Frutta invernale mascherata

La mela e l’ arancia

L’arancia  saporita

ha indossato un vestitino

un cappello da pagliaccio

per divertire anche il ghiaccio

un nasone tondo tondo

per far ridere tutto il mondo.

La mela tanto carina

vuole  assomigliare ad Arlecchino

e ricordare a tutti i bambini

che anche l’ inverno porta allegria!

 

 

arancia clown

l' arancia pagliaccio

LA   MELA   ARLECCHINO

scheda mela Arlecchino

 

mela arlecchinoarancia pagliaccio

arancia pagliaccio1 frutta

arancia clownschema mela

schema arancia clownschema arancia pagliaccioschema arancia

Leggende e racconti di Carnevale

La leggenda di Re Carnevale
Secondo la leggenda, Carnevale era un Re, forte e potente, ma soprattutto generoso.
Le porte del suo palazzo erano sempre aperte e chiunque poteva entrare nelle cucine della reggia, fornite di cibi prelibati, e saziarsi a volontà.
Ma i sudditi,invece di rallegrarsi di avere un sovrano così generoso, approfittarono del suo buon cuore e a poco a poco si presero tanta confidenza,
da costringere il povero re a non uscire più dal suo palazzo per non essere fatto oggetto di beffe ed insulti.
Egli allora si ritirò in cucina e lì rimase nascosto, mangiando e bevendo in continuazione.
Ma un brutto giorno,era sabato, dopo essersi abbuffato più del solito,cominciò a sentirsi male.
Grasso come un pallone,il volto paonazzo ed il ventre gonfio, capì che stava per morire; la sua ingordigia lo aveva rovinato.
Tutto sommato era felice per la vita allegra che aveva condotto, ma non voleva andarsene così, solo, abbandonato da tutti, proprio lui, il potente Re Carnevale.
Si ricordò allora di avere una sorella, una donnina fragile, snella e un pò delicata, di nome Quaresima, che lui, un giorno, aveva cacciato di corte.
La mandò a chiamare e lei, generosa, accorse; gli promise di assisterlo e farlo vivere altri tre giorni, domenica, lunedì e martedì, ma in cambio pretese di essere l’erede del regno.
Re Carnevale accettò e passò gli ultimi tre giorni della sua vita divertendosi il più possibile.
Morì la sera del martedì e sul trono, come precedentemente avevano stabilito, salì Quaresima.
Per risollevare l’economia del regno, lavoro duro e grosse penitenze furono le caratteristiche del suo governo.
da Favoleefantasia

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In una città del regno di Feltro

– Feltro, c’era una volta un cappello senza testa che passeggiava per le strade. Oltre che senza testa, il cappello era anche senza pancia, senza piedi e senza mani. Insomma, era senza niente. La gente diceva: E’ scappato dalla bottega del cappellaio. E’ un cappello pericoloso, portatelo in prigione. Calma disse il cappello oggi è la festa di Carnevale e, come tutti sanno, a Carnevale ogni scherzo vale. Proprio così. Il cappello aveva scherzato e aveva voluto spaventare la gente. Alla fine della festa, infatti, tornò sulla testa del re. Da allora, nel regno di Feltro – Feltro, nel giorno di Carnevale i cappelli vanno a passeggio da soli.

G. Rodari

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La storia di Arlecchino
arlecchino
C’era una volta un bimbo tanto carino e buono, di nome Arlecchino, al quale tutti volevano un gran bene.
Era il tempo di Carnevale e tutti i bambini pensavano alle loro mascherine. Le mamme cucivano e misuravano le belle stoffe lucide per preparare i costumi più belli ai loro figlioletti. Anche nella classe di Arlecchino tutti i compagni parlavano della loro prossima festa.
-E tu, come ti mascheri?- chiese uno di essi ad Arlecchino.
-Io?…Io non non mi maschererò – rispose il bimbo piegando la testa con tristezza. – I miei genitori sono poveri e non posso spendere.-
Il giorno dopo ogni bambino portò un pezzetto di stoffa per aiutare a fare il vestito al bimbo più povero. Ma i pezzi erano di tanti colori perchè ognuno aveva portato pezzi diversi.
-Non fa niente!- disse Arlecchino. -La mia mamma è così brava che saprà farmi lo stesso un bel vestitino, vedrete! E io sarò contento che sia di tanti colori, perchè ogni colore mi ricorderà un amico.-
Il giorno di martedì grasso, infatti, Arlecchino indossò il suo strano costumino che piacque moltissimo a tutti. Essendo formato di tanti vivaci colori, fu il più allegro e il più ammirato dagli scolari.
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La fuga di Pulcinella
 carnevale 011

Pulcinella era la marionetta piú irrequieta di tutto il vecchio teatrino. Aveva sempre da protestare, o perché all’ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe preferito una parte drammatica. «Un giorno o l’altro,- egli confidava ad Arlecchino, – taglio la corda». E cosí fece, ma non fu di giorno. Una notte egli riuscí a impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio, tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi, e propose ad Arlecchino: «Vieni con me».Arlecchino non voleva saperne di separarsi da Colombina, ma Pulcinella non aveva intenzione di portarsi dietro anche quella smorfiosa, che in teatro gli aveva giocato centomila tiri. «Andrò da solo» decise. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. «Che bellezza, – pensava correndo, – non sentirsi piú tirare da tutte le parti da quei maledetti fili. Che bellezza mettere il piede proprio nel punto dove si vuole».Il mondo, per una marionetta solitaria, è grande e terribile, e abitato, specialmente di notte, da gatti feroci, pronti a scambiare qualsiasi cosa che fugge per un topo cui dare la caccia. Pulcinella riuscí a convincere i gatti che avevano a che fare con un vero artista, ma ad ogni buon conto si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muricciolo e si addormentò. Allo spuntare del sole si destò e aveva fame. Ma intorno a lui, a perdita d’occhio, non c’erano che garofani, tulipani, zinnie e ortensie. «Pazienza»  si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali con una certa diffidenza. Non era come mangiare una bistecca ai ferri o un filetto di pesce persico: i fiori hanno molto profumo e poco sapore. Ma a Pulcinella quello parve il sapore della libertà, e al secondo boccone era sicuro di non aver mai gustato cibo piú delizioso. Decise di rimanere per sempre in quel giardino, e cosí fece. Dormiva al riparo di una grande magnolia le cui dure foglie non temevano pioggia né grandine e si nutriva di fiori: oggi un garofano, domani una rosa. Pulcinella sognava montagne di spaghetti e pianure di mozzarella, ma non si arrendeva. Era diventato secco secco, ma cosí profumato che qualche volta le api si posavano su di lui per suggere il nettare, e si allontanavano deluse solo dopo aver tentato invano di affondare il pungiglione nella sua testa di legno. Venne l’inverno, il giardino sfiorito aspettava la prima neve e la povera marionetta non aveva piú nulla da mangiare. Non dite che avrebbe potuto riprendere il viaggio: le sue povere gambe di legno non lo avrebbero portato lontano. «Pazienza – si disse Pulcinella- morirò qui. Non è un brutto posto per morire. Inoltre, morirò libero: nessuno potrà piú legare un filo alla mia testa, per farmi dire di sì o di no». La prima neve lo seppellí sotto una morbida coperta bianca. In primavera, proprio in quel punto, crebbe un garofano. Sottoterra, calmo e felice, Pulcinella pensava: «Ecco, sulla mia testa è cresciuto un fiore. C’è qualcuno piú felice di me? » . Ma non era morto, perché le marionette di legno non possono morire. E’ ancora là sotto e nessuno lo sa. Se sarete voi a trovarlo, non attaccategli un filo in testa: ai re e alle regine del teatrino quel filo non dà fastidio, ma lui non lo può proprio soffrire.

Di: G.Rodari

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 E così fu Carnevale
leon

Nel cuore della savana, in un tempo molto lontano tutti gli animali che oggi riconosciamo per le loro caratteristiche, avevano un aspetto ben diverso a quello attuale. In particolare la giraffa non aveva un collo diverso da tutti gli altri, e l’elefante aveva la stessa statura degli altri animali. Ma accaddero due episodi assai curiosi. La giraffa era sempre stata impicciona, e si nascondeva tra i cespugli per ascoltare i discorsi delle bestie della foresta. Ovviamente la giraffa non riusciva mai a mantenere un segreto, e per questo non era molto amata dagli altri animali. Nonostante ciò, il goffo animale continuava ad origliare e ad allungare la testolina per spiare tutti quanti. La sua curiosità, però, ben presto fu motivo di uno strano incidente: infatti, mentre un giorno la giraffa era nascosta dietro una roccia ad aspettare qualcuno da spiare, non vedendo arrivare nessuno allungò il collo, e rimanendo in quella posizione per ben tre ore alla fine si accorse che il suo corpo era cambiato.

Tanto era rimasta affacciata che il suo collo si era allungato, e non sarebbe più tornato come prima! Così da quel momento la giraffa diventò un animale molto riservato, e non si impicciò mai più degli affari altrui. Nello stesso periodo avvenne un episodio molto simile a quello della giraffa. Infatti anche l’elefante, che era un animaletto piccolo ed esile, aveva un brutto vizio: era molto ingordo, e voleva essere pasciuto, servito e riverito dagli altri animali. Per di più, ogni volta che nessuno faceva la guardia alle provviste, l’elefante divorava ogni cosa fino all’ultima briciola.

Tutte le creature, stanche delle sue prepotenze, si riunirono di nascosto e decisero di porre fine alle angherie dell’elefante. Fino a quel momento, ogni ragionamento non era servito a niente, così si arrivò ad adottare rimedi estremi. Gli animali, avviliti per la situazione, discussero a lungo fino a che, di comune accordo, decisero di dargli una bella lezione. Anche la giraffa, che aveva già imparato ad avere rispetto per gli altri, fu pienamente d’accordo con gli altri animali, e tutti insieme invitarono l’elefante prepotente in un prato dove avevano preparato un ricco banchetto. L’elefante aveva accettato ben volentieri, tutto contento di essere venerato dagli altri. Ma dopo aver mangiato come solo un elefante può fare, gli furono servite altre pietanze, ed altre ancora. Sdraiato sull’erba, si sentì gonfio come un pallone. Non riuscì ad alzarsi per tre giorni, tanto si era abbuffato. L’elefante, alquanto malandato a causa di quel gonfiore, andò ad immergersi nello stagno per darsi una rinfrescata. Fu lì che specchiandosi nell’acqua dello stagno, vide che il suo corpo era rimasto tutto gonfio, enorme, pesante!

La sua ingordigia lo aveva trasformato per sempre. Quando la giraffa lo vide conciato a quel modo, lo consolò raccontando la sua esperienza. Di lì a poco, toccò alla scimmia, che a quel tempo era l’animale più vanitoso della foresta. Il motivo di tanta vanità era il suo meraviglioso pelo, molto simile a quello di uno scoiattolo. È difficile da credere, ma anche la sua coda era folta e vaporosa! La scimmia, piena di sé, guardava tutti gli altri con aria di sufficienza, perché riteneva che nessuno fosse tanto grazioso da meritare di stare accanto a lei. Anche stavolta, gli animali, sconfortati per la circostanza, discussero a lungo, e sempre di comune accordo, decisero di dare una lezione memorabile anche alla scimmia vanitosa. Dopo aver costruito una specie di passerella, ognuno di loro si procurò una torcia. Tutti insieme invitarono la scimmia a fare una sfilata per loro, e spiegarono a quella sciocca bestiola che le torce servivano a creare le luci adatte allo spettacolo. La scimmia colse subito l’occasione di sfoggiare la sua meravigliosa pelliccia, ma l’aspettava una brutta sorpresa. Infatti, mentre al scimmia si pavoneggiava, tutti gli animali lanciarono le torce addosso alla sciagurata, che per non bruciare viva corse verso lo stagno.

Quando uscì dall’acqua, la scimmia aveva il pelo così rovinato che divenne la creatura più brutta e malridotta del genere animale. In quell’istante passò da quelle parti il Leone, il Re di tutti gli animali, e si meravigliò di fronte a quella trasformazione! La giraffa, l’elefante e la scimmia, avevano cambiato aspetto, e si disperavano al pensiero di non tornare più come prima……Il saggio leone, allora, cercò di trovare una soluzione, e così decise di dare una festa in maschera per tutti gli animali, così che i tre stolti amici non si sentissero fuori luogo. Tutti gli animali furono felici, e la festa fu chiamata Carnevale. Tutti erano travestiti, e nessuno poteva riconoscere nessun altro. La giraffa, la scimmia e l’elefante, per quel giorno di festa, dimenticarono la loro disavventura, ma dopo il Carnevale, nulla tornò come prima!/div>
Rossana Costantino da ilpaesedeibambinichesorridono

Filastrocca di Carnevale

Impariamo le note musicali con questa deliziosa filastrocca di Carnevale.

Un Milione di Scale

Si dice che a Carnevale

“ ogni scherzo vale” . . .

soprattutto nel castello musicale

che ha un milione di scale.

Principessa, se ti DO un bacio sul ponte levatoio vestito da pagliaccio

Il RE trasforma tutti  in ghiaccio;

ed allora MI serve molto coraggio

che FA passare il mio messaggio.

Ora da SOL tento l’arrembaggio,

ma LA strada è gelata

colpa del bacio alla mia amata

Coraggio, SI sale, con un milione di scale

Maestro Alessandro

LAVORETTI CARNEVALE

Pregrafismo carnevale 2014

Pregrafismo di carnevale

Bandierine carnevale

Striscione Viva Carnevale

il pagliaccio

 

carnevale

pagliaccio-verde-e1390936940434

pagliaccio-rosso-e1390809745858

maestramaria pagliaccio affacciato alla finestra

maestramaria pagliaccio rotondo

pag

Ed ecco la nostra finestra sul carnevale 2014

finestrapagliacci

pagliaccio decorazione aulapagliacci 2015

addobbi e decorazioni per aula per Canevale

schema pagliaccio 2015

 

 

 

 

 

 

 

Teatrino della maestra Pina

 

Teatrino della maestra Pina

carnevale scenetta

piedini

coniglio

Mascherina coniglietto schema

Scheda coniglio da colorare

LA BANDA MUSICALE

Carnevle20131 pulcino variopinto coniglio che suona la tromba galletto chitarrista

E IL SUO TEATRINO

teatrino)

Due cucchiai di legno, carta crespa ,un triangolino di stoffa, pochi fili di lana e poco cartoncino per realizzare il pagliaccio e la contadinella

pagliaccio con cucchiaio

Soggetti vari con rotoli riciclati

caramelline  carta crespaCaramelle
Il re tubinoRe
La ballerina cneseCinesina
La farfalla reginaFarfalla regina
pinguino Con il cucchiaioPinguino con cucchiaio di plastica
Gatto cucchiaio con il cappelloGatto con cucchiaio di plastica
L' allegra tribù

ADDOBBO MURALE

      

Palloncini pagliacci

     

Pagliacci con buste per lA SPESA

Schema viso                                                                                          

Schema tronco       Schema arti

Pagliaccio con busta per la spesa

Schema viso e cravatta                                Piedino con i baffi

                      

Arlecchino decorato con palline di carta crespa  preparate dai    bambini

   Manina simpatica

Il pagliaccio Formino

Mascherine e      coroncine

        

Primavera                                                        Coniglio

SCHEMA                                                               SCHEMA

ORSO

SCHEMACaramella

   

SCHEMA  Corona

 

 

 

                       

 

 

PULCINELLA CHE BALLA  LA TARANTELLA

Classici festoni

 

Procedimento

 

   

COME FARE IL CAPPELLO DI ARLECCHINO

 

 Materiali

Cartoncino bristol nero

Carta velina o crespa colorata

Procedimento

Tagliare a forma di rettangolo il bristol, piegarlo a metà .

Rrivoltare come si fa per le barchette di carta.

Al termine i bambini incolleranno  i pezzett i di carta  tagliati in precedenza

 La maschera del pagliaccio per abbellire l’aula

I bambini dipingono con la tempera il volto di un pagliaccio.

Con la punta della matita bucare il naso e sostituirlo con un palloncino gonfio

 

Il vestito di Dalmata

Calzamaglia bianca

Lupetto bianco

Scarpette nere

Cerchietto nero

Cartoncin bristol nero

Tempera nera

Intingere una spugnetta nella tempera e macchiare le calzamaglie e il lupetto.

Applicare al cerco due orecchie nere precedentemente ritagliate e   ……il vestito da dalmata è pronto.

Maestra Gemma Bandierine di carnevale

Tutto su carnevale Lagirandola.it

LA FINESTRA DI COLOMBINA

 

  Per divertirsi

Basta un cappello vecchio,

due baffoni,

disegnato sul viso coi carboni

e una gran pancia fatta col guanciale

per divertirsi tanto a Carnevale

da COME GIOCO,Marzocco

 

La signora Colombina

si affaccia alla finestra

con la corona in testa

Passan tre fanti

con tre cavalli bianchi, bianca è al sella

bianco il mantello,

bianca la piuma sul cappello.

Il bimbo si maschera da Pirata,

da Toro seduto, da Astronauta,

da Sceriffo,da Torero,

da Zorro, da Pistolero,

e da Tarzan(eroe selvaggio)

perchè ama gli eroi del coraggio.

Non si maschera da Calimero

Calimero (pulcino nero)

 

è solo un eroe della pubblicità,

e, a dire la verità,

non è eroe nemmeno per metà,

E il bimbo più piccolino?

Ha un debole per Arlecchino

tutto rosso, verde, giallo, turchino.

Luigi Grosso

 

PULCINELLA AVEVA UN GALLO

Pulcinella aveva un gallo

che volava  a passo di ballo:

vola da Roma fino alla Spezia,

Pulcinella arriva a Venezia

A Venezia incontra Arlecchino

con Brighella che suona il violino

poi c’è Florindo che suona la viola

e Colombina che torna da scuola

suonando la tromba

il corno e il trombone

per far dispetto a papà Pantalone.

Solo Rosaura non viene alla festa

perchè in laguna  ha perso la testa;

ha perso la testa per Pulcinella,

ma senza la testa non è tanto bella

Larga la foglia,

stretta la via

con un inchino, con cortesia

Pulcinella saluta e va via

E.LUZZATI

Canzonetta di carnevale

Pulcinella aveva un gallo,

tutto il giorno vi andava a cavallo

con la briglia e con la sella,

viva il galletto di Pulcinella!

 

Pulcinella aveva un gatto,

tutto il giorno saltava da matto,

suonando una campanella,

viva il gatto di Pulcinella!

 

Pulcinella aveva un cane,

che mangiava solo pane,

qualche volta una ciambella,

viva il cagnetto di Pulcinella!

 

Pulcinella aveva un’ oca,

inseguita dalla cuoca,

con in mano una padella,

viva l’ oca di Pulcinella!

 

 

IL GIOCO DEI “SE”

Se comandasse Arlecchino

 il cielo sai come lo

vuole?

A toppe di cento colori

Cucite con un raggio di sole

Se Gianduia diventasse

Ministro dello Stato,

farebbe le case di zucchero

con le porte di cioccolato

Se comandasse Pulcinella

la legge sarebbe questa:

a chi ha brutti pensieri

sia data una nuova testa.

G. Rodari

Origini di PULCINELLA
ORIGINILa maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento. Le origini di Pulcinella sono però molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c’è chi lo fa discendere da “Pulcinello” un piccolo pulcino perché il naso adunco; c’è chi sostiene che un contadino di Acerra, Puccio d’Aniello, nel ‘600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri ancora vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo e sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle Atellane che si esprimeva in un dialetto campano, l’osco; Maccus rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e la faccia bitorzoluta, ventre prominente, che indossava una camicia larga e bianca e il volto era coperto da mezza maschera.http://it.wikipedia.org/wiki/Pulcinella

 

 

VORREI UNA MASCHERA

 

Vorrei una maschera

così spaventosa,

che tremi la gente

più coraggiosa;

da strega o da fantasma,

da mostro o da vampiro,

da scheletro bianco,

che vangoli in giro

tra gli alberi spogli,

nel lume lunare

così che la gente

si metta ad urlare.

E nessuno sappia

che il più spaventoso

di tutti i costumi

ce l’ ha il timoroso

Kathrin Jackon

 
 
 
 

IL VESTITO DIARLECCHINO

C’era una volta un bambino, chiamato Arlecchino, molto povero che viveva  con la sua mamma in una misera casetta.  Per carnevale la maestra organizzò una bella festa e propose a tutti i bambini di vestirsi in maschera. Gli amici di Arlecchino decisero di vestirsi in maschera l’ultimo giorno di carnevale con gli abiti cuciti dalle loro mamme. Arlecchino era triste perché la madre, che era vedova e povera, non poteva comperare la stoffa per il suo vestito. Le mamme degli amici di Arlecchino le regalarono allora gli avanzi di stoffa così la mamma di Arlecchino poté cucirgli il vestito. La mattina del martedì grasso, quando Arlecchino entrò in classe lo accolsero con un fragoroso applauso perché il suo vestito, non solo era il piu’ bello ma anche il piu’ Originale.

Da questo testo è nata l’ idea di impegnare i bambini a “cucire” un abitino ad Arlecchino

Con la carta crespa hanno fatto delle palline colorate

che hanno incollato su una sagoma precedentemente preparata

Lo scopo era quello di sensibilizzarli verso i meno fotunati,a sviluppare il senso di amicizia e a sviluppare e consolidare la motricità fine della mano

 ED ECCO COME I BIMBI HANNO RAPPRESENTATO LA STORIA DI QUESTA MASCHERA

 

SITI CON SEZIONE SPECIALE DEDICATA AL CARNEVALE

www.lagirandola.it;

http://www.infanziaweb.it/feste/bam_carnevale.htm;

http://www.scuola-gabryportal.com/disegni_da_colorare/carnevale/

http://www.dienneti.it/feste/carnevale.htm

http://www.albertopiccini.it/

 

 
La maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento. Le origini di Pulcinella sono però molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c’è chi lo fa discendere da “Pulcinello” un piccolo pulcino perché il naso adunco; c’è chi sostiene che un contadino di Acerra, Puccio d’Aniello, nel ‘600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri ancora vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo e sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle Atellane che si esprimeva in un dialetto campano, l’osco; Maccus rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e la faccia bitorzoluta, ventre prominente, che indossava una camicia larga e bianca e il volto era coperto da mezza maschera.http://it.wikipedia.org/wiki/Pulcinella
  
  
VORREI UNA MASCHERA

  

Vorrei una maschera

così spaventosa,

che tremi la gente

più coraggiosa;

da strega o da fantasma,

da mostro o da vampiro,

da scheletro bianco,

che vangoli in giro

tra gli alberi spogli,

nel lume lunare

così che la gente

si metta ad urlare.

E nessuno sappia

che il più spaventoso

di tutti i costumi

ce l’ ha il timoroso

Kathrin Jackon

 
 

 

 

COME FARE IL CAPPELLO DI ARLECCHINO

Materiali

Cartoncino bristol nero

Carta velina o crespa colorata

Procedimento

Tagliare a forma di rettangolo il bristol, piegarlo a metà e rivoltare come si fa per le barchette di carta.

I bambini incolleranno  i pezzett i di carta che hanno tagliato in un primo momento

Carnevale vecchio e pazzo

Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve, beve all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia.
Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
e di polvere è tornato.

da Scuola Materna, LA SCUOLA