bacio contento.
Anche a cercare per tutto il mondo, lo so,
Un babbo come te non troverò…
E’ per questo che ti dico:
– Sei per me il miglior amico
e ti canto la per la:
VIVA, VIVA IL MIO PAPA’-.
(da “Percorsi Evolutivi”)

—————————————————————————

AL BABBO LONTANO

Caro uccellino che volando vai,
il babbo mio di certo tu vedrai:
digli che è tanto buono il suo bambino,
e che spesso gli manda un bel bacino,
digli che gli vuol bene e che lo aspetta:
vola, uccellino, vola vola in fretta!
di A. Cuman Pertile

—————————————————————————

Aiuto emergenza amore
 
In ogni parte del mondo sono tante e’ una certezza
le persone che lavorano per la nostra sicurezza.
Se incontri un incidente lungo la via
chiami il 113 e arriva la polizia.
Se divampa all’improvviso un incendio non da poco
telefona al 115 dei vigili del fuoco.
E’ accaduto un fatto grave al telegiornale di ieri?
Qualcuno col 112 ha fatto arrivare i carabinieri.
Se una persona non sta bene per qualche circostanza
col 118 arriva il dottore con l’ambulanza.
Quando nel traffico cittadino hai bisogno di una mano
di certo ti puoi rivolgere ad un vigile urbano.
Ma se hai un po’ di paura e vorresti una carezza
se ti sei fatto male e ti abbatte la tristezza
se volessi fare un gioco o magari stare in braccio
o ti senti un poco solo e vorresti un caldo abbraccio
fa come me! Un bel salto e opla’
Finisco dritto dritto tra le braccia di papa’.
Non servono altri numeri, grido:
“Papa’ “
e in un secondo io divento il bambino piu’ sicuro del mondo!
Auguri papa’ mio, amico caro dei giochi miei.
Auguri papa’ mio e grazie che ci sei!
WWW.FILASTROCCHE.IT

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IL MIO PAPÀ-BAMBINO

Indovinate chi ce l’ha
il più bravo dei papà?
Sono stato fortunato
sin da quando sono nato:
il più fantastico che c’è
è toccato proprio a me!

Ti ringrazio mio Gesù
perché me l’hai dato Tu.
Quando lui mi è vicino
torna ad essere bambino
per giocare insieme a me
e capire i miei perché.

Io gli chiedo di giocare
e lui è lì ad ascoltare
detto fatto, in un baleno,
lui cavallo, io cavaliere!
Per il mondo galoppiamo
monti e valli attraversiamo…

Se siam stanchi di giocare
cominciamo a “favolare”
tante storie inventiamo,
insieme noi ci divertiamo.
Questo è mio papà-bambino
che mi è sempre vicino.

(Santina Luzzi)

 

Altre poesie qui

Festa delle donne:poesie,filastrocche,biglietti e disegni

Poesie,filastrocche,biglietti e disegni per la festa delle donne

Il segreto delle donne
Son le donne appassionate sveglie,
pronte e organizzate.
Sanno sempre cosa fare
per spronare o consolare.
Sembran deboli e son forti:
occhio a come ti comporti!
Impetuose, travolgenti
assai spesso sorridenti,
son sensibili ed emotive
son reali, sono VIVE!
La realtà non vi nascondo:
è per lor che gira il mondo!
Jolanda Restano


Filastrocca dell’8 Marzo

Se pensiamo alla mimosa
non pensiam la stessa cosa.
Io non penso alla cenetta
nè alla torta, nè alla fetta.
Penso a chi ha dato tanto
con gran gloria e grande vanto.
E’ un ricordo doloroso
e non giorno di riposo.
Ricordiamo chi ha pagato
e con morte ci ha onorato.
www.filastrocche.it

 

biglietto-festa-della-donna-colorato

biglietto-festa-delle-donne-da-colorare

 

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cuore-mimosa-da-colorare

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Altri disegni e altre poesie

 

Filastrocche per la Befana

Arriva la befana:poesie ,racconti e disegni!

Maestramaria

Cartellone scuola

La Befana
La befana cammina in silenzio
La scopa è di legno
Ma il cuore d’ argento
I regali lei porta di notte
E visita lesta tutta la porte
E’ vecchietta ma felice di poco
Di un sorriso per un semplice gioco
O se un pò di carbone lei dona
Con tristezza di certo lo fa
La befana viene il 6 di gennaio
Ed in ciel si dice che voli
Ma dove lei vivi e dimori
Fino ad oggi nessuno lo sa
Luciano Galassi

…………………………………….

ALLA BEFANA
Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sono sempre stato
ma un dono mai me l’hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto:
un treno che salta tante stazioni
dove…

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Lavoretti di Natale all’insegna del riciclo

Lavoretti di Natale con materiale da riciclo.

Alberello con fogli di giornale

 albero dell' avvento

stelline avvento

Angelo con un libretto d’istruzione vecchio

angelo-con-libricino-riciclato

Alberi con  libricini

alberello-ricicato-verde

alberlli-con-libri-riciclati

Stella,ghirlande e alberello con cannucce ricavate da volantini
stella-verde

alberello-con-cannuce

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ghirlanda-con-cannucce

ghirlanda-con-cannucce

Alberello con rotoli di carta

alberlli avvento 002

Pupazzo di neve con calzini

pupazzo-di-neve-con-calzini

 

 

 

 

 

 

 

 

Albero con cucchiai

albero di Natale con cucchiai

Leggende di Pasqua

La leggenda delle campane di Pasqua

Riccardo e Silvia erano ospiti dalla nonna Maria per le vacanze di Pasqua.
Stavano ascoltando con attenzione la nonna che raccontava loro una storia.
“ Tutte le campane del mondo sono andate a Roma a trovare le loro sorelle che sono a San Pietro.”
“ Ma sei sicura, nonna?” fece Riccardo dubbioso.
“Chi le ha portate?” s’incuriosì Silvia.
“Sono andate da sole!”.
“Ma non è possibile!” esclamò Riccardo.
“Eppure da ieri non si sono più sentite suonare” disse la nonna. Riccardo l’interruppe:
“Lo so, tacciono perché è morto Gesù, ma quando Gesù risorgerà, suoneranno il Gloria”.
“Verissimo, rispose la nonna, ma si racconta che la notte del venerdì, quando la gente dorme, le campane di tutte le chiese, zitte zitte, volino a trovare le campane di Roma.
La notte del sabato santo ritornano alle loro chiese, volando assieme alle colombe pasquali, e nel loro passaggio depositano uova e dolci per i bambini”.
I due nipotini ascoltavano attenti, ma un po’ increduli.
“Che fanno le colombe?” chiese Silvia.
“Volano col rametto d’ulivo nel becco, in segno di pace”:
“Davvero le campane lasciano uova e dolci per i bambini?” domandò Riccardo, interessato.
“Si, ma soltanto per i bambini che credono a questa storia” concluse nonna Maria.
Poco dopo i due fratelli, rimasti soli, si misero a discutere.
“Ma le campane non possono volare, non hanno le ali! E poi, come fanno a portare dolci ai bambini se non hanno le mani? Sicuramente è una favola!” esclamò Riccardo.
“Perché la nonna la racconta come una storia vera?” chiese Silvia.
“Forse lei ci crederà” disse Riccardo.
“Allora aspetterà i dolci dalle campane e ci resterà male non trovandoli…” concluse Silvia.
I bambini pensarono al da farsi, poi ebbero un’idea e per tutto il pomeriggio del sabato furono occupatissimi:
Silvia in cucina, con la zia, e Riccardo a gironzolare attorno alla colombaia trascinandosi dietro la scala.
La nonna, si accorse di tutto quel traffico, ma fece finta di niente.
La domenica, alla fine del pranzo, arrivò la zia reggendo su un vassoio una grossa campana di pastafrolla, legata con nastrini colorati.
I due bambini si strizzarono l’occhio, aspettando con impazienza il resto della sorpresa.
Quando la campana fu sollevata, uscì una piccola colomba spaurita che lasciò cadere a terra un ramoscello d’ulivo.
Svelto, Riccardo lo raccolse e lo porse alla nonna:
“Tieni, nonna, è per te!”
La nonna sorrise commossa; non poteva parlare perché la voce le temeva un po’.

Fonte

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La leggenda del pettirosso

Mamma uccello, così come faceva ogni giorno, lasciò nel nido i suoi piccoli per andare a procurar loro il cibo. Mentre era in volo, vide sulla cima di un monte tre croci e tanta gente. Curiosa, si avvicinò e sulla croce centrale vide inchiodato un uomo con una corona di spine in testa: era Gesù. Fu presa da una grande tristezza nel vedere tanta cattiveria e cercò il modo di alleviare una sofferenza così grande. Si posò allora vicino alla testa di Gesù e col becco cercò di staccare la spina più grande. Ci riuscì, ma il suo petto si macchò di sangue. Tornò al nido, raccontò ai figli quello che aveva visto e, mentre li abbracciava, macchiò di rosso anche il loro petto. Da quel giorno in poi, quegli uccellini si chiamano ” pettirosso “, in ricordo del gesto generoso di quella mamma.

Fonte

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Il pulcino cosmico
L’anno scorso a Pasqua, in casa del professor Tibolla, dall’uovo di cioccolata sapete cosa saltò fuori? Sorpresa: un pulcino cosmico, simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un berretto da capitano in testa e un’antenna della televisione sul berretto. Il professore, la signora Luisa e i bambini fecero tutti insieme: – Oh, e dopo questo oh non trovarono più parole. Il pulcino si guardava intorno con aria malcontenta. – Come siete indietro su questo pianeta, – osservò, – qui è appena Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì. – Di questo mese? – domandò il professor Tibolla. – Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni siamo avanti di venticinque. Il pulcino cosmico fece quattro passi in su e in giù per sgranchirsi le gambe, e borbottava: – Che seccatura! Che brutta seccatura!…

Cos’è che la preoccupa? – domandò la signora Luisa. – Avete rotto l’uovo volante e io non potrò tornare su Marte Ottavo. – Ma noi l’uovo l’abbiamo comprato in pasticceria. – Voi non sapete niente. Questo uovo, in realtà, è una nave spaziale, travestita da uovo di Pasqua, e io sono il suo comandante, travestito da pulcino. – E l’equipaggio? – Sono io anche l’equipaggio. Ma ora sarò degradato. Mi faranno per lo meno colonnello. – Be’, colonnello è più che capitano. – Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. Da noi il grado più alto è cittadino semplice. Ma lasciamo perdere. La mia missione è fallita. – Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava. – Ah, non lo so nemmeno io. Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo. – Interessante, – disse il professore, – avete anche degli agenti segreti sulla Terra. E se andassimo a raccontarlo alla polizia? – Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro. – Giusto anche questo. Allora, giacché siamo tra noi, ci dica qualcosa di più su quegli agenti segreti. – Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su Marte Ottavo tra venticinque anni. – E’ piuttosto buffo. Noi, per adesso, non sappiamo nemmeno dove si trovi Marte Ottavo. – Lei dimentica, caro professore, che. lassù siamo avanti col tempo di venticinque anni. Per esempio sappiamo già che il capitano dell’astronave terrestre che giungerà su Marte Ottavo si chiamerà Gino. – Toh, – disse il figlio maggiore del professor Tibolla, – proprio come me. – Pura coincidenza, – sentenziò il cosmopulcino. – Si chiamerà Gino e avrà trentatre anni. Dunque, in questo momento, sulla Terra, ha esattamente otto anni. – Guarda guarda, – disse Gino, – proprio la mia età. – Non mi interrompere continuamente, – esclamò con severità il comandante dell’uovo spaziale. – Come stavo spiegandovi, noi dobbiamo trovare questo Gino e gli altri membri dell’equipaggio futuro, per sorvegliarli, senza che se ne accorgano, e per educarli come si deve. – Cosa, cosa? – fece il professore. – Forse noi non li educhiamo bene i nostri bambini? – Mica tanto. Primo, non li abituate all’idea che dovranno viaggiare tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell’universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra, non esiste; quarto… – Scusi comandante, – lo interruppe la signora Luisa, – come si chiama di cognome quel vostro Gino? – Prego, vostro, non nostro. Si chiama Tibolla. Gino Tibolla. – Ma sono io! – saltò su il figlio del professore. Urrà, – Urrà che cosa? – esclamò la signora Luisa. – Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo… – Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino. – Urrà! Missione compiuta! Tra venticinque anni potrò tornare a casa anch’io. – E l’uovo? -domandò con un sospiro la sorellina di Gino. – Ma lo mangiamo subito, naturalmente. E così fu fatto.
G.Rodari
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La leggenda della pastiera

Un’antica leggenda racconta che sulla spiaggia le mogli dei pescatori lasciarono nella notte delle ceste con ricotta, frutta candita, grano e uova e fiori d’arancio come offerte per il “Mare”, affinché questo lasciasse tornare i loro mariti sani e salvi a terra e con una rete colma di pesci.
Al mattino ritornate in spiaggia per accogliere i loro consorti notarono che durante la notte i flutti avevano mischiato gli ingredienti ed insieme agli uomini di ritorno, nelle loro ceste c’era una torta: la Pastiera.
Un’altra leggenda narra invece che la pastiera accompagnasse le antiche feste pagane per il ritorno della primavera; difatti gli ingredienti conservano una forte valenza simbolica.
Ecco allora la ricotta, addolcita dallo zucchero: trasfigurazione delle offerte votive di latte e miele tipiche delle prime cerimonie cristiane.
Il grano: augurio di ricchezza e fecondità.
Le uova: simbolo di vita nascente.
L’acqua di fiori d’arancio: presagio di primavera.
La versione odierna, probabilmente fu messa a punto in un antico monastero napoletano rimasto ignoto: anche questa, tuttavia, è una supposizione.
Comunque sia andata, ancor oggi sulla tavola pasquale dei napoletani questo dolce non può mancare.
Fonte

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La storia del Leprotto di Pasqua

C’erano una volta un papà leprotto ed una mamma leprotto, che avevano sette leprottini e non sapevano quale sarebbe diventato il vero leprotto di Pasqua. Allora mamma leprotto prese un cestino con sette uova e papà leprotto chiamò i leprottini. Poi disse al più grande: “Prendi un uovo dal cestino e portalo nel giardino della casa, dove ci sono molti bambini.”
Il leprotto più grande prese l’uovo d’oro, corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato e giunse al giardino della casa. Qui voleva saltare oltre il cancello, ma fece un balzo così grande e con tanta forza che l’uovo cadde e si ruppe.
Questo non era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al secondo. Egli prese l’uovo d’argento, corse via nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato; allora la gazza gridò “Dallo a me l’uovo, dallo a me l’uovo, ti regalerò una moneta d’argento!” E prima che il leprotto se ne accorgesse la gazza aveva già portato l’uovo d’argento nel suo nido.
Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al terzo. Questi prese l’uovo di cioccolato. Corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco e incontrò uno scoiattolo che scendeva, saltellando, da un alto abete. Lo scoiattolo spalancò gli occhi e chiese: “Ma è buono l’uovo?”
“Non lo so,” rispose il leprotto, “lo voglio portare ai bambini.”
“Lasciami assaggiare un po’!”
Lo scoiattolo cominciò a leccare e poiché gli piaceva tanto, non finiva mai e leccò e mangiucchiò pure il leprotto, fino a che dell’uovo non rimase più nulla; quando il terzo leprotto tornò a casa, mamma leprotto lo tirò per la barba ancora piena di cioccolato e disse: “Neanche tu sei il vero leprotto di Pasqua.”
Ora toccava al quarto.
Il leprottino prese l’uovo chiazzato. Con quest’uovo corse nel bosco e arrivò al ruscello. Saltò sul ramo d’albero posto di traverso, ma nel mezzo di fermò. Guardò giù e si vide nel ruscello come in uno specchio. E mentre così si guardava, l’uovo cadde nell’acqua con gran fragore.
Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al quinto. Il quinto prese l’uovo giallo. Corse nel bosco e, ancor prima di giungere al ruscello, incontrò la volpe, che disse: “Su, viene con me nella mia tana a mostrare ai miei piccoli questo bell’uovo!”
I piccoli volpacchiotti si misero a giocare con l’uovo, finché questo urtò contro un sasso e si ruppe.
Il leprotto corse svelto svelto a casa, con le orecchie basse.
Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al sesto. Il sesto leprotto prese l’uovo rosso. Con l’uovo rosso corse nel bosco. Incontrò per via un altro leprotto. Appoggiò il suo uovo sul sentiero e presero ad azzuffarsi.
Si diedero grandi zampate, e alla fine l’altro se la diede a gambe.
Ma quando il leprottino cercò il suo uovo, era già bell’e calpestato, ridotto in mille pezzi.
Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al settimo. Il leprotto più giovane ed anche il più piccolo. Egli prese l’uovo blu. Con l’uovo blu corse nel bosco.
Per via, incontrò un altro leprotto, ma lo lasciò passare e continuò la sua corsa. Venne la volpe. Il nostro leprotto fece un paio di salti in qua e in là e continuò a correre, finché giunse al ruscello.
Con lievi salti lo attraversò, passando sul tronco dell’albero.
Venne lo scoiattolo, ma egli continuò a correre e giunse al prato.
Quando la gazza strillò, egli disse soltanto: “Non mi posso fermare, non mi posso fermare!”
Finalmente giunse al giardino della casa. Il cancello era chiuso. Allora fece un salto, né troppo grande né troppo piccolo, e depose l’uovo nel nido che i bambini avevano preparato.
Questo era il vero leprotto di Pasqua!

Fonte
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La leggenda della Fata Pasqualina
Esistono le fate, eccome. Noi esseri umani non le possiamo vedere, ma una volta abitavano il mondo insieme a noi. Poi improvvisamente sono fuggite ed ora abitano nei paesi dei TRA.
Come, non sapete che paesi sono? Ma sono i paesi che stanno tra tutti i TRA. Un esempio: tra il sogno e la realtà abitano le fate della fantasia; tra il dormi-veglia abitano le fate del mattino, tra il bene ed il male abitano le fate della giustizia e via di seguito.

Le fate abitavano sulla terra insieme a noi, ed a capo di tutte vi era la fata più bella, più dolce, più giusta che l’universo intero avesse mai creato. Figlia della stella più luminosa era giunta sulla terra per portare amore e pace. Lei aveva creato i rossi tramonti e le splendenti albe, lei era padrona degli eterni ghiacciai, e del blu di tutti gli oceani.
Con lei l’amore era sovrano, il nostro pianeta conobbe l’epoca più bella di tutti i tempi.
Le fate vivevano insieme a noi aiutandoci ogni qual volta avevamo bisogno.
La terra era un paradiso.
Ma, come accade in tutte le leggende anche in questa esiste un ma, la strega dell’invidia viveva di rancore verso le fate. Lei voleva essere sovrana degli uomini, lei voleva distruggere l’amore, lei odiava gli uomini che amavano le fate. Così pensò che se fosse riuscita a distruggere le fate gli uomini avrebbero adorato solo lei. Quindi se avesse distrutto Fata Pasqualina lei avrebbe vinto.
Vagò nelle notti senza luna nascondendosi a tutti e raccolse dai sogni degli umani i loro incubi peggiori, creò un sogno talmente pauroso che pure lei rischiò di esserne distrutta. Con questo sogno racchiuso in un ampolla stregata iniziò la ricerca di fata Pasqualina, e quando l’avesse trovata, l’avrebbe obbligata a respirare il contenuto dell’ampolla: così Pasqualina sarebbe morta.

Ma le fate che tutto percepiscono vennero a conoscenza del piano della malvagia Invidia e avvertirono la loro regina. Pasqualina non riusciva a capire perché Invidia l’odiasse tanto e cercò di sfuggirle.
Non conosceva però la tenacia che animava quella malvagia strega ed un giorno si trovò quasi prigioniera, Invidia le era alle spalle, l’aveva ormai raggiunta e si apprestava ad aprire la tremenda ampolla per farle respirare il contenuto. La malvagia ormai era sicura, aveva vinto!
Ma, esistono sempre i ma nelle leggende, passò di lì una piccola gallinella che vedendo la disperazione di Fata Pasqualina le disse:-Presto entra dentro il mio uovo.- e subito Pasqualina si dissolse ed entrò dentro l’uovo della buona gallinella. Invidia cercò in tutti i modi di trovare un apertura in quello strano oggetto che non aveva mai visto. Cercò di romperlo, ma quell’uovo era magico, sarebbe riuscito a romperlo solo chi era animato da buone intenzioni verso le fate.
Poi, improvvisamente, l’uovo scomparve e nessuno sa dove sia. Le fate, prive della loro regina, decisero di ritirarsi nei paesi dei TRA, e noi uomini ora siamo soli sulla terra.
Fu da quel giorno che una volta all’anno tutti noi acquistiamo le uova, da allora si chiamano di Pasqua, e le rompiamo sperando che dentro vi sia Pasqualina, ma nessuno ancora l’ha trovata. Vi si trovano solo regali che le fate dei paesi dei TRA ci fanno trovare per ricordarci che loro ci amano ancora.
Aspettano solamente che da un uovo fatato si manifesti la loro REGINA.
La terra potrà così tornare ad essere il regno delle fate, e noi felici per l’eternità.

Fonte

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La leggenda della passiflora “il fiore della passione”

Tanto tanto tempo fa, la primavera fece balzare dalle tenebre verso la luce tutte le piante della Terra, e tutte fiorirono come per incanto.

Solo una pianta non udì il richiamo della primavera, e quando finalmente riuscì a rompere la dura zolla di terreno, la primavera era già lontana…

– Fa’ che anch’io fiorisca, o Signore! – pregò la piantina.

– Tu pure fiorirai –  rispose il Signore.

– Quando? –  chiese con ansia la piccola pianta senza nome.

– Un giorno…  – e l’occhio di Dio si velò di tristezza.

Era ormai passato molto tempo, la primavera anche quell’anno era venuta e al suo tocco le piante del Golgota avevano aperto i loro fiori.

Tutte le piante, fuorché la piantina senza nome. Il vento portò l’eco di urla sguaiate, di gemiti, di pianti: un uomo avanzava fra la folla urlante, curvo sotto la croce, aveva il volto sfigurato dal dolore e dal sangue…

– Vorrei piangere anch’io come piangono gli uomini – pensò la piantina con un fremito.

Gesù in quel momento le passava accanto, e una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina pietosa…

Subito sbocciò un fiore bizzarro, che portava nella corolla gli strumenti della passione: una corona, un martello, dei chiodi… era la passiflora, il fiore della passione.

www.favoleefantasia


Altri racconti e leggende qui

Poesie e filastrocche per il nuovo anno

Augurio

Ecco l’anno misterioso
col cappuccio sopra gli occhi,
che tra un turbine di fiocchi
viene avanti pensieroso.

Viene e bussa ad ogni tetto
il viandante giovinetto,
viene e bussa ad ogni cuore,
forse in cerca di tepore.

Io lo prego che sia buono,
porti pace, amor, lavoro,
che ogni giorno rechi un dono…
che sia un anno dal cuor d’oro!

L. Salvatore

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Ode al primo giorno dell’anno

Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.

Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.

Vedo l’ultimo
giorno
di questo
anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l’uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all’infinito
modello delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.

Oh conduttore di treni
sboccati
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell’anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?

Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell’alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell’anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.

La terra non lo sa: accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.

Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.

Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo
come un liquido topazio.

Giorno dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte le foglie escono verdi
dal tronco del tuo tempo.

Incoronaci
con acqua,
con gelsomini aperti,
con tutti gli aromi spiegati,
sì,
benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!

Pablo Neruda


Felice nuovo anno

Nella notte di magia
l’anno vecchio scappa via;
non sei neppure addormentato
che uno nuovo è già arrivato:
bello, ricco di giornate,
sia d’inverno, che d’estate.

Anno allegro e fortunato
sia quest’anno appena nato!

K. Jackson


Anno Nuovo

“Indovinami, Indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?”.
“Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un Carnevale e un Ferragosto
e il giorno dopo del lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno!”.

G.Rodari
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L’anno nuovo

L’anno vecchio se ne va
e mai più ritornerà,
io gli ho dato una valigia
di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male,
di bugie e disubbedienze,
Anno nuovo, avanti ,avanti!
Ti fan festa tutti quanti!
D’esser buono ti prometto,

anno nuovo benedetto.
A.S.Novaro
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O anno nuovo

O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.
G.Rodari

biglietto di natale

Le leggende e racconti di Natale

L’alberello poverello

La fiaba

C’era una volta in un villaggio lontano lontano, un povero falegname. Questo falegname era tanto buono, sempre disponibile ad aiutare coloro che ne avevano bisogno, ma ahimè era anche tanto povero e viveva di stenti. L’unico modo che aveva per sopravvivere, era avventurarsi nei boschi e cercare legna pregiata e robusta per i ricchi signori. Il falegname avrebbe tanto voluto cercare un altro lavoro, e guadagnare tantissimi soldi, ma non per arricchirsi. Non aveva nessuna intenzione di diventare arrogante e vanesio come i nobili, con cui era costretto a trattare per potersi assicurare un piatto di minestra calda sulla sua misera tavola. Assolutamente no, il suo progetto era quello di racimolare il denaro necessario per comprare cibo e balocchi alle famiglie, che non potevano permetterseli. Il buon falegname era fatto così, i bisogni e le necessità degli altri (soprattutto dei bambini) venivano prima delle sue, e ciò che lo preoccupava maggiormente, era che il giorno di natale si faceva sempre più vicino.

Quella sera, mentre il falegname si trovava nel bosco, alla ricerca di torba profumata per il caminetto del sindaco, una voce forte e sicura riecheggiò fino al suo orecchio.

“Falegname, falegname!”

L’uomo si voltò spaventato, ravvivò la luce della sua lanterna e si guardò bene attorno. Era buio, il cielo era appena illuminato da una timida mezzaluna e da qualche puntina di stella. Forse qualcuno, approfittandosi dell’oscurità della notte, si era nascosto dietro ad un albero e aveva deciso di fargli uno scherzo. Si, doveva essere sicuramente così. Aveva già immaginato quel burlone sghignazzare dal suo nascondiglio, e lui come uno sciocco, era cascato in quello stupido scherzo. Scosse la testa e decise di non ricambiare la burla. L’ora era tarda, ed il freddo e l’umidità avevano cominciato a penetrargli nelle ossa. Gli ci mancava solamente un malanno! Prima terminava il suo lavoro e prima sarebbe ritornato alla sua casetta a godersi il calduccio del letto. Pose la lanterna su una roccia e continuò a caricare la sua carretta di torba. Ma nuovamente quella strana voce si fece risentire.“Hey tu, falegname. Lascia perdere la torba e ascoltami.”

“Ora basta!” gridò l’uomo “non ho tempo per questi stupidi scherzi. Ho del lavoro da sbrigare, ho un’importantissima consegna domani mattina. E se non porto a termine ciò che ho iniziato, domani non mangio!”

“Non è uno scherzo” replicò la voce sconosciuta “sono proprio qui, vicino a te. Ho bisogno del tuo aiuto.”

“Ma si può sapere chi è che parla?” urlò nuovamente il falegname.

Riprese la lanterna e si riguardò attorno, ma non c’era nessuno. Camminò in tondo per un po’ tenendo il braccio alzando e cercando di fare luce in ogni angolo buio della boscaglia, ma con insuccesso. Non riusciva proprio a capire chi gli avesse rivolto la parola.

“Ma insomma, possibile che non capisci? Sono davanti a te!”

Il falegname stupito, tese il braccio di fronte a sé, e alla luce della lanterna vide un piccolo albero dai rami rinsecchiti, ricoperto da un fogliame piuttosto spoglio e senza colore.

“Ah finalmente.” Rispose l’albero.

“M … ma com … come è possibile? Sei stato proprio tu a parlarmi?”

“Si, si. Sono stato io. So che ti sembra strano, ma non sono un albero come tutti gli altri, io sono molto speciale. Mi chiamano L’alberello poverello. Ma ora non c’è tempo per le spiegazioni. Io so tutto su di te, carissimo falegname. So che sei una persona onesta e leale, e che aiuti sempre chi è in difficoltà. So anche che vuoi cercare un altro lavoro per avere una vita un po’ più dignitosa. Ebbene, questa è la tua notte fortunata. Il caso ha voluto che io passassi proprio di qui per le feste natalizie. So che i bambini di questo posto vogliono un grandissimo albero di natale al centro della piazza, ma nessuno, nemmeno il sindaco può permettersi di acquistarlo. Se tu ora mi abbattessi e mi ripiantassi nella pubblica piazza, saprò come rendere felici tutti quanti.”

“Ma” rispose il falegname “ sei piccolo e secco, i tuoi rami sono a malapena ricoperti dalle foglioline, come puoi pensare che il mio aiuto possa esserti favorevole?”

“Basta chiacchiere” replicò l’albero “faresti meglio a non sottovalutarmi. Abbattimi e ripiantami nel luogo che ti ho indicato. Saprò come ricompensarti.”

Il falegname sempre più incredulo, afferrò la scure e accontentò la richiesta del bizzarro alberello.

I giorni passarono in fretta ed arrivò il sospirato 25 dicembre. Il falegname, ricordandosi della sua buffa vicenda, si incamminò verso la piazza del paese. Fece molta fatica a raggiungere il centro del piazzale poiché era affollato. Da ogni parte c’erano uomini, donne e bambini festanti, con dei pacchi nelle loro mani e urlavano felici tra di loro Che bello! Che bello!

Arrivato a destinazione, il falegname rimase stupefatto. Un grandissimo albero di natale si presentava imponente e maestoso davanti agli occhi di tutti. Ai suoi piedi, c’era un cartello con una scritta a caratteri cubitali Questo regalo proviene da chi ha sempre provveduto a riscaldare le vostre fredde giornate, cercando legna per i vostri camini.

“Carissimo” intervenne il sindaco, dando una pacca sulla robusta spalla del buon uomo. “Hai avuto davvero un’idea geniale, i paesani sono felicissimi e come primo cittadino, ho il diritto e il dovere di premiarti. D’ora in poi sarai al mio servizio, avrai una casa nuova e il tuo stipendio sarà triplicato. Buon natale amico mio.” Detto questo, si allontanò trotterellando e fischiettando allegramente.

“Buon natale” rispose il falegname con voce flebile. Di colpo riguardò l’albero, e il birichino ricambiò il suo sguardo agitando lievemente la sua folta chioma. Pieno di gratitudine, il falegname si allontanò lasciando libero spazio ai bimbi, che gioiosi, scartavano i loro pacchi. Ebbene si, L’alberello poverello così minuscolo e insignificante, aveva mantenuto le sue promesse diventando grandissimo e generosissimo per gli altri.

Licia Calderaro
Fonte

 Il primissimo albero di Natale
Babbo Natale stava attraversando il bosco. Era di cattivo umore. Il suo cagnolino bianco, che di solito gli correva davanti con gioia, se n’accorse e s’insinuò dietro il suo padrone con la coda tra le gambe. Non provava più soddisfazione nel suo lavoro. Tutti gli anni era la stessa storia. Non c’era più entusiasmo. Giocattoli, cibi, alla lunga non servivano più. I bambini si divertivano certamente, ma lui voleva che urlassero, esultassero, e cantassero, ma ormai lo facevano sempre più di rado.
Babbo Natale si era lambiccato il cervello tutto il mese di dicembre per escogitare qualcosa che riportasse la vera gioia natalizia nel mondo dei bambini, una gioia a cui prendessero parte anche gli adulti. Ma niente.
Così procedeva faticosamente dentro la foresta innevata, fino a quando non giunse ad un incrocio. Lì aveva un appuntamento con Gesù Bambino, con il quale si consigliava sempre sulla distribuzione dei doni. Già da lontano vide che Gesù Bambino era già arrivato, perché in quel punto c’era un chiarore luminoso.
Il Bambin Gesù indossava un abitino bianco di pelliccia e il suo volto era tutto un sorriso: “Come va, vecchio mio?”, chiese Gesù bambino. “Hai la luna storta?” Allora se lo prese a braccetto e andò via con lui. Dietro di loro trotterellava il cagnolino, ma non sembrava più triste e la coda ora era alzata, baldanzosa.
“Sì”, disse Babbo Natale, ” non mi diverto più. Che sia colpa dell’età o d’altro, non lo so. Il fatto è che dopo i dolcetti, le mele e le nocciole, è finito tutto. Finiscono di mangiarle e la festa è finita. Bisognerebbe trovare qualcosa di nuovo.”Gesù Bambino fece un cenno di approvazione con la testa ed assunse un’espressione pensierosa; poi disse: “Hai ragione, vecchio mio, ci ho pensato anch’io, ma non è così facile.” “E’ proprio questo” brontolò Babbo Natale, “sono ormai troppo vecchio e troppo sciocco. Mi è già venuto un bel mal di testa a forza di pensarci, ma non mi viene in mente proprio niente di divertente”.
Pensierosi, andarono entrambi attraverso il bosco bianco, Babbo Natale con il volto burbero e Gesù Bambino meditabondo. Nella foresta tutto era silenzioso, non si muoveva niente, soltanto quando la civetta si sedeva sopra un ramo, cadeva, con un rumore sommesso, un pezzetto di quella specie di decorazione che forma la neve appena caduta. La luna splendeva chiara e luminosa, tutte le stelle luccicavano, la neve pareva argento e gli abeti stavano lì, neri e bianchi, era proprio uno splendore.
Un abete alto cinque piedi che stava da solo in primo piano appariva particolarmente incantevole. Era ben proporzionato, su ogni ramo c’era una striatura di neve, sulle punte dei rami dei piccoli ghiaccioli, e così scintillava e luccicava al chiaro di luna. Gesù Bambino lasciò andare il braccio di Babbo Natale e diede un piccolo colpo al vecchietto in segno d’intesa, indicò l’abete e disse: “Non è semplicemente meraviglioso?” “Sì”, disse il vecchietto, “ma questo a cosa mi serve?”. “Tira fuori un paio di mele”, disse il Bambin Gesù, “mi è venuta un’idea.”Babbo Natale fece una faccia stupita perché non riusciva a immaginare come a Gesù Bambino fosse venuto voglia di mangiare delle mele ghiacciate con quel freddo.
Staccò la sua cinghia, adagiò il suo enorme sacco nella neve, frugò dentro e allungò un paio di belle mele.”Adesso tagliami qualche cordicella in due pezzi lunghi un dito e fammi dei piccoli paletti”, disse Gesù Bambino. Al vecchietto tutto questo parve un po’ buffo, ma non disse nulla e fece quello che gli aveva detto Gesù Bambino. Quando ebbe preparato le cordicelle e i paletti, Gesù Bambino prese una mela, gl’infilò dentro un paletto, legò attorno il filo e lo appese ad un ramo.
“Così”, disse, “ed ora tocca agli altri e tu mi puoi aiutare, ma fa attenzione, che non cada giù neppure un fiocco di neve!” Il vecchietto lo aiutò, sebbene non sapesse perché, ma la cosa lo divertiva e non appena l’intero alberello fu carico di belle mele rosse, si allontanò cinque passi, si mise a ridere e disse: “Guarda, quanto è grazioso! Ma che senso ha tutto ciò?”. “C’è proprio bisogno che tutto abbia uno scopo?” rise Gesù Bambino. “Stai attento, che lo faccio ancora più bello. Adesso dammi anche le nocciole!”
Il vecchietto fece scivolare fuori del suo sacco delle noci e le diede a Gesù Bambino. Infilò in ognuna un bastoncino, ci attaccò un filo e l’appese tra le mele. “Cosa ne dici adesso, vecchio mio?” domandò, “non è la cosa più bella del mondo?”. “Si”, disse, “ma non so ancora…” “Vieni dai!” rise Gesù Bambino. “Hai delle luci?”.Ora, l’alberello stava lì sulla neve, dai suoi rami innevati facevano bella mostra di sé le mele rubiconde, le nocciole d’oro e d’argento brillavano e luccicavano, e le candele di cera gialle ardevano festosamente. Con il suo viso bianco e roseo Gesù Bambino era tutto sorridente e batteva le mani, il vecchio Babbo Natale non sembrava più così di cattivo umore e il cagnolino saltava di qua e di là e abbaiava. Quando le luci ebbero finito un poco di bruciare, Gesù Bambino agitò le sue ali d’oro e d’argento e le luci si spensero. Disse a Babbo Natale di segare l’alberello con cura.
Poi scesero entrambi dalla montagna portandosi dietro l’alberello variopinto. Quando arrivarono al paese tutti dormivano. Si fermarono alla casa più piccola. Gesù Bambino aprì la porta piano piano ed entrò; Babbo Natale gli venne dietro. Nella stanza c’era uno sgabello a tre gambe. Lo misero sul tavolo e c’infilarono l’albero. Babbo Natale pose sotto l’albero ancora tante belle cose, giocattoli, dolci, mele e nocciole, e poi tutti e due lasciarono la casa in punta dei piedi, come erano entrati. Quando l’uomo a cui apparteneva la casetta, la mattina seguente, si svegliò e vide l’albero variopinto, rimase stupito e non sapeva che cosa dire.albero di natale
Accese le luci dell’alberello e svegliò la moglie e i bambini. C’era una tale atmosfera di gioia nella casa come non c’era stata mai durante i Natali passati. Nessun bambino badava ai giocattoli, ai dolci, e alle mele, tutti guardavano solamente l’albero con le luci. Si presero per mano, ballarono intorno all’albero e cantarono tutti le canzoni di Natale che sapevano.
Quando fu giorno pieno vennero gli amici e i parenti del minatore, guardarono l’alberello, si rallegrarono e andarono subito nel bosco, per andare a prendersi anche loro un alberello per i loro bambini. Le altre persone che videro questi, li imitarono, ognuno si prese un abete e lo decorò, chi in un modo, chi in un altro, ma luci, mele e nocciole le mettevano tutti quanti. Quando si fece sera ardeva in tutto il villaggio, casa per casa, un albero di Natale, dovunque si sentivano canzoni di Natale e il giubilo e le risa dei bambini.
Da lì l’albero di Natale ha fatto il giro di tutta la Germania e da lì del mondo intero.
La leggenda delle palline di Natale
pallina con renna

Nella grotta di Betlemme, da pochi giorni, era nato il Bambino Gesù.

Tutti andavano a rendergli omaggio portandogli dei doni.

Un artista di strada, molto povero, si trovava a Betlemme proprio in quei giorni e voleva andare a salutarlo, ma non aveva nemmeno un dono da portargli.

Dopo qualche esitazione decise di recarsi alla grotta e di andarlo a trovare. Gli venne in mente un’idea, fare quello che gli riusciva meglio: il giocoliere.

E così tirò fuori dalla sua sacca alcune palle e cominciò, abilmente, a farle ruotare in aria, facendo ridere il piccolo bambino.

Da quel giorno per ricordarci delle risate di Gesù Bambino si appendono delle palline colorate all’albero di Natale.

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Il pianeta degli alberi di Natale
lavoretto natale

Gianni Rodari

Marco, bambino terrestre, era andato a trovare Marcus, bambino spaziale.
incontrarono alla stazione interplanetaria.
Lì cominciava la città spaziale, che assomigliava alle città terrestri, con strade, case e piazze.
Ai lati di un viale crescevano due lunghissime file di abeti.
Sui loro rami brillavano stelle, lampadine e palloncini lucenti, rossi, gialli, blu. Erano alberi di Natale.
Scusa – domandò Marco – ma che giorno è oggi?
È Natale – rispose Marcus allegramente.
Intanto si erano avvicinati a un deposito di cavalli a dondolo: Marcus ne scelse uno, con una sella a due posti e invitò Marco a montare in groppa.
Questi sono i nostri «robot» e servono per i trasporti pubblici, come i taxi – spiegò Marcus.
Il cavallo a dondolo partI senza scosse e senza rumore, scivolando come una barca sull’acqua.
Centinaia e centinaia di alberi di Natale grandi e piccoli spuntavano dappertutto, persino sui tetti e nei vasetti da fiori che stavano sui balconi.
A Marco venne un dubbio e chiese: – Marcus, ieri che giorno era?
Natale – rispose Marcus senza esitare.
E che giorno sarà domani?
Natale, Marco, Natale: te l’ho già detto.
Ma se Natale era ieri!…
Ieri, oggi, domani, tutti i giorni. È Natale tutti i giorni, da noi.

La storia di Babbo Natale
A Nord del Circolo Polare Artico, nell’Europa settentrionale, esiste una regione: la Lapponia
In questa terra viveva un giorno un simpatico vecchietto….

Questa è la vera  storia (o quasi) di BABBO NATALE!In una capanna del bosco, circondata da abeti, vicino ad un allegro ruscello d’acqua limpida e fresca viveva Natale, il quale si dedicava ogni giorno a coltivare il suo orticello,  a curare le sue renne e ad intagliare il legno, vivendo tranquillamente.
Vestiva sempre di rosso, il suo colore preferito.
Era un vecchietto assai buono e generoso con una lunga barba bianca ed aiutava spesso senza tirarsi mai indietro tutti i suoi vicini.
Un giorno pensò che era troppo poco quello che stava facendo e si mise a pensare: voleva trovare un modo per poter  dare agli altri qualcosa di più.

Quella sera fece un sogno:

Nel sogno gli apparve un angioletto: era molto bello e grazioso
e, con una dolce vocina, gli spiegò che nel mondo c’erano tanti bambini ma tanti di questi erano poveri e non potevano permettersi niente, anche loro come tutti gli altri bambini più fortunati desideravano dei giocattoli, ma non avrebbero mai potuto averli, il cuore dell’angelo era colmo di tristezza e un lacrima gli scorreva lungo il viso, Natale che era molto sensibile chiese all’angioletto cosa poteva fare per far spuntare sui visi di tutti i bambini un sorriso e un po’ di felicità nei loro cuori.

L’angioletto rispose che, se Natale voleva, poteva aiutarli sarebbe dovuto partire caricando sulla sua slitta trainata dalle sue renne un sacco pieno di doni da consegnare a ciascun bambino la notte santa, quando nacque Gesù.

“Ma dove posso trovare i giocattoli per tutti i bambini del mondo? E come posso farcela a consegnarli tutti in una sola notte e ad entrare nelle case? Ci saranno tutte le porte chiuse!” si chiese Natale.

L’angioletto gli disse che Gesù Bambino l’avrebbe aiutato a risolvere ogni problema.

Fu così che Gesù Bambino nominò Natale papà di ogni bambino donandogli il nome di Babbo Natale!

I primi giochi che Babbo Natale regalò furono costruiti con le  sue stesse mani: intagliò nel legno bambole, macchinine, pupazzi ed ogni sorta di giocattolo.

Gesù Bambino assegnò a Babbo Natale degli Elfi che altro non erano che piccoli angeli dalla faccia simpatica che lo aiutavano a costruire i giocattoli, a caricarli sulla slitta e a consegnarli in tempo ogni anno la sera di Natale!

Gesù bambino fece anche un piccolo miracolo: concesse alla slitta e  alle otto renne il dono di poter volare nel cielo.

Babbo Natale entra quindi quella notte in ogni casa calandosi dal camino e riempiendo le calze che ogni bimbo appende sotto al camino, come d’usanza,  e posando gli altri pacchetti più grossi sotto agli alberi di pino adornati a festa con luci e addobbi vari: palline, candeline, bastoncini di zucchero, e anche nelle case delle famiglie più povere gli alberi di pino venivano adornati con noci, mandarini, frutta secca, che profumavano l’aria di festa e che poi venivano mangiati in famiglia tutti insieme.

Grazie alla magia dell’amore fu così possibile a Babbo Natale di essere sempre puntuale la notte santa nella consegna dei suoi doni per poter far felici tutti i bambini del mondo! E portare un sorriso nei loro visi e nei loro cuori!

Fonte:lascatoladeisegreti

 

La pecorella disubbidiente

Nel presepe di Arianna c’era una pecorella disubbidiente.

La bambina l’aveva messa in fila col gregge sulla stradina di segatura, ma lei cascava giù.

Allora l’aveva messa in un prato di muschio accanto al fuoco rosso dei pastori, ma lei cascava giù.

Provò a metterla su una montagna di cartapesta. Ma anche lì cascava.

Ho capito! – disse Arianna –Forse vuoi stare accanto al Bambino Gesù!

E la pecorella fu messa nella capanna, col musetto vicino vicino a una manina di Gesù. Stava in compagnia del bue e dell’asinello…

La pecorella rimase lì ferma, buona buona, contenta contenta.

Aveva finalmente trovato il suo posto nel presepe.

Fonte:Favoleefantasia

 

La leggenda della befana

La notizia della nascita imminente del Salvatore si era sparsa per tutta la Palestina ed anche oltre.

I poveri, gli umili, i bistrattati, ma anche uomini potenti si misero in marcia per andare a Betlemme, dove la famiglia che aveva avuto la fortuna di ricevere l’incarico di mettere al mondo il Cristo fatto persona, si era recata per il censimento.

Andarono pastori con le loro greggi, portando doni: chi un agnello, chi una forma di formaggio di pecora, chi un piccolo sacco di grano, chi un pane appena sfornato nel forno di casa.

Dall’oriente anche tre re, così potenti da essere chiamati Magi, si misero in viaggio a dorso di cammello per andare a rendere il doveroso omaggio a colui che riconoscevano come molto superiore perfino a loro stessi, al loro prestigio e al loro potere.

Erano tre uomini giusti.

Portavano in dono dei regali degli del re dei re: l’oro, che dà potere, l’incenso, che eleva il suo fumo fino in cielo e consente di elevare le proprie suppliche fino a Dio, la mirra, la più rara e pregiata delle resine profumate, degna di essere usata solo dal re più grande.

Il viaggio era lungo, faticoso e non privo di pericoli.

I tre Magi erano colti, sapevano di religione, di filosofia, di astronomia, ma nonostante ciò venne loro un aiuto divino che indicasse il percorso: una stella cometa che indicava la strada.

I re partirono e, mano a mano, anche altre persone, dopo aver loro domandato dove andassero ed averne ricevuto la risposta, chiedevano di accodarsi e di accompagnarli nel viaggio, al fine di non perdersi nelle fredde notti del deserto e delle brulle montagne.

Alcuni seguivano a piedi, altri a dorso d’asino, ma tutti carichi di ciò che potevano donare, oltre che della loro fede e della speranza in colui che veniva a liberarli e salvarli.

Ad ogni villaggio, ad ogni capanna isolata la domanda era sempre la stessa: “Dove andate, o potenti re?” e la risposta pure non cambiava: “Andiamo a vedere la nascita del Messia e a rendergli omaggio; vuoi venire con noi?”.

E così il corteo aumentava e la sera, accanto ai fuochi accesi per scaldarsi e cucinare, tutta quella gente cantava salmi di deferenza e di felice speranza.

Naturalmente non tutti seguivano il corteo: c’erano coloro che non credevano, coloro che erano indecisi, coloro che erano troppo pigri per intraprendere quel viaggio lungo e faticoso.

Giunti a circa metà del loro lungo viaggio, i tre re e il loro corteo giunsero in un piccolo villaggio, talmente piccolo da non avere neppure un nome ed anche qui si ripeté l’usuale interrogatorio sulla loro destinazione.

Poco fuori dal villaggio, in una misera casupola isolata, viveva una vecchina di nome Befana; al vedere quel passaggio di gente guidata da quegli uomini imponenti sulle loro cavalcature, anche Befana uscì dalla sua casa e si fece incontro ai tre Magi: “Scusate se ho l’ardire di rivolgervi la parola, o potenti signori, ma potrei sapere dove va questo vostro corteo? Sapete, qui non succede mai nulla e non si sa mai nulla”.

Con infinita pazienza e con dolcezza Melchiorre rispose: ”La profezia sta per avverarsi: sta per nascere il messia, il liberatore, colui che ci salverà dal male e noi e tutta questa gente stiamo andando ad assistere a questo momento storico, il più importante per gli uomini giusti e di buona volontà: vuoi unirti a noi? La cometa nel cielo ci guida di giorno e di notte e poi siamo in tanti e i predoni del deserto non oseranno attaccarci”:

La vecchia ci pensò un poco, scuotendo la testa, poi rispose: “No, grandi signori, sono vecchia, ho paura di non avere più le forze per un viaggio così lungo, e poi ho il pane e i biscotti nel forno e devo attendere di aver finito la loro cottura. Anzi, se aspettate posso darvi dei biscotti caldi per voi e per il messia”.

Questa volta a parlare fu Baldassarre: “Ti ringraziamo per la tua offerta, ma siamo già in ritardo e contiamo di arrivare a destinazione quando il messia sarà già nato da un paio di settimane, quindi non possiamo attendere oltre. Comprendiamo le tue ragioni, ma non possiamo aspettare oltre”.

Ciò detto ripresero il viaggio, seguiti dal loro corteo.

Befana rimase sola, col comignolo del forno che fumava e i suoi pani e biscotti che lievitavano e si doravano.

Non passò molto tempo che la donna si accorse che era rimasta sola nel villaggio, che tutti, uomini, donne e bambini, avevano seguito il corteo dei tre re.

Si rese anche conto che era vecchia, che aveva vissuto una vita sciatta, senza affetti, senza slanci e novità ed ora che le si presentava l’ultima occasione di darle un senso, aveva gettato l’opportunità per non fare bruciare i biscotti.

Corse in casa e raccolse in un sacco i suoi pani, i suoi biscotti, poche cose, legò il sacco ad una scopa da trascinarsi dietro, visto che questo pesava troppo per portarlo in spalla, e si mise in cammino quando, però, ormai non si vedeva più né il corteo dei Magi, né la stella che li guidava.

Sapeva vagamente verso quale direzione viaggiavano, ma nel deserto dove tutto è uguale è facile perdersi e perdere l’orientamento.

Così, ogni volta che vedeva un camino fumare, bussava alla porta e, offrendo in cambio i suoi dolciumi, chiedeva informazioni sul corteo, se fosse passato di lì e che direzione avesse preso.

Più volte s’accorse di avere sbagliato strada, di essersi perduta, allora chiedeva ospitalità presso qualche casa e faceva nuovi biscotti da offrire in cambio di informazioni.

Aveva sbagliato, aveva peccato in pigrizia ed ora era pentita e quell’errare per tutta la Palestina era la sua punizione: offrire dolciumi ai bambini e riceverne in cambio un sorriso, era la sua espiazione.

Passarono i giorni ed oramai il Messia era nato, i Magi erano giunti a lui, avevano posato ai piedi della sua culla, ricavata da una mangiatoia, i loro preziosi doni, mischiati a quelli più semplici, ma altrettanto preziosi per i fedeli che li avevano recati lì, avevano pianto davanti a quel neonato, così piccolo e così potente.

La vecchia Befana girava ancora per i villaggi, regalava biscotti, ne infornava altri, chiedeva informazioni, ma oramai la gente non ricordava più, la cometa era sparita verso altri mondi, altre stelle e galassie, ma la donna non si arrese mai ed ancora oggi visita le case dove c’è un camino acceso e vi deposita doni, sperando che uno dei bambini che vi dimorano sia il messia che lei non ha potuto vedere ed onorare.

Così Befana non può morire, ed ogni anno ricompare in occasione del natale del Messia, anche se non sa che oramai ha scontato il suo peccato regalando sorrisi ai bambini.

Fonte: Tiraccontounafiaba

LA STORIA DEGLI ANGELI DELL’AVVENTO
Gli angeli dell’Avvento sono quattro, proprio come le quattro settimane che preparano al Natale. Vengono in visita sulla Terra, indossando abiti di un colore diverso, ciascuno dei quali rappresenta una particolare qualità.

L’angelo blu. Durante la prima settimana un grande angelo discende dal cielo per invitare gli uomini a prepararsi per il Natale. E’ vestito con un grande mantello blu, intessuto di silenzio e di pace.
Il blu del suo mantello rappresenta appunto il silenzio e il raccoglimento.

L’angelo rosso. Durante la seconda settimana un angelo con il mantello rosso scende dal cielo, portando con la mano sinistra un cesto vuoto. Il cesto è intessuto di raggi di sole e può contenere soltanto ciò che è leggero e delicato. L’angelo rosso passa su tutte le case e cerca, guarda nel cuore di tutti gli uomini, per vedere se trova un po’ di amore…
Se lo trova, lo prende e lo mette nel cesto e lo porta in alto, in cielo. E lassù, le anime di tutti quelli che sono sepolti in Terra e tutti gli angeli prendono questo amore e ne fanno luce per le stelle.
Il rosso del suo mantello rappresenta l’amore.

L’angelo bianco. Nella terza settimana un angelo bianco e luminoso discende sulla terra. Tiene nella mano destra un raggio di sole. Va verso gli uomini che conservano in cuore l’amore e li tocca con il suo raggio di luce. Essi si sentono felici perché nell’Inverno freddo e buio, sono rischiarati ed illuminati. Il sole brilla nei loro occhi, avvolge le loro mani, i loro piedi e tutto il corpo. Anche i più poveri e gli umili sono così trasformati ed assomigliano agli angeli, perché hanno l’amore nel cuore. Soltanto coloro che hanno l’amore nel cuore possono vedere l’angelo bianco…
Il bianco rappresenta il simbolo della luce e brilla nel cuore di chi crede.

L’angelo viola. Nella quarta e ultima settimana di Avvento, appare in cielo un angelo con il mantello viola. L’angelo viola passa su tutta la Terra tenendo con il braccio sinistro una cetra d’oro. Manca poco all’arrivo del Signore.
Il colore viola è formato dall’unione del blu e del rosso, quindi il suo mantello rappresenta l’amore vero, quello profondo, che nasce quando si sta in silenzio e si ascolta la voce del Signore dentro di noi.

Fonte:Nataleeauguri

Altri racconti:

Ottima idea Babbo Natale

Filastrocche e poesie per il primo giorno di scuola

Accoglienza scuola dell’ infanzia:Poesie e unita’ didattica

Maestramaria

Un anno a colori

Il nuovo anno è appena iniziato

pagine bianche sparse sul prato,

pagine bianche, che se ci lavori,

puoi decorarle con mille matite,

sarebbe un peccato lasciarle pulite.

Con l’arancione dei sentimenti

crei giorni speciali, sempre differenti,

con il verde del grande impegno

su ciascun foglio fai un bel disegno.

Con il rosso del gran coraggio

puoi chiudere la porta e rimetterti in viaggio,

con l’azzurro della pazienza

saprai donare la tua presenza.

Con il giallo della determinazione

trasformi ogni foglio in un cartellone,

con il rosa del rispetto

darai l’amore, darai affetto,

e con matite d’argento e d’oro

farai di ogni giorno un capolavoro.

Anche se non sarai perfetto e preciso

metti su ogni foglio almeno un sorriso.

Monica Sorti

http://www.favolefantasia.com

Amica scuola

Quando piango, andando a scuola,

la maestra mi consola.

Il mio pianto dura poco

 e poi rido, canto e gioco.

 

Faccio sempre…

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Filastrocche e poesie per i primi giorni di scuola

Un anno a colori

Il nuovo anno è appena iniziato

pagine bianche sparse sul prato,

pagine bianche, che se ci lavori,

puoi decorarle con mille matite,

sarebbe un peccato lasciarle pulite.

Con l’arancione dei sentimenti

crei giorni speciali, sempre differenti,

con il verde del grande impegno

su ciascun foglio fai un bel disegno.

Con il rosso del gran coraggio

puoi chiudere la porta e rimetterti in viaggio,

con l’azzurro della pazienza

saprai donare la tua presenza.

Con il giallo della determinazione

trasformi ogni foglio in un cartellone,

con il rosa del rispetto

darai l’amore, darai affetto,

e con matite d’argento e d’oro

farai di ogni giorno un capolavoro.

Anche se non sarai perfetto e preciso

metti su ogni foglio almeno un sorriso.

Monica Sorti

http://www.favolefantasia.com

Amica scuola

Quando piango, andando a scuola,

la maestra mi consola.

Il mio pianto dura poco

 e poi rido, canto e gioco.

 

Faccio sempre un po’ a ciascuno

e non picchio mai nessuno.

A chi è bravo spesso dico:

“Voglio essere tuo amico!”

 

Se qualcuno poi mi sputa

non gli dico: “Testa vuota!”

ma lo guardo e all’improvviso

gli regalo un bel sorriso.

Sopra i fogli poi dipingo

e non graffio e neanche spingo.

Quando mangio assaggio tutto,

 anche quello che è un po’ brutto.

 

La mia scuola a volte è chiusa:

forse è stanca e si riposa,

così a casa posso stare…

ma ho già voglia di tornare!

Fonte

L’ amico

“Mamma, a scuola ho un amico

ma un amico, sapessi!

Parla con me,mi dice

tante cose carine!

Mamma, son felice!”

“Mi fa piacere, caro, che

tu abbia trovato un amico.

E, dimmi, come si chiama?”

“Senti,mamma,davvero:

non so come si chiama,

e allora gli ho messo un nome

che ho inventato.

corto così,

ma lui mi risponde lo stesso.

Gli ho dato nome: TU”

Da : mammaebambini


C’è una scuola grande

come il mondo.

Ci insegnano maestre,

professori,avvocati, 

muratori,televisori,

giornali,cartelli stradali,

il sole, i temporali,le stelle.

Ci sono lezioni facilie

 lezioni difficili,

brutte, belle e così così.
Ci si impara a parlare,

a giocare,a dormire,

a svegliarsi,

a voler bene

e perfino ad arrabbiarsi.
Ci sono esami

tutti i momenti,

ma non ci sono ripetenti:

nessuno può fermarsi a dieci anni,

a quindici, a venti,

e riposare un pochino.

Di imparare non si finisce mai,

e quel che non si sa

è sempre più importante

di quel che si sa già.

Questa scuola è il mondo intero

quanto è grosso:

apri gli occhi e anche tu sarai promosso.
(Gianni Rodari
—————————————

Sveglia

Chicchirichì fa il galletto,
cì cì cì fa l’uccelletto,
din don dan fa la campana
sia vicina, sia lontana,
annunciandoci il ritorno
del radioso nuovo giorno.
Si alzan tutti a questo coro
e si avviano al lavoro;
si alza presto il contadino:
va nei campi dal mattino.
Si alza presto l’operaio:
la fatica lo fa gaio.
Si alza pure dal lettino
e va a scuola ogni bambino.
Resta solo nella culla
il piccin che non fa nulla.

( L. Scardaccione)

———————
Inizia la scuola
 
Marianna
si mette una gonna,
si mette un maglione,
si infila i calzini
e fa colazione
con fette biscottate e marmellata
per cominciare bene la giornata.
Si avvia di buon passo
e col cuore in gola,
perché stamattina
comincia la scuola.
Marianna,
nella sua cartella
ha messo i pastelli,
l’astuccio, i quaderni,
i libri ed i righelli,
e aggiunge anche uno spuntino
per la merenda di metà mattino.
Marianna
Sulla porta
l’accoglie la bidella:
-Svelta Marianna!
Suona la campanella-.

——————

SI RIPARTE
di Germana Bruno

Mare, boschi, campi e monti,
son finite le vacanze,
per la scuola siamo pronti,
che si aprano le danze.
Di quei luoghi straordinari
porto in cuore le emozioni,
cambieranno gli scenari,
tra dettati ed addizioni.
Con il vento e il sole caldo,
l’acqua limpida del mare,
son più carico e spavaldo,
sono pronto ad imparare.
Sono pronto alla partenza,
ho una gran valigia in mano,
piena di nuova esperienza
per andare più lontano
su di un treno in cui i vagoni
sono colmi di persone
con cui vivere emozioni
fino a prossima stazione.

—————————-

E DOPO L’ESTATE?    
 
Come  aquiloni
spinti dagli ultimi venti d’estate
tornano i bambini al primo giorno di scuola.
Sui banchi si aprono freschi ricordi:
il caldo sapore del sole,
battaglie con onde di mare,
castelli e fossati di fragile sabbia.
Punte di sassi che sfiorano il cielo,
fragili ed uniche stelle di monti,
musi di vita sognati tra i boschi.
In questo primo giorno di scuola
vive ancora l’estate.
Esplodono,
nel vociare convulso ma allegro,
nelle risate fragorose ma vere,
tutti i sogni vissuti o pensati
in un ultimo addio all’estate.
E domani…?
Ricomincia la scuola.
 

Di Vincenzo Riccio

——————————–

La scuola

di Roberto Piumini

Vado a Scuola, vedo amici,
gioco, parlo, imparo, rido,
più si è, più si è felici:
degli amici io mi fido.
La maestra ha bei capelli
è un’amica un po’ più grande
lei ci insegna ritornelli,
lei risponde alle domande.
vado a Scuola, vedo cose,
le disegno con colori,
sento storie misteriose,
e alla fine torno fuori.

——————————–

Le maestre salutano così
(da:”Una scuola intorno a noi” Tresei)
 
A tutti va il nostro saluto
ed un lieto benvenuto
al bambino e al genitore
che hanno forse il batticuore
una carezza e una stretta di mano
ed insieme andremo lontano
qui a scuola sotto un unico tetto
piano piano passetto passetto.
Le maestre salutano così
la mattina di ogni dì!
————————

Cortile silenzioso

Ma ch’è stato? Ch’è avvenuto?

Incantesimo? Prodigio?

Il cortile s’è fatto muto,

muto e triste, solo e grigio.

Son tornati tutti a scuola,

sono intenti ad imparare,

le vacanze son qualcosa,

già lontane  da sognare……

Filippo Falsina

………………………………………..

A scuola 

Tu non sai, ma gli uccellini
hanno il cuor come i bambini:
come i bimbi vanno a scuola
sopra i pini
sopra i peri.
Se non sanno la lezione
(che sarebbe una canzone
sempre nuova)
prendon certi brutti zeri
tondi tondi come l’ova.
E nell’ora della sera,
quando suona n le campane,
sopra i borghi sulle piazze,
con un dolce pigolio
dicon tutti la preghiera
che va su nel cielo a Dio:
buona, docile, leggera.

 Renzo Pezzani 

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Primo giorno di scuola

Primo giorno, tutti in festa!

I volti emozionati dei bambini,

ancora coloriti dall’ estate,

angelici come tanti serafini!

le voci son cinguettii d’ uccelli,

pigolii felici di pulcini.

In ogni petto i palpiti più belli,

presto un cuor solo, si sentono fratelli.

Filippo Falsina

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

A scuola

A scuola siamo in tanti,

si fanno giochi e canti,

racconti  e burattini:

la scuola è dei bambini.

Nel parco c’è chi corre,

chi va sopra la torre,

chi fa lo scivolone,

chi mangia torrone.

Nel gioco del mercato

io compro e dopo vendo;

quello che ho guadagnato

di nuovo me lo spendo.

Con il mio corpo-palla

rotolo e poi rimbalzo

affondo e torno a galla

mi abbasso e poi mi alzo.

Da qui, da lì, da là

uscite un pò di casa!

A scuola ci si sta!

A scuola è un’ altra cosa!

L’ albero azzurro

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Finalmente ecco la scuola

 Il giorno dell’inizio è già arrivato
e indossi il grembiulino di bucato.
I bimbi hanno cestini o zainetti.
E dentro tu lo sai cosa ci metti;
la gomma, le matite colorate,
le forbici con le punte arrotondate.
In classe la lavagna trovi pure
e i cartelloni pieni di figure.
si ritaglia, si incolla, si colora,
così si cambia gioco ad ogni ora.
E che divertimento la lettura,
che usto con i conti e la scrittura!
quante scoperte splendide da fare,
quante storie stupende da ascoltare!
E poi è bello stare in compagnia
di amici vecchi e nuovi, in allegria.
Con loro parli, ridi e canti in coro.
Allora buona scuola… e buon lavoro!

Vivian Lamarque

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Questa mattina nello zainetto

 sai tu che cosa ci metto?
 Non i quaderni e l’astuccio firmato,
 né per merenda il cioccolato.
 Prova a guardare con attenzione,
 vi troverai forse un pallone?
 Quel che mi serve per questa avventura
 sarà per te novità sicura:
 un fascio lucente di FANTASIA,
 un pizzico o più di ALLEGRIA,
 tanta AMICIZIA da regalare
 e tanta VOGLIA di IMPARARE!
 
 

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Di nuovo insieme

Vado a scuola

come a una festa

con tante idee

dentro la testa:

idee nuove

da pionieri

per tracciare

grandi sentieri

idee forti

da guerriero

per conquistare il mondo intero.

E se una cosa

oggi va storta

a me che importa?

Proverò domani

con un’ idea

di scorta.

Patrizia Ceccarelli

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Ciao mamma

 Ciao mamma, vado a scuola,

ma non ti lascio sola.

Quando a casa tornerò,

tanti baci ti darò.

Ciao mamma,  vado a scuola!

HO indossato già il grembiule

i balocchi ho riposto nel baule.

Lo zainetto è pieno zeppo di pastelli,

quaderni, penne e pennarelli

Non farò mai più capricci

e non combinerò pasticci!

Mai più farò il monello

ma sarò un alunno modello!

Elisa Coppola

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FILASTROCCA DI CASA E DI SCUOLA 

A casa io gioco
A scuola io faccio
A casa è il mio fuoco
A scuola è il mio abbraccio
A casa c’è Mamma
A scuola Maestra
A casa TV
A scuola finestra
A casa io sono
A scuola divento
A casa c’è sole
A scuola c’è vento
A casa io chiedo
A scuola rispondo
A casa c’è il nido
A scuola c’è il mondo

 Bruno Tognolini

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Filastrocca delle maestre

Maestra, insegnami il fiore ed il frutto
Col tempo, ti insegnerò tutto
Insegnami fino al profondo dei mari
Ti insegno fin dove tu impari
Insegnami il cielo, più su che si può
Ti insegno fin dove io so
E dove non sai? – Da lì andiamo insieme
Maestra e scolaro, un albero e un seme
Insegno ed imparo, insieme perché
Io insegno se imparo con te

 Bruno Tognolini

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Filastrocca settembrina

 Filastrocca settembrina,

già l’autunno si avvicina,

già l’autunno per l’aria vola

fin sulla porta della scuola.

Sulla porta c’è il bidello,

che fischietta un ritornello,

poi con la faccia scura scura

prova la chiave nella serratura,

prova a suonare la campanella…

Bambino, prepara la cartella!

 G. RODARI

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Il primo giorno di scuola

Suona la campanella
scopa scopa la bidella,
viene il bidello ad aprire il portone,
viene il maestro dalla stazione
viene la mamma, o scolaretto,
a tirarti giù dal letto…
Viene il sole nella stanza:
su, è finita la vacanza.
Metti la penna nell’astuccio,
l’assorbente nel quadernuccio,
fa la punta alla matita
e corri a scrivere la tua vita.
Scrivi bene, senza fretta
ogni giorno una paginetta.
Scrivi parole diritte e chiare:
Amore, lottare,lavorare

Gianni Rodari

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LA scuola

Vado a Scuola, vedo amici,
gioco, parlo, imparo, rido,
più si è, più si è felici:
degli amici io mi fido.
La maestra ha bei capelli
è un’amica un po’ più grande
lei ci insegna ritornelli,
lei risponde alle domande.
vado a Scuola, vedo cose,
le disegno con colori,
sento storie misteriose,
e alla fine torno fuori.

Roberto Piumini

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 FILASTROCCA SCACCIA-TRISTEZZA

Gli alunni della classe prima della Scuola Primaria di Vighizzolo di Montichiari (BS)

Se la tristezza vuoi scacciare,

ecco cosa devi fare:

1   Suona una chitarra vera,

ti senirai più leggera.

2   Apri con la chiave il cuore

perchè dentro troverai tanto amore

3   Trova amici e amiche

perchè sono più felici

4Ascolta il gallo fare chicchirichì

al sorgere di ogni dì

5   Compra una racchetta

a forma di forchetta

6  Metti dei bianchi occhiali:

vedrai tutti speciali

7  non pensare ai chili

quando tutti son gentili

8  Esci dalla tua stanza

e fai una grande danza!!!!!!!!!!

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 Le maestre salutano così

A tutti va il nostro saluto
ed un lieto benvenuto
al bambino e al genitore
che hanno forse il batticuore
una carezza e una stretta di mano
ed insieme andremo lontano
qui a scuola sotto un unico tetto
piano piano passetto passetto.
Le maestre salutano così
la mattina di ogni dì!

(da:”Una scuola intorno a noi” Tresei)

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Filastrocca della scuola

Filastrocca della scuola
piena di bimbi non è mai sola.
Qui tante cose tu puoi imparare
e con gli amici insieme “volare”.
È tanto bello quando si è amici,
crescere insieme, sentirsi felici.
Mille bambini di mille nazioni
insieme vivono tante emozioni

Fonte

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        Un posto per tutto

Un posto per le matite, i fogli, i colori,
uno per i libri e i loro lettori.
Un posto per le auto, i pupazzi e i soldatini,
un posto per le bambole, gli orsi e i cuscini.
Un posto per il collage, il pongo, gli acquerelli,
uno per la plastilina e uno per i pastelli.
Uno spazio per i salti e per una capriola.
Quanti posti nella classe…
e che bello andare a Scuola!

                    (Corinne Albaut)

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Filastrocca della scuola

Filastrocca della Scuola
dove il tempo passa, vola!
Si sta bene con gli amici
sui quaderni a far cornici,
a giocar nell’intervallo
a inventare un nuovo ballo,
ad attender la pagella,
anche se non troppo bella,
perché è “super”, in compagnia,
condivider l’allegria! 

Marzia Cabano

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Una giornata alla scuola dell’infanzia

Alla mattina la sveglia è suonata,

inizia presto la mia giornata,

indosso la tuta e il grembiulino,

bevo il latte con un panino,

mi infilo le scarpe e metto il giubbino

poi salgo veloce sul mio pulmino.

A scuola gioco in allegria,

canto e rido in compagnia,

dipingo e incollo con attenzione,

alleno la mia concentrazione.

A mezzogiorno è ora di mangiare

poi tutti a nanna a riposare

fino all’ora della merendina

quando arriva la mia mammina!

Rita Sabatini

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Una scuola strepitosa

Andare a scuola è strepitoso,

ogni giorno è avventuroso:

puoi dipingere con i pennelli,

con le dita e gli acquerelli,

puoi incollare carte e cartine,

puoi modellare le ciotoline,

puoi ascoltare storie bellissime

con principesse elegantissime,

puoi fare mille esperimenti,

puoi conoscere nuovi argomenti.

Allora cosa aspetti ad arrivare?

Presto, tutti pronti ad imparare!

Rita Sabatini

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Bambini a scuola

Oh, l’ala del tempo ben rapida vola!…
finita è l’estate, si torna alla scuola.
Bisogna lasciare i laghi tranquilli,
le verdi vallate dai freschi zampilli,
le morbide rene, i tuffi nell’onde
che il vento ricama di trine gioconde,
i colli beati smaltati di fiori,
le vigne fragranti, i boschi canori,
le corse frementi per prati ed aiuole!
Bambini, bambine: si apron le scuole!
Su via, non torcete le bocche soavi;
non fate le bizze: vi voglio più savi.
Se dopo il lavoro più lieto è il piacere,
è giusto che a questo poi segua il dovere.

Or dunque togliete dai vostri cassetti
i bianchi quaderni, i libri, i righetti,
le penne, i compassi, ed ilari e franchi,
correte a sedervi sui soliti banchi.
La scuola, materna, le braccia vi schiude
e al dolce suo seno felice vi chiude.
E voi salutatela col cuore canoro:
è bello in letizia tornare al lavoro.
Io, giunto alla fine di questo preludio,
depongo la penna…
Bambini, buon studio.

Poesia di Gino Striuli

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Compagni di banco

Oh, Poggiolini! Lo rivedo ancora
con quel suo mite sguardo di fanciulla,
e lo risento chiedermi un nonnulla
con una voce che… non so… m’accora.
Che cosa vuoi? Son pronto a darti tutto:
un pennino, un quaderno, un taccuino,
purché tu venga per un po’ vicino
al cuore che ti cerca dappertutto.
Oh non venirmi accanto come sei
ora: avvocato, chimico, tenente,
ché cercheresti invano nella mente
il mio ricordo dandomi del lei!
lo non voglio saper, fratello, come
passaron gli anni sopra la tua vita:
voglio l’occhiata timida e smarrita
che rispondeva, un giorno, al tuo cognome.
Voglio che tu mi renda per un’ora
la parte del mio cuor che tu non sai
di posseder, da tanto tempo ormai!
e noi saremo i due compagni ancora!
Noi siederemo ad uno stesso banco
riordinando i libri a quando a quando,
e rileggendo un compito, e guardando
sul tavolino un grande foglio bianco…
Il registro, a cui tutti eran diretti,
quando c’interrogavano, gli sguardi;
io lo sapevo a mente… Leonardi,
Massari, Mauri, Méngoli, Moretti…
Il registro coi voti piccolini
nelle caselle dietro i nomi grandi,
tu lo sapevi a mente… Nolli, Orlandi,
Ostiglia, Paggi, Poggi, Poggiolini…
Dio, che tristezza ricordare questi
nomi d’ignoti a cui demmo del tu!
nomi che non si scorderanno più,
perché in fila così, perché modesti!
O Poggiolini, che fai tu, che pensi?
Forse tu vivi in una tua casina
odorata di latte e di cedrina,
e sguardi e baci ai figli tuoi dispensi!
Forse la sera giuochi la partita
fino alle dieci e mezzo (anche più in là!)
con la moglie, la suocera… e chissà,
forse con Poggi o Méngoli! …La vita!
lo nulla. Quello che fu mio lo persi
strada facendo, quasi inavvertitamente;
e adesso, se ho un foglio e una matita,
faccio – indovina un po’ – faccio dei versi!

Poesia di Marino Moretti

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Ritorno a scuola

Oh, sì! prendiamo la cartella scura,
il calamaio in forma di barchetta,
i pennini, la gomma e la cannetta,
la storia sacra e il libro di lettura…
Andiamo, andiamo! Il tema è messo in bella!
Andiamo, andiamo! Il tema è messo in buona!
Dio, com’è tardi! La campana suona…
Fra poco suonerà la campanella…
Ma che dico? E’ domenica, è vacanza!
non c’è scuola, quest’oggi: solamente
c’è da imparare un po’ di storia a mente,
soli, annoiati, nella propria stanza… 

Poesia di Marino Moretti

IL primo giorno di scuola per i bambini, in modo particolare per quelli di tre anni al loro primo ingresso,è traumatico e stressante .Sarebbe carino ridurre lo stato di ansia addobbando l’ aula con tanti palloncini colorati e con tanti personaggi creati con gli stessi.

Simpatica è l’idea di inserire musica di sottofondo di cartoni animati , dello zecchino d’ oro e di sigle televisive amate dai bambini.

La musica servirebbe anche a ridurre l’ agitazione dei genitori ,molto più preoccupati dei piccini e desiderosi di rassicurazioni da parte dell’ insegnante.

UNITA’ DIDATTICA:ACCOGLIENZA

  Progettare il momento dell’accoglienza permette ai bambini di affrontare il nuovo anno scolastico con positività

Affinchè i bambini non si sentano esclusi ed isolati dagli altri, è necessario far conoscere il proprio nome

A tale scopo proponiamo giochi di presentazione:

Io sono…e mi piace

-Facciamo disporre i bambini seduti in cerchio

-Chiediamo loro di alzarsi e gridare il loro nomee la cosa che preferiscono(uno alla volta)

-La prima ad alzarsi sarà l’insegnante

Per facilitare l’inserimento e i primi approcci di socializzazione si possono proporre canti e giochi con il girotondo

Conosciuto in tutto il mondo, il girotondo rappresenta il primo contatto di comunicazione ed è adatto anche ai più piccoli

LA BELLA LAVANDAIA

La bella lavandaia

che lava i fazzoletti

per i poveretti di tutta la città.

Fai un salto,

fanne un altro,

fai la giravolta

falla un’altra volta.

Guarda in su,

guarda in giù

dai un bacio a chi vuoi tu

Facciamo disporre i bambini in cerchio per mano

facendo il girotondo cantano

Un bambino più grande impersona la lavandaia mettendosi al centro del cerchio

Il bambino al centro del cerchio imita le azioni indicate da canto

IL bambino che viene baciato impersona la lavandaia

Ricomincia il girotondo

E’ di estrema importanza acquisire la capacità di orientarsi e familiarizzare con l’ambiente -scuola e creare  un legame affettivo ed emotivo positivo con esso

Proponiamo LA DANZA DEL SERPENTE

L’insegnante presenta la storia di un serpente che scende dalla montagna per ritrovare i pezzettini smarriti della sua coda

-I bambini disposti in fila formano il serpentello

-Durante il percorso cantano:

Questa è la danza del serpente

che vien giù dalla montagna

per ritrovare la sua coda

che perse un dì

-Entrando in un ambiente chiedono

E’ forse qui

quel pezzettin

del mio codin?

Durante la visita all’ edificio, l’ insegnante presenterà la funzione e la caratteristica di ogni ambiente

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Lavoretti e addobbi per il primo giorno di scuola

Striscioni e bandierine per Augurare un Buon inizio scuola

Filastrocche sull’ alimentazione

Filastrocca della frutta

Frutta buona e colorata

dolce ,fresca e prelibata,

succosa e zuccherina

fa venire l’ acquolina.

mele rosse, pere gialle,

avrei voglia di mangiarle.

Il cocomero, mangia d’ estate

per gioiose scampagnate!

E poi c’ è l’ uva…..e che marmellate!

per tante fantastiche crostate.

progetto infanzia Rosaria Cameli- Patrizia Maurizi

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ll nutrizionista consiglia

Se le malattie vuoi allontanare,

tante vitamine devi mangiare,

in frutta e verdure le puoi trovare.

Se grande e forte vuoi diventare,

tante proteine devi mangiare

in latte, carne,pesce, le puoi trovare

Se vuo giocare,corere e saltare,

carboidrati e grassi devi evitare

Giuseppina Coppola

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LE MINESTRE

Spaghettini e maccheroni,

Bucatini e tortelloni,

tortellini e tagliatelle,

con lasagne, penne, , crespelle.Ravioli, riso, pastina,

è un bel pranzo da regina.

TIZIANO LOSCHI- GIUSEPPINA COPPOLA (Caramelle Tresei)

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 I DOLCI

Torta,paste,ciambelle,

crema,panna,frittelle.

Gelati, biscotti,torrone,

budino, sfoglia, panettone.

Pan di spagna, brioches e bignè.

Facciamo un bel pasto da re.

TIZIANO LOSCHI- GIUSEPPINA COPPOLA (Caramelle Tresei)

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Filastrocca mattutina

Filastrocca mattutina

con il miele e la farina

con il torrone mandorlato

con le fette biscottate

con il pane fresco fresco

col sorriso della mamma

con la schiuma e con la panna

(Luciano Galassi)

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Per tutti i gusti

Pizzette e salatini,

Ghiaccioli e pasticcini,

tartine con l’ acciuga

guarnite di lattuga.

Biscotti al cioccolato

e coppe di gelato

spiedini di salumi

oppure con gli agrumi.

Panini di prosciutto

insomma un pò di tutto

, e ognuno mangerà

quel ce gli piacerà

(Corinne Albaut) ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

Filastrocca per mangiare

Non mi piace la frittata

e neppure la crostata

il filetto non mi va giù

la bistecca mi torna su

Voglio mangiare un’ insalata

bianca freschissima e profumata

fatta con petali di margherita

una bontà da leccarsi le dita

La voglio ancora a Pasqua e a Natale

la margherita non può far male

L.Grande,Le nuove filastrocche ,Rizzoli

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L’ARANCIA

Sono figlia del sole, profumo, son vera,

son tutta rotonda che sembro una sfera.

Spremuto, il mio succo, rimane eccellente,

disseta, fa bene, ed è nutriente.

Non do mal di pancia:

ho buccia e semini e sono

…l’ arancia

Fati Fulvia”Percorsi Evolutivi” Ed. ARDEA

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La focaccia

Il pollice vuol fare una focaccia.

L’indice pronto la farina staccia.

Il medio fa la pasta e la lavora,

e l’anulare la focaccia indora.

Ma restano i fratelli a bocca asciutta

che mignolino se la mangia tutta.

(R.Rossi)

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I PISELLI

Siamo verdi e piccolini

Stiamo tutti ben vicini

stretti stretti nel bacello

ch’è di un verde così bello.

siamo buoni, siam frateli

e ci chiamiamo….piselli

Filippo Falsina”Percorsi Evolutivi” Ed. ARDEA

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I piatti preferiti

Per una bambina

di nome Fiorenza

mangiar la pappa  

è una penitenza.

Cento ne pensa,

mille ne inventa

e cucchiaio e forchetta

son sempre vuoti: che disdetta!

I piatti preferiti son: l’aereo minestra,

giù in picchiata dalla finestra.

La bistecca indovinello,

sotto il tavolo, in tinello.

Il pollo spadaccino

che fa zac! Zac!, nel lavandino.

E come piatto del giorno: patate ballerine al forno!

Finché resta la pazienza,

c’è polenta scappata dalla credenza.

(di A.Mari)

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Filastrocca per mangiare sano

Caramelle, caramelle

rosse gialle verdi: belle!

Ma se guardi da vicino

vi sta scritto in piccolino

sulla carta luccicante:

“Qui c’è dentro un colorante!”

Buono questo bel biscotto!

ma se cerchi, sotto sotto,

sulle varie confezioni

ci sta scritto “Con aromi”.

Coloranti? Aromi?

Eh, no!

A mangiarli non ci sto.

Preferisco un dolce frutto:

la natura ci dà tutto

quanto serve per

star bene;

mentre il resto non conviene!

(A.Roda)

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IL LATTE

Il latte è una bontà,

bevine ogni giorno

in grande quantità!

Son di latte: lo yogurt ed il gelato

Il burro, la panna

e il formaggio prelibato

http://wikitesti.com/index.php/Gli_alimenti_pi%C3%B9_importanti

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I LEGUMI

Sono semi di tanti

formati crudi o cotti

van mangiati.

Sono molto nutrienti.

Fanno bene alle ossa e ai denti

http://wikitesti.com/index.php/Gli_alimenti_pi%C3%B9_importanti

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L’ACQUA

Forse l’acqua,

tu non lo sai,

che se manca sono guai.

Guarda un po’ nella giornata

Quanta acqua hai consumata!

Ora sai che se ne và,

bevine in grande quantità.

http://wikitesti.com/index.php/Gli_alimenti_pi%C3%B9_importanti

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I CEREALI

Con i chicchi del buon grano,

macinati piano piano,

si prepara la farina,

bianca e leggera e morbidina.

Con la farina che si cucina?

Torte, pane e pasticcini, pasta e grissini.

Se qualcosa ho dimenticato:

dillo tu se l’hai mangiato!

http://wikitesti.com/index.php/Gli_alimenti_pi%C3%B9_importanti

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LE PROTEINE

Nome difficile

proteine per i bambini e le bambine.

In molti cibi le puoi trovare

ma di tutto devi mangiare.

Un pò di questo!

Un po’ di quello

per poter crescere forte e bello.

http://wikitesti.com/index.php/Gli_alimenti_pi%C3%B9_importanti

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Poesia sull’alimentazione

 

Se vuoi fare una dieta

Prova questa formula segreta:

zuccheri per la mente

e diventi intelligente.

Grassi con moderazione,

specialmente a colazione.

Proteine animali e vegetali

e i muscoli mettono le ali!

Frutta e verdura a volontà

per un pranzo di qualità;

bevi acqua in quantità

e ti depuri con facilità.

Se questa dieta seguirai,

tanti benefici avrai !

Luca

http://informaticamente-blogdidattico.blogspot.it/2010/05/poesia-sullalimentazione.html

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L’ alimentazione

Pane, carne,

pesce, uova,

pomodori ed insalata,

poi lenticchie con salsicce.

Paste, dolci e cioccolate,

mele, pere con castagne,

mandarance con banane.

Tutto cibo prelibato

per il nostro bel palato.

Le dietiste son presenti

per sentir s’è giusto o no,

ciò che noi in concertazione

proponiamo senza timore

per una giusta alimentazione.http://www.filastrocche.it/nostalgici/utenti/u_poesie2.htm

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Assaggia tutto!

“No, questo non piace. E quello non mi va.

Che schifo quella roba: puah, puah e puah!”

“Non sai quello che dici. E’ solo un bla, bla, bla.

Assaggia proprio tutto, impara novità!

Per ogni cibo nuovo: hurrà, hurrà, hurrà!”

Cecchi Mela

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Le ciliege

In un tempo davvero assai lontano,

tanto che a pensarlo sembra strano,

un mago fece un grande sortilegio…

E che inventò? L’albero di ciliegio.

Ci passò sotto il resto dei suoi giorni

raccontando di fate e unicorni.

E le ciliege, a forza di ascoltare,

crescevano più buone da mangiare.

Una sera il mago alzò lo sguardo

e dichiarò di essere un vegliardo,

ma prima di lasciare questo mondo

fece un ultimo sforzo assai fecondo.

“Crescete, frutti belli, sempre in coppia.

Ognuna non sia sola ma sia doppia!

Si sa che una ciliegia tira l’altra…

Come una storia ingenua e una scaltra.”

Cecchi Mela

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Saranno buoni i pomodori

Saranno buoni i pomodori

a forma di stelle multicolori?

gli spinaci gialli e blu

mi piaceranno un po’ di più?

farò grandi scorpacciate

di carote ricamate?

diventerò davvero golosa

di zucchine a righe rosa?

e come saranno i fagiolini

con la buccia a quadrettini?

sono solo bizzarre stranezze

o nascondono schifezze?

Quarenghi Giusi

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Filastrocca merendina

Filastrocca merendina

Non è un pranzo, è piccolina

Frutta fresca di parole

Tutta maturata al sole

Nelle bucce consonanti

Vitamine nutrienti

Nelle polpe di vocali

Proteine naturali

Nelle rime d’uva passa

La tua mente non ingrassa

Non imbroglia, non confonde

Filastrocche di poeti

Per merende!

Tognolini Bruno

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LA PAPPA

 

Din din din ,capanellino

do la pappa al mio bambino.

Don don don,campana a fuoco,

anche al micio ne do un poco.

Din din din, campana a festa,

un pò al cane gamba lesta.

don don don, campana a morto,

un cucchiaio ne do all’ orco

Din din din, campana doppia,

gliene diamo finchè scoppia.

Don don don, campana d’ oro,

tutto il resto al mio tesoro.

M.Tuner

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ROBISON IL GRASSONE

Robinson il grassone

mangiava più di ottanta persone:

mangiò una mucca, mangiò un vitello,

mangiò il macellaio con tutto il macello,

mangiò la chiesa col cappellano,

il campanile col segrestano.

E mucca e vitello

beccaio e macello

e chiesa e curato

quand’ ebbe mangiato

così si lagnò:

“Che fame che ho!”

G. Rodari

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FILASTROCCA SULLA VERDURA

Sai quante cose in un giorno puoi fare?
Correre, ridere e bisbigliare,
camminare sull’erba a piedini scalzi
e saltare facendo altissimi balzi,
giocare, strisciare e poi rotolare,
ballare, cantare, a volte anche urlare,
sognare viaggiando con la fantasia
e lasciar che i pensieri ti portino via,
fare un disegno e poi colorare,
leggere un libro e storie inventare.
Ma tra tante e più cose che se hai voglia puoi fare,
una, credi, davvero è speciale:
è fatta di profumi, aromi e colori,
ha forme diverse e mille sapori.
Pensaci bene, hai indovinato?
Parlo del cibo che certo hai assaggiato!
Carne speziata, bollita e arrostita,
pasta lunga, corta o appuntita,
frutta dolce, succosa e matura,
per non parlar dell’amica verdura!
Soffici torte, deliziose crostate,
grissini, biscotti e marmellate,
fresco, goloso e dolce gelato,
budini cremosi al cioccolato!
Colazione, pranzo, merenda e poi cena,
pensi anche tu che ne valga la pena?
Mangiare, lo sai, davvero conviene,
ti dà l’energia per crescere bene
e fare tutto quello che hai voglia di fare:
muovere il corpo e anche pensare!
Ora dimmi, dopo questa filastrocca
è venuta anche a te l’acquolina in bocca?

 Facciamo la pappa, di Francesca Valla, Mondadori

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Filastrocca della mela

Una mela croccantina
ho mangiato stamattina.
La mia mamma l’ha lavata,
l’ha asciugata, l’ha sbucciata,
a pezzetti l’ha tagliata
e nel piatto me l’ha data.

 Era buona e profumata:
con che gusto l’ho pappata!
Che sia rossa, verde, gialla,
che somigli o no a una palla,
è gustosa e saporita
e mi lecco anche le dita.
 
Dopo pranzo, a colazione,
in qualsiasi occasione,
me la mangio in un boccone.
Sempre e in ogni stagione,
non può mancare ogni giorno
cruda, in succo o cotta al forno.

Loredana Limone

Fonte

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Parla la mela…

Io somiglio al bel visetto

roso e tondo dei bambini,

e mi specchio di frequent

nei loro occhi birichini.

A.P. Bonazzoli


 

La guerra pasticcera

Sono in mille, in centomila
Dei soldati tutti in fila,
Che combattono una guerra
Per la pace sulla terra.
Come bombe lancian torte
che sconfiggono la morte,
Ed i lor razzi perfetti,
Sono solo dei confetti.
Poi al posto delle mine
Metton tante ciambelline,
Ed invece dei cannoni,
Han piantato dei torroni.
Per firmare l’armistizio
Sparan fuochi d’artifizio,
E, fra nubi a pecorelle
Fan volar le colombelle.
Poi, d’un tratto, lento lento
Dondolato un po’ dal vento,
Sale in cielo un dolce coro,
Che sussurra “Amore! Amore!”

Maria Marrone

Poesie per Pasqua

scritta buona scritta pasqua

VOLA COLOMBA

Vola colomba, ma non troppo lontano,
senza aver fretta, vola piano piano,
ché non ti sfugga, guardando in terra,
la solitudine, l’odio, la guerra.
Non sorvolare indifferente
sulla tragedia di troppa gente,
ma svolazzando porta la pace
a chi d’amore non è capace,
lì fa’ il tuo nido e lì rimani,
fa’ che diverso sia poi il domani.

 Germana Bruno

……………….

E’ Pasqua tendiamo la mano

Che bel mattino di primavera!

C’è un’aria limpida, fresca e leggera,

rondini volano nel cielo terso

e tutto il mondo mi appare diverso.

Niente più odio, vendetta e violenza,

solo amorevole, santa pazienza

che fa rispondere a un’offesa

con il sorriso e la mano tesa.

Questo è per tutti il mio augurio pasquale,

di cancellare dal cuore ogni male.

Risorga in tutti l’amore e il perdono

come è risorto Gesù Grande e Buono

Patrizia  Mauro

………………

L’ ovetto dell’affetto

E’ Pasqua stamattina

cari babbo e mammina

e questa volta sento

di fare un cambiamento:

vi voglio io regalare

un uovo da scartare

di cioccolato buono

con dentro un grande dono.

Sapete che ci metto?

Tutto,tutto il mio affetto

e un bel bacetto

Patrizia Mauro

…………………………….

Festa d’amore

Pasqua è la dolce festa d’amore:
Pasqua ritorna col tiepido sole.
Cantano lieti in coro gli uccellini:
sbocciano i fiori, olezzano i giardini.
Squillan nell’aria azzurra le campane;
s’odono le vicine e le lontane
che annunciano la gloria del Signore
e dicono: Sia pace in ogni cuore.
T. Lovera

……………….
Uccellino venuto dal bosco
Uccellino venuto dal bosco,
che piangendo fuggivi,
cos’hai visto laggiù?
Ho veduto di sotto gli ulivi,
sanguinare Gesù.
Uccellino venuto dal monte,
che scappavi veloce,
cos’hai visto lassù?
Ho veduto tre uomini in croce,
ed in mezzo c’era Gesù.
Uccellino venuto dal piano,
che cinguetti nel volo,
cos’hai visto laggiù?
Ho veduto dal bianco lenzuolo,
risvegliarsi Gesù.
S.Plona

…………………

Brilla nell’aria 

Primavera d’intorno.
Brilla nell’aria 
e per li campi esulta, 
si’ ch’a mirarla intenerisce il core
odi greggi belar, muggire armenti
e gli altri augelli contenti
a gara insieme,
per lo libero ciel 
fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore.

Giacomo Leopardi

……………………

Pasqua

E con un ramo di mandorlo in fiore,
a le finestre batto e dico: “Aprite!
Cristo è risorto e germinan le vite
nuove e ritorna con l’april l’amore.
Amatevi tra voi pei dolci e belli
sogni ch’oggi fioriscono sulla terra, 
uomini della penna e della guerra,
uomini della vanga e dei martelli.
Aprite i cuori. In essi irrompa intera
di questo l’eterna giovinezza”.
Io passo e canto che la vita è bellezza.
Passa e canta con me la primavera.

Ada Negri

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La Pasqua è arrivata

La Pasqua è arrivata,

c’è nell’aria profumata di violette e di ciambelle

e di tante cose belle: luce, pace bontà

e Gesù che risorgerà!

Per i bimbi quanta attesa

per quell’uovo con la sorpresa!

La campana suona sul tetto:

Buona Pasqua con grande affetto!

Fonte

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L’uovo arcobaleno

La mattina di Pasqua nel mio prato

un uovo arcobaleno ho trovato,

era un uovo profumato e strano

non più grande di una mano.

Quando l’ho aperto, con stupore

ho trovato sorprese d’ogni colore:

giallo il sorriso d’un cinesino,

rosso il canto di un algerino,

azzurro il sorriso di uno svedese,

verde la capriola di un portoghese,

violetta la danza di mille bambine,

indaco i suoni di mille ocarine.

E arancione rotondo e paffuto

un sole caldo di benvenuto,

un sole caldo paffuto e rotondo

uguale per tutti i bimbi del mondo.
Eleonora Bellini
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Pasqua d’altri tempi
Tu pensi ai tempi andati
quand’eri ancor bambina
e il cuoricino tuo s’emozionava
per una tavola imbandita
con uova colorate
fatte da mamma tua,
con fior di primavera
con dolci e cioccolata.
Per l’aria odor di fiori
e suoni di campane,
un senso d’allegrezza
tutta ti dominava
ma tu sei sempre quella
ed io così ti vedo
e voglio darti ancora
con questo uovo di Pasqua
insieme a quel ricordo
tutta la gioia piena
d’averti ritrovata.
Antonino Zambotti
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La sorpresa
Son di zucchero?
Son vere?
Hanno il tuorlo
o la sorpresa?
Zitti zitti miei bambini,
che ci son dentro i pulcini.
Spunta un becco
poi un ciuffetto
una zampina
una codina.
Quanti!
E in quell’uovo
cosa c’è?
La sorpresa, la sorpresa!
Non ci credi? Sì davvero!
Un pulcino tutto nero!

(K. Jackson)

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Pasqua
-Uscite, uscite!- dice allegro il sole;
-volete star in casa ad ammuffire?
Tra l’erba nova olezzano le viole
e tornan tutti i rami a rinverdire.
-Uscite, uscite!- cantano gli uccelli;
-ogni nido, ogni zolla si ridesta,
la terra, il cielo, il mar son tanto belli;
e prati e colli son vestiti a festa.
Inni giocondi canta lieto il core,
e la parola del rancor si tace;
torna la Pasqua, festa dell’amore,
che ci vuol tutti buoni e tutti in pace.

(A. C. Pertile)

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I colori della Pasqua

 Pasqua è gialla come un pulcino,
come il collare di un cagnolino,
è rosa e allegra come un confetto,
come i bei fiori di quel rametto.
Pasqua è celeste come il mare e il cielo,
come la trama di questo velo,
è verde brillante come un bel prato,
come il trenino che ha appena sbuffato.
Pasqua è dipinta di tanti colori:
come i sorrisi dei nostri cuori.

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Alla Pasqua
Dell’anno passato
Un palloncino
Mi era scappato.
Mi era scappato
Nell’alto del cielo,
Io lo guardavo
E piangevo piangevo.
Anche quest’anno
Un pallone è volato
Ma io ho riso
Felice e beato.
Il palloncino
E’ andato lassù
Ma io quest’anno
Non piango più.
(Roberto Piumini)

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Campane di Pasqua
Per l’aria si spande la voce
del pio campanile.
Squillate in letizia, campane,
che è festa d’amore nel cielo!
In terra, tra i solchi, lo stelo
matura del pane.
So so quel che dite a rintocchi
– La pace… il perdono… la fede…-

(L. Rinaldi)

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Pasqua di gioia

Aprite le vostre porte

veniamo per augurare

a chi crede nel Signore

una Pasqua di gioia.

Aprite le vostre orecchie.

veniamo per annunciare

a chi crede nella pace

una Pasqua di gioa.

Aprite i vostri cuori:

veniamo per rinnovare

a chi crede nell’ amore

una Pasqua di gioia.

Canto inglese

 

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Pasqua
Che chiasso c’è nell’aria
che si svaria
in mille suoni?
Son canzoni
vagabonde,
come l’onde,
che si perdono nel cielo
con un velo
di sonora poesia,
dolce e pia.
Sono accordi di campane,
cori striduli di rane;
gridi allegri di monelli
su le piazze e dentro l’aia.
Son risate di grondaie,
animate
da nidiate,
di festosi passerotti;
son strambotti
musicali,
batter d’ali…

(M. Argante)

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Gesù è risorto

-Dimmi, chiesina candida e gentile,

che costi rallegra stamattina?

– Aspetto che si svegli il campanile

con la squilla più dolce e argentina.

per la festa di pasqua tutta splendo,

per dire al mio Signore che l’ attendo.

-E tu, caro bambino, dove vai

in questa bianca luce mattutina?

Questi bei fior a chi li porterai?

– A Gesù che è risorto stamattina,

perchè in ogni fiore veda brillare 

il cuore che voglio a Lui donare

L. Nason

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Mattino di Pasqua
Din-don, din-don, din-don!
Sole sui fiori
e rondini sul tetto
Sia benedetto il nome del Signore.
Din-don, din-don, din-don!
Festa d’amore
Gesù è risorto,
l’inverno è morto.
Din-don, din-don, din-don!

(G. Fanciulli)

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Ritorno di Pasqua
Una fonte che ci parla
fra l’erbette e le viole,
una nuvola dorata,
rose sparse in mezzo a il sole,
la finestra spalancata
fin dall’alba, il prato in fiore;
una storia che, a cantarla,
ci vuol proprio il nostro cuore,
una siepe e una agnellino,
una chioccia ed un pulcino,
l’uovo in bianca e rossa vesta,
tutto ornato per la festa,
la colomba con l’ulivo
nel tramonto rosso vivo,
tornan tutti al nostro cuore
per la Pasqua del Signore.
Din don dan…
L’angioletto ancor si vede
con la croce della fede
la campana che stornella,
il capretto che saltella,
il pastore che s’affretta
per la festa benedetta,
la massaia che conduce
il suo bimbo in questa luce.
Din don dan…
Ma una cosa non si vede
senza l’occhio de la fede;
non si vede il nostro cuore
col bel dono del Signore
che, nel giorno Suo divino
accompagna ogni bambino.

(L. Nason)

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Pasqua
Senti… Canta una fonte l’armonia
dolce di Pasqua: come canta bene!
e un usignolo le fa compagnia
Senti… cantano i rami dei frutteti,
cantano i fior di pesco e le verbene;
è Pasqua, oggi non hanno più segreti.
Senti… Cantano insieme le campane;
dal monte e dalla cerula prianura
ci porta il vento le voci lontane.
Ascolta… C’è una voce nel tuo cuore
come una fonte di dolcezza pura:
-E’ Pasqua, è Pasqua, è risorto il Signore!-
Non vedi… ogni finestra par fiorita:
se non ha fiori il soli li provvede
che si compiace a risvegliar la vita;
ed ogni viso è ormai senza dolore,
perchè alle pene basta questa fede:
-E’ Pasqua, è Pasqua, è risorto il Signore!-

(L. Nason)

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Le Campane di Pasqua

Din , don ! Dan, dan!

Din, din ! Don, don!

” Gloria” cantan le campane

le vicine e le lontane.

Din, don ! Dan, dan!

Din, din ! Don, don!

E’ arrivata pasqua bella,

torna già la rondinella,

e dal cielo si posa fiera

sopra i fior di Primavera!

Din, don ! Dan, dan!

Din, din ! Don, don!

E.F. Carlucci

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PASQUA

E’ Pasqua ,stamattina,

Pasqua nelle vetrine

con le uova di cioccolata.

Pasqua nell’ erba novella,

nel cielo, nell ‘ acqua che brilla,

tranquilla,

nel sole.

E’ Pasqua nelle chiese,

nel suono delle campane,

nelle mille preghiere:

e così sia , Signore.

P.Castellini

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A Gesù crocifisso

O Gesù Caro,

o Gesù morto in croce,,

ascolta la mia voce!

Se tanti son cattivi in questo mondo,

se non ti vogliono bene,

se non ti pregano più,

io ti amo e ti prego

anche per loro,

e per loro ti adoro, o mio Gesù!

Ricordi quand’ erano piccini?

Ricordi i tanti baci che t’ ha dato?

Per quei baci perdona il loro peccato.

Salvali, salvali, carissimo Gesù.

Albertelli

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Pasqua

Gesù è risorto! Cantano

sui rami gli uccelletti,

le rondinelle tornano

sul nido sotto i tetti.

Gesù è risorto! Sbocciano

le rose nei giardini:

ride di gioia il limpido

grand’ occhio dei bambini.

Gesù è risorto! Un cantico

s’ innalza nel Creato,

cantan le stelle fulgide,

i bimbi e i fiori del prato!

Medda

 

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Campane di Pasqua

Pasqua, festose,

che a gloria quest’ oggi cantate,

o vicine e lontane

che Cristo risorto annunciate,

ci dite con voci serene:

-Fratelli , vogliatevi bene!

Tendete la mano al fratello,

aprite le braccia al perdono;

nel giorno del Cristo risorto

ognuno risorga più buono!

E sopra la terra fiorita,

cantate, o campane sonore,

ch’ è bella , ch’ è buona la vita,

se chiude la porta all ‘ amore

N. Ghirotti

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Pasqua

Mamma ti do un rametto

d’ olivo benedetto:

Iddio ti benedica!

Il ciliegio è fiorito

presso il muro dell’ orto:

mamma , Gesù è risorto

Oggi è festa di pace,

d ‘ amore e perdono:

mamma , voglio essere buono!

C. Del Soldato

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E’ FESTA, E’ PASQUA

E’ festa, è Pasqua!

Svegliatevi amici!

Una viola fa capolino

dal folto del giardino

E’ Pasqua, è festa!

Ripetono in coro

gli amici del bosco.

Ovunque germogli,

fiori sbocciati,

prati assolati.

E’ festa, è Pasqua!

Ed è bella l vita,

che non è finita,

è appena primavera

Gesù risorge.

Ed è per Lui

che il mondo gioisce.

A. Sforna

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Pasqua

I cieli sono in festa,

la Pasqua si ridesta,

canta felice il cuore:

è risorto il Signore!

L. Schwartz

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PASQUA E’…….

un ramo di pesco fiorito nel vento.

Pasqua è…..

una rondine posata sul monumento.

Pasqua è…..

un fiore sbocciato sul balcone.

Pasqua è…..

un sorriso per tutte le persone.

Pasqua è…..

un raggio di sole sulla fronte.

Pasqua è…..

una campana che suona sul monte.

Pasqua è…..

un dolce fragrante  e mandorlato.

Pasqua è…..

un uovo grande di dolce cioccolato.

Pasqua è…..

la colomba che porta l’ ulivo.

Pasqua è…..

un canto sereno e giulivo.

Pasqua è…..

mettere fine a ogni inutile guerra.

Pasqua è…..

una croce che illumina la terra.

da “Scuola materna”Adattamento

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E’ RISORTO IL SIGNORE

Il pesco stamattina

si è messo una vestina

di petali rosati.

Sorridono incantati

al sole i primi fiori.

è festa in tutti i cuori.

Cantano le campane

un dolce inno d’ amore:

” Alleluia, Alleluia,

è risorto il Signore!”

Ed.  TRESEI

Loschi- Coppola

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La pace

Se ti chiedono qual è la cosa

più importante più importante per l’ umanità

rispondi

prima

dopo

sempre:

LA PACE

LI TIEN MIN

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E’ Pasqua

Suonate campane, suonate a distesa,

la luce del mondo in terra s’è accesa

e’ giorno di festa, è giorno d’ amore,

per tutti è risorto il Signore!

auguri di gioia, di pace e bontà

a tutti gli amici, a mamma e a papà!

Suonate campane, suonate a distesa,

portate a noi tutti la pace Sua attesa!

L. Lucatello

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Grazie Signore

Grazie, Signore. Grazie

Grazie per tutti i regali che tu mi hai dato oggi,

Grazie per tutto quello che ho veduto, sentito, ricevuto

Grazie per il mio lavoro.

Grazie per i saluti che mi hanno rivolto.

Grazie per il tetto che mi ripara,

Grazie per il tempo che Tu mi hai dato.

Grazie per la vita,

Grazie di ascoltarmi, di prendermi sul serio,

di ricevere nelle tue mani

il fascio dei miei doni per offrirli al

Padre tuo

Grazie,Signore, Grazie.

M.Quoist

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PREGHIERA

Fa’ che io ami

gli animal, le piante.

Fa’ che io possa 

dividere il mio pane

con chi ha fame, che possa

dividere la mia acqua

con chi ha sete, che posa

far sorridere chi piange;

che possa ospitare

chi non ha casa.

Fa’ che io possa

fare tutto questo,

o Signore,  perchè  solo così

mi sentirò vicino a te

Preghiera indiana

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Aprimi fratello

di René Philombé

Ho bussato alla tua porta
ho bussato al tuo cuore
per avere un letto
per avere del fuoco
perché mai respingermi ?
Aprimi fratello !

Perché domandarmi
se sono dell’Africa
se sono dell’America
se sono dell’Asia
se sono dell’Europa ?
Aprimi fratello !

Perché domandarmi 
quant’ è lungo il mio naso
quant’ è spessa la mia bocca
di che colore ho la pelle
che nome hanno i miei dèi ?
Aprimi fratello !

Io non sono nero
io non sono rosso
io non sono giallo
io non sono bianco
non sono altro che un uomo.
Aprimi fratello !

Aprimi la porta 
aprimi il tuo cuore
perché sono un uomo
l’uomo di tutti i tempi
l’uomo di tutti i cieli
l’uomo che ti somiglia 

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Il grido del vento

 

Il Signore è risorto

nonostante era morto

ci ha voluto insegnare

quanto è importante amare.

Non dimentichiamo l’ insegnamento

ed impariamo al vento

ad urlare in ogni cuore

“fai di tutto per la pace e per l’ amore”

“Ilaria Lucaroni”

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Dov’è Pasqua

Pasqua è nel cielo immenso e chiaro.

Pasqua è nel fiore appena sbocciato.

Pasqua è nel ruscello dove beve

l’ agnello appena nato

Pasqua  è nel cielo che saluta

la Resurrezione del Signore

M. Scavuzzo

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La Pasqua è amore, è pace

La pace mi piace.

Mi piace la pace.

Le guerre son brutte

terribili tutte.

In pace si studia

si gioca,si canta.

In guerra si piange

e la paura è tanta.

In pace c’è gioia,

in guerra dolore.

Io voglio la pace

la pace e l’ amore

Io voglio un mondo

a forma di cuore

da “Paperottoli” Editrice Ardea

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Un regalo per te

L’ uovo di cioccolato

non l’ ho mangiato.

L’ ho voluto regalare

a un bambino

che ha  poco da mangiare.

Vorrei che nell’ uovo

ci trovasse un tesoro:

bello, grande e tutto d’ oro.

Vorrei una Pasqua di felicità

la vorrei con  tutta la volontà.

Alessandra Montale

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E’ Pasqua

“Pasqua, è Pasqua”

dice  allegro il sole.

mentre gioca con i fiori delle aiuole.

“E’ Pasqua, è Pasqua”

gli risponde il vento

mentre insegue le nubi del firmamento

“E’ Pasqua, è Pasqua”

canta allegro il cuore

e in questo dì è risorto il Signore

da “Paperottoli” Editrice Ardea

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Pasqua

 C’è una chiesetta

sulla collina

con i fiori di pesco

ed una bambina

C’è una chiesetta

con le campane

suonano  forte

e si senton lontane,

suonano  a  festa

e brillan nel sole;

è il giorno di Pasqua

è risorto il Signore

C. Zogo

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 PASQUA

Vogliamo quando è Pasqua

dentro i giorni e le notti

rotolarci nei prati

e raccontare novelle

mentre col naso in aria

nella sera noi tutti

canteremo l’ amore

e conteremo le stelle

Giuseppe Pontremoli

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DALL’UOVO DI PASQUA

Dall’uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: “Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio”.
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
“Viva la pace,

abbasso la  guerra”.

G.Rodari

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E’ Pasqua

Alla Pasqua
Dell’anno passato
Un palloncino
Mi era scappato.
Mi era scappato
Nell’alto del cielo,
Io lo guardavo
E piangevo piangevo.
Anche quest’anno
Un pallone è volato
Ma io ho riso
Felice e beato.
Il palloncino
E’ andato lassù
Ma io quest’ anno
Non piango più.

Roberto Piumini

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PASQUA

A festoni la grigia parietaria
come una bimba gracile s’affaccia
ai muri della casa centenaria.

Il ciel di pioggia è tutto una minaccia
sul bosco triste, ché lo intrica il rovo
spietatamente, con tenaci braccia.

Quand’ecco dai pollai sereno e nuovo
il richiamo di Pasqua empie la terra
con l’antica pia  favola dell’ ovo.

Guido Gozzano

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Buona Pasqua

Nei miei sogni ho immaginato
un grande uovo colorato.
Per chi era? Per  la gente
dall ’ oriente all’occidente:
pieno, pieno di sorprese
destinate ad ogni paese.
C’era dentro la saggezza
e poi tanta tenerezza,
l’altruismo e la bontà,
gioia in grande quantità.

Tanta pace, tanto amore

da riempire ogni cuore.

(Mirò Editore)

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Il pulcino marziano

Ho visto , a Pasqua,  sbarcare
dall’ uovo di cioccolato
un pulcino marziano.
Di certo il comandante
di quell’ uovo volante
di zucchero e cacao
con la zampa ha fatto ciao.
E il gatto. Per la sorpresa
non ha detto neanche:  “Miao”.

(G.Rodari)

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La pace

Non importa chi tu sia,
uomo, donna,
vecchio o fanciullo,
operaio o studente,
o commerciante:
se ti chiedono
qual è la cosa
più importante
per l’umanità
rispondi
prima
dopo
sempre
la pace, la  bontà.

(Li Tien Min)

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O ‘ TORTANO

Era na’torta ch’era asciuta male:
nu poc’e nzogna, cicole ‘e maiale,
‘o lievito, a farina, e un buco in mezzo.
Na’ torta pezzottata, ‘e poco prezzo.
Venette Pasqua. Gesù, risuscitato,
s’accorgette di quant’era affamato.
“Guagliò, stongo dijuno a viernarì:
aggia magnà, sinò torn’a murì!
Se po sapè cherè chesta ciambella?
A vederla nun pare troppo bella, ma è bona!
Tiene proprio un gran sapore! ‘A voglio …

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CASATIELLO

Pasqua, Gesù è risorto.
Tutto è bello, pure pecchè
se mangia ‘o casatiello.
Rotunno, gruosso, grasso e sapurito,
‘o vide, e te rinasce l’appetito.
Che d’è, te ne vuò fa sulo na’ fetta?
Cu chella ce può fa Pasqua e Pasquetta.
Salame, pepe, nzogna, acqua e farina,
e nu’ sacco ‘e formaggio pecorino:
ce vonno pur’e cicole ‘e maiale, ca so’ pesante

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Mo’ che pasca vene
nu ce sta niente che ce mantene
nu pranzetto prelibato,
e po’ Ova e al ciuculato

Quanno po’ vene ‘a Pasquetta,
ce ne jamme , senza fretta,
a fa gita fuori porta;
e mangna’ : colombe e torta!

Nel frattempo, sai che bello,
strafugamme quacche agnello;
mentre nu faccimme nu cacchio,
ce magnamme pure l’abbacchio!

E ‘o tacchino? Niente male…
si’ vabbe’, nun e’ Natale,
ma a famme e’ quel che e’…
c’o magnamme, e poi tant’e’

Pe contorno, patatine,
‘nzalatella e verdurine,
” rinforzino” con la frutta… chiane chiane mica tutta!”

tutto sape e gran fragranza
ma po’ staie sicuro te cresce ‘a panza!

http://pulcinella291.forumfree.it/?t=53559093

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A PASTIERA

“Currite, giuvinò!

Ce stà ‘a pastiera!”

E’ nu sciore ca sboccia a primmavera,

e con inimitabile fragranzasoddisfa primm ‘o naso,

e dopp’a panza.Pasqua senza pastiera niente vale:

è ‘a Vigilia senz’albero ‘e Natale,

è comm ‘o Ferragosto senza sole.

Guagliò,chest’è ‘a pastiera.Chi ne vuole?

Ll’ ingrediente so’ buone e genuine:

ova,ricotta,zucchero e farina

(e’ o ggrano ca mmiscato all’acqua e’ fiori

arricchisce e moltiplica i sapori).

‘E ttruove facilmente a tutte parte:

ma quanno i’ à fà l’imposto,ce vò ll’arte!

A Napule Partenope,‘a sirena,

c’a pastiera faceva pranzo e cena.

Il suo grande segreto ‘o ssai qual’è?

Stu dolce pò ghì pure annanz’ o Rre.

E difatti ce jette. Alludo a quando

il grande Re Borbone Ferdinando

fece nu’ monumento alla pastiera,

perchè facette ridere ‘a mugliera.

Mò tiene voglia e ne pruvà na’ fetta?

Fattèlla: ccà ce stà pur’ a

ricetta

A può truvà muovendo un solo dito:

te serve pe cliccà ncopp ‘ a stu sito.

Màngiat sta pastiera,e ncopp’ a posta

dimme cumm’era: aspetto  na’ risposta.

Che sarà certamente”Oj mamma mia!

Chest nunn’è nu dolce: è na’ poesia!”

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LI’ C’ E’ PACE

in un sorriso sereno,

nei colori dell’ arcobaleno.

Nella mano che si tende,

in chi non s arrende:

In un gesto di umiltà

per chi dona felicità:

In chi sa perdonare

e non smette mai di amare.

Nelle parole sincere,

in un cuore senza barriere.

Negli occhi tuoi, bambino,

in chi ti sta vicino.

Lì c’è pace

da Scuola Materna

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La Crocifissione

Sul Calvario tre croci hanno piantato

e Gesù Cristo ha un ladro da ogni lato,

Ma , dice, e gli occhi al cielo vanno:

-Padre , perdona, non san quel che fanno:

Mentre gli sgherri aspettan la sua morte,

le vesti di Gesù tirano a sorte.

Il popolo lo stava a riguardare

e tutti lo volevano beffare.

perfino uno dei ladroni lo schernì.

– Sei Cristo? – disse- Vola via di qui!

Ma l’ altro mormorò:- O buon Gesù,

non mi scordar, quando sarai lassù.

Disse Gesù, piegando il doce viso:

-Oggi sarai con me, in paradiso.

Poi la fronte da un lato reclinò,

e su la Croce per tutti spirò

G. Fanciulli

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ALTRE POESIE

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Festa del papà

UN INVITO PER PAPA’

Dimmi un po’, caro papà,
perché corri di qua e di là?
Prova a fermarti almeno un pochino
e torna, per una volta, con me bambino.
Seguimi, ti porto in un posto,
ci si può andare senza alcun costo.
La mia cameretta è il regno della fantasia
se entri qui dentro ogni cruccio vola via.
Il mio trenino porta in un paese incantato,
con te io voglio andarci, tu ci sei mai stato?
In questo bel castello ci stanno re e regina
anche la mamma, qui, può diventar bambina.
Con le costruzioni una casetta potremo fare
per tutti quelli che non la possono comprare.
Non vedi, papà, che è bello giocare con me?
Io sono felice se sto insieme a te.
di Germana Bruno

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FATTO PROPRIO PER ME

Quando il buon Dio ha fatto il mio papà
ciò che volevo lo sapeva già,
eppure io di certo mica c’ero,
ma l’ha creato dal mio desiderio.
È forte e bello il mio dolce papino
e io soltanto sono il suo bambino,
mi chiedo spesso come mai farà
un altro bimbo senza il mio papà.
Ma forse tutto è frutto di un progetto
e dato che io di certo non l’ho scelto,
gli altri bambini avranno pure loro
trovato in terra un simile tesoro.
È fatto proprio giusto di misura
per affrontar con me ogni avventura,
con lui è bello giocare tutti i giochi
e, pure se i momenti sono pochi,
lui sa farmi così tanto contento,
che un solo attimo con lui ne vale cento.
di Germana Bruno
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Filastrocca del papà

Filastrocca del papà
ovunque sono ci sarà
sia vicino, sia lontano
lui mi tenderà la mano

Ogni broncio del mio viso
lo trasformerà in sorriso
riempirà col suo coraggio
tutti i passi del mio viaggio

Saprà togliermi le nuvole
mi racconterà le favole
metterà sulla mia bocca
la più bella filastrocca

Caccerà tutti i miei mali
mi disegnerà due ali
e se lo lascerò fare
lui m’insegnerà a volare

di Giuseppe Bordi

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San Giuseppe l’artigiano 

 San Giuseppe nella mano
per lavoro quotidiano
non aveva che il martello,
una pialla e lo scalpello.
Ma era giusto ed era santo;
e a Gesù fu posto accanto,
per la sua grande bontà,
gentilezza e soavità.
Così al mondo il Redentore,
qui venuto per amore,
si presenta per la mano
a San Giuseppe, l’artigiano.

Anonimo
Fonte


Papà albero

Alto,maestosa,gigante,possente,
nella mia vita sei sempre presente.
Hai le braccia che sembrano rami,
corro felice da te se mi chiami.
Come una pianta abbraccio il tuo fusto
e so di essere nel punto giusto.
Tu mi proteggi,di te io mi fido,
ovunque siamo mi sento in un nido.
Se poi mi abbracci l’amore tuo sento,
stringimi forte anche in questo momento
Serena Riffaldi


San Giuseppe

San Giuseppe vecchierello
cosa avete nel cestello?
Erba fresca, fresche viole
nidi, uccelli e lieto sole!
Nel cantuccio più piccino
ho di neve un fiocchettino,
un piattino di frittelle
e poi tante cose belle!
Mentre arriva primareva
canto a tutti una preghiera,
la preghiera dell’amore
a Gesù nostro Signore.

Filastrocche.it


Caro papà

Caro papà, nel giorno della tua festa
voglio dirti cos’ho nella testa,
cosa c’è nel mio cuore
quando mi guardi con amore.
Ogni giorno mi abbracci e mi proteggi,
con premura mi aiuti e mi festeggi,
sei paziente, dolce e generoso,
mi fai sentire forte e coraggioso.
Quando ero piccolo mi facevi volare,
oggi le paure mi fai superare.
Insieme a te mi sento sicuro,
caro papà, tu sei il mio tesoro!
Ti voglio bene, tienilo a mente:
stringimi al cuore, coccolami teneramente

Anna Costanzo

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O’ pate

 

Pe tutta a vita st’Omme te sta accante,
e tu, a stiente, t’accuorge che sta llà,
p’e figlie fa ‘e tutto, e nun se vante,
e soffre spisso senza mai parlà.

E comme a S. Giuseppe, zitto e muto,
s’abbraccia ‘a croce e fa ‘o vulere ‘e Dio:
fatica, prega e resta scanusciuto,
e quanno chiagne…chiagne,
t’ ‘ dich’io!

Si pure tene ‘mpietto nu dolore,
‘o stesso, p’a fatica, esce ‘a matina;
p’ ‘a famiglia, è ‘nu martire d’ammore,
all’ufficio, a ‘o negozio o all’officina.

Te vò bene e t’ ‘o dice quasi maje,
te fa l’elogio, si nun staje presente;
te vase ‘nfronte quanno a durmi’ staje;
pe’ na carezza, gode veramente.

Si te richiama, o’ ffa pè vero amore;
pè te dà gioia, soffre tutt’e’ ppene;
e ogni ghiuorno se consuma ‘o core,
pecchè è pate, è vecchio i è piccerillo.

Salutalo quante jesci e quante tuorne,
e falle qualche vòta ‘na carezza:
t’accuorgi ampressa ca te gira attuorne,
suspiruso e te fa ‘na tenerezza.

‘O bene che fa ‘o pate l’annasconne,
pecchè è ommo…e ll’omme accussì fa:
quanne ‘o figlio se sceta ‘a dint’ ‘o suonne,
quanno sposa e addeventa isso Papà.

Eduardo de Filippo

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Il padre

Terra dalla superficie incolta e arida
terra senza corsi d’acqua né strade
la mia vita sotto il sole trema e si allunga.

Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla
come nulla poterono le stelle
che mibruciano gli occhi e le tempie.

Il mal d’amore mi tolse la vista
e nella fonte dolce del mio sogno
una fonte tremante si rifletté.

Poi… chiedi a Dio perché mi dettero
ciò che mi dettero e perché poi
incontrai una solitudine di terra e di cielo.

Guarda, la mia giovinezza fu un candido germoglio
che non si aprì e perde
la sua dolcezza di sangue e vitalità.

Il sole che tramonta e tramonta in eterno
si stancò di baciarla… È l’autunno.
Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla.

Ascolterò nella notte le tue parole:
…figlio,figlio mio …
E nella notte immensa
resterò con le mie e con le tue piaghe.

Pablo Neruda

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Il padre operaio
Mio padre era un uomo che aveva delle grosse mani

di operaio, leggeva il suo giornale, la sua camicia era
unta di grasso; passava le sue giornate al chiuso di
un’officina; i suoi capelli erano castani,
fuligginosi. La domenica spariva come andasse di
nuovo a lavorare.
Io gli volevo bene

di Vasco Pratolini

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Il mio babbo

Che dite, ci sarà nel mondo intero
un altro babbo come il babbo mio?
A me sembra il più bravo, il più sincero,
il più giusto, il più tenero, il più pio,
e ne sono così lieto e così fiero,
che ne ringrazio sommamente Iddio.
Posso dirmi davvero fortunato!
C’era un tal babbo, e proprio a me è toccato.

di A. Novi

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Auguro con tutto il cuore 

Auguro con tutto il cuore

ai padri di questo mondo che sono lontani
dalle famiglie per necessità, lavoro o guerra,
di ritornare sani e salvi a casa.

Perché so cosa significa avere un padre,
quanto avevo bisogno di lui nelle piccole
quotidiane e anche quanto lui aveva
bisogno di me.

Pam Prown

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Il più bel trenino

Il più bel trenino si sa
è la groppa del papà
Quando arriva alla stazione,
ormai ha già il fiatone.
Voglio andare a Roma o a Pechino!
Uffa! Fammi riposare un pochino!
Poche storie: adesso si parte!
E va bene: andiamo su Marte.
Su Marte un corno!
Devo scendere a Livorno!
Scendi tu invece di qui:
devo fare la pipì
Sei un gran poltrone!
E Patapunf! Un bel ruzzolone.

A. Mari

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Il principe

Arriva un Principe
con un cavallo bianco:
viene da lontano
e sembra molto stanco.
Al posto della spada
c’è l’ombrello
e c’è il cappotto
al posto del mantello;
però a guardarci bene
il cavallo non ce l’ha,
io gli corro incontro
e gli dico: “Ciao papà!”

M. Moschini

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Caro papà,
sei un campione
che mi protegge in ogni occasione.
In questo giorno particolare
un regalo ti vorrò fare:
affetto e amore ti vorrò donare.
Caro papino,
sei come un camino
e riscaldi il mio cuore
con il tuo calore.
Sei il pilastro portante
ogni giorno sempre più importante.
Per me sei il migliore
e sarai sempre un vincitore.
Spero che queste mie parole
ti arrivino al cuore
e comprendi quanto grande
è il mio amore.

Fonte

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Una gita 

Oggi, caro papà,

festa per te si fa.

Il regalo è una gita:

sul prato quanta vita!

Dammi la mano, papà,

più lieto il cammino sarà.

Vorrei farti felice:

è il cuore che me lo dice.

Vorrei farti contento

baciandoti sul mento.

Perchè non hai più scampo:

sul viso te lo stampo!

F. Cardenti

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O’ Faro

Se dinto o’ core tuo

io putesse trasì
truvarria certamente
o’ bene ca dico io.
Nu bbene appassiunato
ca nun se ver ‘a fora,
chillo me fa sèntere
sicuro e forte ancòra.
Oggi che è a festa toia
te voglio dì papà:
chello ca ‘mpietto palpita
t’ può cunsulà.
Tu brill nmiezzo o’ mare
e io son a varchetella
ca s’adda arreparà.
Riest allummnato sempre
faro da vita mia.
Sulo accussì sto core
a via non perdarrà

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 A PAPA’

Papà, te voglio bbene 

ma proprio bbene aasaje,

nu bbene accussì gruosso

ca nun fernesce maje. 

Si ‘e vvote faccio ‘o triste 

arrassumiglie a te’.

Si tiene assaje penziere 

nun te ne’ ‘ncaricà

astregneme forte ‘mpietto

te sacce cunzulà.

Sempe vicino a tè

stò figlio tuoio vo’ stà

 Mammà, pe’ mmè è ‘a reggina

 
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O meglio amico ‘O pate

Comm’ ‘a nu pittore ca sceglie
e culure cchiù belle p’ ‘o quatro
c’ha da fa’; accussì, ‘o pato
pe’ figlie e p’ ‘a famiglia
sceglie ‘e cchiù belli pparole
parole doce, chien’ ‘e verità.
‘O mestiero ‘e pate è na missione
è dono ‘e Ddio nata p’ ‘a cuntinuità!
‘O pato è capitano, timoniero e piscatore
addà sapè purtà ‘a nave d’ ‘a famiglia
p’ ‘o mare tempestoso ‘e chesta società.
Papà, i’ m’arricordo quanno dicive:
“tutte hanna remà, viecchie e ggiuvane
pe nunn’ ‘a fà affunnà”.
‘E quanno stu figlio steve in difficultà
‘o cunzìgliavo bbuono, lle facive ‘a scola.
Ogge, me par’ ajere ca me parlàva ‘e vita
i’ te séntevo, ma facevo ‘e capa mia
pecchè credevo ‘e sapè tutt’ ‘e verità.
Io nun capevo niente quanno dicive:
” ‘O pato tanno è capito d’ ‘a famiglia
quanno nun ce stà cchiù”.
‘E venette ll’ora ca ‘o cielo te chiammaje
e avista fa ‘a valiggia ampressa ampressa
e partiste c’ ‘o treno ê l’aldilà.
E mò, tutt’ ‘e pparole toje ‘e tengo
dint’ ‘o core e t’ aggio capito bbuono
‘a quanno comm’ a tte so’ pur’ i’ papà.

Traduzione in italiano

IL PADRE

Come un pittore sceglie i colori
più belli, per dipingere un quadro
così il padre per i figli e per la famiglia
sceglie le parole più belle più dolci
quelle piene di verità.
Il mestiere di padre è un dono che Dio fa
all’umanità per la continuità.
Il padre è capitano, timoniere e pescatore
deve saper navigare nel mare tempestoso
della odierna società.
Papà io ricordo quando dicevi:
Tutti devono remare vecchi e giovani
per non affondare.
E quando ero in difficoltà mi consigliavi bene
m’istruivi come si fa con i bambini a scuola.
Oggi, mi sembra ieri, quando mi parlavi della vita
ed io ascoltavo, facendo poi di testa mia
perché credevo di conoscere la verità.
Io non ti capivo quando dicevi:
il padre è capito dai familiari quando non vive più!
E venne l’ora della tua dipartita
e dovesti fare la valigia frettolosamente
prendendo il treno che porta all’aldilà.
Ed ora , ho le tue parole nel cuore
e finalmente ti ho capito da quando
anch’io come te sono diventato papà.
dal web

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FILASTROCCA

Papà per la tua festa

volevo dirti tante cose,

ma tante, tante quanto le stelle.

Ma la mia bocca è troppo piccina

e ho il cuore commosso stamattina.

Poche parole so dirti soltanto:

papà  ti voglio bene, tanto tanto

 dalla “Scatola dei segreti”

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Per te, papà

IL mio cuore batte forte

e non so nemmeno il perchè

pi ti guardo e capisco

papà, è il mio amore per te

Ilaria Lucaroni

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 ESSERE PAPA’
 
Io lo so cosa vuol dire essere papà:
vuol dire posare il giornale
quando i tuoi bimbi ti chiedono
<Papà giochiamo?>
e tu rispondi di si con un sorriso strano
Essere pap vuol dire stare attento
alla bimba più piccina
mentre la mamma, in cucina,
riscalda il latte o prepara la pappa.
Essere papà vuol dire anche
avere mani grandi, a volte stanche,
ma sempre pronte a carezzare la fronte,
ad asciugare due lacrime,
a comprare un pallone,
e, perchè no? a mollare
quando ci vuole , un ceffone
Certo, perfino un bimbo lo sa
non è facile essere papà
(M. Martillaro)
 
 

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Per la festa del papà

Il sole caldo e grande per me
papà sei tu
quando mi stringi al cuore
freddo non ho più.
Dal mare profondo e immenso
paura non ho più
quando mi sei vicino tu.
nel cielo stellato
la stella più bella
papa’  sei tu.
Vorrei donarti il mondo
ma il mondo mio
papà sei tu.
 
(A.Misti)

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  Il babbo

Chi lo vuole un babbo pelato
che quando torna è sempre arrabbiato
che non mi manda fuori a giocare
quando in casa non so cosa fare,
che alla sera va al caffè
e non resta a giocare con me?
Che quando è preoccupato
non vuole essere disturbato?
Se lo scambi con il mio
ti regalo anche mio zio:
ci ho ripensato: “Non lo vendo,
per questa volta me lo tengo”.

(da “Raccogli idee” ed.Tresei scuola)

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Un papà di serie “A”

Ho un papà fenomenale,
un papà, di serie “A”.
Sembra proprio un generale quando gli ordini mi dà.
Quando la sveglia suona di primo mattino
lui brontolando la mette sotto il cestino,
poi si rassegna a saltar fuori dal letto,
cerca i calzini e fa cadere il cassetto!
Ho un papà meraviglioso, un papà eccezional.
Ma non renderlo nervoso quando legge il giornal…
Non mi castiga, cerca di farmi ragionare;
poi soddisfatto di avermi risolto la questione
chiede alla mamma:- E’ quasi pronto il minestrone?-
Ho un papà lettera”O”
il più forte che conosca.
Ma in segreto vi dirò:
-Non sa far male ad una mosca!-
Quando ritorna dal suo lavoro in seicento
mi abbraccia forte e io lo bacio contento.
Anche a cercare per tutto il mondo, lo so,
Un babbo come te non troverò…
E’ per questo che ti dico:
– Sei per me il miglior amico
e ti canto la per la:
VIVA, VIVA IL MIO PAPA’-.
(da “Percorsi Evolutivi”)

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AL BABBO LONTANO

Caro uccellino che volando vai,
il babbo mio di certo tu vedrai:
digli che è tanto buono il suo bambino,
e che spesso gli manda un bel bacino,
digli che gli vuol bene e che lo aspetta:
vola, uccellino, vola vola in fretta!
di A. Cuman Pertile

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Aiuto emergenza amore
 
In ogni parte del mondo sono tante e’ una certezza
le persone che lavorano per la nostra sicurezza.
Se incontri un incidente lungo la via
chiami il 113 e arriva la polizia.
Se divampa all’improvviso un incendio non da poco
telefona al 115 dei vigili del fuoco.
E’ accaduto un fatto grave al telegiornale di ieri?
Qualcuno col 112 ha fatto arrivare i carabinieri.
Se una persona non sta bene per qualche circostanza
col 118 arriva il dottore con l’ambulanza.
Quando nel traffico cittadino hai bisogno di una mano
di certo ti puoi rivolgere ad un vigile urbano.
Ma se hai un po’ di paura e vorresti una carezza
se ti sei fatto male e ti abbatte la tristezza
se volessi fare un gioco o magari stare in braccio
o ti senti un poco solo e vorresti un caldo abbraccio
fa come me! Un bel salto e opla’
Finisco dritto dritto tra le braccia di papa’.
Non servono altri numeri, grido:
“Papa’ “
e in un secondo io divento il bambino piu’ sicuro del mondo!
Auguri papa’ mio, amico caro dei giochi miei.
Auguri papa’ mio e grazie che ci sei!
WWW.FILASTROCCHE.IT

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IL MIO PAPÀ-BAMBINO

Indovinate chi ce l’ha
il più bravo dei papà?
Sono stato fortunato
sin da quando sono nato:
il più fantastico che c’è
è toccato proprio a me!

Ti ringrazio mio Gesù
perché me l’hai dato Tu.
Quando lui mi è vicino
torna ad essere bambino
per giocare insieme a me
e capire i miei perché.

Io gli chiedo di giocare
e lui è lì ad ascoltare
detto fatto, in un baleno,
lui cavallo, io cavaliere!
Per il mondo galoppiamo
monti e valli attraversiamo…

Se siam stanchi di giocare
cominciamo a “favolare”
tante storie inventiamo,
insieme noi ci divertiamo.
Questo è mio papà-bambino
che mi è sempre vicino.

(Santina Luzzi)

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Vorrei esser come te

Spesso mi ritrovo a sognare

che, come te, vorrei diventare:

grande, bello, coraggioso,

intelligente e operoso.

– Dimmi babbo che posso fare

perchè presto si possa avverare?

 – Sorridi, gioca e vivi la tua età

in armonia e con serenità.

Una sola cosa devi ricordare:

la vita è bella quando c’è l’amore!

 Per crescere c’è tempo, bimbo mio.

Credimi, vorrei esser piccolo anch’io!

A.M. PARISI

 

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Cos’è un Papà –

Il papà non è solo

l’amico delle capriole sul letto grande

Non è solamente l’albero al quale mi arrampico
come un piccolo orso
non è soltanto chi tende con me l’aquilone nel cielo.
Il papà è il sorriso discreto che fa finta di niente
è l’ombra buona della grande quercia
è la mano sicura che mi conduce nel prato
e oltre la siepe.

 L.Musacchio

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AL PAPA’
Mio carissimo papà
voglio dirti una poesia
che nel cuore chiusa stia.
Cinque son le parole
della piccola poesia,
è davvero tutta mia.
Io ti voglio tanto bene.
La poesia è tutta qua,
ti può togliere le pene,
ti può dar felicità.

da “Raccogli idee” ed.Tresei scuola

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IL PRINCIPE
Arriva un Principe
con un cavallo bianco:
viene da lontano
e sembra molto stanco.
Al posto della spada
c’è l’ombrello
e c’è il cappotto
al posto del mantello;
però a guardarci bene
il cavallo non ce l’ha,
io gli corro incontro
e gli dico: “Ciao papà!”
M. Moschini

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Mi Spiace Papà

Non sono un muratore
“mi spiace papà ”
non sono un poeta
non sono un adulto
ma neanche un bambino
forse lo so cosa sono
sono quel sorriso
appena accennato
sulle labbra di mia madre
sono l’ultimo vagone
di quel treno
fermo al tramonto
prima che il mio cane
mi lecchi il viso.
papà…

(Carlo Bramanti)

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Un messaggio per papà!

Sempre teso e preoccupato,
qualche volta un pò arrabbiato,
tempo libero non hai
e non stiamo insieme mai;
poi la sera tu sei stanco,
posso solo starti accanto
e abbracciarti stretto stretto
sul divano o nel tuo letto!
Io con te vorrei giocare
ma tu hai sempre da fare;
dai,su,fermati papà,
lascia tutto e vieni qua!
Senti il tuo telefonino:
chi ti chiama è il tuo bambino,
il messaggio del mio cuore è:
“Tu sei il papà migliore!”

dal web

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AL BABBO LONTANO

Caro uccellino che volando vai,
il babbo mio di certo tu vedrai:
digli che è tanto buono il suo bambino,
e che spesso gli manda un bel bacino,
digli che gli vuol bene e che lo aspetta:
vola, uccellino, vola vola in fretta!

di A. Cuman Pertile

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Il Principe

Arriva un Principe
con un cavallo bianco:
viene da lontano
e sembra molto stanco.
Al posto della spada
c’è l’ombrello
e c’è il cappotto
al posto del mantello;
però a guardarci bene
il cavallo non ce l’ha,
io gli corro incontro
e gli dico: “Ciao papà!”

di Marco Moschini

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Papà. . . . .
Sublime parola racchiusa nel cuore……

Angelo che segretamente guida i tuoi passi e vive della tua vita,

pronto sempre a dare,senza mai nulla chiedere. Il sacrificio quotidiano del suo lavoro ti sia di esempio!

E quando un giorno sarai chiamato al compimento dei tuoi doveri capirai soltanto allora quando sia stato grande il suo amore

fonte


ADESSO IL TRADIZIONALE DOLCE PER QUESTA FESTA:
 

Zeppole di S.Giuseppe

Ingredienti:
500 gr. di farina     10 uova intere
100 gr. di burro     1/2 l. acqua

Preparazione:

Fate riscaldare in una casseruola l’acqua, il burro e una presa di sale: appena  accenna a bollire incorporate la farina in un solo colpo mescolando rapidamente con un cucchiaio di legno fino a che il composto non si stacca dalle pareti del recipiente ( questa fase dura circa 10 minuti ) . Fate raffreddare l’impasto.   Aggiungete, mescolando e uno alla volta,  i tuorli e gli albumi. Versate il composto in una siringa da pasticciere con l’uscita larga a stella e formate delle ciambelline con il buco al centro ( se siete bravi potreste formarle direttamente nell’ olio dove vanno fritte ). Friggetele in olio extravergine molto caldo rigirando le zeppole tre o quattro volte in modo da avere una cottura uniforme. Sono cotte quando assumono un bel colore dorato. Se sono venute bene si gonfiano e non assorbono olio. Stendetele su carta da cucina in modo da assorbire l’olio in eccesso. Ora vanno farcite, tagliandole a metà, con crema pasticcera e guarnite con due amarene sciroppate sistemate in due punti opposti o un cucchiaino di marmellata di amarene. Spolveratele con zucchero a velo e ,se piace, cannella.

IN ALTERNATIVA CUOCETELE AL FORNO a 200°

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Poesie sull’ inverno

pupazzi-di-neve

 La canzone della neve

Sotto il morbido mantello

della neve immacolato

dorme l’ erba scolorta,

dorme nudo l’ alberello:

Dorme il ghiro, dorme il tasso,

la lucertola si stira,

lo scoiattolo sospira

con un suon di contrabbasso:

Ma nel solco che lo serra

veglia il seme del frumento;

lo vedremo al sole, al vento

rinverdire tutta la terra:

Lo vedremo al tempo bello

d’oro il campo rivestire;

finge intanto di dormire

sotto il candid mantello.

D.Valeri

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Prima neve

Scendono piccoli

fiocchi leggeri

sopra le tegole

sopra i senteri,

volano e danzano

come per gioco

poi tutto imbiancano

a poco a poco:

Ormai nell’ aria

fiorita d’ ale

s’ annuncia lieto

il Santo Natale

Filippo Falsina

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Pioggia

Pioggia cadi e balzi,

come un gattino birichino,

sui tetti delle case,

sulle auto colorate,

sui grandi prati,

nella terra e dappertutto,

la pioggia di zampette

fa figure rotondette

(Augusta Sforna)

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Fior di neve

 

 Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.

 (U. Saba)

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LA NEVE

  

I leggeri fiocchetti

discendono dal cielo

e coprono di un velo

alberi,strade tetti.

La neve immacolata

sembra panna montata

A. Cuman Pertile

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Il pupazzo di neve

 

Un bel gioco emozionante

coi compagni inventerò:

andrò a scuotere le piante

e un pupazzo poi farò

 

( da 36 storie della buona notte)

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Bene al caldo

 

 Per i piedini caldi stivali

e muffolette per le mani.

Sciarpona rossa,berretto di lana

conto bufera e tramontana.

E i pantaloni e calzettoni

per evitare freddo e geloni.

Poi metto un maglione ben lavorato,

e un giaccone tutto imbottito

così il calduccio è garantito

Corinne albaut,Filastrocche di Natale, Motta junior,1998

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Pupazzo di neve

Son gigante oppure nano

Ho una scopa alla mano.

Son bianco appena fatto

Poi divento un bel mulatto.

Se fa freddo, son ciccione

ma col caldo addio pancione

Salvatore Lastella

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

CHE  FREDDO
Neve
Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
neve che cadi dall’alto e noi copri
coprici ancora,all’infinito:Imbianca
la città con le case,con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati…..
(U. Saba)

Fior di neve
Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.
(U. Saba)

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

LA NEVE

L’ Italia sottozero

lo stivale è ghiaccato:

Sta la neve sui monti

come panna sul gelato.

Gianni Rodari 

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Inverno

In uno splendore di fuoco,

rosse, gialle, bruciacchiate

le foglie se ne sono andate.

L’ albero ora tende

le braccia nodose e nere

verso un cielo grigio e greve

L’ inverno è arrivato

Corinne Albaut

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Primo gelo

Filastrocca del primo gelo

gela la neve caduta dal cielo,

gela l’acqua nel rubinetto

gela il fiore nel suo vasetto,

gela la coda del cavallo

gela la statua sul piedistallo

Nella vetrina il manichino

trema di freddo poverino,

mettetegli addosso un cappotto

di quelli che costano un terno al lotto:

finchè qualcuno lo comprerà

per un bel pezzo si scalderà

Gianni Rodari

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NELLA NOTTE
“Sulla neve,

nella notte,

chi è passato

solo o a frotte?

Qui c’è un’orma,

qui un’ impronta:

che racconta?

che racconta?”

“Mentre stavi

nel lettino,

qui passava

un topolino.

Mentre stavi

caldo e chiotto,

qui danzava

un bel leprotto.

Le bestiole

più affamate,

tutta notte

son  passate?

Son passate,

 silenziose,

le bestiole

timorose

M. COMASSI

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 NEVE CHE INNAMORA
I fiocchi scendono
Lentamente,
questa
è l’unica cosa
che sorge nella mente,
ma se ci metti il tuo cuore
vedrai la neve che scende con amore,
vedrai neve sulle montagne,
ma anche nelle campagne,
vedrai bimbi e persone
liberi, incantati
liberi e innamorati.

Tommaso Bragazza

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FELICITA’ DI NEVE

Fiocchi di neve scendono dal cielo
E coprono di bianco il mondo intero
Tanti bambini dai volti felici
Giocano insieme,
giocan come amici

Ecco la neve che cosa fa,
porta tanta felicità.

Rebecca Pisani

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Il gatto inverno

Ai vetri della scuola, stamattina

L’ inverno strofina la sua schiena nuvolosa

Come un vecchio gatto grigio:

Con la nebbia fa i giochi di prestigio,

e le case fa sparire e ricomparire;

con le zampe di neve imbiancail suolo

e per coda h un ghiacciolo….

Si signora maestra,

mi sono un po’ distratto:

ma per forza,con quel gatto

con l’ inverno alla finestra

che mi ruba i pensieri

e se li porta in slitta

per allegri sentieri

Gianni Rodari

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Bella è la neve  bianca

Meraviglioso gioco:

ma non se il tetto manca,

ma non se manca  il fuoco.

Avventuroso è il vento,

per vele ed aquiloni:

ma non se il fuoco è spento,

o rotto gli scarponi.

Le stelle su nel cielo

Che visione stupenda:

ma non se sei nel gelo

e dormi in tenda

Pimini,Castelli,Caviezel

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Nevica

A larghi fiocchi

Cade la neve

Dal cielo in terra

Candida e lieve.

Bianco tappeto

Fa per le strade,

sui rossi tetti

morbida cade.

Tutto arrotonda,

tutto ammodella,

agguaglia tutto

la neve bella….

Silenzio e pace!

Cade la neve,

sui rossi tetti,

morbida e lieve

Olindo Grossi mercanti

 

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Pastello del tedio

Dal grigio della nebbia

Fitta fitta

Traspaiono cipressi

Ombre nere

Spugne di nebbia.

E di lontano dondolando lento

Ne viene un suono

Di campana quasi spento.

Più lontano lontano

Passa un treno

mugghiando

Aldo Palazzeschi

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La neve

Viveva in una nuvola

Come una gatta in soffitta:

stanotte, zitta zitta

la neve è caduta giù.

Cosa diranno i bambini

A vederla già morta

Sui gradini della porta.

Come un povero caduto lì?

Aveva freddo e nessuno l’ aprì

Renzo Pezzani

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Comignoli freddolosi

Or che la neve ha coperto

d’ un manto i campi e i prati,

i comignoli sul tetto deserto

sono contenti di stare aggruppati:

L’ uno  all’ altro vicini,

si sussurrano parole di attea;

aspettano che giù nei camini

un po’ di legna venga accesa.

E, quando una nuvoletta

Di fumo s’ alza e si accinge a volare,

sospirano:”Va’!

cerca in fretta la primavera,

e falla tornare !”

Luigi Ruber

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Canzonetta del freddo

Stasera pure il vento

Si vorrebbe scaldare

Implora il suo lamento

Ad ogni casolare:

non ho più fiato

per proseguire

sono freddo gelato,

mi par di morire;

Svegliate il fuoco

che mi riscaldi un poco.

La fontanella che è rimasta sola

a  recitare la filastrocca

in mezzo alla piazzola

si sente la parola

gelare sulla bocca.

Se il fuoco è spento

e pure il vento

di freddo geme,

la fontanella teme

per quella cosa viva

ch’è la sua acqua sorgiva.

Balbetta

dalla paura stretta

con voce piana

più piana,

lontana,

e poi rimane zitta e sola

con un zipolo di ghiaccio in gola

Ignazio Drago

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L’ omino di neve

Guardate che caso,

non ha più naso:

Vorrei imitare

Questo paese adagiato

Nel suo camice

Di neve.

E ha solo un orecchio:

in un giorno di sole

è diventato vecchio!

Chi gli ha rubato un piede?

E’ stato il gatto,

bestia senza tatto.

Per un chicco di

Gallina gli becca una mano.

Infine, per far festa,

bambini gli tagliano la testa.

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L’inverno

Cappello e sciarpa,
cappotto e guantini,
vestiamoci bene
o battiamo i dentini.
Con il freddo e con la neve
viene l’inverno, eccolo qua
ma regala a tutti quanti
frutta e feste in quantità:
mandarini e clementini,
per la gioia dei bambini,
belle arance, gialli limoni,
quante spremute per i bimbi buoni!
Per la festa di Natale
un Bambino nascerà.
E l’allegro Carnevale
tanti scherzi ci farà.

(Rosa Marra)

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Inverno
Le nuvole sono nere,
Quanta pioggia vien dal cielo!
Ecco adesso viene l’inverno
con la neve e con il gelo.
Brr! che freddo ci sarà!
Che altro mai ci porterà?
Con le buone e dolci arance,
mandarini e mandarance.
Poi la festa di Natale
e alla fine il Carnevale.
Spogli ha i rami l’alberello
e il nonnino infreddolito

resta accanto al fuocherello.

Gli animali della terra
dormon tutti nella tana ,
ma io corro sulla neve
chè i vestiti son di lana!

(Rosa Marra)

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Inverno

Questa è la filastrocca
dell’inverno che è arrivato:
ogni cosa, se la tocchi,
assomiglia ad un gelato.
Dove vai bimbo bello?
Metti il cappotto, i guanti, il cappello.
Il sole nel cielo non c’è più
e piove forte, sempre di più.
E se tocchi il tuo nasino
quando esci e freddo fa
non ti sembra un ghiacciolino?
Ma nessun lo leccherà

(Rosa Marra)

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Neve

Un fiocco di neve
scende dal cielo
un altro pian piano
lo segue leggero
e…come per magia!
Una coperta bianca
ricopre la terra
che ormai è stanca.
Sui rami degli alberi
non c’è più una foglia,
non c’è più erba,
la terra è spoglia!
Gli uccelli sono partiti
per terre lontane,
orsi e scoiattoli
dormono nelle tane.
(Rosa Marra)
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CADE LA NEVE

Cade la neve sulla campagna
palline di gesso sulla lavagna
Cade la neve dentro i cortili
pupazzi di neve dai visi gentili
Cade la neve sopra la strada
qualcuno spera che se ne vada
Cade la neve su tutti i tetti
acqua ghiacciata nei rubinetti
Cade la neve sopra i fienili
niente più cibo dentro gli ovili
Cade la neve su tutta la gente
non c’è la forza di fare niente
Cade la neve sopra ogni cosa
resta sepolta l’ultima rosa.

di Giuseppe Bordi

paesaggio con stuzzicadenti- lavoretto scuola

AUTUNNO

La vendemmia

L’uva è matura
la schiaccio con bravura
schiacciando si fa il vino
lo metto dentro al tino
ne bevo un bicchierino.

Facciamo un giro tondo
giriamo intorno al mondo
mi gira già la testa
di vino non ne resta
tutto l’ho bevuto
per terra son caduto
non riesco più ad alzarmi
comincio ad addormentarmi!

dal Web

 

Autunno Saporito

Ecco, è arrivato l’autunno,

tanti bei regali

ci ha donato.

 Tanti funghi con un bel cappello

e castagne saporite  in ricci spinosi.

Uva e vino a volontà,

 foglie variopinte

che volano di qua e di là,

tante zucche e frutta a volonta’,

ecco l’autunno che gran bontà!

Maestramaria

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AUTUNNO

 Il cielo ride un suo riso turchino

benché senta l’inverno ormai vicino.

Il bosco scherza con le foglie gialle

benché l’inverno senta ormai alle spalle.

Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo,

benché senta nell’onda il primo gelo.

é sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo

un fiore strano, un fiore a ombrello, un fungo

Marino Moretti


Piove piove dappertutto

Cielo grigio. Tempo brutto.
Piove, piove dappertutto.
Fan la doccia i fiorellini
nelle aiuole dei giardini
e, nell’orto, il seminato
beve l’acqua d’un sol fiato.
Io, se piove, non mi cruccio
vado a spasso col cappuccio.

http://www.filastrocche.it


Autunno

Il gatto rincorre le foglie
secche sul marciapiede.
Le contende (vive le crede)
alla scopa che le raccoglie.

Quelle che da rami alti
scendono rosse e gialle
sono certo farfalle
che sfidano i suoi salti.

La lenta morte dell’anno
non è per lui che un bel gioco,
e per gli uomini che ne fanno
al tramonto un lieto fuoco.

G. Rodari

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AUTUNNO

Quando la terra
comincia a dormire
sotto una coperta
di foglie leggere,
quando gli uccelli
non cantano niente.
Quando di ombrelli
fiorisce la gente,
quando si sente
tossire qualcuno,
quando un bambino
diventa un alunno.
Ecco l’autunno!

di Roberto Piumini

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L’uva e il vino

Mangia l’uva caro bambino
ma, dammi retta, non bere il vino!
Solo gli adulti ne posson bere
e, se han giudizio, solo un bicchiere.
-Sai?- dice l’uva- L’uom mi calpesta,
ma gli faccio girar la testa.
G.Terenzi

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Uva bianca, uva nera

 Questa è la tiritera
dell’uva bianca e nera
dell’uva sopraffina
che fa venire l’acquolina.
Questa è la filastrocca
dell’uva prelibata
che si scioglie in bocca
come una marmellata.
Questa è la cantilena
dell’uva saporita
che fa la pancia piena
e più dolce la vita.

(da”Enciclopedia deiRagazzi”,Mondadori) 

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FUNGO

Dentro al grande bosco c’è un fungo modello

quando piove funziona da ombrello

quando c’è il sole che brucia le piante

dà un frescolino così riposante

Dicono i grilli e le formiche tra loro:

“Compare fungo sei proprio un tesoro!”

E lui risponde modesto:”MA no, no,

ognuno a questo mondo fa quello che può!”

C.Kubler “Giorni d’autunno”, Bergamo, Atlas

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La filastrocca del vino

Dalla pergola nasce l’ uva:

prima è acerba,poi matura.

La raccoglie il contadino

E la schiaccia dentro al tino

Bolle il mosto giorno e notte,

Poi finisce nella botte.

Nella botte si riposa

Finche’  è un vino e color rosa

Dopo tante settimane va riempire la damigiana

Fonte  WEB

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Cadon le foglie

Cadon le foglie, come farfalle:

ve n’è di rosse, ve n’è di gialle,

volteggiano un momento

e partono col vento.

E la povera pianta, là, nell’aria,

rabbrividisce nuda e solitaria

 da “Raccogli idee” ed. Tresei scuola

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AUTUNNO

E’ l’ autunno su in montagna,

già matura è la castagna,

esce fuori dal suo riccio per vedere

chi ci sta. Chi ci sta?

“Sono il fungo,eccomi quà!

Proprio dietro a quel castagno

dove fa la tela il ragno

la marmotta impellicciata

è già mezza addormentata,

c’è un cartello…

Non voglio essere disturbata!

E’ proprio l’ autunno che vien nel bosco,

tra tutte le cose io la riconosco.

Scuola infanzia “Musile di Piave

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IL TEMPORALE

Che succede?Or è un momento

calma e gaia era la terra;

e di colpo….pioggia, vento,

lampi e tuoni in ciel fan guerra….

Son scomparsi gli uccellini,

treman l’erbe e i fiorellini,

e le piante….oh, che pietà,

par si spezzino a metà.

A Pozzi

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DOPO LA PIOGGIA

Dopo la pioggia vien il sereno,

brilla in cielo l’ arcobaleno:

è come un ponte imbandierato

e il sole vi passa, festeggiato.

E’ bello guardare a naso in su

le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede- questo è male-

soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente

il temporale non farlo per niente?

un arcobaleno senza tempesta,

questa sì che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta la tera

fare la pace prima della guerra

G.Rodari

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L’RCOBALENO

 

Finito è il temporale.

E’ venuto il sereno,

e, lungo il cielo, sale

gai l’ arcobaeno,

Nitid, belli e nuovi

sette coor vi trovi

Ci trovi, senza fallo,rosso, arancione, e giallo.

, sol che guardi in su,

ci trovi il verde e il blu.

C’E’ l’ indaco, e in fondo,

la tinta delle viole,

Oh, come bello il mondo,

quando rsplende il sole

(da IL TESORO,Utel)

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Autunno

L’autunno e’ arrivato
e tutto quantoha trasformato:
prati,foglie, frutti e fiori
hanno cambiato i colori.
Mentre cadono le foglie
lo scoiattolo raccoglie
con le zampe piccoline
ghiande, noci e noccoline.
Poi prepara,un po’ curioso,
il giaciglio del riposo
e aspetterà da mattino a sera
 che ritorni la primavera……
(Segui il filo…Agnese Marchegiani)

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La castagna

La castagna rotondetta

nella teglia buchettata

danza, salta, piroetta,

con la bocca spalancata.

Fa versacci a più non posso

perché il fuoco ch’è vicino,

che le arriva quasi addosso,

la solletica un pochino.

Le s’inchina la testina,

ed il cuore le si dora

come un cuor di pratolina.

L’aria, intorno, odora, odora.

 E. Gerin

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La castagna
 
C’è un frutto rotondetto
di farina ne ha un sacchetto,
se la mangi non si lagna
questo frutto è la castagna.
La castagna in acqua cotta,
prende il nome di ballotta.
Arrostita e profumata,
prende il nome di bruciata.
Se la macino è farina:
dolce,fine,leggerina;
se la impasto che ne faccio?
un fragante castegnaccio
(Anonimo)
 
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LA CASTAGNA
 
E’ bella la castagna;
è liscia e ben vestita;
è un frutto di montagna,
è dolce e saporita
Se vien dalla pignatta
col nome di ballotta,
se vien dal paiolo
col nome di mondina,
se vien dalla padella col nome di bruciata,
la castagna bella
è subito mangiata
(Renato Colleri)
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La castagna

di Rosalia Calleri

È bella lo castagna,

è liscia e ben vestita,.

è un frutto di montagna,

è dolce e saporita.

Se vien dalla padella

col nome di bruciata,

lo castagnetta bella

è subito sbucciata.

Se vien dalla pignatta

col nome di ballotta,

per tutti i denti è fatta,

perché nell’acqua è cotta.

Se vien dal paiolo

col nome di mondina,

va giù come di volo,

ché tutta si sfarina.

Se vien dal seccatoio,

si serba per l’annata:

e con piacer l’ingoio

che sembra zuccherata.

Insomma in cento modi

si mangia lo castagna,

cantiamo pur le lodi

del frutto di montagna.

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LE FOGLIE

ma dove andate,

povere foglie gialle,

come tante farfalle spensierate?

Venite da lontano o da vicino?

da un bosco o daun giardino?

E non sentite la malinconia

del vento stesso che vi porta via?

(Trilussa)

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Albero autunnale

Già matura

la foglia pel sereno suo distacco

discende

nel cielo sempre verde dello stagno.

Nel calmolanguore della fine, l’autunno s’immedesima.

Dolcissima

la foglia s’abbandona al puro gelo.

Sott’acqua

con incessanti foglie va l’albero al suo dio.

(J. Guillen Orfeo)

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 IL fungo

Il cielo ride un suo riso turchino,

benchè senta l’inverno ormai vicino;

il bosco scherza con le foglie gialle,

benchè l’inverno senta già alle spalle;

ciancia il ruscel col rispecchiato cielo

benchè senta nell’onda il primo gelo

e sorto è appiè d’un pioppo ossuto e lungo

un fiore strano, un fiore a ombrello: un fungo

Marino Moretti

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L’autunno

Biondo autunno, che ci porti?

Uva, fichi, noci a staia,

e granturco in mezzo all’aia.

Pioggia e vento alle montagne

mucchi, al fuoco, di castagne.

(Romana Rompato)

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  Foglie rosse, foglie gialle

Foglie rosse, foglie gialle,

volan via come farfalle:

resta nudo l’alberello,

piange un poco e si dispera.

“Ma verrà la primavera!”

lo conforta l’uccellino.

“Fiori e nidi tu riavrai

e in letizia canterai!”

 (G. Gasparini)

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Autunno

L’autunno comincia il suo gioco

dipinge le foglie di croco,

le indora;

se sbaglia le strappa,

le dona al vento che scappa.

Accende l’ultimo lampo,

saluta chi semina il campo,

la rondine che trasvola,

i bimbi che tornano a scuola.

Ma, a un tratto… dov’è la sua gioia?

L’autunno fa il broncio,

si annoia,

piagnuco la pioggerellina

monotona e fina fina.

(D. Rebucci)

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La filastrocca delle frutta

Gira, gira,

s’arrivasse

nel paese delle frutta che,

si dice, ha una stagione!

E ci fosse proprio tutta,pera, fragola, popone,

quella bella frutta sana,

melarancia, melagrana,

quella bella frutta fina,

l’albicocca, la susina,

quella bella frutta aspretta,

uva spina, nespoletta,

giuggioletta di montagna;

e il marrone, e la castagna;

e, tra i pampini a corona,

l’uva buona!

E ci fosser le nocciole

e le mele lazzerole

con le noci tutte quante

tutte insieme sulle piante,

tutte insieme nel corbello;

ce ne fossero mai tante

da giocarci a rimbalzello,

da poterne regalare,

da poterne dare a tutti

da poterne (che allegria!)

far razzia!

(Térésah)

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Le castagne

Le castagne, sgusciate

fuori dagli acuti ricci,

son dagli alberi arsicci

quasi tutte cascate.

Son cascate di quando

in quando al suolo nero

con un tonfo leggero,

con un murmure blando;

son tornate monde

alla lor terra bruna

e liete, perchè ognuna

il suo bene nasconde.

Ognuna sa che un giorno

sarà, per una cena,

quello che è il pane, appena

vien levato dal forno,

e mammine e figlioli

sogna affamati e chini,

ed ombre di camini

e fumo di paioli.

(M. Moretti)

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L’ estate se ne va

senza fare rumore

e impigliati tra i rami

lascia pezzi di sole.

Foglie rosse,gialle,brune

foglie d’ oro e di fuoco.

Poi l’ albero

ha un brivido di freddo.

Ha sentito l’ autunno

(Francoise Bobe)

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Autunno

Guardo fuori e sei arrivato,

come ogni anno sei tornato

il tempo passa passa il tempo,

sole, pioggia in un momento,

ma rimane un assaggino

dell’ estate…… a San Martino

A SANTI 2010 ED. del Borgo

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Mazzolino di foglie

Foglie secche lungo la via

sotto le scarpe far melodia,

volan leggere se l vento le toglie

mille coriandoli fatti di foglie

Un mazzolino ne ho conservate

per colorare le fredde giornate

A SANTI 2010 ED. del Borgo

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Poesie in bottiglie

Vola vola  fogliolina

io ti prendo cara piccina,corro corro e tu scappi via

fatti prendere amica mia,

ora ti porto nella bottiglia

dormirai con la tua famiglia

A SANTI 2010 ED. del Borgo

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L’autunno

Quando la terra
comincia a dormire
sotto una coperta di foglie leggere,
quando gli uccelli non cantano niente.
Quando di ombrelli fiorisce la gente,
quando si sente tossire qualcuno,
quando un bambino diventa un alunno.

Ecco l’autunno.

R. PIUMINI

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Autunno

Cosa succede in questo bosco?
lì c’è un cappello , lo riconosco,
ora è sparito ma sono sicura,
c’era un omino in miniatura.
Eccolo, ascolta ,lo senti scappare,
ridere, correre e ruzzolare.
“Gnomo ti ho visto,non fare il furbino,
vieni e giochiamo insieme un pochino…”
Niente da fare, non mi risponde,
sotto i funghetti ,lo so si nasconde
e da quel ramo, sotto una foglia
un altro gnomo di ridere ha voglia.
Ecco, sul capo mi cadon due ghiande
poi una pigna e una castagna.
e da quel buco sull’albero grande
un altro gnomo lancia acqua e mi bagna.
Oh, che tipetti svelti e curiosi
sono sti gnomi così dispettosi!
Da dietro un sasso , sbuca piccino
un altro gnomo e mi fa l’occhiolino.
“Vieni ti prego, fatti guardare “.
ma quello ride e si mette a scappare.
Aghi di pino mi cadono addosso,
schizzi di fango dall’orlo di un fosso,
corteccia d’albero appena staccata
sulla mia testa già tutta arruffata.
Senti che ridono, i birichini
sembrano proprio tanti bambini.
Ora su un tronco mi fanno trovare
frutti di bosco, per farsi perdonare,
fragole , more, mirtilli ,lamponi ,
ma che carini, sti gnomi birboni!

Testo A. Turchetti la Filastrocchiera Ill. James Browne


Motivo autunnale

Soffia sui campi la tramontana;

gli alberi scuote.

e dai rami inariditi

stacca le morte foglie.

Il vento le sparge,

lontano per i campi:

restan sol i neri fusti

che tristi agitano i rami spogli.

(P. Javorov)


Nebbia

Che nebbione,stamattina!

E’ sparito il campanile

che saliva verso il cielo.

Stan sugli orli delle strade

case grigie,senza forma:

la città sembra che dorma.

Ombre frettolose e rade

se ne vanno imbacuccate

lungo i muri rattristati,

perché il sole non li scalda.

Poche macchine per via

romban piano, i fari accesi.

Vanno i tram,scampanellando

tra quei veli cinerini

che nell’aria stan sospesi.

E le piante mute e spoglie

sono ancora in doppia fila

lungo i viali? O son fuggite

a riprendersi le foglie

in gran mucchi rastrellate?

E l’antenne sopra i tetti

si son forse distaccate

dai legami con la terra

per poter dormire un poco?

Nel nebbione, stamattina,

tutto può sembrare un gioco

misterioso.

(B. Paltrinieri)


 La prima pioggia

Scendon le gocce della prima pioggia

che sui selciati ancor timida batte,

mentre settembre lietamente sfoggia

l’ardore delle sue bacche scarlatte.

E le foglie chiacchierine

parlano dell’autunno che ritorna

e che sotto la pioggia fine fine

di pampini e di bacche agile s’adorna.

(M. Moretti)


Bosco d’autunno

Ha messo chiome il bosco d’autunno.

Vi dominano buio, sogno e quiete.

Né scoiattoli, né civette o picchi

lo destano dal sogno.

E il sole pei sentieri dell’autunno

entrando dentro quando cala il giorno

si guarda intorno bieco con timore

cercando in esso trappole nascoste.

(B. Pasternak)


L’autunno
L’autunno ha bussato,
che cosa ha portato?
Un cesto di mele,
un cucchiaio di miele,
le pere mature,
le noci un po’ dure,
dei grappoli d’oro,
cornacchie nel coro,
il profumo dei funghi,
pomeriggi un po’ lunghi,
la nebbia fitta fitta,
una scolaretta zitta zitta,
la zucca tonda e gialla,
una stanca farfalla,
un tappeto di foglie accartocciate,
le strade lunghe, grigie e bagnate,
tanti quaderni da riempire,
tante castagne da abbrustolire.
Ciao autunno, sei arrivato,
quante cose ci hai portato!
Marzia Cabano