lavoretto natale

Racconto di Natale

L’alberello poverello

La fiaba

C’era una volta in un villaggio lontano lontano, un povero falegname. Questo falegname era tanto buono, sempre disponibile ad aiutare coloro che ne avevano bisogno, ma ahimè era anche tanto povero e viveva di stenti. L’unico modo che aveva per sopravvivere, era avventurarsi nei boschi e cercare legna pregiata e robusta per i ricchi signori. Il falegname avrebbe tanto voluto cercare un altro lavoro, e guadagnare tantissimi soldi, ma non per arricchirsi. Non aveva nessuna intenzione di diventare arrogante e vanesio come i nobili, con cui era costretto a trattare per potersi assicurare un piatto di minestra calda sulla sua misera tavola. Assolutamente no, il suo progetto era quello di racimolare il denaro necessario per comprare cibo e balocchi alle famiglie, che non potevano permetterseli. Il buon falegname era fatto così, i bisogni e le necessità degli altri (soprattutto dei bambini) venivano prima delle sue, e ciò che lo preoccupava maggiormente, era che il giorno di natale si faceva sempre più vicino.

Quella sera, mentre il falegname si trovava nel bosco, alla ricerca di torba profumata per il caminetto del sindaco, una voce forte e sicura riecheggiò fino al suo orecchio.

“Falegname, falegname!”

L’uomo si voltò spaventato, ravvivò la luce della sua lanterna e si guardò bene attorno. Era buio, il cielo era appena illuminato da una timida mezzaluna e da qualche puntina di stella. Forse qualcuno, approfittandosi dell’oscurità della notte, si era nascosto dietro ad un albero e aveva deciso di fargli uno scherzo. Si, doveva essere sicuramente così. Aveva già immaginato quel burlone sghignazzare dal suo nascondiglio, e lui come uno sciocco, era cascato in quello stupido scherzo. Scosse la testa e decise di non ricambiare la burla. L’ora era tarda, ed il freddo e l’umidità avevano cominciato a penetrargli nelle ossa. Gli ci mancava solamente un malanno! Prima terminava il suo lavoro e prima sarebbe ritornato alla sua casetta a godersi il calduccio del letto. Pose la lanterna su una roccia e continuò a caricare la sua carretta di torba. Ma nuovamente quella strana voce si fece risentire.“Hey tu, falegname. Lascia perdere la torba e ascoltami.”

“Ora basta!” gridò l’uomo “non ho tempo per questi stupidi scherzi. Ho del lavoro da sbrigare, ho un’importantissima consegna domani mattina. E se non porto a termine ciò che ho iniziato, domani non mangio!”

“Non è uno scherzo” replicò la voce sconosciuta “sono proprio qui, vicino a te. Ho bisogno del tuo aiuto.”

“Ma si può sapere chi è che parla?” urlò nuovamente il falegname.

Riprese la lanterna e si riguardò attorno, ma non c’era nessuno. Camminò in tondo per un po’ tenendo il braccio alzando e cercando di fare luce in ogni angolo buio della boscaglia, ma con insuccesso. Non riusciva proprio a capire chi gli avesse rivolto la parola.

“Ma insomma, possibile che non capisci? Sono davanti a te!”

Il falegname stupito, tese il braccio di fronte a sé, e alla luce della lanterna vide un piccolo albero dai rami rinsecchiti, ricoperto da un fogliame piuttosto spoglio e senza colore.

“Ah finalmente.” Rispose l’albero.

“M … ma com … come è possibile? Sei stato proprio tu a parlarmi?”

“Si, si. Sono stato io. So che ti sembra strano, ma non sono un albero come tutti gli altri, io sono molto speciale. Mi chiamano L’alberello poverello. Ma ora non c’è tempo per le spiegazioni. Io so tutto su di te, carissimo falegname. So che sei una persona onesta e leale, e che aiuti sempre chi è in difficoltà. So anche che vuoi cercare un altro lavoro per avere una vita un po’ più dignitosa. Ebbene, questa è la tua notte fortunata. Il caso ha voluto che io passassi proprio di qui per le feste natalizie. So che i bambini di questo posto vogliono un grandissimo albero di natale al centro della piazza, ma nessuno, nemmeno il sindaco può permettersi di acquistarlo. Se tu ora mi abbattessi e mi ripiantassi nella pubblica piazza, saprò come rendere felici tutti quanti.”

“Ma” rispose il falegname “ sei piccolo e secco, i tuoi rami sono a malapena ricoperti dalle foglioline, come puoi pensare che il mio aiuto possa esserti favorevole?”

“Basta chiacchiere” replicò l’albero “faresti meglio a non sottovalutarmi. Abbattimi e ripiantami nel luogo che ti ho indicato. Saprò come ricompensarti.”

Il falegname sempre più incredulo, afferrò la scure e accontentò la richiesta del bizzarro alberello.

I giorni passarono in fretta ed arrivò il sospirato 25 dicembre. Il falegname, ricordandosi della sua buffa vicenda, si incamminò verso la piazza del paese. Fece molta fatica a raggiungere il centro del piazzale poiché era affollato. Da ogni parte c’erano uomini, donne e bambini festanti, con dei pacchi nelle loro mani e urlavano felici tra di loro Che bello! Che bello!

Arrivato a destinazione, il falegname rimase stupefatto. Un grandissimo albero di natale si presentava imponente e maestoso davanti agli occhi di tutti. Ai suoi piedi, c’era un cartello con una scritta a caratteri cubitali Questo regalo proviene da chi ha sempre provveduto a riscaldare le vostre fredde giornate, cercando legna per i vostri camini.

“Carissimo” intervenne il sindaco, dando una pacca sulla robusta spalla del buon uomo. “Hai avuto davvero un’idea geniale, i paesani sono felicissimi e come primo cittadino, ho il diritto e il dovere di premiarti. D’ora in poi sarai al mio servizio, avrai una casa nuova e il tuo stipendio sarà triplicato. Buon natale amico mio.” Detto questo, si allontanò trotterellando e fischiettando allegramente.

“Buon natale” rispose il falegname con voce flebile. Di colpo riguardò l’albero, e il birichino ricambiò il suo sguardo agitando lievemente la sua folta chioma. Pieno di gratitudine, il falegname si allontanò lasciando libero spazio ai bimbi, che gioiosi, scartavano i loro pacchi. Ebbene si, L’alberello poverello così minuscolo e insignificante, aveva mantenuto le sue promesse diventando grandissimo e generosissimo per gli altri.

Licia Calderaro
Fonte

Ombrello per riparare i fiori in autunno

Addobbi e lavoretti per l’ autunno

Quest’ anno il nostro autunno è arrivato con la pioggia , i fiori  si sono riparati con un simpatico ombrellino a pois bianchi e per ripararsi dal primo venticello hanno indossato dei  simpatici cappellini .

Ombrello per riparare i fiori in autunno

muralescon porta autunnale

Il nostro alberello invece, si è adornato con foglie animate e spiritose, riciclo dello scorso anno, mentre dei piccoli funghetti  fanno compagnia alla scimmietta e ai gufetti che hanno fatto dell’albero la loro casettaAlbero autunnale addobbato con foglie animate

Ad accogliere i bimbi ogni mattina ci sono dei piccoli ombrellini con una pioggerellina  delicata

Per realizzare questi alberelli abbiamo seguito questo tutorial , e detto tra noi,non son così belli come nel video

Ombrellino per addobbare l' aula in autunno

Per l’aula abbiamo usato addobbi realizzati lo sorso anno e che troverete  qui.

Piove piove dappertutto

Cielo grigio. Tempo brutto.
Piove, piove dappertutto.
Fan la doccia i fiorellini
nelle aiuole dei giardini
e, nell’orto, il seminato
beve l’acqua d’un sol fiato.
Io, se piove, non mi cruccio
vado a spasso col cappuccio.

http://www.filastrocche.it

LA PRIMA PIOGGIA

Scendono le gocce della prima pioggia
che sui selciati ancor timida batte,
mentre settembre lietamente sfoggia
l’ardire delle sue bacche scarlatte.
E’ dolce il chiacchierìo di tante foglie
in capannelli sugli alberi spessi
come quello che fan sopra le soglie
le comari che parlan di interessi.
E invece tante foglie chiacchierine
parlano dell’autunno che ritorna
e che, sotto la pioggia fin fine,
di pampini e di bacche agile s’orna.

Marino Moretti

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Frutta invernale mascherata

La mela e l’ arancia

L’arancia  saporita

ha indossato un vestitino

un cappello da pagliaccio

per divertire anche il ghiaccio

un nasone tondo tondo

per far ridere tutto il mondo.

La mela tanto carina

vuole  assomigliare ad Arlecchino

e ricordare a tutti i bambini

che anche l’ inverno porta allegria!

 

 

arancia clown

l' arancia pagliaccio

LA   MELA   ARLECCHINO

scheda mela Arlecchino

 

mela arlecchinoarancia pagliaccio

arancia pagliaccio1 frutta

arancia clownschema mela

schema arancia clownschema arancia pagliaccioschema arancia

Fiocchi di neve

E’ arrivato l’ inverno  e la neve dove sta?

Su in montagna la possiamo ammirar,

una gita dobbiamo fare,

e i fiocchi di neve guardare svolazzar,

Intanto di questi ci accontentiam……..

 

 

 

 

Fiocchi di neve con cucchiaini di plastica

Occorrente:

Cartoncino bianco

Cucchiaini da caffè

Colla a caldo

Gessetto celeste

Glitter celeste

Come si fanno?

Ritagliamo 2 cerchietti di cartoncino ( un fiocco) ,coloriamoli  con il gessetto e evidenziamo il contorno con il pennarello.

Incolliamo i cucchiaini tra due cartoncini

Addobbiamo l’ aula con i fiocchi di neve

 

Fiocchi di neve animati.

Fiocchi di neve

fiocchi di neve pregrafismo

fiocchi di neve

Schede formato PDF

   Fiocchi di neve con tempera e pluriball.

tempera per neve

 

cade la neve

Fiocchi di neve con zucchero colorato con pennarelli.

fiocchi con zucchero

 

Fiocchi di neve per addobbare l’ aula

fiocchi di neve celesti

Procedimento qui

Alberelli ricoperti di neve (farina)

alberelli con farina

 

 

 

La nascita di Gesù da colorare

Il Salvatore atteso dalle genti  è salutato come “Astro sorgente”, la stella che indica la via e guida gli uomini, viandanti tra le oscurità e i pericoli del mondo, verso la salvezza promessa da Dio e realizzata in Gesù Cristo.

             Benedetto XVI 

La nascita di Gesù  da stampare e colorare e magari ricavare un libretto da regalare a Natale.

Stella con Gesù Stella con angelo Stella con albero stella con pallina la stella con casa Stella con doni

Semplici disegni per la scuola che ci aiutano a spiegare il significato del Natale e l’ origine di alcune leggende  e tradizioni.

Lavoretti per Natale

Abbassalingua, spago dorato, cartoncino e qualche stellina per questo semplice e simpatico lavoretto di Natale.

presepe
Natività

Pirottini colorati, palline di polistirolo, glitter, nastrino e piccole palline rosse per realizzare questi simpatici  dolcini  per addobbare l’ albero.

Come si fanno? E’ molto semplice.

Passate la colla vinilica, diluita con acqua, sulla superficie della pallina e ricopritela con glitter .

Lasciatela asciugare.

Incollate la pallina nel pirottino.

Completate con nastrino e ciliegina.

Se la pallina è più piccola del pirottino, come nel nostro caso,utilizzate delle strisce di stoffa per ingrandire la base di appoggio del dolcino

 

docetti per Natale
Lavoretto di Natale
dolcetti per la mamma
Addobbo per l’albero

Conosciamo le vocali

Percorriamo le vocali

A percorso i percorso o percorsi e1 i percorso

Esperienza tattile con la farina gialla per la vocale AApercezione tattile con farinaA A tatto con farina A con farina gialla.jpg2 A con farina gialla

Troviamo tutte le Atrovo la a cerco la a

Coloriamo la vocale E con tanti fiorellini

E Ancora e E

Riconosciamo la vocale E cerco la e

La vocale I con i puntini i

Esercitazione della motricità fine per la vocale O faccio le palline incollo plastilina sulla O

La O a poisconosco la vocle o

Cerco e trovo la vocale O trovo la e

Vi presento le vocaliLE VOCALI

Costruiamo le vocali

I bambini non sono stati bravissimi?A con costruzioni

E con costruzioniI giocoo giocou gioco

I MESI DELL’ ANNO

mesi

Inauguriamo questa nuova raccolta di poesie sui mesi con una bellissima leggenda!

LA LEGGENDA DEI MESI

C’erano una volta due fratelli, uno povero e l’altro ricco. Un giorno, quello povero venne invitato nella casa dei mesi, che vollero sapere che cosa si diceva di loro nel mondo.

Si dice bene! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di buono. Per esempio che gennaio nasconde il pane sotto la neve, che febbraio fa divertire, che marzo porta la primavera, che aprile fa godere dolci sonni, che maggio dona le rose…

I mesi, soddisfatti, gli regalarono una tovaglia che aveva la proprietà di far comparire qualsiasi cibo ogni volta che veniva distesa.


Quando il fratello ricco lo venne a sapere, andò subito alla casa dei mesi. E questi anche a lui chiesero:

Che cosa si dice di noi nel mondo?

Si dice male! – rispose l’ospite. E di ogni mese disse ciò che ha di cattivo. Per esempio che gennaio regala i geloni, che febbraio dà la febbre, che marzo è pazzo…

I mesi gli regalarono allora una scopa dicendo che, per avere qualche cosa bastava dirle : – Dà!

Ritornò a casa con la scopa in spalla.

Una scopa? – domandò la moglie. Per tutta risposta, il marito disse: – Dà! – e la scopa si mise a battere l’uno e l’altra, che se non si riparavano presto dentro un armadio, chissà quante botte avrebbero preso.
Quando furono ben sicuri che la scopa si era quietata, uscirono dall’armadio e, guardandosi le lividure, capirono la lezione.

– I mesi dell’anno sono pur buonidisse il maritoMoglie mia, siamo già ricchi, non cerchiamo altre ricchezze!

Da “Favole e fantasia



I mesi dell’anno
C’erano una volta due fratelli, uno ricco e l’altro povero.
Il primo faceva il mercante e guadagnava fior di quattrini; il secondo non faceva nulla e non possedeva nemmeno un centesimo. Disse questi un giorno: -Voglio andare in giro a cercare fortuna.
Cammina cammina, vide una sera su un monte un lumicino. Quando arrivò alla casa, la porta era aperta; si affacciò e vide dodici persone sedute a mensa.
Bussò. – Avanti!
Il povero entrò.
Chi sei?
Sono un poverello in cerca di fortuna. E voi chi siete?
Siamo i dodici mesi dell’anno. Hai fame?
Ho fame e sete.
Bevi e mangia, perché ce n’è abbastanza.
Il poverino mangiò e bevve a crepapelle.
Quando ebbe finito: – Beh! – gli domandò Gennaio – Che si dice di noi, compare, nel mondo degli uomini?
Si dice bene.
Di me che si dice?
Che sei un bel mese. Un po’ freddo, ma il freddo giova agli uomini, li rinvigorisce e giova anche alle bestie e alle piante. Porti la neve, è vero, ma sotto la neve c’è il pane,
E di me che si dice? – domandò Febbraio.
Anche di te si dice bene. Porti la pioggia, ma riempi d’acqua i pozzi e le cisterne. Allaghi anche i campi, ma fai sparire le nevi. Se non altro, sei un mese che passa presto.
E di me? – saltò su Marzo.
Oh, con te vengono i primi fiori. Sei ventoso, ma il vento asciuga, sgombra le nuvole e sparge i semi.
E di me? – chiese Aprile.
Tu di fiori incoroni tutta la campagna; tessi i nidi e fai cantare gli uccelli. Maggio, poi! E Giugno, che indora il grano! e Luglio, e Agosto…
Insomma, quel poveretto fece gli elogi di tutti i mesi dell’anno, fino a Dicembre; tanto che decisero di ricompensarlo con un regalo.
Eccoti una tovaglia – dissero – stendila quando hai bisogno e chiedile quello che vuoi.
E il poveraccio se ne tornò a casa sua:
Moglie mia! Moglie mia!
Che! – gridò dalla soglia la moglie inviperita, col mestolo in mano. -l o sono qui che muoio dalla fame, e tu mi porti da mangiare una tovaglia vuota?
Sta’ zitta e prepara le mandibole.
Stese la tovaglia e ordinò: – Antipasto!
E giu sardine e filetti d’alice, panini ripieni, imburrati, imbottiti… Giù minestra, arrosto, vini, frutta, dolci… Mangiarono tutt’e due a piu non posso.
Ma il fratello ricco lo venne a sapere.
Voglio andare anch’io – disse.
Si travesti da poverello. Arrivò alla casa dei dodici mesi, mangiò e bevve alla loro mensa.
Poi Gennaio gli domandò: – Beh, amico! Cosa si dice di me nel. mondo?
Ohibò! Che si deve dire? Che sei un mese terribile, con geloni e con valanghe; beato chi si salva.
Gennaio si trasse da parte. Venne avanti, pieno di speranza, Febbraio, e chiese: – E di me che cosa dicono gli uomini?
Di te si dice peggio. Fortuna che sei corto.
E di me? – disse Marzo.
Tu non saresti né bello né brutto, ma non si sa come la pensi. Oggi freddo, oggi caldo…
E di me? – azzardò Aprile.
Tu, e anche Maggio, avete i fiori e avete i canti; ma è forse con i canti e con i fiori che si saziano
E lo sciocco mercante seguitò a dire peste e corna di tutti.
Toh – gli dissero indignatissimi tutti i mesi non vogliamo che tu parta da qui a mani vuote.
Eccoti una scopa, e quando vuoi qualche cosa, dille: «Da’!».
Moglie mia! Moglie mia! – tornò a casa allegro il mercante. – Apparecchia subito la tavola!
Che cosa hai avuto?
Vedrai!
Fu apparecchiata una gran tavola, con piatti, scodelle, padelle… Quando tutto fu pronto:
Da’! – intimò alla scopa il mercante.
Non l’avesse mai detto! La scopa gli sfuggì di mano, volò per la cucina, e giu botte da orbi.
Ahi, ahi, ahi! – strillavano i due infelici.
Da allora, non parlarono male di nessuno e si accontentarono di quello che avevano.

A. Farini

Fonte

La favola dei mesi
C’era una volta una povera vecchietta che viveva sola. Una notte la luna era splendente, così la vecchietta decise di fare una passeggiata. Si diresse verso la campagna e la passeggiata le piacque così tanto che non si rese conto di essere entrata nella foresta. Dopo un po’, si rese conto di essersi persa.
“Oh no! Ora dove mi fermerò a riposare per la notte?” si disse. Ma, d’improvviso, la vecchietta vide una minuscola luce in lontananza. Si sentì sollevata quando la vide e cominciò a camminare verso di essa. Presto, si rese conto che la luce che aveva visto veniva dalla finestra di una piccola casetta tra gli alberi. La vecchietta non impiegò molto ad arrivare alla porta dell’abitazione. Bussò e un giovane vivace aprì la porta. “Di cosa hai bisogno, nonnina?” chiese il giovane appena la vide … e la vecchietta gli disse immediatamente come aveva perso la strada nella foresta e che non aveva un posto dove trascorrere la notte.
“Non preoccuparti,” disse il giovane. “Puoi passare la notte qui con noi … con me e i miei fratelli”.
La vecchietta entrò in casa e vide dodici ragazzi.
“Buona sera, nonnina,” dissero i giovani.
“Buona sera a voi, figlioli,”, rispose la vecchietta. Uno di loro le portò un po’ di cibo e qualcosa da bere, e quando ebbe mangiato, la vecchietta si sedette su una poltrona tra di loro.
“Nonnina, cosa ne pensi di gennaio?” chiese il giovane che aveva aperto la porta. “Be’, gennaio è pieno di benedizioni e di pace,” rispose la vecchietta. “Porta la pioggia e fa crescere le nostre verdure. E non c’è niente di più bello del sole di gennaio. Gli anziani una volta dicevano ‘quando il sole splende a gennaio, avrai estate in abbondanza!’”
Il giovane sembrava soddisfatto delle parole della vecchietta. Tutt’a un tratto, un altro giovane intervenne e le chiese:
“Cosa puoi dirci di febbraio?”
“Febbraio riempie i pozzi!” disse la vecchietta. “E nel mese di febbraio sugli alberi iniziano a crescere le foglie e i fiori per prepararsi ai frutti. Febbraio è un mese molto utile.”
“E marzo? Cosa ne pensi di marzo?” chiese un altro giovane.
“Marzo è il mese della primavera,” sorrise la vecchietta, “la natura è piena di vita. Si iniziano a vedere le farfalle e gli uccelli costruiscono i loro nidi.” Uno dopo l’altro, ogni giovane le chiese dei mesi dell’anno e la vecchietta trovava qualcosa di bello in ogni mese. Disse che aprile è il mese dei giorni pieni di sole quando diventa chiaro che le giornate si stanno allungando. Chiamò maggio il mese delle rose e dei fiori, e giugno il mese dell’abbondanza quando i contadini mietono il grano nei loro campi. Disse loro che luglio è il mese del mare e dei pesci. Agosto è il mese più bello perché ci dà tanti frutti. Disse che settembre è il mese della vendemmia, dei melograni e di San Martino. Ottobre e novembre sono i mesi in cui le famiglie si riuniscono mentre dicembre è il mese delizioso del Natale. Tutti i giovani si divertivano a sentire queste parole quando all’improvviso la vecchietta si rese conto che l’alba stava nascendo.
“Ti accompagnerò fino ai margini della foresta,” disse il giovane più grande, “ma prima che tu vada, vorremmo darti questo!” E con queste parole il giovane le diede un bastone da passeggio.
“Quando arrivi a casa, tieni il bastone da passeggio in mano e digli: ‘Fai ciò che devi’. E quando vuoi che smetta, basta dire: ‘Vai a posto!’”
Continua a leggere

 

Poesia sui mesi dell’anno

Gennaio ci copre di neve.
Febbraio è il mese più breve.
Marzo s’avanza col vento;
ed ecco, in april, fiori a cento
Maggio di canti risuona.
Giugno le messi ci dona.
In luglio il grano è riposto.
Al mar ce ne andiamo in agosto.
Settembre ci fa vendemmiare.
Ottobre ci chiama a studiare.
Un mese per chi non c’è più.
Ma ecco, festoso, dicembre,,
che porta il Bambino Gesù.

(De Colò)

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I mesi dell’anno

Gennaio fiocchetti di neve,
febbraio gioioso ma breve,
marzo un pò d’acqua, un pò di sole
aprile cestini di viola,
maggio la rosa fiorisce,
giugno la scuola finisce,
luglio ci son nuovi frutti,
agosto vacanze per tutti,
settembre bei grappoli d’oro,
ottobre bambini a lavoro,
novembre si prega di più,
dicembre si aspetta Gesù.

Da: infanziaweb

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“I mesi dell’anno”

Gennaio porta gelo e nevicate,
Febbraio grandi balli e mascherate,
Marzo vento e delicate viole,
Aprile l’erba per le capriole,
Maggio ci dà rose profumate,
Giugno spighe secche e ben dorate,
Luglio ha la trebbia e sempre gran lavoro,
Agosto buona frutta e rami d’oro,
Settembre mette l’uva giù nel tino,
Ottobre cambia il mosto in un buon vino,
Novembre butta giù tutte le foglie,
Dicembre per il fuoco le raccoglie.

(di O. Turchetti)

————————–

I mesi dell’anno
I bimbi lo sanno
che i mesi dell’anno
tra grandi e piccini
son dodici in tutto.
Se ognuno ha il suo fiore
se ognuno ha il suo frutto
nessuno è tra loro
più bello o più brutto.
Son tutti fratelli
ognuno ha un mestiere
chi cura i piselli
chi porta un paniere
chi pota, chi innesta,
chi ara, chi miete,
chi porta una brocca
di acqua a chi ha sete;
chi versa uno scroscio
di pioggia lucente.
Nessuno sta in ozio
guardando la gente.
Più bella famiglia
nessun vedrà mai.
Son dodici mesi,
e tutti operai.

(R. Pezzani)

———————————————
Le stagioni

Prima viene Primavera
con i fiori sulla pianta,
poi Estate calda e chiara
quando la cicala canta,
poi Autunno bruno e quieto
con castagne e foglie rosse,
poi Inverno infreddolito
con starnuti, gelo e tosse.

(di R. Piumini)

——————————————-

I dodici fratelli
Gennaio vien tremando
col cappotto e lo scaldino
vien febbraio schiamazzando
in costume d’Arlecchino
marzo porta vento a iosa,
una rondine e due viole
porta aprile un pesco rosa
che ti desta al nuovo sole
maggio canta e da lontano,
tre usignoli fanno coro
giugno tiene nella mano
una spiga tutta d’oro
luglio porta ceste piene
di susine e pesche bionde
porta agosto due sirene
che si specchiano nell’onde
se settembre si fa bello
con tre pampini di vite
reca ottobre un gran fardello
di castagne abbrustolite
poi novembre viene stanco
per la nebbia che l’assale
vien dicembre tutto bianco
con l’abete di Natale.
Sono dodici fratelli
che si tengono per mano
tutti buoni tutti belli,
anno nuovo ti aspettiamo.

(G. Noseda)

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I mesi dell’anno
Gennaio porta epifania,
febbraio sciala in maschera per via,
marzo per mano tien la primavera,
aprile d’ogni verde s’imbandiera.
Maggio i giardini sogna delle fate,
giugno dispensa l’oro dell’estate,
luglio ed agosto nella gran calura
godon beati la villeggiatura.
Settembre s’affaccenda per il vino,
ottobre rompe ricci di castagne,
novembre fa canute le montagne,
dicembre esulta davanti al Bambino.

(I. Drago)

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I mesi dell’anno
Gennaio mette ai monti la parrucca,
febbraio grandi e piccoli imbacucca;
marzo libera il sol di prigionia.
April di bei color gli orna la via;
maggio vive tra musiche d’uccelli,
giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
luglio falcia le messi al solleone,
agosto, avaro, ansando le ripone;
settembre i dolci grappoli arrubina,
ottobre di vendemmia empie la tina;
novembre ammucchia aride foglie in terra,
dicembre ammazza l’anno e lo sotterra.

(A. S. Novaro)

—————————————–

I mesi dell’anno
Gennaio porta gelo e nevicate,
febbraio grandi balli e mascherate,
marzo arriva col vento e le viole,
aprile ha l’erba per le capriole.
Maggio ci dà le rose profumate,
giugno le spighe dal bel sol dorate,
luglio ha le trebbie e sempre gran lavoro,
agosto buone frutta rosse e d’oro.
Settembre mette l’uva giù nel tino,
ottobre cambia il mosto in un buon vino,
novembre butta giù tutte le foglie,
dicembre per il fuoco le raccoglie.

(O. Turchetti)

———————————–

I mesi
Aprendo la sua porta
gennaio tira tira.
Febbraio gamba corta,
lo segue e gira gira.
Va marzo pazzerello
col vento nel cestello.
E sparge i fiori aprile,
sì gaio e sì gentile.
Il maggio par che voli
fra rondin e usignoli.
Poi giugno va beato
di spighe inghirlandato.
E luglio porta il sacco
di candida farina.
Agosto ha la sua sporta
di frutta sopraffina.
S’aggirano settembre
e ottobre dentro il tino.
E mesto va novembre
coi fiori e il lumicino.
Dicembre chiude l’anno
in una stanza oscura.
Ma, furbo, capodanno,
vi scopre una fessura.
Gennaio fa passare
per poi ricominciare
il giro giro tondo
che dura quanto il mondo.

(F. Manisco)

Febbraio

Nè amato nè inviso
tu giungi, o febbraio:
ci mostri il tuo viso
più triste che gaio.
Sorridi talvolta,
ma è un riso di scherno
nell’aria sconvolta
dal rigido inverno.
E il timido sole
che splende non piace:
c’è sempre chi vuole
scaldarsi alla brace.

(L. Ruber)

……………………………………………………

Solicello di febbraio

Solicello di febbraio
che sorridi lieve lieve,
sulle siepi e sulle case
già si liquefa la neve.
Dopo i giorni cupi e tetri
il tuo raggio com’è gaio
com’è dolce il tuo tepore
solicello di febbraio!
Tu, riscaldi i poverelli
solicello chiaro e mite
più non tremano gli uccelli
sulle piante intirizzite
e i vecchietti freddolosi
siedon già sulle panchine
mentre sciamano s’intorno
variopinte mascherine.
Solicello di febbraio
già la livida bufera
si allontana e cede il passo
alla rosea primavera;
già si schiudono le gemme
canta il passero sul tetto
solicello di febbraio
solicello benedetto!

(P. Ruocco)

…………………………………………..

Speranza

C’è un grande albero spoglio
in mezzo all’orto; pare
che soffra e non si possa
coprire e riscaldare.
Vola sui rami nudi
un passero sperduto
e cinguetta più forte
in segno di saluto.
Geme l’albero: “Un tempo
fui giovane e fui bello;
candidi fiorellini
erano il mio mantello…
Il passero cinguetta:
“O vecchio albero, spera…
Si sciolgono le nevi;
verrà la primavera.

(M. Dandolo)

………………………………………………………………………..

Febbraio
Questo è febbraio: tipo di mese
corto e amaro, spesso scortese.
Folate fredde taglian la faccia,
Agli usci aperti danno la caccia;
van brontolando dentro i camini,
fermano il volo degli uccellini,
e, se furiose soffian sul mare,
lo fan di spume tutto arricciare.
Neanche un fiore sopra la terra…
E quelle rose? Sono di serra.
Forse lontano, sotto i bei cieli
del mezzogiorno, gemmano i meli,
ma a tramontana con l’aria greve
neppure l’ombra di un bucaneve.
E’ meglio quindi stare al riparo…
Questo è febbraio corto ed amaro.

(G. Folgore)

………………………………………..

Febbraio
Nuvoli, vento, neve, acqua, tempesta!
E’ arrivato febbraio, febbraietto!
“Ah, febbraietto, corto e maledetto”
gli gridan tutti: “Vattene alla lesta!”
Corre via febbraietto e sembra dire:
“Allegri, chè l’inverno è per finire!”
E allegro per il colle e per il piano,
ora pota le viti il buon villano,
mentre le vie, le piazze cittadine,
empie un gaio vociar di mascherine.

.(U. Ghiron)

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Febbraio
Ecco qua il più piccino,
gaio, breve, mingherlino,
tutto trilli e sonatine,
canti, balli, mascherine,
tutto frizzi ed allegria
che spumeggia e corre via.
Ecco, appena cominciato
già è passato…
In un soffio se ne va
e di tutto quel frastuono,
nulla, nulla resterà.

(Hedda)

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Febbraio
Se ridi, o febbraio piccino,
col sole sia pure d’un dì,
è un riso che dura pochino,
pochino pochino così.
Appena quel tanto che basta
a fare cantare le gronde
dell’acqua mutevole e casta
che lascia la neve che fonde.
Ma basta quel primo turchino,
quel po’ d’intravvista speranza
a dare una nuova fragranza
al cuore e al destino.

(R. Pezzani)

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La prima viola
E’ nata la prima violetta
tra la fresca erbetta
del prato
e ha detto facendo l’inchino:
“Cantate,
il bel tempo è vicino!”

(B. Marini)

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Vien febbraio
Vien febbraio
mese gaio
che folleggia
che passeggia
con la maschera sul viso,
con la celia, col sorriso
che fa il chiasso per le strade
mentre ancor la neve cade.

(Malfatti Petrini)

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Febbraio
Oh febbraio piccolino,
non è vero che tu sia
proprio un mese malandrino.
Fra i tuoi giorni di bufera
e di freddo, tu ci porti
un pochin di primavera.
Se nel cielo ride il sole,
spuntan subito, sul greppo,
una primula e due viole.
Poi tu allunghi la giornata
più di un’ora e ci regali
qualche bella mascherata.
Non sei dunque malandrino,
o febbraio piccolino.

(T. R. Correggi)

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Febbraio
Se ti dicon, febbraietto,
che sei corto e maledetto,
non avertene per male:
è un proverbio che non vale.
Il tuo gelido rovaio,
un ricordo di gennaio,
presto viene e presto va
e paura non ci fa.
Oh, nemmen quella tua neve
ci sgomenta, così lieve
che un respiro di tepore
basta a scioglierne il rigore.
E se ancor ti coglie il gelo
e s’addensan nubi in cielo,
basta un raggio del tuo sole
a dar vita alle viole.
Poco dura la bufera
se alle porte è primavera;
non è vero, febbraietto,
che sei corto e maledetto.

(F. Castellino)

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Febbraio
Febbraio, bizzoso,
cattivo, cattivo,
perchè tante nubi?
Perchè tanto gelo?
Eppure nel cuore
tu sogni e racchiudi
il tenero azzurro
d’un lembo di cielo
e porti negli occhi
un raggio di sole
ch’è più luminoso
più bello che mai.
Febbraio bizzoso,
dov’è primavera?
Oh, dimmelo piano!
Tu ridi: lo sai.

(G. Aimone)

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Febbraio
Oh febbraio piccolino,
non è vero che tu sia
proprio un mese malandrino.
Fra i tuoi giorni di bufera
e di freddo, tu ci porti
un pochin di primavera.
Se nel cielo ride il sole,
spuntan subito, sul greppo,
una primula e due viole.
Poi tu allunghi la giornata
più di un’ora e ci regali
qualche bella mascherata.
Non sei dunque malandrino,
o febbraio piccolino.

(T. R. Correggi)

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Febbraio
Se ti dicon, febbraietto,
che sei corto e maledetto,
non avertene per male:
è un proverbio che non vale.
Il tuo gelido rovaio,
un ricordo di gennaio,
presto viene e presto va
e paura non ci fa.
Oh, nemmen quella tua neve
ci sgomenta, così lieve
che un respiro di tepore
basta a scioglierne il rigore.
E se ancor ti coglie il gelo
e s’addensan nubi in cielo,
basta un raggio del tuo sole
a dar vita alle viole.
Poco dura la bufera
se alle porte è primavera;
non è vero, febbraietto,
che sei corto e maledetto.

(F. Castellino)

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I doni

Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialli;
e poi rose, a fasci e a mucchi.

E l’estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliegie lustre e fresche,
ben divise a mazzi e a ciocche.

Vien l’autunno sospirando,
sospirando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.

E l’inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un fastel d’aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poi neve, neve a fiocchi
e ghiacciuoli grossi un dito.

La tua mamma vien ridendo.
vien ridendo alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo, ritto, un fiore:
Ma tu dormi e non lo vedi…

(di Angelo Silvio Novaro)

Le stagioni, i mesi, le settimane, i giorni

Ebbe la primavera coi bei fiori.
Ebbe l’estate con i suoi colori.
Ebbe l’autunno coi grappoli d’oro.
Ebbe l’inverno, con il suo lavoro
di trine e di merletti: erano i bianchi
ghiaccioli e neve, a fiocchi lenti e stanchi.
Fu un anno come gli altri, coi suoi mesi,
con le stagioni e con le settimane:
una fila di giorni che rimane
nel ricordo di chi li ha bene spesi

(di Gioia Vanni)

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Le stagioni

Prima viene Primavera
con i fiori sulla pianta,
poi Estate calda e chiara
quando la cicala canta,
poi Autunno bruno e quieto
con castagne e foglie rosse,
poi Inverno infreddolito
con starnuti, gelo e tosse.

(di R. Piumini)

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Febbraio

E’ febbraio monellaccio molto allegro e un po’ pagliaccio;
ride, salta, balla, impazza,
per le vie forte schiamazza;
per le vie e per le sale
accompagna il Carnevale.
Se fra i mesi suoi fratelli
ve ne sono di più belli,
il più allegro e birichino,
sempre è lui, ch’è il più piccino.
(M. Vanni)
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FEBBRAIO
Vengo subito dopo la merla,
il mio freddo è come una sberla,
sono il mese dei travestimenti,
balli, canti e divertimenti.
Colombina ed Arlecchino
Balanzone e Meneghino,
Pantalone e Pulcinella,
scegli la maschera quella più bella.
Sono il più piccolo dei miei fratelli,
per arrivare faccio balzelli.
Ogni quattr’anni, mi allungo di un giorno,
ma l’anno dopo piccino ritorno.
Non sono un sarto, non son calzolaio
non sono dottore e non porto il saio,
ma delle chiacchiere son buongustaio
è stato un piacere, io sono Febbraio.
 
http://www.educabimbi.it/filastrocca-di-febbraio/

Esercizi di pre-scrittura

Questo laboratorio ha come obiettivo il dare o mantenere nel  bambino quella manualità che serve per ben apprendere la scrittura,2 sol ok

oltre ad approfondire attraverso il ” FARE” la conoscenza dell’arte moderna.

Qui i bambini possono sperimentare, attivamente le regole e le tecniche che sono alla base del linguaggio visivo e, allo stesso tempo, conoscere un artista fascinoso come #SolLewitt .Segue

Cartelloni-schede dei numeri

Ecco dei cartelloni murali per i primi approcci con i numeri.

L’ anno prossimo i bambini dovranno andare in prima e per avvicinarli al mondo dei numeri e facilitarne il riconoscimento, abbiamo presentato loro una filastrocca con riferimenti ad elementi reali ,imitabili dai bambini e perciò, più incisivi per l’ apprendimento.

numeri colorati

 

Il numero 1  e’ un prode soldatino,
il 2 che e’ piccino somiglia a paperino,
il 3 e’ un serpentello di un pifferaio indiano,
il 4 e’ un sediolino per fare un riposino,
il 5 e’ un coniglietto simpatico e carino,
il 6 e’  il manico del mio ombrellino,
il 7 e’ lo strappo che ho fatto nel cappotto,
gli occhiali del nonnino  invece  sono l’8,
il 9 e’ un palloncino dai vividi color,
lo 0 è un anellino che ho messo al mio ditino.

 

Clicca per il prode soldatino da colorare IL prode soldatino colorato

Per i cartelloni  le immagini sono state prelevate dal web e modificate, pertanto appartengono ai legittimi proprietari che potranno richiedere l’ eliminazione delle stesse.

Schede operative di precalcolo

Raccolta di schede operative di precalcolo per l’ ultimo anno

della scuola dell’ infanzia e prime classi primaria.